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Ospedale di Vaio: chirurgia senza bisturi per rimuovere tumori gastrointestinali. Già eseguiti due interventi, perfettamente riusciti. Tecnica mininvasiva studiata in Giappone e adottata in pochissimi ospedali in Italia.

 

Si chiama ESD, cioè dissezione endoscopica sottomucosa, ed è una tecnica mininvasiva che consente di rimuovere tumori gastrointestinali senza ricorrere all'intervento chirurgico. Studiata in Giappone e applicata in pochi ospedali del nord d'Italia, in Emilia-Romagna solo a Reggio Emilia e a Imola, questa metodica è utilizzata ora anche all'Ospedale di Vaio dell'AUSL di Parma.

"Sono due gli interventi già eseguiti e perfettamente riusciti – afferma Paolo Orsi, direttore dell'U.O. di Endoscopia digestiva e Gastroenterologia dell'Ospedale di Vaio -. Si tratta di due cinquantenni, un uomo e una donna, in entrambi i casi, è stato possibile asportare completamente il tumore diagnosticato precocemente, grazie agli esami di screening. Questa tecnica – prosegue Orsi – è utilizzabile per asportare tumori precoci dell'esofago, stomaco, intestino e consente di rimuovere lesioni anche di notevoli dimensioni, superiori ai 3 o 4 centimetri. L'asportazione avviene durante una normale gastroscopia o colonscopia".

Sono quindi garantiti tutti i vantaggi dell'intervento chirurgico tradizionale, senza le eventuali complicanze, perché non è necessario il ricorso al bisturi.

"La chirurgia endoscopica, cioè senza bisturi – riprende Orsi - limita la formazione delle aderenze post operatorie, riduce i tempi di degenza ospedaliera, con la possibilità per il paziente di rientrare a casa lo stesso giorno dell'intervento ed ha un miglior risultato estetico".

Poiché i tumori da rimuovere con ESD sono tendenzialmente piatti, la metodica è più difficile da eseguire rispetto alla rimozione, ad esempio, di semplici polipi. Per questo, i professionisti dell'Unità Operativa di Endoscopia digestiva e Gastroenterologia di Vaio sono stati appositamente formati.

"Nella nostra provincia – conclude Orsi - il numero di possibili candidati all'utilizzo della nuova metodica è di circa 100 persone all'anno, numero destinato ad aumentare con il perfezionamento dell'accuratezza diagnostica delle lesioni in fase precoce".

AUSL di Parma

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Si tratta quindi del primo rene trapiantato da un donatore di questo tipo all'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena. L'intervento si è svolto al Policlinico di Modena, è durato 4 ore.

Modena, 18 gennaio 2018

Poco prima di Natale è stato dimesso un paziente di 52 anni che aveva ricevuto il 30 novembre un rene prelevato da un donatore a cuore fermo presso l'Ospedale di Cesena. Si tratta quindi del primo rene trapiantato da un donatore di questo tipo all'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena che segue di qualche mese il primo fegato trapiantato a settembre e la prima donazione a cuore forme effettuata all'Ospedale Civile di Baggiovara il 18 ottobre. Il secondo rene è stato impiantato a Bologna. L'intervento si è svolto al Policlinico di Modena, è durato 4 ore, e ha coinvolto il prof. Salvatore Micali dell'equipe di Urologia, diretta dal prof. Giampaolo Bianchi, il dottor Giovanni Ragazzi di quella di Chirurgia Vascolare, diretta dal dottor Roberto Silingardi, quella di Nefrologia e Dialisi, diretta dal prof. Gianni Cappelli e quella di Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico diretta dal prof. Massimo Girardis.

"Il paziente – ha spiegato il prof. Gianni Cappelli, Direttore della Nefrologia e Dialisi– residente nella nostra Provincia era in emodialisi da dieci anni e, grazie alla donazione ora potrà avere una qualità di vita decisamente migliore grazie alla generosità della famiglia del donatore che ringrazio vivamente.". Dalla sua attivazione, nel 1998, il centro trapianti di rene geminiano ha effettuato 606 trapianti di rene.

