In Brasile ballano Verstappen, Gasly e Sainz: il podio inaspettato. Vettel e Leclerc si abbattono a vicenda e per Binotto si consuma l'incubo di una rivalità che nuoce al box Rosso. Hamilton fallace, la Mercedes di Bottas in fumo. Ad Interlagos niente è scontato.
di Matteo Landi
Bottas si pianta a bordo pista con il motore in fumo, entra in pista la safety car e si infiamma un Gran Premio del Brasile già di per sé vivace. Al 59esimo giro, alla ripresa delle ostilità, la Formula 1 cambia faccia e si trasforma in una Indycar ipertecnologica. Si consuma la "tragedia" Ferrari, con Leclerc e Vettel ritirati dopo quello scontro fratricida che tanti avevano preannunciato. Torna in pista la vettura di sicurezza, il gruppo si compatta nuovamente ed alla ripartenza Hamilton si trova costretto a rimontare dalla quarta posizione. Ma dopo il fattaccio Ferrari ecco consumarsi l'errore dell'inglese che manda in testacoda Albon. Dopo il termine della gara ci pensano i commissari a fare giustizia ed i cinque secondi di penalità rimediati da Hamilton permettono a Sainz di classificarsi terzo. Verstappen, Gasly, Sainz è il podio finale. Raikkonen e Giovinazzi artigliano un quarto ed un quinto posto che rappresentano ossigeno puro per Alfa Romeo. Con Gasly portato in trionfo dagli uomini Toro Rosso si chiude una domenica d'oro per i colori italiani, non fosse per la brutta figura rimediata dalla squadra condotta da Mattia Binotto.
Vettel-Leclerc: una rivalità che nuoce al team
A fine gara Leclerc è composto nelle dichiarazioni, nonostante il suo volto lasci trasparire un'inevitabile delusione. Il monegasco, scattato dalla 14esima posizione a causa della sostituzione della power unit, si era reso protagonista di un'incredibile rimonta, che lo vedeva già sesto al giro 10. La safety car al 54esimo giro gli aveva permesso di tornare in lotta per la vittoria. Quando al 66esimo giro ha attaccato con successo Vettel forse non si aspettava un ritorno così repentino del compagno, precedentemente remissivo nella lotta con Albon, abile a superarlo alla ripartenza dopo il regime di safety car. Colpa di Vettel? Leclerc imprudente? Probabilmente Binotto si aspettava qualcosa di diverso da questa stagione. Un quattro volte campione del mondo nei panni del pilota maturo poco incline all'errore ed il velocissimo monegasco, alla prima stagione in un top team, in fase di apprendimento. L'andamento del campionato ha dimostrato tutt'altro. Vettel, inutile negarlo, ha subito le prestazioni del nuovo driver Rosso, spesso davanti a lui. Come successo nel 2014 in Red Bull, quando l'arrivo di Ricciardo spinse il tedesco a siglare quell'accordo con Ferrari che resiste fino ad oggi. Per contro Leclerc è entrato come un ciclone nel box Ferrari e nel Cuore dei Tifosi, arrivando vicino al successo già alla seconda gara stagionale. Ad Interlagos la coppia è definitivamente....scoppiata. Sorpasso e controsorpasso, con Vettel che è andato leggermente a chiudere sul rivale di box ed ecco il patatrack! Sono lontane le smorfie di Arrivabene: Binotto riesce a rimanere composto anche dopo una domenica del genere. Ci si augura che in privato abbia mostrato un temperamento ben diverso con i suoi piloti. Se la Ferrari nella prossima stagione spera di poter competere per il titolo dovrà prima di tutto riportare armonia all'interno dello "spogliatoio". Anche perchè al vertice si è definitivamente e prepotentemente affacciata la Red Bull-Honda: battere loro e Mercedes non sarà una passeggiata.
Red Bull: il missile di Interlagos
Dopo il mare di polemiche delle ultime settimane, con Red Bull e Mercedes a puntare il dito contro la power unit Ferrari, rea di spingere troppo forte in rettilineo le Rosse, che dovrebbero dire oggi a Maranello? In Brasile le vetture condotte da Verstappen e Albon sono parse quasi imprendibili in rettilineo, dimostrando che le unità Honda hanno definitivamente raggiunto le prestazioni di Mercedes e Ferrari. Hamilton ha faticato a tenere il passo dello scatenato olandese che a fine gara ha artigliato, con grande merito, la terza vittoria stagionale. Il pilota di Hasselt ha corso alla pari con il sei volte campione del mondo, rendendogli la vita così difficile da mandarlo in confusione. L'inglese le ha provate tutte ed il maldestro attacco finale ad Albon è stata la resa finale. Questo weekend Verstappen è stato irraggiungibile: imbattibile in qualifica, implacabile in gara. Il giorno che maturerà anche come uomo ne gioverà sia lui che tutta la F1. Alla guida è ormai un campione affermato ma fuori dall'abitacolo le sue continue dichiarazioni al vetriolo risultano indigeste. Ed in Red Bull dovrebbero dargli un freno.
La rivincita di Gasly
Proprio al fianco dell'olandese aveva iniziato la stagione Gasly, poi retrocesso in Toro Rosso. Quando negli ultimi metri della gara brasiliana ha fronteggiato con coraggio e risolutezza il rimontante Hamilton si è consumata la sua rivincita. Helmut Marko gestisce i piloti della bevanda energetica a suo piacimento. Da tempo. Stagione 2015, il nuovo Kvjat fa meglio del compagno Ricciardo, colui che la stagione precedente aveva battuto un certo Vettel. Il russo sembra avere un roseo futuro nella massima Formula ma in Red Bull devono trovare un posto a Verstappen e per il pilota di Ufa inizia un calvario che lo vede prima tornare in Toro Rosso, poi fuori dal giro che conta nel 2018, prima del ritorno nella squadra faentina questa stagione. Quest'anno le montagne russe sono toccate a Gasly. Retrocesso in estate in Toro Rosso è riuscito oggi a conquistare il primo podio in carriera. Quel podio che per un impaziente Marko sarebbe dovuto arrivare mesi fa a bordo di una Red Bull ed invece, paradossalmente, è arrivato oggi con la piccola Toro Rosso. Un secondo posto da favola per Gasly, che gli permetterà di archiviare la stagione con il sorriso.
McLaren ed Alfa Romeo: in alto due marchi storici
Nel giorno della catastrofica débâcle Ferrari ecco arrivare la riscossa Alfa Romeo, con Raikkonen e Giovinazzi in quarta e quinta posizione finale. Un risultato eccellente per la squadra italo-svizzera, dopo un periodo deludente ed in calando rispetto alla prima parte della stagione. Il finlandese, campione del mondo in Brasile nell'ormai lontano 2007, ha corso in modo solido, rischiando nel finale di sopravanzare Sainz, quest'ultimo a podio dopo la penalità subita da Hamilton. Giovinazzi non è stato da meno rispetto al caposquadra: il quinto posto finale arriva dopo la sua riconferma in Alfa anche per la stagione 2020. Il miracolo di giornata è però arrivato dal già citato Sainz: terzo dopo la partenza dal fondo dello schieramento. Rivedere il marchio McLaren nelle posizioni che contano non può che far piacere.
Ultima tappa: Abu Dhabi
Un Gran Premio del Brasile che sarebbe stato il giusto epilogo per una stagione che ha vissuto di duelli entusiasmanti, ma anche di un dominio indiscusso al vertice della classifica di campionato. Sarebbe stata una conclusione esaltante per tanti ma non per i tifosi Ferrari, speranzosi di chiudere la stagione fra due settimane con qualche sorriso in più: solamente domenica primo dicembre, ad Abu Dhabi, si potranno tirare le somme del campionato 2019.
