Il ristorante Parma Rotta affiancherà la #FarmRun anche quest'anno con una sorpresa per gli atleti e accompagnatori.
Il Ristorante Parma Rotta, situato nel punto in cui abitualmente il torrente Parma rompeva gli argini allagando la zona circostante (da qui il nome del locale), dal 1984 si è distinto, unico in tutta la Provincia, per l'utilizzo della tecnica di cottura più antica al mondo: a fuoco di legna.
Da allora, gli aromi del castagno, del carpano e del faggio, legnami tipici dell'Appennino Parmense, unitamente al sale rosa cristallino dell'Himalaya, impreziosiscono le nostre carni esaltandone al meglio il vero sapore.
In Occasione della FARM RUN 2018, Parma Rotta, dimostrando di essere ospiti (atleti e/o accompagnatori) della Gara offre uno sconto del 10% sul listino della carta.
NB: Domenica sempre chiuso.
Ristorazione Parma Rotta s.r.l.
Via Langhirano, 158 - 43124 – PARMA (PR)
Telefono +39 0521 966738
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http://www.parmarotta.com
Partita Iva: 02076410345
Il Ristorante , Prosciutteria & Wine Ponterecchio, mette a disposizione degli ospiti della Farm Run 2018 due alternative di menu:
- Sconto 10% per menu alla carta
- Menu FARM RUN - 19€
Salumi tipici di Parma con Torta fritta e Melone (Prosciutto di Parma 30 mesi, Coppa di Parma, Salame ecc...)
Tagliatelle di nostra produzione con pomodoro e basilico fresco
Insalata di frutta o in alternativa il Budino al Cioccolato oppure il Sorbetto al Limone
Acqua + 1/4 di vino + Caffè
NB: Per gruppi superiori a 4 persone è preferibile la prenotazione al telefono (+39 327 6371744 - +39 0521 628905)
Per il Sabato la prenotazione è obbligatoria.
Prosciutteria Ponterecchio di Manushi Genci
Via A. Meucci, 2 43015 noceto PR
Telefono: +39 327 6371744 - +39 0521 628905
Il Ristorante La Barchetta, a pochi chilometri da Noceto in località Castelguelfo, offre, per gli ospiti di FARM RUN 2018 tre diverse alternative di Menu.
1. MENU FISSO € 12,00
tortiglioni al fumé (pomodoro, panna e speck)
braciola al marsala
insalata mista
1/4 vino
1/2 acqua
caffè
2. MENU PIZZA € 15,00
pizza a scelta
bibita in lattina
1/2 acqua
caffe'
3. MENU DEGUSTAZIONE LOCALE €25,00
affettato misto con Parmigiano e sgabei
tortelli d'erbetta alla parmigiana
1/4 vino
1/2 acqua
caffè
RISTORANTE PIZZERIA LA BARCHETTA di Pedrelli Andrea e C. s.a.s.
via EMILIA 75
CASTELGUELFO 43010 FONTEVIVO (PR)
Cod.Fisc e Part. IVA 02229950346
Iscr. REA PR 221146
telefono 0521610302
+39 3388506936
+39 3406505831
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www.labarchetta.it
Nella prestigiosa cornice della Triennale di Milano, l’edizione 2018 dei Premi MAM - Maestro d’Arte e Mestiere ha visto proclamare 77 nuovi Maestri. Da Annie Féolde a Ezio Santin, da Massimo Spigaroli a Franco Pepe, da Achille Zoia a Renato Brancaleoni, ecco i 13 premiati negli ambiti del Gusto e dell’Arte dell’Ospitalità.
Parma 05 Giugno 2018 -
Si è svolta a Milano, presso il Salone d’Onore della Triennale, la cerimonia di assegnazione dei riconoscimenti MAM - Maestro d’Arte e Mestiere.
La Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, istituzione privata non profit nata a Milano nel 1995 con il duplice obiettivo di salvare le attività artigianali d'eccellenza dal rischio di scomparsa e di formare nuove generazioni di Maestri d'Arte, in collaborazione con ALMA - La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, considerata il più autorevole centro al mondo dedicato alla formazione nel campo dell’ospitalità italiana, ha proclamato 77 nuovi MAM - Maestri d’Arte e Mestiere. Più precisamente, 64 Maestri operano in 23 diverse categorie dell’artigianato artistico, dalla ceramica alla gioielleria, dal mosaico alla pelletteria, dal teatro alla lavorazione dei metalli. Sono invece 13 i mestieri legati al Gusto e all’Arte dell’Ospitalità.
Ecco qui l’elenco dei premiati:
Categoria: BAR E MISCELAZIONE
Salvatore Calabrese
Categoria: CIOCCOLATERIA E CONFETTERIA
Pietro Romanengo
Categoria: CUCINA
Ezio Santin
Categoria: FORMAGGI
Renato Brancaleoni
Categoria: GELATERIA
Vincenzo Crivella
Categoria: MACELLERIA
Franco Cazzamali
Categoria: NORCINERIA
Massimo Spigaroli
Categoria: OSPITALITÀ
Annie Féolde
Categoria: ARTE BIANCA
Eugenio Pol
Categoria: PASTICCERIA
Achille Zoia
Categoria: PIZZERIA
Franco Pepe
Categoria: SALA
Giacinto Rossetti
Categoria: SOMMELLERIE
Enrico Bernardo
A testimonianza del loro storico saper fare, i nuovi Maestri d’Arte e Mestiere hanno ricevuto una fusione in bronzo, su disegno originale dalla Scuola dell’Arte della Medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, raffigurante un’allegoria dell’ingegno.
Il progetto MAM è patrocinato da: MISE-Ministero dello Sviluppo Economico; Comune di Milano; Triennale di Milano; Fondazione Cariplo; Unioncamere; Confartigianato; CNA; Symbola-Fondazione per le qualità italiane; Fondazione Italia Patria della Bellezza; e Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship.
La cucina spezzina più vera, quella dove a parlare sono gli ingredienti semplici, si trova in un luogo storico di La Spezia, il più antico punto di ristoro cittadino: si chiama “Inferno” ed è aperto dal 1905.
Sabato 02 Giugno 2018 -
Di Chiara Marando -
Nascosto tra le vie del centro di La Spezia, poco distante dalla piazza del mercato, c’è un luogo tra i più antichi della città. Un punto di ristoro aperto dal 1905 dove i marinai sapevano di poter trovare ospitalità, un buon pasto semplice ed un luogo che li riusciva comprendere, un luogo fatto per loro dove ricaricare forze e speranze stremate dai lunghi viaggi.
Non lo si vede chiaramente dalla strada, si scendono le scale e si arriva in una cantina con volte in pietra basse, molto basse. Si giunge così a “Inferno”, una osteria con cucina dal sapore antico e dalla storia che attraversa oltre un secolo di vita marinara.
Bottiglie di liquori e alcolici in vista, tavoli rustici e i ricordi del tempo che fu, un omaggio alla tradizione che ha fatto vivere, e ancora mantiene attiva, questa realtà. A fare da sottofondo è il brusio costante degli avventori mentre dalla cucina, aperta e ben visibile, si percepisce lo spadellare delle cuoche intente nelle preparazioni.
Il menù non c’è. Si sceglie tra poche specialità, tutte ben fatte e raccontate a voce. Tutte saporite. Tutte da provare.
Non sono piatti ruffiani, sono la tipicità spezzina. Anche quella più difficile da trovare. E’ il caso della mesciua, una deliziosa zuppa di legumi e cereali. Poi le acciughe fritte, preparate con maestria, la zuppa di muscoli, i muscoli ripieni e il polpo con patate e sugo. Buoni, veramente molto appetitosi. Da mangiare condividendo il piacere, leccandosi le dita, scambiandosi le portate.
E se si parla di condimenti al pomodoro, eccolo fresco con basilico per arricchire i ravioli ripieni di muscoli, oppure in salsa per rendere omaggio agli scampi che abbracciano le penne. Tutto molto semplice, tutto molto genuino, tutto molto ligure. Inutile dire che la scarpetta è d’obbligo, soprattutto quando a strizzare l’occhio nel piatto è un buon olio extravergine di oliva che dona ulteriore profumo agli elementi.