Questo tipo di donazione richiede l'utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla conservazione degli organi trapiantati per ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate l'organo prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto. "Da punto di vista tecnico – ha aggiunto il dottor Roberto Silingardi, Direttore della Chirurgia Vascolare - la procedura consiste di due distinte fasi. Nella prima si ha una circolazione extracorporea sul donatore cadavere durante la quale con ECMO si garantisce la perfusione degli organi addominali; la seconda fase avviene dopo il prelievo ed ogni singolo organo viene ri-perfuso con un apposito device in condizioni di ossigenazione, pressione e temperatura controllate. È quindi possibile monitorare la vitalità dell'organo ed ottenere ulteriori parametri per ottimizzare il trapianto. Il rene trapiantato a novembre è stato mantenuto per 3 ore in perfusione pulsatile pratica che imita il flusso sanguigno normale, ipotermica ossigenata e quindi trapiantato".

"All'estero il prelievo di organi a cuore fermo è una prassi molto diffusa, mentre in Italia è praticata, ancora, solamente in un numero molto limitato di centri dotati di competence e tecnologia adeguate alla complessità della procedura". Conclude il prof. Massimo Girardis, Direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico - In questi casi è fondamentale garantire la funzionalità degli organi prelevati grazie ad un'accurata gestione del donatore e del ricevente."

"Grazie alle attuali procedure di perfusione sia prima che dopo il prelievo – conferma il prof. Giampaolo Bianchi, Direttore dell'Urologia - la qualità degli organi donati da un paziente a cuore fermo è la stessa rispetto a quella degli organi prelevati a cuore battente. La procedura da seguire è più articolata perché l'arresto cardiaco ha tempistiche più stringenti della morte cerebrale e, quindi, occorre decidere più in fretta e agire velocemente".

 

La donazione a cuore fermo

Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte encefalica quindi a cuore ancora battente. In questo caso, invece, il cuore del donatore era fermo di conseguenza il processo di donazione, quale procedura clinico chirurgica di alta complessità richiede un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture e discipline diverse, in questo caso: Terapia Intensiva, Chirurgia Vascolare, Nefrologia, Laboratorio analisi, Ingegneria clinica, Laboratorio di tipizzazione Tissutale e Centro di Riferimento Regionale.

La legge in Italia sancisce che per determinare la morte con criteri cardiologici occorre osservare un'assenza completa di battito cardiaco e di circolo per almeno 20 minuti: tale condizione determina con certezza una necrosi encefalica, con la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo stesso. La donazione "a cuore fermo" in Italia è regolata dai medesimi riferimenti legislativi ed etici della donazione da donatore in cui la morte è accertata con criteri neurologici (sei ore di osservazione da parte della commissione che deve accertare la morte). Una volta accertata la morte, il prelievo di organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si presenta come una procedura complessa dal punto di vista organizzativo, a partire dal sistema di emergenza sanitaria territoriale e dalle equipe di medici e operatori sanitari coinvolti nelle diverse procedure.

Questo tipo di donazione richiede inoltre l'utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla ri-perfusione dei reni. La tecnologia attuale permette infatti di ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate l'organo prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto.

Una nuova speranza per chi è in attesa di trapianto

Questa procedura consente di estendere il numero dei potenziali donatori, comprendendo donatori che un tempo non era possibile prendere in considerazione, contribuendo a ridurre la "cronica" carenza d'organi che determina lunghi periodi di attesa in lista, con conseguente rischio di uscita dalla stessa per la progressione della malattia e la conseguente impossibilità di affrontare un trapianto.

 

(Fonte: Policlinico MO)

Dopo le dimissioni del giovane studente di Calerno di S'Ilario, Raidue ripercorre le tappe di soccorso, terapia e intervento cardiochirurgico con una diretta dal Maggiore di Parma.

Parma, 10 gennaio 2018

I soccorsi, il massaggio cardiaco, le prime cure, i quindici giorni di circolazione extra corporea e i 57 di terapia intensiva, insieme all'intervento di riparazione di una malformazione congenita eseguito dalla Cardiochirurgia del Maggiore, dopo il grave malore che lo ha sorpreso lo scorso 16 ottobre durante l'ora di educazione fisica sulla pista di atletica di scuola, a Montecchio.

A farlo sarà la trasmissione di Rai due I fatti vostri in programma per domani - giovedì 11 gennaio - a partire dalle ore 11 con una diretta dalla Cardiochirurgia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Presenti presso gli studi Rai, per la diretta, la responsabile della terapia intensiva cardiochirurgica Antonella Vezzani, affiancata da Amelia, mamma di Lorenzo e seguite, con una troupe in collegamento diretto dalla Cardiochirurgia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, con Tiziano Gherli, direttore della struttura e Gianni, il papà di Lorenzo.