Vettel e Leclerc, dalla prima fila al disastro. I piloti Ferrari sbagliano, Bottas e Mercedes ne approfittano. Hamilton è terzo e la Mercedes si aggiudica il sesto titolo costruttori consecutivo. Altro che Hagibis: Ferrari deve temere se stessa!
di Matteo Landi
Il tanto temuto tifone si è abbattuto sul circuito di Suzuka, obbligando la direzione gara ad annullare l'intera giornata di sabato. Si temeva il peggio ma in Giappone tutto è filato liscio: terze prove libere annullate, le qualifiche sono state spostate alla domenica mattina e tutto sommato l'evento eccezionale non ha spostato gli equilibri. In Ferrari si preoccupavano del ciclone Hagibis, prima di capire che devono solo temere se stessi. Una prima fila tutta Rossa ha colorato la griglia di partenza della gara giapponese ma sotto il traguardo è il grigio ad esser transitato per primo. Due pole position consecutive sprecate. In Russia un problema tecnico aveva fermato Vettel, distruggendo indirettamente le speranze di vittoria di Leclerc. In estremo oriente, dopo una qualifica da urlo che ci ha consegnato una Ferrari potenzialmente vincente ovunque, sono stati gli stessi piloti a gettare nello sconforto gli speranzosi tifosi del Cavallino, "costretti" alla solita levataccia di fine stagione. Una partenza da incubo ed in pochi metri sono naufragate tutte le speranze di vittoria. Suzuka doveva essere una pista pro-Mercedes. Ed indiscutibilmente tale si è dimostrata. Ma se le due Rosse fossero scattate a dovere, considerando la velocità mostrata dalle vetture di Maranello in rettilineo, probabilmente avremmo assisitito ad una domenica molto diversa. Un doppio errore che ha regalato ad un meritevole Bottas la terza vittoria stagionale. Ed alla Mercedes il sesto (!) titolo mondiale costruttori consecutivo. Pareggiando il record Ferrari realizzato fra il 1999 ed il 2004.
Ferrari: altra occasione sprecata!
La bella qualifica aveva illuso. Un Vettel definitivamente ritrovato, capace di conquistare una strepitosa pole position. Un Leclerc mai domo, secondo e sempre lì, pronto a mettere pepe sulla coda del team mate. Due grandi piloti che si "spingono" a vicenda. Al termine della gara, invece, i dubbi rimangono gli stessi. Le speranze di successo di Vettel si sono spente in pochi...centimetri. Quei centimetri che ha erroneamente percorso scattando in anticipo dalla pole position. Il tedesco si è poi fermato, prima di eseguire un "nuovo" start mentre dietro di lui scattavano a fionda le Mercedes e Verstappen. Leclerc, forse sorpreso dalla mossa del compagno, è stato a sua volta protagonista di un avvio drammatico. Peggiorato dal contatto avvenuto pochi metri dopo con Verstappen. Vettel, graziato dai commissari in quanto il jump start è rientrato nei limiti di tolleranza, a fine gara ha salvato la seconda posizione dagli attacchi di Hamilton. Per Leclerc, invece, la gara è stata un autentico calvario terminato con un settimo posto. L'abbiamo visto percorrere la mitica curva 130R sterzando con una sola mano, mentre con l'altra teneva uno specchietto ballerino. Si è negato, quando il suo box lo rivoleva in corsia per cambiare l'alettone danneggiato nel contatto iniziale. Qualcuno storcerà il naso, ma sono state scene "alla Gilles Villeneuve". Toccanti momenti per cuori nostalgici. Troppo per la Formula 1 di oggi. Ed infatti a fine gara il monegasco ha visto sommarsi al suo tempo di gara 15 secondi di penalità: 5 per il contatto iniziale con l'olandese di casa Red Bull, 10 per non essersi tempestivamente fermato ai box per la sostituzione dell'ala. Decisioni che tutto sommato ci starebbero, se non ci fossero degli evidenti vizi di forma procedurali.
Penalità a caso
Dopo il contatto Leclerc-Verstappen, con l'olandese costretto al ritiro, ci attendevamo una tempestiva investigazione ad opera dei commissari. Con sorpresa (e sollievo, possono dire i fan ferraristi) è arrivata invece la comunicazione che nessuna investigazione era necessaria: incidente di gara. Ma alcuni giri più tardi, dopo le continue lamentele lanciate via radio da un arrabbiato Verstappen, rimasto in pista con una vettura malconcia prima del definitivo ritiro, ecco una nuova comunicazione che riapre il caso: investigazione in corso. Mai visto! La nuova era, ci avevano detto. Vedrete che lasciaremo più liberi i piloti di battagliare, avevano ribadito. A Monza, infatti, la difesa aggressiva di Leclerc agli attacchi di Hamilton era costata al monegasco un avvertimento con bandiera bianco-nera. In Giappone tutto è avvenuto invece in maniera molto più confusa. Ha lasciato perplessi la sanzione dovuta al mancato immediato rientro di Leclerc in corsia box. Qualcuno ha visto sventolare la bandiera nero-arancione, che obbliga un pilota al rientro per le dovute riparazioni? Fantozziano è stato poi l'epilogo del Gran Premio: la classifica finale è stata registrata in base all'ordine del penultimo giro, per segnalazione errata ai piloti! Mancanza di uniformità di giudizio, incoerenza e pressappochismo: che altro per questi commissari giudicanti?
Mercedes ancora campione del mondo costruttori....e piloti
Detto degli errori dei piloti Ferrari e degli orrori compiuti dai commissari è giusto rimarcare quanto ottenuto dalla Mercedes condotta da Toto Wolff al sesto mondiale costruttori consecutivo. A cui seguiranno presto anche i festeggiamenti di Hamilton, ormai prossimo alla conquista del sesto titolo: la matematica ci dice che solo il compagno finlandese potrebbe negarglieli, un'ipotesi irreale. A Suzuka abbiamo visto un Bottas rigenerato, capace di approfittare degli errori degli avversari ed involarsi indisturbato al comando mentre Hamilton faticava dietro Leclerc. Il finlandese di casa Mercedes ha finalmente goduto dell'appoggio incondizionato del box anglo-tedesco: avrebbero potuto favorire la vittoria di Hamilton con la solita strategia a favore del compagno ed invece hanno obbligato i piloti alle due soste, consegnando al pilota n°77 una vittoria tanto attesa. Le pole position seriali delle Ferrari dimostrano che la supremazia argentea può essere scalfita. Ma quando manca la solita prestazione in Mercedes sopperiscono, alla grande, con la vincente esperienza maturata in questi anni turbo-ibridi. Per vincere in Formula 1 serve una vettura prestazionale ed affidabile, ma le ultime gare dimostrano che è necessaria quella cultura vincente che in Ferrari devono ricostruire se nel 2020 non vorranno accontentarsi delle vittorie di tappa.
Bel quinto posto per Sainz. Bene Renault ma Racing Point fa reclamo!
Oltre a Mercedes, in Giappone hanno festeggiato anche in McLaren, per il bel quinto posto conquistato da Sainz ed in Renault: il sesto posto di Ricciardo ed il decimo di Hulkenberg assicurano al team un bottino di punti interessante. Dopo la gara la Racing Point ha però fatto reclamo contro la Renault, accusata di avere installato a bordo delle sue vetture una sorta di ripartitore di frenata automatico, collegato al GPS. Prima del prossimo Gran Premio, che si disputerà fra due settimane in Messico, potrebbero esserci sorprese.
Antonio Fuoco, in coppia con il neo campione Stefano Gai, vince l'ultimo atto del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance sovvertendo i pronostici. Il ritorno in pista di Zanardi accende i riflettori sulla categoria. A Scarperia vanno in scena anche F4, Formula Regional, Prototipi e TCR. Un weekend di automobilismo nostrano, e non solo, in una cornice da favola.
di Matteo Landi
Mugello a Fuoco, avevamo scritto pochi istanti prima della gara. Una speranza per il giovane pilota della Ferrari Driver Academy, impegnato con la Scuderia Baldini 27 al volante di una Ferrari 488 GT3. Una profezia, potremmo dire, dopo il fantastico successo ottenuto dal ragazzo di Cariati. Un trionfo che ha tinto di Rosso il fine settimana del Mugello ed ha consegnato a Stefano Gai, pilota con cui si è alternato alla guida durante le tre ore di gara, il titolo di Campione Italiano Gran Turismo Endurance. Già campione italiano GT nel 2016, Stefano ha condotto lo stint centrale di gara, mostrando come al solito grinta e classe. Nell'ultima frazione la situazione per Fuoco, al volante per due stint su tre, sembrava difficile ed il titolo per Gai pareva un miraggio. Ma ci hanno creduto, e dopo il ritiro della favoritissima BMW Fuoco ha dato il via ad una serie di sorpassi tali da issarsi in seconda posizione. Il pilota italiano è divenuto una furia incontrastabile, avvicinandosi al leader Postiglione su Lamborghini. Quando negli ultimi minuti di gara sono stati resi noti i cinque secondi di penalità affibbiati al pilota del Toro, Fuoco ha dato lo stesso il massimo, avvicinandosi ulteriormente al pilota in testa. Alla fine è stato un tripudio Rosso, con un festeggiante Stefano Gai, zuppo di champagne e felice.