Da bere birre, vini rossi e bianchi frizzantini, ruffiani. Per specificare, vanno giù come l’acqua e puliscono la bocca per renderla pronta alla pietanza successiva. Le porzioni abbondanti, l’ambiente gioioso con una nota piacevolmente malinconica e romantica. Perché chi conosce i racconti della vita di mare di inizio secolo sa quanto possano aver visto i muri di questa “magica” cantina, quasi una sorta di cambusa.
Anche i dolci non rincorrono la ricercatezza ma solo il gusto: cheesecake ai frutti di bosco, panna cotta con cioccolato, crema pasticcera con frutta e zuppa inglese.
Poi, sazi e soddisfatti, si attendono i caffè e ci si lascia andare a grappe e liquori prima di chiedere il conto. I prezzi? Quasi incredibili: 20/25 euro a testa per un pasto completo.
Saliti i pochi gradini e riemersi sulla strada del rientro si sorride, difficile non farlo. Si ripensa a quanto assaporato, all’atmosfera, alla leggerezza e si immagina cosa verrà servito in tavola la prossima volta. Perché una sola visita certamente non basta.
Osteria all'Inferno dal 1905
Via Lorenzo Costa, 3
19121 La Spezia SP
Tel. 0187 29458
In occasione di Cibus due giorni per assaggiare cinque Prosciutti crudi d’Italia abbinati a cinque bollicine metodo classico nazionali. L’evento è organizzato in collaborazione con Bubble’s.
Parma 04 Maggio 2018 -
Il 2018 è l’anno del cibo Italiano e Parma, con la fiera Cibus (7 - 10 maggio), sarà al centro dell’attenzione mondiale. Per l'occasione Bubble's patrocinerà un evento fuori salone alla moderna Trattoria I Du Matt di Parma, celebrando il Prosciutto Crudo, caposaldo della nostra gastronomia. Sarà un momento di incontro, conoscenza e gusto fra due mondi: quello del Prosciutto Crudo e quello delle bollicine metodo classico, rigorosamente Italiane, come nello stile di Bubble's magazine.
Le degustazioni si terranno l’8 e 9 maggio, organizzate in 2 momenti didattici, in una sala apposita del ristorante: il 1° alle ore 19 e il 2° alle 21, alla presenza dei produttori e della sommelier professionista e proprietaria del ristorante, Maura Gigatti. Ai partecipanti saranno proposti assaggi di 5 prosciutti di diverse regioni abbinati a 5 bollicine italiane. Per accompagnare il servizio sarà offerta anche una selezione di pani regionali preparati dai mastri fornai siciliani dell’azienda Pandittaino, coordinati da Raffaele Barbieri di Guastalla (Re).
Immancabile, a fine serata, la proposta culinaria del padrone di casa, lo chef Mariano Chiarelli, che servirà in sala il Risotto preparato per l’occasione.
I prosciutti: - Crudo di Parma - Eli Prosciutti - Prosciutto San Daniele - Eli Prosciutti - Prosciutto di Suino Nero dei Nebrodi - Azienda Mulinello e coop O.P.A.N. - Prosciutto Toscano D.O.P. - Consorzio Prosciutto Toscano - Prosciutto di Norcia I.G.P. - Norcineria F.lli Ansuini
Le bollicine Metodo Classico: - Quinto Passo Rosè Brut - Chiarli - Valdo 10 millesimato di Valdobbiadene - Valdo - Maria Elisa Brut Rosè - Negro Angelo - La Stipula Bianca - Cantine del Notaio - Valentino Riserva Elena - Podere Rocche dei Manzoni
Per info e prenotazioni:
Trattoria I du Matt
Via San Leonardo, 75 - 43122 Parma Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
tel. 0521 251407
Di Chiara Marando -
A separalo dalla splendida Chiesa Nuova disegnata da Francesco Borromini è il trafficato Corso Vittorio Emanuele, nel pieno centro di Roma. Quasi in contrasto con il caos della Capitale si cela, dietro spessi tendaggi color crema, il Ristorante stellato Pipero, nuovo regno di Alessandro Pipero, uno dei più famosi maitre della città eterna, dalla riconosciuta fama proprio per quella sua capacità di conferire a questo ruolo una cifra stilistica caratterizzante.
