Parma: prestava soldi con interessi fino al 120%: arrestato sessantacinquenne per usura ed estorsione.
Nei giorni scorsi, i finanzieri appartenenti al Gruppo della Guardia di Finanza di Parma, nell'ambito di una attività di polizia giudiziaria delegata e diretta dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno eseguito l'arresto in flagranza di reato di un soggetto di origine partenopea di 65 anni, Mele Donato, residente a Parma, per il reato di estorsione e usura aggravata nei confronti di due imprenditori che versavano in difficoltà economiche.
L'indagine, scaturita dalla denuncia dei due imprenditori, ha permesso di delineare la vicenda, consentendo di ricostruire le operazioni finanziarie dell'uomo. Si tratterebbe di una somma complessiva prestata, tra il 2016 e il 2018, pari a 17.000 euro, per la quale Mele Donato richiedeva il pagamento di un tasso di intesse annuo fino al 120%.
Le vittime, infatti, avevano già restituito, con pagamenti rateali, complessivamente 24.000 euro, ma M.D. non defalcava mai la somma restituita dalla quota capitale, avendo imposto il versamento anticipato di interessi ad un tasso del 10% al mese.
Per esigere il pagamento del debito, Mele Donato avrebbe, inoltre, eseguito reiterate pressioni nei confronti degli imprenditori, presentandosi presso le loro ditte ed arrivando persino a minacciare di morte gli stessi ed i loro familiari.
Dopo l'ennesima visita e la contemporanea minaccia di morte nel caso non avessero saldato il debito, i due imprenditori hanno deciso di presentarsi alle Fiamme Gialle di Parma e di denunciare l'accaduto.
Del fatto è stato dato immediato avviso alla Procura della Repubblica che ha disposto l'immediato avvio delle indagini, finalizzate a verificare soprattutto gli sviluppi ulteriori, segnatamente lo svolgimento di un ulteriore incontro programmato per le ore successive su iniziativa dell'attuale indagato.
In particolare la Procura della Repubblica, ravvisando la fondatezza delle esigenze investigative prospettate dal Gruppo dalla Guardia di Finanza, ha disposto in via di urgenza l'intercettazione audio e video tra presenti, finalizzato a riprendere e controllare l'incontro dell'indagato con una delle vittime, delegando a tal fine per l'esecuzione l'organo di polizia giudiziaria innanzi citato.
I finanzieri, appostati nelle vicinanze del luogo dell'incontro, hanno constatato l'arrivo del Mele e sono riusciti a seguire "in diretta" la conversazione tra l'indagato ed uno degli imprenditori denuncianti.
In particolare, dalle investigazioni così attivate, è emersa l'estrema difficoltà della vittima a continuare a versare la rata mensile, nonostante avesse chiesto aiuto ai propri parenti, laddove il Mele ha insistito nelle proprie pretese, minacciando ulteriormente l'imprenditore.
A quel punto, i finanzieri sono intervenuti ed hanno tratto in arresto il Mele in flagranza di reato per usura ed estorsione, ponendolo a disposizione dell'Autorità Giudiziaria presso la Casa Circondariale di Parma.
A seguito di richiesta di convalida dell'arresto, il GIP di Parma –dopo l'udienza, nel corso della quale all'indagato sono stati formalmente contestate le ipotesi di reato formulate dal Pubblico Ministero, consentendogli di articolare la sua difesa- ha convalidato l'arresto ed ha disposto la custodia cautelare in carcere.
Sono in corso ulteriori indagini volte a definire il contesto in cui è maturata l'attività di usura ed estorsione.
Parma. Prestava soldi con interessi fino al 120%: arrestato dalla guardia di finanza un sessantacinquenne per usura ed estorsione.
I finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Parma hanno tratto in arresto, nei giorni scorsi, un soggetto - classe 1953 – per i reati di usura ed estorsione perpetrati nei confronti di imprenditori che versavano in gravi difficoltà economiche.
Le indagini, disposte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno consentito di cogliere in flagranza di reato l'usuraio.
Ulteriori e approfonditi dettagli dell'operazione saranno illustrati dal Procuratore della Repubblica di Parma, dott. Alfonso D'Avino, nel corso di una conferenza stampa indetta in tarda mattinata.
I Carabinieri di Parma Oltretorrente hanno dato esecuzione ad un'ordinanza del Gip di Parma dell'08.03.2019 di applicazione della misura degli arresti domiciliari nei confronti del cittadino nigeriano I. A., classe 82, residente a Parma, poiché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, avrebbe abusato sessualmente di una minore connazionale.