Bel ritorno per Zanardi ma poca soddisfazione per BMW
Poteva essere il fine settimana di Erik Johansson e Stefano Comandini. I piloti BMW sono arrivati in Toscana da leader del campionato. Al Mugello hanno accolto fra le loro fila nientemeno che Alessandro Zanardi. Il campionissimo bolognese ha sfoggiato la sua immensa classe e la sua solita disponibilità con un pubblico osannante fin da quando è arrivato in pista venerdì scorso. Alessandro ha guidato nella prima parte di gara. Inizialmente guardingo, ha poi compiuto un bel sorpasso e consegnato la sua BMW M6 a Comandini in quinta posizione. Un risultato che in quel momento avrebbe consacrato campioni Erik e Stefano. Poi il già citato problema tecnico occorso a Johansson ha spento le speranze di BMW Italia. Comunque un weekend da ricordare per Zanardi, tornato su quattro ruote dopo le vittorie in handbike. Ed un ringraziamento al pilota bolognese deve arrivare da tutto il circo della serie italiana, sotto i riflettori ogni volta che Alex torna a divertirsi nel principale campionato nostrano per auto a ruote coperte.
Un weekend ricco di eventi
Oltre all'ultimo atto del Turismo Endurance al Mugello sono andate in scena le gare del Campionato Italiano Sport Prototipi, dell'Italian F4 Championship, del TCR Endurance e della Formula Regional European Championship. In quest'ultima categoria il mattatore è stato il danese Frederick Vesti. Vincitore di due gare su tre si è aggiudicato il titolo al volante della Tatuus schierata dal team Prema. Gara 3 è stata appannaggio di David Schumacher, secondo in gara 1 e penalizzato in gara 2. Ha attirato attenzione il figlio dell'ex F1 driver Ralf Schumacher, presente nel paddock, vincitore di altre tre gare nel corso della stagione. Il norvegese Dennis Hauger è stato invece il dominatore assoluto della F4 italiana, fregiandosi inoltre del titolo. Segnatevi questo nome perchè presto lo rivedremo vincitore anche nelle classi superiori. Fra i prototipi c'è da rimarcare la performance di Giacomo Pollini, vincitore di gara 1 e trionfante in campionato. Samuele Piccin ha vinto invece la gara del TCR al volante della bellissima Seat Cupra. Stessa vettura con cui Giovanni e Alessandro Altoe' hanno conquistato il titolo. Belle auto e marchi importanti come Volkswagen, Audi e la già citata Seat hanno animato la prima edizione del campionato organizzato da ACI Sport. Un weekend emozionante, nella fantastica cornice verde che solo il Mugello sa regalare. Sole e nebbia, colori e passione. Mugello, what else?
A pochi minuti dal via dell'ultima gara del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance abbiamo intervistato Antonio Fuoco, nostra giovane promessa, ottimo pilota Gran Turismo e collaudatore della Scuderia Ferrari di F1.
di Matteo Landi
Autodromo Internazionale del Mugello, Scarperia. Fra poco, alle 14 e 45 scatterà l'ultima gara del Campionato Italiano Gran Turismo Endurance. Tutti gli occhi sono puntati su Alessandro Zanardi ed il suo ritorno su quattro ruote. Un compito gravoso e di responsabilità il suo: correrà con Stefano Comandini ed Erik Johansson, al comando della classifica di campionato. Alex non si può permettere sbavature se i suoi compagni vorranno fregiarsi del titolo. Non meno impegnativo è il compito di Antonio Fuoco. Classe 1996, campione di Formula Renault Alps nel 2013, compagno di squadra di un certo Charles Leclerc quando entrambi correvano in F2, categoria che ha visto l'italiano race winner, dopo il terzo posto ottenuto in classifica generale l'anno precedente in GP3. Conosciuto ai più per essere il giovane collaudatore Ferrari per la squadra di F1, al servizio di Mattia Binotto, e membro del Ferrari Driver Academy, è impegnato anche nelle ruote coperte. Ed al volante della Ferrari GT3 della Scuderia Baldini, sostituto di piloti del calibro di Giancarlo Fisichella e Jacques Villeneuve, cercherà di aggiudicarsi la vittoria, aiutando il compagno di squadra Stefano Gai in lotta per il titolo. Al Mugello abbiamo scambiato qualche parola con il pilota di Cariati, a pochi minuti dal via della gara di tre ore che scatterà alle 14 e 45 e che vedrà la squadra Ferrari partire in prima fila.
Antonio, in qualifica siete andati forte.
Si, è andata abbastanza bene in qualifica. C'è stato un pò di traffico, con le GT4 non è così semplice. Però alla fine dei conti partiremo in prima fila, sarà una bella occasione.
Oltre a far del vostro meglio dovrete sperare in una debacle BMW, altrimenti la Scuderia Baldini non potrà conquistare il titolo.
Il mio obiettivo è vincere la gara. Dopo dipenderà anche dal risultato BMW. La questione titolo non è matematicamente chiusa. Sappiamo che sarà difficile, ma abbiamo comunque delle possibilità. Cercheremo di fare il massimo.
Quali stint farai?
Il primo ed il terzo stint. La gara è lunga, qualcosa di nuovo per me, cercherò di fare il massimo nell'interesse della squadra.
Sostituire Villeneuve e Fisichella è impegnativo.
E' una sostituzione importante. Loro hanno fatto le prime tre gare e si sono ben comportati. Da parte mia si tratterà di concludere il campionato nel migliore dei modi.
Com'è lavorare con Stefano?
Stefano è una brava persona ed un grande pilota. C'è un bel rapporto fra di noi. Specialmente in questo campionato è importante trovarsi bene con la persona con cui condividi l'auto. Siamo a stretto contatto tutto il weekend, è importante trovarsi bene con lui e con tutti gli uomini della Scuderia.
Il prossimo anno cosa farai? Ancora GT?
Ancora non so con esattezza ma probabilmente si, ancora GT.
La prossima stagione è ancora lontana. Intanto in bocca al lupo Antonio. E vinca il migliore, in quella che si preannuncia come una battaglia appassionante fra piloti blasonati e professionisti, con la presenza non meno importante di qualche gentlemen driver. Enjoy Mugello!
Le Ferrari potrebbero dominare ma consegnano la vittoria ad Hamilton. Il ritiro di Vettel, che litiga con il box e si nega agli ordini di squadra, priva Leclerc di una vittoria quasi scontata. A Maranello si scoprono autolesionisti e la Mercedes ne approfitta con una doppietta
di Matteo Landi
Due Rosse in testa alla prima curva. Dopo la strepitosa pole position, allo start Leclerc fornisce la scia a Vettel, il tedesco scattato dalla terza posizione ne approfitta e come da accordi pre-gara si difende da Hamilton. Visto che c'è, passa anche il compagno monegasco. Il quale non difende la posizione, consapevole che l'avrebbe avuta indietro. In poche centinaia di metri per la Ferrari sembra maturare un'altra doppietta, concretizzando quel gioco di squadra impostato la domenica mattina. Un sogno che porterebbe a quattro le vittorie consecutive tinte di Rosso. Ma è proprio quando si inizia ad essere abituati a trionfare che si può peccare di ingordigia. E a Maranello, stavolta, dimostrano di non saper vincere. Vettel si ribella ed imposta un ritmo massacrante per gli avversari. Leclerc, quasi incredulo, prima si tiene in scia, poi si accontenta di seguire più distanziato il compagno di team. Conscio che Binotto e compagni gli avrebbero restituito quel favore con la strategia. Così accade: Leclerc si ferma prima del team mate, guadagnando la posizione su Vettel quando questi effettua la sua sosta ai box. Poi avviene l'inaspettato: la Rossa n°5 si ammutolisce, Vettel la parcheggia nella via di fuga e la direzione gara, prudentemente (troppo?), pone la gara in regime di virtual safety car. La classica manna dal cielo per Hamilton e Bottas: il duo Mercedes effettua il cambio gomme perdendo pochi secondi ed Hamilton si ritrova, come d'incanto, al comando. Ferrari e Leclerc a quel punto perdono l'attimo per cambiare nuovamente le gomme e montare quelle più soffici. Lo faranno troppo tardi ed il monegasco si ritroverà solamente terzo. Matura così una delle doppiette meno meritate per Mercedes. Nel giorno in cui a Maranello scoppia definitivamente il "Caso Piloti": da oggi, al box, sono consepoli che gestire "il bene Ferrari" a loro piacimento sarà più difficile.