Alessandro Pipero, uno dei più famosi maitre di Roma
Pipero è lo spazio dove si esprime la creatività culinaria, screziata di eleganza ed accoglienza. Quell'accoglienza che non rimane distaccata ma si tinge di rispettosa simpatia, rafforzata dalla battuta controllata che avvicina al cliente.
La sala che ospita i tavoli è grande, di una geometrica pulizia che non appare eccessiva ma, al contrario, trasmette un senso di calore.
In cucina si esprime il giovane chef Luciano Monosilio che ama osare con la contemporaneità e si spinge verso proposte ad un primo approccio coraggiose.
Il giovane chef Luciano Monosilio
E' poi l'assaggio a confermare la ragione delle sue idee, dove ogni elemento non è mai posto a caso ma si rafforza nel suo insieme. La tradizione è un sottofondo da cui ci si allontana soprattutto nella scelta del menù degustazione, spazio personale dello chef e del suo estro, senza dimenticare che la cultura del passato insegna e spinge in sperimentazioni. Non a caso la sua carbonara viene considerata una delle migliori nel panorama gastronomico romano. Oggi però questo primo è stato superato, al suo posto si fanno largo creazioni originali e all'avanguardia come la Cheesecake di pesce con uova di storione, ma anche il meraviglioso biscotto salato che racchiude la Tartare di oca con salsa senapata e cubetti di mela.
A fare la differenza non sono solo i piatti, ma anche la modalità del servizio, la scelta di puntare su un percorso che si completa con semplici bocconi apparentemente più poveri. Qui, prima di iniziare, viene portato al tavolo il più classico degli alimenti di un tempo: pane e olio, ma quell'olio con quel pane lasciano un segno morbido e carezzevole sul palato.
Insomma, una esperienza gustativa misurata sulla selezione alla carta, ma soprattutto attraverso due menù: Radici, con proposte che narrano la storia culinaria degli ultimi anni, e Rami, più lungo e complesso in una visione che racconta il Pipero di oggi e del futuro.
Ristorante Pipero
Corso Vittorio Emanuele, 246 Roma
www.piperoroma.it
Lo chef due stelle Michelin Alfio Ghezzi ha guidato gli allievi del Corso Superiore di Cucina Italiana di ALMA nella serata conclusiva di “Cene d’autore”.
Articolo e Foto di Chiara Marando –
Sabato 24 Marzo 2018 -
Alma La Scuola internazionale di Cucina non ha bisogno di tante presentazioni, la sua fama la precede quale fucina di giovani talenti dell’arte culinaria. Talenti che non nascono solo dalla passione personale, ma anche da una formazione professionale di altissimo livello, costruita giorno dopo giorno all’interno di questo “tempio” fortemente voluto e creato dal Maestro Gualtiero Marchesi.
Uno studio quotidiano che nasce dal confronto con grandi chef e docenti, dal sudore, dalla presa di consapevolezza di cosa significa vivere la cucina, i suoi tempi e i suoi ritmi. Uno studio che nasce dal rispetto per questa professione che diventa vera e propria scelta di vita.
Le “Cene d’autore” rappresentano la fase conclusiva di uno di questi percorsi, quello del Corso Superiore di Cucina Italiana, nello specifico la parte residenziale del corso, ovvero svolta nelle strutture della Reggia di Colorno quale sede della Scuola. Ciò che li attenderà dopo sarà lo stage di 5 mesi a contatto con le realtà dei numerosi ristoranti che collaborano con ALMA.
Questi eventi diventano così un’occasione unica per far vivere agli allievi l’emozione e l’esperienza del servizio di una serata, mettendoli a stretto contatto con rinomati chef che, a turno nei quattro appuntamenti in programma, li guideranno nella realizzazione, appunto, di una cena d’autore. In sala, i colleghi delle altre sezioni e commensali invitati per l’occasione.