 

(Fonte: Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma)

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Dal 1° dicembre Mariacristina Gregorini è il nuovo direttore della Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi dell'Ospedale Santa Maria Nuova. Veneziana di origine, formatasi a Bologna, opera a Reggio Emilia dal 1997.

Reggio Emilia, 27 dicembre 2017

Veneziana, 54 anni, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Bologna, la specializzazione in Nefrologia e il dottorato di ricerca in scienze nefrologiche nella stessa sede. Dal 1986 al 1997 ha frequentato l'Istituto di Nefrologia e Dialisi del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, approfondendo gli ambiti del trapianto renale e dell'insufficienza renale cronica. La professionista opera all'Ospedale Santa Maria Nuova dal 1997. Dal gennaio 2016 era titolare dell'incarico dirigenziale di alta specialità "Gestione dei pazienti con insufficienza renale cronica" e dal mese di agosto 2016 le era stato conferito l'incarico ad interim di direzione del reparto.
Ha partecipato a diversi convegni e corsi anche come relatrice e docente ed è membro dal 2009 della Società Italiana di Nefrologia, con incarichi nei consigli direttivi della sezione emiliano romagnola della Società (2012-2015) e poi del Gruppo di Studio Trattamento Conservativo della Malattia Renale Cronica (a tutt'oggi).
Nell'ambito dell'attività di ricerca si è dedicata, in particolare, ai temi della malattia renale cronica e relative complicanze, al coinvolgimento renale nel corso di malattie oncoematologiche, alle cure palliative in Nefrologia.
Tra gli obiettivi affidati alla professionista all'atto del conferimento dell'incarico vi è la riorganizzazione della rete nefrodialitica territoriale, con il potenziamento dei servizi offerti dagli ospedali di Correggio e Guastalla, e l'ottimizzazione del percorso assistenziale al paziente con malattia renale cronica attraverso l'integrazione con la Medicina Generale e i servizi territoriali.
Il reparto di Nefrologia e Dialisi del Santa Maria Nuova conta su 14 posti letto e una équipe di 8 medici e 55 tra infermieri, tecnici e personale di supporto. Nell'anno 2016 ha effettuato 578 ricoveri ordinari e oltre 59mila prestazioni ambulatoriali, seguendo circa 900 pazienti con malattia renale cronica, 320 pazienti dializzati e 166 pazienti portatori di trapianto renale.

(Fonte: ufficio stampa Ausl RE)

Nuovi spazi e nuovi strumenti per i laboratori di manipolazione delle cellule staminali dell' unità operativa di Ematologia e Centro trapianti midollo osseo dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta dal prof. Franco Aversa.

I laboratori si spostano dalla vecchia sede della Clinica medica nei locali riqualificati al piano terra del padiglione Centrale (ex Monoblocco) a fianco del servizio trasfusionale. Una nuova sede che oltre a garantire alti standard di qualità è stata arricchita da importanti apparecchiature, acquistate anche grazie al contributo di molti benefattori, che consentiranno l'applicazione di innovative terapie cellulari per la cura delle malattie del sangue. Il taglio del nastro è previsto per sabato 16 dicembre alle ore 11. Interverranno il Magnifico Rettore dell'Università di Parma, Paolo Andrei, il direttore generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Massimo Fabi, i donatori e le associazioni di volontariato che hanno sostenuto il progetto e i professionisti della struttura di cura dell'Ospedale Maggiore.

In occasione dell'inaugurazione sarà fatto il punto sulle attività della struttura, i progressi della ricerca e sulle nuove terapie di cura. Il programma:

Sabato 16 dicembre, ore 11
Inaugurazione Laboratori di Ematologia e CTMO
Ingresso dal Servizio Trasfusionale pad.
L'entrata è sotto la rampa del padiglione Monoblocco

Ore 11.30 presentazione del Centro e delle donazioni
Sala Congressi Aula G
Ingresso consigliato via Abbeveratoia
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma
Via Gramsci 14, Parma

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Il 28 e 29 novembre il corso teorico-pratico di laparoscopia, con tecniche eseguite e discusse in diretta video, organizzato dalla struttura di Urologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.

27 novembre 2017

Niente tagli, minor dolore post-operatorio, mantenimento delle funzionalità degli organi, radicalità oncologica, precoce ripresa di tutte le attività fisiche, nonché migliore continenza urinaria e conservazione della potenza sessuale in caso di intervento alla prostata. Sono i preziosi vantaggi della chirurgia laparoscopica, in campo urologico.