Ferrari: la coppia è scoppiata
Da una parte Leclerc: giovane, velocissimo ed affamato. Dall'altra Vettel: veterano, quattro volte campione del mondo, poco propenso a lasciare spazio al nuovo che avanza. E la Ferrari che ritrova i fantasmi del passato, con un'affidabilità che torna a vacillare. A Maranello dovranno esaminare attentamente che cosa abbia innescato il ritiro del tedesco, ma sembra evidente che sia venuta a mancare la parte ibrida. Certo, se Vettel fosse riuscito a portare la vettura almeno in corsia box adesso commenteremmo una bella vittoria di Leclerc. Sabato il monegasco ha riscritto la storia Ferrari, aggiundicandosi la quarta pole position consecutiva: l'ultimo ad esserci riuscito era un certo Michael Schumacher che ne siglò altrettante al termine del 2000, seguite da altre tre all'inizio del 2001. Il futuro Ferrari passerà attraverso Charles Leclerc. Questo è innegabile. Quello che preoccupa i fan del Cavallino è il presente, che avrà ripercussioni anche nella stagione 2020 se team e piloti non si chiariranno a dovere, visto che Vettel ha un contratto valido anche per la prossima stagione. Oggi hanno vinto Hamilton e Mercedes, abili ad approfittare della mano protesagli dalla dea bendata, dimostrando di essere ancora la squadra che più di tutte sa vincere. Proprio loro che in passato hanno subito il complicato dualismo Rosberg-Hamilton, adesso stanno benificiando della rassegnazione di Bottas al ruolo di seconda guida designata, mentre i rivali Rossi, tornati forti, dovranno farsi le ossa se vorranno la prossima stagione lottare per l'iride, senza danneggiarsi da soli.
Red Bull massimizza il risultato dopo le scelte Honda
Oltre alla squadra di Maranello, sembrano bisticciare con le strategie anche le squadre motorizzate Honda. I nipponici hanno preferito far scontare penalità importanti ai loro piloti pur di disporre di unità più fresche e potenti nella gara di casa fra due settimane. Tutto sommato non è andata troppo male in Red Bull: Verstappen ed Albon hanno conquistato la quarta e quinta posizione finale, dopo due belle rimonte. Anche se, viste le disavventure vissute da chi ha corso davanti, senza le penalità forse avrebbero potuto ottenere di più. L'anglo-thailandese ha vissuto un fine settimana controverso: a muro in qualifica, stupendo in gara quando ha compiuto sorpassi da urlo. Sembra evidente che stia subendo una pressione esagerata, soprattutto dopo che i vertici Red Bull hanno ribadito che il suo sedile sia assolutamente in discussione per la prossima stagione. Nessuna soddisfazione invece per Toro Rosso, con entrambi i piloti fuori dalla zona punti.
Alfa Romeo al passo del gambero
Gara da dimenticare anche per Alfa Romeo. Il Biscione non sta collezionando belle figure in questo finale di stagione. Raikkonen, il pilota di riferimento, ultimamente sembra aver perso bussola e motivazioni. Inspiegabile la sua falsa partenza, la cui conseguente penalità lo ha relegato ad una gara nelle retrovie. Poteva andare meglio a Giovinazzi, ultimamente più convincente del compagno di squadra, ma un incidente al via gli ha tarpato le ali. Purtroppo la squadra italo-elvetica sta procedendo al passo del gambero e la recente fuoriuscita di Simone Resta, tornato all'ovile Ferrari, sembra aver gettato scompiglio nel box.
Ultimo rush
Ancora cinque gare ci separano dal termine della stagione. Giappone, Messico, Stati Uniti, Brasile ed infine Abu Dhabi, saranno i paesi che ospiteranno le restanti gare. Considerando il passo tenuto dalle Ferrari nelle ultime due tutto sembra possibile e solo un mese fa sembrava impensabile. A Maranello hanno saputo lavorare sulla vettura e, finalmente, "capirla". Troppo tardi per ambire al titolo ma ci sono ancora buone possibilità di poter godere di una lotta non monocromatica al vertice. Adesso che la Ferrari è tornata nelle posizioni che merita i suoi uomini dovranno affrontare con successo nuove problematiche interne perchè, come dimostra Mercedes, bisogna saper vincere.
Il 2° Rally di Salsomaggiore Terme è stato vinto da Antonio Rusce e Roberto Mometti. Il pilota reggiano di Rubiera ed il navigatore varesino di Luino hanno fatto la voce grossa a bordo della Skoda Fabia R5 dell’HK Racing. Secondi i modenesi Vellani-Maletti e terzi Leonardi-Spagnoli.
Salsomaggiore Terme (PR) 4 agosto 2019 – Il quarto successo in carriera di Antonio Rusce è arrivato in occasione della seconda edizione del Rally di Salsomaggiore Terme. Insieme a Roberto Mometti, il pilota reggiano di Rubiera ha vinto con merito la corsa organizzata dalla Media Rally Promotion e dalla Media Sport Marketing in collaborazione con la SalsoRallyPromotion prevalendo in cinque prove speciali su nove in programma.
Sugli stage di Tabiano, Pellegrino Parmense e Varano, i due dell’HK Racing hanno portato la Skoda Fabia davanti a tutti facendo valere la grande esperienza maturata nei massimi campionati italiani. Con il vantaggio di 9”8 Rusce ha così scritto il suo nome nell’albo d’oro dopo la vittoria conseguita quest’anno al Raab, all’Appennino Reggiano del 2018 e al Carpineti del 2002 succedendo a Vittalini-Tavecchio, primi un anno fa.
“Volevamo testare una nuova marca di pneumatici in vista dei prossimi appuntamenti del Cir e abbiamo così vissuto una giornata di esperimenti. Siamo felici di questo risultato; si poteva certamente fare di più ma non aveva senso rischiare inutilmente” ha dichiarato il driver reggiano. Gioioso sul palco, oltre a Roberto Mometti, suo naviga, anche Sauro Farnocchia, artefice della crescita sportiva di Rusce.
Non è stata però una passeggiata per il pilota emiliano il quale ha dovuto impegnarsi per staccare i modenesi Roberto Vellani e Silvia Maletti che su una Peugeot 208 R5 (MM Motorsport) hanno vinto quattro prove chiudendo la loro classifica con meno di dieci secondi di ritardo dai vincitori. Anche la lotta per il podio è stata serrata con Mezzogori-Baldini (Skoda R5 Gima) che sono partiti forte salvo poi subire il recupero di Leonardi-Spagnoli (Skoda Sportec) che nella PS8 hanno allungato il passo grazie anche ad un errore dei due genovesi che hanno fatto spegnere la vettura. Ottima prestazione da parte del lombardo Antonello Paroli che con il figlio Davide e su Renault Clio Kit ha prevalso nelle due ruote motrici regalando spettacolo e chiudendo 5° assoluto. Peletto-Avanzi, (Peugeot 208 Sportec), Fanetti-Zoanni (Skoda), Ferrari-Cambiellini (Ford Fiesta GB Motors) e Cappi –Scorcioni (Peugeot 208 MFT) portano le loro R5 tra il sesto e il nono posto davanti alla prima S1600, la Renault Clio di Riccardo Brugo e Luca Silvestri (Miele Racing) che ha chiuso la top ten assoluta.
