Comune di Piacenza
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Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -
Piacenza, 9 agosto 2014 -
E' partito dalla capitale Kampala in direzione Moroto, capoluogo dell'arida regione del Karamoja, il gruppo di Kamlalaf in viaggio in Uganda con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo. A raccontare emozioni e sensazioni, tappa dopo tappa, oggi è Michela Gaino.
"Dopo dieci giorni finalmente mi trovo un po' da sola. È strano come a volte si abbia voglia soltanto di silenzio, in questo viaggio mi serve specialmente per metabolizzare. Non ho ancora avuto veramente tempo di fermarmi e pensare a quello che sto facendo. Nonostante l'african time, mi sembra tutto così veloce e frenetico come le strade di Kampala: ora tutto quello che sento è il cri-cri di un grillo alternato dal verso di qualche altro insetto notturno.
La partenza per Moroto sa di nostalgia, mi ero abituata a Giorgio e Cristina (i referenti di Cooperazione e Sviluppo in Uganda), alla sede dell'associazione, ai viaggi in macchina per raggiungere i Missionaries of the Poor o la Great Valley School, al muezzin che ci teneva compagnia al sorgere e calare del sole.
Sulla strada per il Karamoja non riesco a dormire, i miei pensieri continuano a scorrere lentamente, come le acque del Nilo, che impiegano tre mesi dalla sorgente a raggiungere il Mar Mediterraneo. Continuo a pensare alle persone che ho incontrato e che con molta probabilità non rivedrò mai più, continuo a pensare a tutte le cose che ho fatto stupendo anche me stessa. Questo viaggio aiuta a conoscere lati, sensibilità, forza che non pensavo di avere. Non sono solo io quella che sta facendo del volontariato; tutte le persone che mi hanno sorriso, salutata, parlato, tenuto la mano mentre ero con loro, non lo sanno, ma mi hanno aiutata più di quanto io non abbia aiutato loro.
Continuo a pensare specialmente alle cose che non ho fatto per mancanza di tempo, come chiedere a quel bambino perché ci siamo parlati con degli sguardi per due giorni senza mai avvicinarci l'uno all'altra, se non il giorno in cui ho dovuto dire addio alla sua scuola. Mi ha salutata con un bacio dicendomi "see you tomorrow", ma io sapevo che un tomorrow non ci sarebbe stato. Il sorriso di Jacob sarà qualcosa che porterò sempre con me.
Intanto la vegetazione si fa sempre più bassa, le macchine che incontriamo sono sempre meno come del resto l'asfalto. Pensavo di essere in sintonia con l'Africa dopo una settimana che sono qui, invece la savana mi coglie quasi impreparata. Scorriamo tra una buca e l'altra di fianco a capanne, acacie, monti, anziani in bicicletta, bambini che portano taniche d'acqua sulla testa e io non mi rendo ancora conto di trovarmi veramente nella "perla" dell'Africa.
Mi colpisce la dimensione e la struttura di queste case di fango e legno. I panni stesi sul tetto di paglia o addirittura per terra. Alcuni dalla strada salutano, altri guardano timorosi tutti questi Muzungu che sfrecciano carichi di bagagli. Mi sento come quel gruppo di irlandesi quando eravamo dai Missionari dei Poveri uno dei primi giorni, giusto il tempo di lasciare qualche scarpa, di scattare una foto e andare. Mi sento un turista. Ma sono solo di passaggio? Mi sento così a casa seppure io sia immersa in un Mondo totalmente diverso da quello che sono abituata a vedere e vivere.
C'è ancora troppo da conoscere, tre settimane non basteranno per le danze da vedere, i canti da ascoltare, i cibi da assaporare...e chissà che volto avrà questo continente al mio ritorno.
Forse sarò io a dirgli "see you tomorrow".
Michela Gaino
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Il viaggio dei ragazzi partiti per l' Uganda nell'ambito del progetto Kamlalaf che ha l'obiettivo di costruire un percorso personale nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale -
Piacenza, 6 agosto 2014 -
Le riflessioni di Antonella Romano, in viaggio con il gruppo di Kamlalaf in Uganda, dopo i primi giorni trascorsi nella capitale ugandese dove Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo ha una delle proprie sedi.
"E' passata la prima settimana a Kampala e finalmente riesco a scrivere. Fino ad ora sono sfuggita alla carta e alla penna, ho dato delle scuse alla mia coscienza. Sfuggire a qualcosa è sempre comodo, si evita il faccia a faccia con propri pensieri. Il mio primo viaggio lunghissimo, il mio primo viaggio in Africa, il mio primo viaggio al di fuori dell'Europa, il mio primo viaggio senza mio padre. Lontano da famiglia, amici e casa, entro in un altro mondo e lo faccio con un silenzio forzato.