In particolare, le indagini dei Carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, sono scaturite dalla querela dello scorso dicembre della madre della minore cl. 2010, che, in tre distinte occasioni, avrebbe subito violenze dall'arrestato. La min ore è riuscita a descrivere in modo inequivocabile, seppur utilizzando un linguaggio sibillino, le azioni perpetrate nei suoi confronti dal connazionale all'interno del bagno del negozio di cui è proprietario. La bambina sarebbe anche stata minacciata di non riferire alla madre quanto accaduto per evitare una ramanzina.
Il consulente tecnico nominato dal PM della Procura ha espresso un giudizio positivo in merito alle capacità cognitive superiori della minore e del suo narrato, che "non nppnre organizzato in script narrative e risulta informatvo in amerito a episodi spazialmente e temporaneamente definiti".
In particolare, condividendo in pieno l'impostazione della Procura di Parma, il Giudice ha ritenuto che, "le condotte poste in essere dall' indngato nei confronti delan minore integrano il delitto di cui all'art. 609 bis c.p., posto che l'indagato in essere atti repentini, compiuti improvvisamente all'insaputa della minore, in modo da poterne prevenire la manifestazione di dissenso e comunque ha continuato a compiere atti sessuali nnclte a fronte del dissenso manifestato dalla bambina"
Inoltre l'arrestato non ha mostrato alcuna remora nel compiere più volte atti sessuali nei confronti di una bambina di soli anni 8, approfittando del rapporto di fiducia instauratosi con la minore, giu ngendo più volte a portarla in bagno per compiere gli abusi sessuali.
I Carabinieri della Stazione di Parma Oltretorrente hanno dato esecuzione ad un'ordinanza del Gip di Parma del 26.02.2019 di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Hussaini Suliman, originario dell'Afghanistan, richiesta dal PM della Procura della Repubblica di Parma in considerazione delle reiterate violazioni alle prescrizioni a lui imposte relative al divieto di dimora nella provincia di Parma.
Nonostante i numerosi precedenti per furto e rapina a suo carico dal 2017 ad oggi, il cittadino afgano aveva richiesto presso il commissariato di Melfi la protezione internazionale si sensi del regolamento Eurodac.
Già arrestato lo scorso 6 agosto 2018 per furto dal Reparto operativo dei Carabinieri di Parma, successivamente arrestato il 5 febbraio scorso, sempre dal medesimo reparto, per traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope in fragranza di reato.
Nella circostanza, il 05.02.2019 in viale Toschi, nei pressi della pensilina ubicata sul marciapiede opposto rispetto all'omonimo liceo cedeva una bustina in cellophane contenente sostanza stupefacente del tipo marijuana del peso complessivo lordo grammi sei ricevendo quale corrispettivo pari a 6,78 grammi ottenendo come corrispettivo la somma di euro 20. La cessione avvenuta in prossimità della scuola superiore consentiva di poter applicare l'aggravante specifico di cui all'articolo 80 comma 1 lettera G.
Il cittadino è stato rintracciato dei carabinieri di Parma Oltretorrente all'interno del Parco Ducale, ove è stata data esecuzione all'ordinanza.
Analoga misura è stata adottata anche nei confronti di Rarhib Tarik, originario del Marocco, su richiesta dal PM della Procura della Repubblica di Parma poiché, pur essendo sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari Parma, se ne allontanava senza essere autorizzato.
Attualmente detenuto presso la casa circondariale San Vittore di Milano, ove è stata data materialmente esecuzione all'ordinanza, la misura è scaturita dalla valutazione del GIP, pienamente condivisa dalla Procura di Parma, oltre che per la gravità del reato e la non possibile applicazione della misura degli arresti domiciliari, anche dalla manifesta indisponibilità dei familiari dell'indagato a riaccoglierlo presso la propria abitazione, come dichiarato dallo stesso, nonché dall'assenza di altri luoghi ove disporre gli arresti domiciliari.
I Carabinieri del N.O.R. di Parma hanno dato esecuzione ad un'ordinanza del Gip di Parma del 26.02.2019 di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di due fratelli di origine dominicana, Garda Guerrero David William e Garda Guerrero John William David, in relazione ad un traffico illecito di cocaina, ceduta ad una pluralità di soggetti in un arco temporale che va dal 2009 sino al gennaio 2019.