I varesini Matteo Bosetti e Davide Buzzi sono primi di R3C (Clio Speed Rally) e undicesimi assoluti con un risultato altisonante se si pensa che erano a secco di gare da circa due anni.
Nelle altre classi bella affermazione di Riccardo Miele e Luca Santi che dopo il 4° assoluto di un anno fa sono riusciti a primeggiare in R2 al debutto con la loro Peugeot 208.
In A7, bel duello tra i veterani Fontani e Cocco, finiti in quest’ordine con le loro Clio Williams: li troviamo in 16° e 18° posizione generale. Duello rusticano per aggiudicarsi la N3: il valtellinese Moreno Cambiaghi e l’amico Luca Guglielmetti, giunti a Salsomaggiore per testare la vettura prima del Lanterna, hanno vissuto una bella rivalità sportiva con Dodaro-Zanni, tenaci e veloci cha hanno chiuso alle loro spalle per solo 1”1.
Che dire poi di Grani-Lombardi? Hanno vinto la classe nonostante un guaio tecnico li abbia fatto perdere parecchie posizioni dell’assoluta. Tornati sulla Peugeot 106 (Julli) i due modenesi hanno dato spettacolo vincendo la A6. La A5 è andata invece ai lecchesi Brambilla-Redaelli che hanno sudato freddo per un problema elettrico nella fase finale. Dietro al pilota della ABS Sport si pè classificato il fratello Sergio, secondo.
La R3T è stata vinta da Incerti che per l’occasione ha debuttato con la DS3 di casa Citroen appena acquistata. Calzolari (Mitsubishi Lancer Evo VII) ha vinto la A8, Rivia la R1 (Suzuki Swift 1.0) ed i modenesi Di Marco la battagliata N2 (Peugeot 106). Tutte le classifiche si possono trovare sul sito http://www.mediarallypromotion.com/?page_id=905.
Trofeo BMW: Il Rally di Salsomaggiore Terme è stato anche valevole quale terzo round del Trofeo CFB2 Race Tech dedicato alle vetture BMW 318 in versione Racing Start. La corsa parmense ha fatto seguito al Milano Rally Show ed il Rally Lana di Biella e come nelle due precedenti gare è stato il 30enne piacentino Mattia Varesi a trionfare insieme a Gaia Laneri (FKP). I due hanno vinto con merito e hanno anche approfittato dell’errore di Alfano-Spagnoli che dalle zone alte della graduatoria si sono ritrovati inabissati nelle retrovie a causa di un testacoda che ha tolto loro il paraurti posteriore ma anche tanto morale. In seconda posizione si sono così classificati piacentini Vittorio Foppiani e “Hars” Ratnayake che hanno messo in campo tutte le loro forze per provare a mettere in scacco il bravo Varesi. Terzo posto per il biellese Mattia Viola in coppia con Christian Di Novi, quest’ultimo fratello del consigliere di Pellegrino Parmense. I due si sono ben cimentati su strade che hanno apprezzato anche grazie al pubblico amico del “naviga”.
Coppe Trofei – Il 2° Rally di Salsomaggiore Terme ha consegnato anche due premi prestigiosi: il 2° Trofeo Tabiano Terme è stato consegnato a Moreno Cambiaghi, vincitore della classe N3 sulla Ps7. La 2° Coppa di Pellegrino Parmense è stata assegnata invece a Casagrande-Camiscia autori del miglio tempo di classe R2B nella Ps8.
Classifica Top ten:
1. Rusce-Mometti (Skoda Fabia) in 39114”3; 2. Vellani-Maletti (Peugeot 208) a 9”8; 3. Leonardi-Spagnoli (Skoda Fabia) a 34”8; 4- Mezzogori-Baldini (Skoda Fabia) a 48”2; 5. Paroli-Paroli (Renault Clio Maxi) a 1’30”0; 6. Peletto-Avanzi (Peugeot 208 R5) a 1’40”4; 7. Fanetti-Zoanni (Skoda Fabia R5) a 2’21”8; 8. Ferrari-Ciambellini (Ford Fiesta R5) a 2’22”3; 9. Cappi-Scorcioni (Peugeot 208 R5) a 2’31”5; 10. Brugo-Silvestri (Renault Clio S1600) a 2’33”2.
Albo d’oro:
2018: Vittalini-Tavecchio (Citroen DS3 R3T)
2019: Rusce-Mometti (Skoda Fabia R5)
A Budapest Hamilton nega la vittoria ad un gran Verstappen. Ferrari sul podio con Vettel che subisce un distacco abissale dal vincitore. Leclerc fregato da una strategia che favorisce il compagno di squadra. A Maranello avranno ora la pausa estiva per leccarsi le ferite.
di Matteo Landi
Ha sfiorato la seconda vittoria consecutiva, l'ottava in carriera. Dopo la bella pole position conquistata sabato, ed una gara da leader, al 67esimo dei 70 giri previsti Verstappen si è visto sopravanzare da Hamilton. La Mercedes ha trovato in Red Bull-Honda l'ostico rivale che fu, lo scorso anno, la Ferrari. Ma, come spesso accadeva la scorsa stagione, quando la competizione si alza di livello Wolff e compagni mostrano gli artigli tenuti nascosti. In Ungheria Hamilton ha soffiato a lungo sul collo del rivale della Red Bull. Con l'olandese, come suo solito, rivelatosi assai arcigno nella difesa della posizione, tanto da costringere Hamilton alla via di fuga al termine di un suo deciso tentativo di sorpasso. Il cinque volte campione del mondo, quasi scoraggiato, ha così chiesto l'intervento del suo box. A circa venti giri dal termine è stato richiamato per un'ulteriore sosta l'inglese sembrava spacciato, obbligato alla seconda posizione finale. Su una pista ad essa congeniale la Mercedes ha mostrato nell'ultima frazione di gara tutta la velocità che può esprimere, se messa nelle condizioni di doverlo forzatamente dimostrare. Negli ultimi giri Hamilton è parso una furia inarrestabile e a pochi chilometri dal termine ha superato Verstappen, spegnendo la gioia dei numerosi tifosi orange presenti in circuito, si è avuta l'ulteriore dimostrazione che questa Formula non può che avere un unico Re ed un'unica Regina, Hamilton e Mercedes. Devastante, solo così si può definire il dominio della squadra anglo-teutonica. La quale, nei primi metri di gara, ha visto Bottas sprofondare in fondo al gruppo a causa del danneggiamento dell'ala anteriore in seguito ad un contatto con la vettura di Leclerc. Bottas è poi giunto ottavo al termine, compiendo una rimonta, su una pista da sempre ostica ai sorpassi, che la dice lunga sul potenziale Mercedes, per altro ben espresso dal quasi sei volte campione del mondo Hamilton. L'inglese è ancora lontano dall'avere la matematica certezza di divenire nuovamente iridato, ma i fatti dicono che non c'è motivo per cui non possa già festeggiare.