Un rito, momenti durante i quali non solo si comprende cosa significa fare parte di una brigata, ma anche sedersi a tavola ed osservare lo svolgimento di quella che deve essere una cena a regola d’arte. Un compito che non compete solo a chi si trova in cucina, ma anche a camerieri e responsabili di sala. Ecco dunque che le “Cene d’autore” comprendono gli allievi del corso di sala e di sommellerie, figure fondamentali per il completamento di una impeccabile esperienza gustativa.
Ad ospitare i differenti momenti è il ristorante interno di ALMA, il “Mater”. Protagonista della serata conclusiva di “Cene d’Autore” è stato Alfio Ghezzi, chef due stelle Michelin della Locanda Margon di Trento.
“Per me l’insegnamento dei Maestri è stato fondamentale e credo che trasmettere il proprio sapere e la propria esperienze sia una delle cose più importati, ecco perché dedico tempo alla formazione, ci credo e mi piace – ha spiegato lo chef Alfio Ghezzi – E’ stata una bellissima giornata e spero sia lo stesso anche per i ragazzi, così che possano mantenere un bel ricordo di questi momenti fatti di lavoro e fatica, ma soprattutto di crescita e condivisione. Forse la cosa più bella quando si pensa ad un ristorante è indentificarlo come un luogo dello stare bene, la soddisfazione dell’ospite si ricerca nel cibo, nell’accoglienza e nel servizio”.
Il menù proposto ha espresso un susseguirsi di originalità, equilibrio, raffinata creatività e gioco di contrasti. Ad aprire il percorso un concerto di appetizer: Raviolo di mela, mortadella e Trento doc; Wafer di sesamo, lucanica trentina e miele; Grissino di grano saraceno e pino mugo; Porcino di polenta.
Colore, dolcezza e sapidità nella portata successiva composta da Cavolo cappuccio e hollandaise di uova di trota. Vegetali anche nel piatto più curioso della carrellata, un’esplosione di gusto racchiusa nel Broccolo di S. Massenza, salsa Trentingrana, Chardonnay e peperoncino.
Poi un primo delicato, sperimentale ma senza eccessi: Riso, cerfoglio e ostrica di pollo.
Il secondo piatto si presenta in due proposte: un impalpabile Salmerino con rapanelli e salsa di sedano rapa grigliato, in opposizione con un richiamo ai sapori forti, gentilmente addolciti da elementi che ne fanno da timido ma indispensabile contorno. Ecco quindi che il Cuore si presenta con sesamo e spinaci.
Il dolce ad una prima lettura appare come uno schiaffo di contrasti, coraggioso accostamento di vegetali, profumi e sentori: Liquirizia, menta e piselli. Risultato, un dessert dalla lieve ed elegante persistenza gustativa. Semplicemente perfetto.
Ad Alseno, tra Parma e Piacenza, il giovane chef Jacopo Malpeli esprime la sua creatività in piatti che rielaborano gli ingredienti in chiavi gustative originali che esaltano gli elementi.
Di Chiara Marando –
Lunedì 08 Gennaio 2018 -
Quella per la cucina è una passione che nasce fin da piccoli, si propaga attraverso i gesti quotidiani di una mamma o una nonna per poi imprimersi nella mente. Capita che rimanga un piacevole pensiero, una coccola da apprezzare, ma succede anche che la sua forza si trasformi in vera e propria creatività, talvolta in quel lavoro che molti di noi apprezzano.
Per Jacopo Malpeli, classe ’82, la cucina è stata questo, un’energia che è cresciuta in lui e si è manifestata in tutta la sua potenza non troppo presto, ma in tempo per mostrargli la giusta strada da percorrere. Allievo di ALMA, La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, Jacopo ha lavorato con chef rinomati per poi decidere di aprire il suo ristorante. Con lui il Patron Giuseppe Arbusti e il direttore di sala Andrea Forti.
L’Antica Osteria della Peppina, ad Alseno, esattamente tra Parma e Piacenza, rappresenta la sintesi dell’incontro tra queste terre, due culture gastronomiche vicine ma allo stesso tempo dalle personalità ben distinte. La cucina che Jacopo propone è la sua poliedrica interpretazione, la possibilità di gustare sentori noti rielaborati in chiavi gustative originali dove a fare da padrone è il contrasto di sapori. E poi ci sono le erbe ed i fiori, macchie di colore che si trasformano in dipinti rendendo i piatti delle piccole opere che richiamano le stagioni.