L'arrivo a Kampala, la capitale dell'Uganda è di notte, una notte che lascia trapelare una contraddizione. Avverto subito la diversità del buio silenzioso, ingannevole e attendo con calma l'indomani. Inizio da subito a sentirmi inappropriata e inadeguata ad un posto così confuso; non capisco. Non capisco perché devo girare in un pulmino, costretta a spiare tra le ombre e le macchie di vetri infangati quel mondo tanto diverso.
Solo questa notte, solo ora che la mia valigia è pronta per ripartire di nuovo verso Moroto, capisco tutto. Capisco il mio malessere, i miei dubbi. Dopo aver visto lo slum vicino alla Great Valley School, la scuola sostenuta da Africa Mission, comprendo la protezione dei miei accompagnatori. Nei giorni trascorsi qui, mi sono accorta che ho visto solo il sipario di questo enorme teatro a cielo aperto. Ne avevo intuito il tessuto: fatto di lamiere, ferro arrugginito e impolverato, impalcature di legno, pilastri che si susseguono e che sostengono stracci che diventano case. Penso alla parola "traffico". Di solito è quello che incontro sulla tangenziale di Napoli, è quello rumoroso di Piazza Garibaldi, è quello che fa uscire il peggio di te, ti fa dire le parolacce, ti fa essere prepotente perché vuoi passare. Il traffico è una parola che non piace ai frettolosi, ai viaggiatori, a chi deve programmare. Il traffico è l'ostacolo per quel mondo che va di corsa e che ha voglia di arrivare sempre per primo.
Qui, invece, il traffico mi piace e spero sempre di incontrarlo. Mi permette di fare una foto, mi permette di riuscire a vedere oltre la lamiera. Tra l'affollarsi di macchine e motociclette riesco a scorgere la vita. Ma solo qualche giorno fa, entrando per la prima volta in uno slum, si è aperto quel sipario ed è entrata di scena la povertà. Pendenze, altipiani, dossi, salite e discese sono interrotte da fogne ed odori nauseanti. Non riesco ad capire la geografia di questi luoghi, mi sfugge il principio con cui è "disegnata" una casa. Anto, cosa dici? Casa? È un termine che sa di lusso, sa di soldi, sa di benessere, è una bestemmia. In ogni passo che faccio e che mi porta in quel mondo tanto diverso, il mio stomaco si muove, un dolore mi attraversa tutto il corpo, mi paralizza, mi toglie il fiato.
E lo stesso dolore lo vedo negli occhi dei miei compagni di viaggio. Non ci parliamo, ma tutti ci capiamo in silenzio e ringrazio Dio di avere le scarpe, perchè possono forse proteggermi da quel suolo rosso, un rosso contaminato da spazzatura e letame. Calpesto una bustina di sapone in polvere "Ariel", quello delle lavatrici, ma qui non ci sono lavatrici. Tutto è lavato a mano in strada, tra l'accumulo di bacinelle, che vengono sfregate, strofinate, risciacquate... ma Anto, lo sporco non va via. E capisco. Capisco che sto entrando nell'intimità di una parte del mondo. Tutto è accumulo, tutto è sovrapposto, tutto si innalza ma con un equilibrio instabile. Tra le fessure di lamiere e disordine, incontro guancette che si piegano e diventano sorrisi smaglianti, incrocio gli occhi dei bambini, occhi da ciglia curvate. Gli occhi, gli unici fari di questa scena nera. Mi dicono "ciao", mi sorridono ed entro nel loro salotto, sono nella loro strada. Ma è l'anticittà. E ancora traffico: traffico di gente, plastica bruciata, caprette, donne, bambini e ancora bambini. Sto male perché in questo "teatro" la scena è fissa, è reale, non verrà rimontata altrove. Ripenso al pulmino e penso che sono una privilegiata; capisco che sono fortunata a vedere quel triste spettacolo dietro al vetro di un pulmino.
Antonella Romano
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Interventi di manutenzione su strade e marciapiedi in diverse vie cittadine. I lavori porteranno limitati disagi alla viabilità -
Piacenza, 5 agosto 2014
Il Servizio Infrastrutture del Comune di Piacenza rende noto che sono in via di realizzazione, in questi giorni giorni, alcuni interventi di manutenzione su strade e marciapiedi in diverse vie cittadine: via Aperta del Castello, il tratto di via Beverora compreso tra via Venturini e via Asse, il tratto di via Torta tra via Scalabrini e stradone Farnese, le vie Crescio e Torricella, via San Bartolomeo (tra via Borghetto e via Campagna), il tratto di via Morigi tra via Cella e via Bardetti, via del Capitolo tra via Orsina e strada Caorsana.
I lavori porteranno limitati disagi alla viabilità, comportando tutt'al più, in base all'avanzamento dei cantieri, il senso alternato di marcia o eventuali riduzioni di carreggiata.
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)