Ferrari: un minuto di silenzio
Mercedes contro Red Bull, con Honda capace di fornire alla squadra austriaca una power unit ormai al livello delle avversarie più accreditate. E la Ferrari? Dopo la buona prestazione di Hockenheim a Maranello subiscono una severa doccia fredda. Vedere la prima Ferrari transitare sul traguardo a più di un minuto di distacco dal vincitore è qualcosa che fa male al cuore dei tifosi e di ogni appassionato di Formula 1. Dispiace dirlo, ma se arrivassero le dimissioni di Mattia Binotto non ci sarebbe da stupirsi. Anche nella stagione del sesto titolo Michael Schumacher finì malamente la gara magiara, addirittura doppiato dalla Renault di Alonso. Ma in quella stagione, disputata con una Ferrari non sempre al top, Schumacher riuscì ad accaparrarsi ben sei gare, sfruttando tutte le occasioni buone nel migliore dei modi. Ottenendo poi il titolo. Soddisfazioni che non arriveranno quest'anno, in un campionato che doveva essere trionfale ed invece rischia di passare agli annali come uno dei capitoli meno nobili della storia del Cavallino. Fa discutere anche la gestione dei piloti. Avrebbe meritato il podio Leclerc: aggressivo alla partenza, abile a superare Bottas, e poi costantemente in grado di tenere a distanza di sicurezza il compagno Vettel. Come dimostrato anche in qualifica, il giovane monegasco continua ad essere più veloce del team-mate ma la squadra di Maranello sembra ancora voler seguire quelle gerarchie che ad inizio stagione parevano scontate ed adesso risultano inutili, se non addirittura nocive per l'ambiente Rosso. In Ungheria Binotto e compagni hanno diversificato le strategie dei piloti, ritardando molto la sosta di Vettel che a fine gara si è ritrovato con gomme più fresche. Al 68esimo giro è poi arrivato il sorpasso del tedesco ai danni del compagno. Considerando la (poca) velocità espressa dalle due Rosse, la gara di rimonta di Bottas e la crisi del pilota Gasly (imbarazzante il confronto con il compagno Verstappen), Leclerc e Vettel avrebbero concluso la gara comunque in terza e quarta posizione. Assommando, ai fini della classifica costruttori, gli stessi punti. Con questa scelta strategica a Maranello hanno invece deciso di mescolare le carte a disposizione, consegnando a Vettel, evidentemente ancora considerato caposquadra, un podio che pareva saldo nelle mani di Leclerc. Una scelta dubbia all'interno di uno dei weekend più difficili per la squadra italiana. Adesso arriva la sosta estiva, occasione per Mattia Binotti di una lunga riflessione. Così non va.
Alfa Romeo: Raikkonen è garanzia di punti
Se per la Ferrari si è trattato di un weekend non felice, lo stesso non si può dire della "cugina" Alfa Romeo. Considerando gli obiettivi della squadra italo-svizzera il settimo posto di Raikkonen è oro che luccica. Con il finlandese capace, nel finale, di contenere la rimonta di Bottas. Peccato per la penalità subita al termine del Gp di Germania, altrimenti oggi in Alfa Romeo potrebbero vantare ancor più punti iridati. Il 24 settembre verrà discusso l'appello presentato dalla squadra del Biscione ma nel frattempo arriverà il Gp del Belgio, che si disputerà domenica 1° Settembre, al termine della sosta estiva. L'Alfa non sarà una vettura da vertice assoluto ma il Re di Spa, Kimi Raikkonen, ce l'hanno loro.
Ferrari: le gioie arrivano dall'Academy con la vittoria di Mick Schumacher
All'interno di un weekend che ha consegnato alla Ferrari un podio amaro è arrivata per i fan del Cavallino una gioia dai contorni nostalgici, la prima vittoria in F2 di Mick Schumacher. Il tedesco, figlio del pilota più vincente di tutti i tempi, quest'anno non vincerà il titolo, appannaggio di piloti più esperti, ma ha posto un'altra pietra miliare all'interno di un percorso di crescita che si crede possa portarlo nella massima Formula. Magari al volante di una Rossa, e considerando che fa già parte del Ferrari Driver Academy chissà che il sogno di tanti, prima o poi, non si tramuti in realtà. Con Vettel, Leclerc e Mick Schumacher in panchina, a Maranello, la situazione piloti non rappresenta un problema. A patto di saperla gestire bene, come non sempre accade, vedi questa terribile domenica ungherese. A Spa, su una pista veloce, le Rosse potrebbero tornare competitive. Una vittoria, obiettivo impossibile guardando alle prestazioni espresse oggi, sarebbe un toccasana per l'intero ambiente ferrarista.
Scende la pioggia ad Hockenheim e si accende lo spettacolo. Vince Verstappen, Vettel rimonta dall'ultima posizione. Nel giorno della débâcle Mercedes, e dell'errore di un lanciatissimo Leclerc, vince la Formula 1. Bentornata!
di Matteo Landi
Ad Hockenheim si attendeva l'ennesima cavalcata vincente di Hamilton e Bottas, a sublimare i festeggiamenti per i 125 anni di motorsport della Casa della Stella. L'intero circuito addobbato con striscioni Mercedes, Stelle a tre punte ovunque, persino sulla cartellonistica del podio. Ma quando vuole il destino può essere beffardo, ed oggi lo ringraziamo. A Stoccarda avranno storto la bocca durante un pazzo Gp di Germania che, per lo spettacolo offerto, ha sicuramente riconciliato i fans con il Grande Circus. In un campionato stradominato e sterilizzato dal dominio Mercedes serviva una bella gara bagnata per svegliarci dal torpore. In un weekend in cui è successo veramente di tutto.
Podio inatteso
Il podio finale vede tre piloti belli sorridenti ritirare trofei di dubbio gusto. Verstappen, Vettel e Kvyat hanno i lori buoni motivi per festeggiare. L'olandese è alla settima vittoria in carriera, la seconda con il motore Honda (alzi la mano chi, ad inizio stagione, si sarebbe mai immaginato, non uno, ma addirittura due successi per il costruttore nipponico), Vettel ancora non vincente ma capace di conquistarsi un insperato podio dopo essere partito dalla 20esima posizione e Kvyat in grado di regalare il secondo podio della storia alla Toro Rosso, dopo la vittoria monzese di Vettel nell'ormai lontano 2008. Un podio su cui non è salito nessun pilota Mercedes, entrambi incappati nel loro peggior weekend dell'anno. In quello che è probabilmente il miglior fine settimana per l'intera Formula 1, intesa come sport. Sorpassi, ruotate, colpi di scena, errori clamorosi. Una volta Bernie Ecclestone propose di irrigare artificialmente i circuiti ogni fine settimana di gara. Si trattava di una mera provocazione, in quanto nella democratica Formula 1 era, ed è tutt'oggi, difficilissimo scrivere nuove regole che vadano a favorire lo spettacolo trovando il consenso dei costruttori, focalizzati solamente sugli interessi personali. Ad Hockenheim la pista bagnata, in questo caso non artificialmente, ha regalato tutto lo spettacolo che serviva a questa Formula 1, rimescolando più volte le carte durante i 64 giri di gara. Provocando tanto nervosismo nel box Mercedes, altrimenti lanciata verso l'ennesima vittoria, e molta delusione in quello Ferrari, quando Leclerc, velocissimo nella prima parte di gara, si è schiantato contro le barriere mentre la sua Ferrari montava gomme da asciutto su pista ancora umida.
Ferrari, affidabilità carente ma ritrova Vettel. Un podio che regala ossigeno. Leclerc, che peccato!
A Maranello non hanno certo facilitato la vita ai loro piloti, costretti a rincorrere dopo un sabato a dir poco disastroso. Con entrambe le Rosse ammutolite all'interno del box per problemi tecnici Vettel non è riuscito a compiere neanche un giro cronometrato e Leclerc si è ritrovato costretto ad abbandonare la lotta per la pole position prima che iniziasse il Q3. Morale: ventesima posizione in griglia per il tedesco, decima per il monegasco. In gara, mentre Leclerc rimontava furiosamente fino a candidarsi per la vittoria, il plurititolato compagno arrancava, non riuscendo a tenere il passo dell'Alfa Romeo di Raikkonen. Dopo l'errore di Leclerc e con l'asciugarsi della pista tutto è cambiato per il quattro volte campione del mondo. Quando a pochi giri dalla fine è entrata in pista l'ultima safety car, in seguito all'errore di Bottas, stampatosi contro il muro, Vettel si è ritrovato fra le mani la vettura più veloce del lotto. Come dimostrato nelle prove libere del venerdì, disputate su asfalto asciutto, la Ferrari ha finalmente messo in mostra quello che era il suo reale potenziale e Vettel dalla quinta posizione è risalito alle spalle del vincitore Verstappen. Poteva essere una domenica veramente trionfale per la Ferrari ma a Maranello possono festeggiare la ritrovata fiducia del quattro volte campione del mondo, oltre a confidare nel fatto che per il futuro possono contare su un cavallino di razza come Leclerc. Oggi ha sbagliato, come Hamilton, Bottas, Hulkenberg e tanti altri. Ma è più facile perdonare l'errore di un pilota che si trova al secondo anno nella massima formula.