Le ricette sono frutto di continua ricerca e tanta, veramente tanta, immaginazione con quel pizzico di coraggio che permette di rischiare e giocare con abbinamenti apparentemente azzardati. Ma una portata, prima di essere messa in carta, viene provata e riprovata, modificata, integrata e riassemblata con una cura maniacale.
Nel menù mare e terra si incontrano, gli ingredienti vengono esaltati con un estro che inizia dalla fantasia con cui vengono scelti i nomi delle diverse proposte, come nel caso della “Pinacolada di sgombro”, a base di sgombro marinato, cipolline borettane affumicate con latte di cocco concentrato e gel d’ananas al lime; oppure con “L’abito non fa il raviolo”, ovvero metamorfosi di un raviolo al ragù; e ancora “Oioi ho bruciato il caciucco”, spaghetti ai grani antichi trafilati in casa, ristretto di caciucco leggermente affumicato e polvere di cipolla bruciata; “In viaggio verso Cuba”, maialino da latte croccante e affumicato, insalata di mango all' habanero e coriandolo fresco con yogurt e cipolla bruciata.
Sui dolci, poi, la gioia di sposare elementi e contrasti si fa ancora più spinta. Il “Velvet Underground” ne è una delle prove più azzeccate: gel piccante al Trinidad Scorpion, semifreddo alla stracciatella, meringhe alla menta, spugna al whisky, e crumble al limone...tutto alla barbabietola. Espressione di autunno/inverno, ecco che la stagionalità parla attraverso il dessert “Ficata”, un nome che rappresenta un vero biglietto da visita: fichi caramellati, crema di pane al gianduia, nocciole dolci e salate con biscotti di sfoglia integrale e salsa vaniglia.
L’esperienza vissuta è quella di un gioco, che comincia con la presentazione del piacevole aperitivo, in un mix tra semplicità e ricerca. I sensi sono stimolati dalle tinte spiccatamente marcate che caratterizzano i piatti, dalle differenti texture palatali dei bocconi e dalle opposizioni dove gli alimenti più corposi vengono equilibrati da quelli acidi o fruttati.
La cucina di Jacopo è in divenire, racconta la sua età ed energia, si spinge nella sperimentazione, si evolve. La sua è l’essenza di un giovane chef che si mette alla prova, che vuole imparare ed apprendere. E il ristorante si muove con lui, l’Antica Osteria della Peppina ne rappresenta il perfetto prolungamento.
Antica Osteria della Peppina
Via Roma, 41,
29010 Alseno PC
Tel. 0523 190 5390
Doppio Malto approda a Bologna: il Brew Restaurant che sta appassionando tutta l'Italia è arrivato in Emilia con birra artigianale, buona cucina e tanto divertimento. In via Stalingrado, 42 inaugura uno dei birrifici più dinamici e premiati d'Italia, per una customer experience tutta da gustare.
18 Dicembre 2017
A soli 3 km da Piazza Maggiore, vicino alla Fiera di Bologna, apre i battenti Doppio Malto Brew Restaurant Bologna, in via Stalingrado 42, il birrificio con il ristorante dentro. Doppio Malto Bologna è una vera e propria doppia esperienza all'insegna della cultura della birra artigianale e della cucina di qualità. Oltre 200 posti a sedere, divisi tra l'area ristorante e il bancone del bar; inoltre per l'estate 2018 aprirà il beer garden, il posto ideale dove rinfrescarsi con una buona birra durante le giornate più calde.
Il viaggio di Doppio Malto parte da Erba (in provincia di Como) 13 anni fa dall'esperienza del mastro birraio Alessandro Campanini. L'itinerario prosegue poi in tutto il mondo: le birre Doppio Malto hanno ricevuto infatti quasi 100 premi internazionali. La nuova tappa del viaggio è Bologna, dove Food Brand Spa, azienda specializzata nel settore retail food&beverage e proprietaria di Doppio Malto, amplia la sua rete e apre un nuovo punto di riferimento del brand, l'ottavo ristorante sul territorio nazionale.