In particolare, le indagini dei Carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno preso le mosse da un controllo su strada effettuato in data 12.11.2018 e volto all'identificazione dell'indagato Garda Guerrero David William, il quale, percorrendo in bicicletta via Grola, alla vista dei Carabinieri si era dato alla fuga, durante la quale si era disfatto di un involucro poi risultato contenere sostanza stupefacente del tipo cocaina di grammi 5,90.
Nella circostanza, per guadagnare la fuga, l'indagato aveva scagliato la sua bicicletta contro l'auto di servizio e veniva trovato in possesso anche di pochi grammi di marijuana.
Le indagini sono poi proseguite con l'analisi dei tabulati telefonici dell'utenza trovata in possesso dell'uomo.
I numerosi intestatari delle utenze con le quali lo stesso era entrato in contatto sono stati escussi a sommarie informazioni.
Si tratta di venti soggetti, per lo più giovani (dai 18 ai 50 anni, tutti residenti a Parma), i quali tutti hanno riferito i dettagli, i tempi e i modi con cui avevano, nel corso degli anni acquistato la droga, indicando periodi, quantità e somme pagate per le illecite vendite, ed altresì riconoscendo anche i loro pusher tra le fotografie che sono state loro mostrate.
Ciò ha consentito di ritenere sussistenti, a carico dei due odierni indagati, sia i gravi indizi di colpevolezza sia l'attualità delle esigenze cautelari (posto che l'attività illecita era ancora pienamente in atto), necessari per l'adozione della misura cautelare.
In particolare, condividendo in pieno l'impostazione della Procura di Parma, il Giudice ha ritenuto che nella fattispecie, pur a fronte di singole cessioni per piccoli quantitativi di droga, non fosse applicabile il disposto di cui al quinto comma dell'art. 73 DPR 309/90 (fatto di lieve entità), in quanto, per la continuità dell'attività, la durata nel tempo (le ultime cessioni sarebbero state effettuate a gennaio 2019), ed il numero delle cessioni fatte a ciascuno degli acquirenti (anche 150- 200 cessioni allo stesso acquirente) il fatto fosse connotato da intrinseca gravità, tanto da indurre il GIP a parlare di "svolgimento di attività di detenzione e cessione di stupefacenti di quantitativi complessivamente rilevanti, in modo sostanzialmente professionale, con notevoli guadagni ed elevata disponibilità di droga da parte degli indagati (evidentemente dotati di sicura fonte di approvvigionamento)".
La mole di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina documentata dai Carabinieri del N.O.R. di Parma dal 2016 al gennaio 2019 è pari ad oltre 1800 dosi, per un valore economico stimato in circa 74.000,00 euro.
I due fratelli erano già noti alle forze dell'ordine per i numerosi precedenti di polizia a loro carico; in particolare Garda Guerrero David William dal 2004 al 2018 era stato coinvolto in episodi di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e furto; mentre Garda Guerrero John William David dal 2004 al 2013 era stato coinvolto in episodi di ricettazione, guida sotto l'effetto di sostanza stupefacente, lesioni ed era stato altresi arrestato per resistenza a pubblico ufficiale.
Si tratta dell'ennesima indagine che non si è fermata alla mera attività di sequestro occasionale, ma che ha impegnato la Polizia giudiziaria nel tentativo di ricostruire in maniera più capillare e scientifica possibile l'attività di spaccio effettuata nel territorio di Parma.
Parma: sequestro disposto a carico di un amministratore di condominio per distrazione di somme condominiali.
Nei giorni scorsi, i finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Parma hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di euro 40.000, disposto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma, nei confronti di L. O., amministratore di alcuni condomìni nella città di Parma.
Le indagini che hanno consentito l'adozione del provvedimento di sequestro, disposte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno preso avvio dalla querela presentata da alcuni condòmini, i quali, osservando la documentazione relativa alla gestione delle parti comuni, avevano sospettato la sussistenza di irregolarità.
All'esito delle investigazioni delle Fiamme Gialle, sviluppate attraverso accertamenti bancari ed esami testimoniali, è emerso come l'amministratore in esame avesse sottratto sistematicamente, dai conti correnti dei condomìni interessati, consistenti somme di denaro, mediante prelevamenti di sportello e/o bonifici bancari disposti, con causali mendaci, a suo beneficio. Per giustificare i prelevamenti di fronte ai condòmini, l'amministratore esibiva anche documenti attestanti pagamenti ed esborsi in realtà mai sostenuti.