Hamilton: il giorno degli errori. Bottas: occasione persa
Pareva impossibile ma siamo a commentare errori compiuti da Lewis Hamilton. Poco male per le sue ambizioni iridate: fosse successo l'anno scorso, all'interno di un campionato più "tirato" (ma accadde a parti invertite, con Vettel a muro) sarebbe stata una disgrazia, ma quest'anno non gli cambia una virgola ai fini della classifica. Tanto più che anche Bottas è uscito a zero punti dal weekend germanico. Tuttavia fa sensazione che un pilota come l'inglese sia riuscito a mettere insieme tanti sbagli in una sola gara. Nell'ordine: va a copiare l'errore di Leclerc, uscendone con solo l'ala anteriore danneggiata, incappa in una penalità per essere entrato in modo scorretto in corsia box, per ultimo compie un testacoda a velocità elevata distruggendo gli pneumatici. Nel mezzo tante sbavature. Bottas avrebbe potuto accorciare sensibilmente il suo distacco in classifica iridata. Ed invece sbatte violentemente contro il muro. Morale: il finlandese non coglie l'occasione di passare dal ruolo di gregario di lusso a quello di contendente per il titolo e Mercedes esce da Hockenheim con due miseri punti artigliati. Sarebbero stati zero senza la penalità ricevuta dopo il termine della gara dal duo Alfa Romeo. Considerando quello che significava questo weekend per la Casa di Stoccarda, beh....dalle stelle alle stalle.
Verstappen, Red Bull e Honda. Chi l'avrebbe mai detto?!
Ha brillato invece la Stella di Verstappen. Anche lui incappato in un testacoda, senza però conseguenze per la sua monoposto. L'olandese è ormai una delle certezze della Formula 1 e, non a caso, l'unico capace di spezzare il dominio Mercedes 2019. Pochi mettono il luce il fatto che Red Bull stia vincendo con power unit Honda. I giapponesi hanno raggiunto livelli di performance assolutamente impensabili fino allo scorso anno. Nei quali non hanno creduto in McLaren durante tre lunghi anni di delusioni, necessari ad Honda per avvinarsi alle prestazioni di Mercedes, Ferrari e Renault.
Outsider in festa. Alfa Romeo, top ten poi la bruciante penalità.
Si è trattato di un weekend da ricordare anche per Stroll, quarto grazie ad una strategia impeccabile, e per Albon, sesto. Avevano festeggiato anche in Alfa Romeo. Raikkonen in qualifica era riuscito a conquistare un'incredibile quinta posizione. In gara è stato anche fra i primi tre, prima di sprofondare fuori dai punti a causa di un pit stop effettuato troppo tardi. Alla fine era riuscito a strappare una settima posizione finale, portandosi dietro un Giovinazzi più che convincente. La gioia del box italo-svizzero è però durata poche ore: entrambi si sono visti aggiungere ben 30 secondi sul loro tempo di gara, finendo fuori dai punti. I commissari hanno rilevato delle irregolarità durante la procedura di partenza dei piloti della squadra del Biscione. Una brutta batosta, anche di immagine. Non mancheranno, certamente, opportune spiegazioni da parte della squadra. A beneficiarne Hamilton, che risale così in nona posizione e Kubica, al primo punto iridato dopo il rientro in F1.
Prossima tappa: Ungheria
Dopo un avvincente Gp di Germania il prossimo weekend il Circus farà tappa in Ungheria, su una pista angusta e lenta, in cui Mercedes dovrebbe tornare a farla da padrona. Usiamo il condizionale però, perchè anche in un campionato monocolore come quello in corso, le sorprese non sono da escludere. Hockenheim insegna.
Hamilton vince e per Mercedes sono nove centri su dieci gare stagionali. Leclerc, terzo, entusiasma e conferma essere il futuro della Formula1. Disastro Vettel: è 15esimo. Bene Raikkonen.
di Matteo Landi
Mancassero le due Mercedes parleremmo di una delle stagioni di F1 più emozionanti di sempre. Ma la vincitutto dell'era turbo-ibrida c'è e continua imperterrita la sua marcia trionfale. A Silverstone le battaglie in pista ci sono state, eccome. Sorpassi e controsorpassi, ruotate, frenate al limite. Dalla terza piazza in giù le posizioni sono rimaste incerte per tutti i 52 giri di gara. La vittoria è stata invece un affare conteso fra i piloti delle frecce d'argento, con un tonicissimo Bottas capace di scattare ottimamente dalla prima posizione in griglia conquistata sabato, con un giro che ha annichilito i migliaia di fans occorsi sulla storica pista inglese per applaudire il loro idolo Hamilton. La lotta fra i due per alcuni giri è stata entusiasmante. Poi la safety car, entrata al 21esimo giro in seguito all'uscita di pista di Giovinazzi, ha spento i sogni di gloria di Bottas: con la vettura di sicurezza in pista Hamilton ha potuto svolgere la sua sosta mentre gli altri, in pista, procedevano a rilento. Di fatto la vittoria dell'inglese è maturata così. Le statistiche recitano quota 80 per Lewis, sempre più vicino al record assoluto di 91 successi che Michael Schumacher ha costruito quando i campionati avevano meno gare in calendario. Se il campionissimo tedesco ha potuto godere delle prestazioni vincenti Ferrari, raggiunte grazie ad anni di sacrifici compiuti dallo stesso driver teutonico, Hamilton si trova a far parte del ciclo vincente più dominante di sempre. Se la Ferrari di Ross Brawn e Rory Byrne risultò imbattibile nel 2002 e nel 2004, quando avrebbe vinto forse con chiunque, l'armata anglo-germanica attualmente non lascia spazio a nessuno dal 2014. E fino a quando non ci sarà un drastico cambio dei regolamenti difficilmente vedremo cambiare l'andazzo.
Mercedes imbattibili ma i riflettori sono tutti per Leclerc e Verstappen
Se da metà gara in avanti i piloti nelle prime due posizioni non sono quasi mai stati inquadrati dalle telecamere il merito è di coloro che saranno il futuro della categoria: Charles Leclerc e Max Verstappen. Dopo l'ingiustizia subita in Austria il pilota Ferrari era pronto a prendersi la rivincita in terra inglese. Oggi, su una pista in cui il carico aerodinamico Red Bull faceva la differenza, Verstappen e Gasly avevano a disposizione un'arma se non vincente quantomeno da podio. Hanno dovuto fare i conti con un Leclerc fenomenale. Non ci sono aggettivi per descrivere quanto mostrato questo fine settimana dal monegasco, in qualifica capace di cogliere la terza posizione ad un soffio dal poleman Bottas, in gara un osso duro per chiunque. Verstappen è stato una costante spina nel fianco per il pilota Ferrari, che ha mostrato più volte gli artigli durante la strenua difesa della posizione. L'ingresso della safety car ha poi scombinato anche i suoi piani. Il box Ferrari ha tardato a richiamarlo ai box costringendo Leclerc alla sesta posizione. Tutto da ricostruire per il pilota n°16 che non si è dato per vinto regalandoci il più bel sorpasso della stagione, girando all'esterno di un Gasly fino a quel momento impeccabile ma sorpreso dalla prodezza dell'avversario. A quel punto il podio non sembrava un obiettivo più alla sua portata, con il terzo gradino conteso da Vettel, terzo grazie alla sosta in regime di safety car, e Verstappen. Ma se in Ferrari possono gioire per la precoce maturità raggiunta da Leclerc, sanno di dover fare i conti con il carattere double face di colui che, teoricamente, dovrebbe essere il caposquadra. Vettel. E così pochi km dopo la magia di Leclerc, ecco la castroneria di Vettel, con il tedesco che frana addosso a Verstappen e, senza volerlo, spiana la strada per il podio al monegasco. La fortuna aiuta gli audaci, è cosa nota. Novità di metà campionato è che a Maranello la punta di lancia è un pilota di 21 anni e non un quattro volte campione del mondo.