Doppio Malto Bologna è un punto d'incontro per gruppi, famiglie e coppie, un brew restaurant di stampo americano, accattivante e informale. Oltre all'area ristorante, presso la zona bar è possibile sedersi al bancone per immergersi completamente nel mondo della birra artigianale. Il beer garden esterno sarà invece il luogo preferito per le calde serate estive. Una particolarità di Doppio Malto è il beer shop, dove trovare i principali oggetti di culto dell'appassionato di birra artigianale, come i growler, i tradizionali contenitori da 2 litri per la birra alla spina d'asporto, e le birre in bottiglia per chi vuole gustarne una anche a casa propria.
Doppio Malto non dimentica anche tutti coloro che vogliono trascorrere una serata all'insegna dello sport: gli schermi permettono di seguire in diretta le partite e gli eventi sportivi in un'atmosfera divertente e coinvolgente. E per chi invece preferisce gli "sport da birreria", Doppio Malto Bologna propone sfide a biliardo, a calcio balilla e freccette.
Le birre Doppio Malto
I brew restaurant Doppio Malto sul territorio italiano puntano molto sulla diffusione della cultura della birra artigianale, sia per il curioso e appassionato, sia per il novizio: lo staff esperto di Doppio Malto indica la birra che fa per ognuno e guida il cliente nella degustazione.
Sono 13 le diverse etichette artigianali Doppio Malto alla spina, molte delle quali detengono premi e riconoscimenti a livello mondiale. La nuova arrivata si chiama Leila Lager, una birra tipo Helles a bassa fermentazione, non filtrata, una bionda beverina e dissetante.
La ricerca costante sulle materie prime, ha permesso agli esperti mastri birrai di ideare birre per tutti i gusti: dolci, fruttate, amare, speziate, agrumate, profumate dai luppoli o dal gusto tostato del malto.
Doppio Malto produce anche birre stagionali, ispirate dai gusti e dai profumi di stagione: dalle birre estive fresche e fruttate alle birre invernali caratterizzate dalle calde spezie. Per festeggiare il Natale 2017 c'è la nuovissima Jingle Beer, una Doppelbock dai sapori tostati del malto, del caffè e del cioccolato, acquistabile in confezioni regalo.
Per i palati più esperti, la proposta ricade sulle birre barricate, limited edition da gustare guidati dal sapere esperto dello staff dietro al bancone.
Solo qui si potrà chiedere una "Doppio Malto" senza incorrere in terribili errori! Il beer nerd avvisa che "doppio malto" non è una tipologia di birra, bensì una denominazione legislativa per indicare quelle birre con un grado alcolico superiore ai 3,8%vol. Qui si può ordinare una Doppio Malto, l'importante poi è specificare quale si preferisce!
La cucina del Brew Restaurant
Un'offerta food integrata, dall'aperitivo al pranzo, dalle degustazioni alla cena. La birra Doppio Malto rende unici i piatti cucinati direttamente con il prodotto artigianale e preparati utilizzando esclusivamente materie prime di qualità. Una sfida complessa ma obbligata per mantenere elevati gli standard.
Nel menù spiccano i piatti di carne cotta alla brace, i burger artigianali di manzo, i galletti ruspanti, le focacce lievitate naturalmente, i dolci fatti in casa e molto altro ancora. Un'esperienza culinaria adatta a tutti i palati, vegetariani e carnivori, ma anche ai più piccoli con menù speciali dedicati agli under 12 al prezzo invitante di soli 3€!
Il format Doppio Malto
"Doppio Malto Bologna è l'ottavo punto vendita che inauguriamo sul territorio italiano", racconta Giovanni Porcu, CEO e fondatore di Food Brand Spa, azienda proprietaria del brand Doppio Malto. "Il nostro dna dinamico e giovane ci ha permesso di creare un format subito identificabile e distinguibile nel mercato affollato del food. L'alta qualità del prodotto artigianale è sicuramente il valore aggiunto per diventare il birrificio artigianale con il ristorante dentro più diffuso in Italia".