L'indagine in esame ha ad oggetto un settore (quale quello delle amministrazioni di condominio) che - a dispetto della condotta regolare ed ineccepibile della stragrande maggioranza dei professionisti del settore negli ultimi tempi si è rivelato particolarmente esposto ad attività illecite, in città ed in provincia, tanto da far registrare diverse denunzie a carico di alcuni gestori infedeli, i quali, per anni, si sarebbero appropriati illecitamente di ingenti somme riscosse.
Tra i comportamenti indebiti più ricorrenti, il mancato pagamento di bollette e fatture passive mai onorate, le richieste di denaro non giustificate né tanto meno dovute, nonchè l'emissione di assegni, tratti da conti correnti condominiali, a favore proprio o di loro familiari.
Vittime di tale sistema, gli ignari proprietari ed affittuari -nonostante avessero delegato agli amministratori le incombenze della gestione e versato con regolarità gli importi relativi alle spese condominiali- non di rado sono stati costretti a nuovi esborsi di denaro per saldare i conti mai pagati.
Di qui l'esigenza -al fine di evitare gravi situazioni- di interessarsi costantemente alla gestione del condominio, richiedendo - quando ritenuto opportuno - l'esibizione delle fatture pagate ai fornitori nonché gli estratti dei conti correnti.
Mezzani (Parma): il periodo di sospensione delle maestre serva per chiarire meglio non per alimentare la caccia alle "streghe"
C'è stata l'ennesima accusa di comportamenti violenti nei confronti di docenti, questa volta nei confronti di due insegnanti dell'Istituto Comprensivo di Sorbolo che operavano nel plesso di scuola primaria Mezzani, fortunatamente in questo caso nessuno è stato privato della libertà personale e già questo è un passo avanti rispetto a vicende analoghe.
Auspichiamo che i mesi di sopensione cautelativamente inflitti alle docenti servano effettivamente a fare chiarezza, la Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza come negli altri casi precisa che quando si tratta di percosse è ovvio che sussistono estremi di reato, ma quando si tratta di altro bisogna ponderare bene il concetto di "violenza", il legislatore non sanziona le:
ramanzine a voce sostenuta, le punizioni a fini educativi rivolte a scolari particolarmente "pestiferi" ed il contenimento fisico di ragazzini che si agitano mettendo in pericolo loro stessi ed i compagni di classe.
Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli insegnanti di Parma e Piacenza, a proposito del caso di Mezzani dice: "La nostra associazione sindacale è vicina a tutti i docenti dell'Istituto Comprensivo di Sorbolo e Mezzani, sia iscritti che non"
SEDE DI PARMA: Borgo delle Colonne 32-43121 –
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SEDE DI PIACENZA: Via S. Marco, 22 – 29100 Piacenza
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I Militari appartenenti al Comando dei Carabinieri di Sorbolo hanno dato esecuzione oggi alla misura cautelare interdittiva della sospensione dall'esercizio, emessa dal Gip di Parma, nei confronti di due insegnanti della Scuola Primaria di Mezzani (Istituto Comprensivo Statale di Sorbolo), di cui una è insegnante di sostegno.
Le condotte contestate, integranti ad avviso della Procura il reato di maltrattamenti - ricostruzione giuridica fatta propria del GIP - sarebbero consistite in percosse di vario tipo e insulti che le due maestre avrebbero posto in essere, in concorso tra loro, nei confronti di due alunni di nove anni, di cui uno disabile ai sensi della L. 104/92, entrambi frequentanti la stessa classe, al quarto anno di scuola elementare.
Le indagini hanno preso avvio dalla segnalazione di un educatore scolastico che, avendo assistito ad un episodio (lo strattonamento con forza di un bambino, accompagnato da una tirata di capelli e da alcune parole offensive, condotta tenuta da una delle maestre) lo ha seggnalato ai Carabinieri.
Nel corso delle indagini sono stati sentiti i genitori, gli insegnanti e la Dirigenza dell'Istituto e sono emersi altri presunti maltrattamenti verso un altro bambino della medesima scuola.
Le acquisizioni investigative, a giudizio della Procura, per i gravi indizi di colpevolezza hanno legittimato una richiesta cautelare, a tutela dell'integrità fisica e psicologica dei bambini, ma nel contempo anche a tutela dell'Istituzione scolastica nel suo complesso.
La durata della misura interdittiva è stata stabilita dal Gip in 5 mesi, ovvero fino alla fine dell'anno scolastico.