Alfa Romeo si gode Kimi
Provocazione delle provocazioni: se quest'anno a Maranello avessero avuto la coppia Raikkonen-Leclerc, a quale campionato staremmo assistendo? Mentre Vettel, inspiegabilmente, si perde in ripetute sbavature, in Alfa Romeo si stanno godendo la concretezza del buon vecchio Kimi. Poche esuberanze, mai i riflettori puntati ma guardi la classifica e vedi il finlandese buon ottavo, capace di artigliare altri preziosissimi punti anche a Silverstone. In classifica piloti Raikkonen si trova ora in ottava posizione, secondo degli altri dopo Sainz. Con il suo apporto di 25 punti in carniere permette alla squadra del biscione di ritrovarsi sesta nel campionato costruttori a quota...26 lunghezze. Se Giovinazzi, oggi ritirato, dovesse definitivamente ingranare, la squadra italo-elvetica potrà puntare ancora più in alto.
Dopo l'ostica Silverstone in Ferrari si preparano ad Hockenheim
Con la terza posizione di Leclerc la Ferrari lascia la Gran Bretagna con un paio di convinzioni in più: le capacità del giovane monegasco sono ormai una certezza e gli sviluppi della vettura vanno nella direzione giusta. A Maranello sapevano che la gara inglese sarebbe stata ostica ma, con le ultime modifiche apportate alle vetture, sono riusciti a limitare i danni. E fra due settimane a Hockenheim, su un circuito più congeniale alle caratteristiche della Rossa, potremmo vederne delle belle. Anche per quest'anno i sogni iridati sono destinati a rimanere tali, ma perchè non provare a togliersi delle soddisfazioni?
Doppio podio Mercedes con Hamilton primo e Bottas terzo. Vettel nega la doppietta alle frecce d'argento. Ma chi regala le emozioni più grandi è Leclerc. Pochi giorni dopo l'addio di Lauda, la Formula 1 omaggia degnamente il Grande Campione con una gara memorabile.
di Matteo Landi
Cappellino rosso per i primi classificati, vetture con foto, frasi o il suo semplice nome sulla carrozzeria. Niki Lauda non c'è più, ma rimarrà per sempre nei cuori degli appassionati e degli addetti ai lavori. A Monaco è stato per tutto il weekend una presenza costante. E rimarrà eternamente fonte di ispirazione per Hamilton e Vettel, che hanno ricordato il Gran Campione indossando caschi replica del tre volte campione del mondo. Le gare sul circuito del Principato, per le note caratteristiche della pista, possono tradursi in noiose processioni. Oggi, la tensione regalata dalla lotta al vertice e le azioni compiute da un giovane predestinato hanno animato una gara che i top drivers hanno giustamente dedicato al Grande Niki. Hamilton ha vinto ancora, ma stavolta l'esito non era scontato, nonostante la bella pole position conquistata con un giro da qualifica da urlo. Un monito al pur veloce e consistente Bottas che in Mercedes il pilota di riferimento resta ancora il cinque volte campione del mondo. Stavolta l'inglese ha dovuto sudarsela. Verstappen gli ha fiatato sul collo fino agli ultimi metri di gara. Una bella battaglia vissuta sui decimi di secondo, sfociata persino in un contatto che non ha privato Hamilton della vittoria.
Il box Mercedes sbaglia, Hamilton no
Il trionfo è arrivato nonostante un errore strategico, ammesso anche da Toto Wolff, che ha costretto il pilota n°44 ad un blando ritmo di gara per gran parte dei 78 giri. Avvenuto quando ad Hamilton, nel suo unico pit stop, sono state montate gomme medie. Sottoposto agli eventuali attacchi degli avversari, forti di pneumatici più duraturi, il pilota inglese è dovuto ricorrere a tutta la sua esperienza per non soccombere. Verstappen e Vettel hanno atteso a lungo l'eventuale errore del campione del mondo in carica. Negli ultimi giri l'olandese ha poi rotto gli indugi con un disperato attacco finale. Respinto dal pilota Mercedes. A Monaco stare davanti a vetture più veloci non è un compito impossibile. Nel 2001 Bernoldi riuscì con la modestissima Arrows a tenere dietro per ben 33 giri l'allora velocissima McLaren di Coulthard. Ma oggi, negare i meriti di un Hamilton capace di respingere un osso duro come Verstappen, sarebbe improprio. L'olandese, fra l'altro, non è neanche potuto salire sul podio, sanzionato per l'unsafe release ai danni di Bottas. I cinque secondi aggiuntivi assegnati al pilota Red Bull sono parsi una sanzione fin troppo blanda, se si considera che la sua condotta ha pesantemente danneggiato la gara del finlandese, costretto ad un pit stop aggiuntivo per la rottura del cerchio.
Leclerc: velocità e meravigliosa follia. Momenti che saranno ricordati più di una vittoria
Nel weekend del ricordo e delle emozioni forti, molte ne ha regalate Leclerc. Per il giovane pilota Ferrari questa gara poteva essere la svolta. Nelle prove libere aveva mostrato un passo superiore a quello del compagno di box. Peccato che in casa Ferrari, quest'anno, gli errori strategici siano una costante. Delle qualifiche gestite in modo quasi amatoriale dagli uomini di Mattia Binotto hanno relegato il monegasco alla 15esima posizione in griglia. Che sarebbe stata una 16esima senza la penalità ricevuta da Giovinazzi. Una disfatta totale che ha deluso Charles, ma non lo ha abbattuto. In gara è partito con il coltello fra i denti e su una pista dove il sorpasso è quasi impossibile ha compiuto due prodezze che saranno ricordate a lungo. Due sorpassi, il primo subito da Norris ed il secondo da Grosjean, che hanno animato la gara ed hanno confermato la classe cristallina del talento 21enne. Ha rischiato di regalarci persino una terza gemma, ma il tentativo di sorpasso su Hulkenberg è finito con il pilota Ferrari di traverso con una gomma forata. Il ritorno ai box, con lo pneumatico dilaniato ed il fondo vettura a brandelli, a qualcuno ha ricordato la stupenda follia ed il giro su tre ruote compiuto da Gilles Villeneuve nel Gp d'Olanda del 1979. Dopo il cambio gomme Leclerc, al volante di una vettura divenuta inguidabile, ha provato a proseguire la gara ma le condizioni della sua vettura erano veramente al limite. La safety car innescata dalla manovra del monegasco ha favorito la gara del compagno Vettel. Con l'entrata in pista della vettura di sicurezza i top driver si sono immediatamente catapultati nei box per l'unica sosta prevista. Da lì è sorto il contatto in pit lane fra Verstappen e Bottas che ha cambiato l'esito del podio. Al di là del involontario "favore" fatto a Vettel la gara di Leclerc sarà ricordata per quegli esempi di stupenda follia che non consegnano punti iridati ma emozioni d'altri tempi. In quanto alla gara di Vettel, senza guizzi ma concreta, è da salvare il risultato finale. Un secondo posto accolto dagli uomini del Cavallino come un trionfo, considerando quanto le Rosse si erano trovate in difficoltà nel tratto più lento della pista di Barcellona, sede della gara di due settimane fa.
McLaren e Toro Rosso: il podio degli altri
Detto dei tre top team che stanno monopolizzando le prime posizioni della classifica di questo campionato, è giusto rimarcare l'autorevole gara di Sainz, sesto con una McLaren che sta finalmente ritrovando il bandolo della matassa dopo anni bui. Da segnalare anche la bella gara dei due piloti Toro Rosso, con Kvyat settimo davanti ad Albon. Se il russo è definitivamente tornato a mostrare quella classe che gli permise di sovrastare persino Ricciardo nel suo primo anno in Red Bull, il debuttante Albon continua a stupire. A metà schieramento, nella combattutissima pancia del gruppo, il driver che corre con licenza thailandese si sta facendo rispettare. Fornendo prestazioni frutto di concretezza e velocità, senza regali altrui.
Dal tortuoso circuito monegasco alla veloce Montreal
Dopo il tortuoso tracciato del Principato la Formula 1 farà tappa, fra due settimane, a Montreal. Su una pista completamente diversa, dove la potenza e la stabilità in frenata la fanno da padrone la Ferrari potrebbe finalmente trovare quelle condizioni ideali che va cercando. Necessarie per fornire ai tifosi quell'urrà tanto sospirato. Le ambizioni iridate, al momento, è bene tenerle in un cassetto ma tornare alla vittoria di tappa sarebbe un atto che a Maranello devono a se stessi ed alla stessa storia Ferrari.