Nella mattinata odierna, in esecuzione di un'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal Gip presso il Tribunale di Parma su richiesta della Procura della Repubblica, Ufficiali ed agenti di P.G. della Squadra Mobile di Parma hanno tratto in arresto due soggetti, entrambi ex collaboratori di giustizia, con precedenti per reati riferibili al traffico di sostanze stupefacenti ed a suo tempo contigui ad un'organizzazione criminale di stampo mafioso, perché ritenuti responsabili di plurimi episodi di usura in danno di cittadini e piccoli imprenditori dal 2011 ad oggi.
A partire dalla fine dell'anno 2017, attraverso le indagini condotte dalla Questura di Parma, era emersa un'anomala disponibilità di denaro da parte di un collaboratore di giustizia presente nella provincia di Parma da circa 10 anni; l'uomo, infatti, appariva condurre uno stile di vita ben superiore alle possibilità consentite dallo stipendio percepito per la sua attività lavorativa nota.
I primi approfondimenti svolti sul suo conto e sul conto della sua compagna, anch'essa già collaboratrice di giustizia e riconducibile alla medesima consorteria criminosa in cui l'uomo aveva avuto un ruolo di primo piano nel traffico dello stupefacente, consentivano di verificare che i due erano gli effettivi titolari di un esercizio commerciale nella città di Parma, formalmente intestato ad un prestanome e rilevato da una donna parmigiana che, dopo averlo ceduto, era stata assunta nel medesimo esercizio come dipendente.
Sulla scorta di questi primi elementi, grazie anche alle dichiarazioni rese dall'ex titolare dell'esercizio e da altre persone che, per varie ragioni, si erano interfacciate con la coppia, gli inquirenti hanno avuto conferma che i due effettivamente avessero un'importante disponibilità economica ed erogassero prestiti a soggetti in difficoltà economica, pretendendone la restituzione con tassi di interesse esorbitanti.
La successiva attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma, ha consentito di acquisire elementi a conforto dell'iniziale ipotesi investigativa, mediante l'identificazione di alcune delle vittime e la verifica in ordine al carattere usurario dei tassi applicati.
Dalle indagini, in particolare, sono stati raccolti significativi elementi indiziari per sostenere che l'uomo -approfittando della credibilità che gli era garantita dal suo status di collaboratore di giustizia (che egli ostentava con colleghi e conoscenti) e millantando amicizie, conoscenze e coperture- si rendeva disponibile ad "aiutare" persone che (avendo battuto inutilmente i canali ordinari per ottenere prestiti legali) necessitavano di denaro per far fronte ad esigenze di carattere familiare o lavorative, passando poi ad erogare prestiti a fronte dei quali, allo stato delle investigazioni, imponeva tassi di interesse che si aggiravano tra il 130 % ed il 450%, il tutto sempre con l'ausilio della sua compagna.
Sempre secondo la ricostruzione operata da questo Ufficio, condivisa dal GIP della cautela, nei casi in cui i destinatati dei prestiti non erano in grado di fare fronte agli impegni assunti, l'uomo - alternando blandizie a velate minacce collegate al suo passato criminale ed alla disponibilità di armi- avrebbe costretto i predetti a reperire il denaro "dovuto" o con ulteriori prestiti da lui stesso erogati (innescando, così, un circolo vizioso in cui il legame con lui si trasformava in una forma di dipendenza ed i tassi di interesse crescevano esponenzialmente) o cedendogli la titolarità di quote di società, beni immobili o veicoli.
In quest'ultimo caso i beni ceduti, prima di transitare nella piena disponibilità dei due indagati, transitavano dalla vittima ad un prestanome per dissimularne la provenienza diretta.
Conclusivamente, l'indagine nel suo complesso ha consentito di acquisire elementi indiziari
consistenti a carico dei due indagati, alla stregua dei quali si può ritenere che gli stessi abbiano messo in piedi un fiorente business, grazie soprattutto all'atteggiamento silente delle vittime le cui posizioni sono state faticosamente evidenziate.
In occasione delle perquisizioni effettuate presso il domicilio e presso le sedi dell'esercizio commerciale riconducibile agli indagati, è stat.a rinvenuta varia documentazione suscettibile di utile riscontro alle ipotesi di reato contestate (cambiali ed assegni bancari riconducibili alle persone offese e scritture private oggetto di accertamenti).
Sono stati, inoltre, rinvenuti n. 20 proiettili ca!. 45 colt sequestrati a carico del solo collaboratore di giustizia, vicenda per la quale si procede separatamente