Per fare il punto sull'importanza e sul ruolo della chirurgia laparoscopia la struttura di Urologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta da Umberto Vittorio Maestroni, organizza per martedì 28 e mercoledì 29 novembre il corso teorico e pratico di Laparoscopia.
L'iniziativa metterà a confronto le più avanzate tecniche di laparoscopia e si sviluppa principalmente su interventi di Live Surgery, con discussione collettiva dei casi, al fine di garantire il massimo livello di interazione e condivisione tra i presenti. In particolare, verranno utilizzate le ultime tecnologie di visione in 3D, con uno spazio anche per la proiezione di interventi registrati. Verrà riservato ampio spazio alla discussione, al fine di stimolare un confronto professionale e sanare dubbi o problematiche in relazione ai diversi approcci chirurgici utilizzabili per la risoluzione delle problematiche oncologiche renali e prostatiche.

"Il nostro Ospedale investe sia sulla formazione dei professionisti, sia sul potenziamento delle attrezzature, al fine di raggiungere elevati livelli di esperienza. Numerosi sono stati, infatti, negli ultimi decenni i progressi tecnologici e metodologici della disciplina urologica dove si riconosce ormai alle tecniche mini-invasive una rilevante 'superiorità' in termini di risultati oncologici e funzionali rispetto alla maggior parte delle tecniche tradizionali, pur restando sempre fondamentale la preparazione dell'operatore, oltre che l'esperienza del centro ospedaliero di riferimento", spiega Umberto Vittorio Maestroni direttore della struttura di Urologia del Maggiore di Parma.

La struttura di Urologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma è specializzata nella diagnosi e cura delle patologie urologiche e dell'apparato genitale. I professionisti afferenti alla struttura eseguono ogni anno oltre 2.000 interventi, utilizzando le differenti tecniche chirurgiche a disposizione, da quella tradizionale o a cielo aperto, alla percutanea, endoscopica e laparoscopica delle alte e basse vie urinarie, nonché interventi sull'apparato genitale maschile e femminile; protesica urinaria e peniena. Proprio per quanto riguarda la chirurgia laparoscopica, regina delle tecniche mini-invasive, Parma è divenuta centro di riferimento in Italia, essenzialmente grazie alla presenza e all'esperienza maturata sul campo da un team di medici, afferenti alla struttura, che svolgono anche attività didattica e di ricerca in ambito chirurgico.

(Fonte: Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma)

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Giovedì, 23 Novembre 2017 07:31

Vaccini, sì all'obbligo a scuola

Sanità. Vaccini, sì all'obbligo a scuola: la Consulta respinge i ricorsi della Regione Veneto. Il presidente Bonaccini e l'assessore Venturi: "Grande soddisfazione per una sentenza che ribadisce quanto abbiamo sempre detto: la strada delle vaccinazioni obbligatorie era e rimane quella giusta"

Il commento a seguito della decisione con cui la Corte Costituzionale ha respinto le questioni di legittimità promosse sul decreto legge del governo in materia di vaccinazioni obbligatorie per i minori fino ai 16 anni di età

Bologna - "Da parte nostra non possiamo che esprimere soddisfazione, perché anche la sentenza della Corte Costituzionale ribadisce quanto la Regione Emilia-Romagna crede, e ha sempre creduto: la strada delle vaccinazioni obbligatorie, che per primi abbiamo imboccato, era e rimane quella giusta".

Queste le parole del presidente, Stefano Bonaccini, e dell'assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, alla notizia del respingimento, da parte della Consulta, delle questioni di legittimità costituzionale promosse dalla Regione Veneto sul decreto legge del governo 73/2017, convertito nella legge 119/2017, in materia di vaccinazioni obbligatorie per i minori fino ai 16 anni di età.

"Di fronte al calo consistente della copertura, noi ci siamo mossi subito- aggiungono Bonaccini e Venturi- e stiamo già vedendo i risultati, cioè l'aumento dei vaccinati. Abbiamo però sempre auspicato una misura nazionale, che non si è fatta attendere. Siamo di fronte a scelte estremamente importanti per la salute pubblica, proprio perché tutelano al tempo stesso l'individuo e la collettività. E che, dunque, spettano giustamente al legislatore nazionale"./CV

Il consigliere affronta il caso di un degente deceduto e chiede lumi su profili professionali, riduzione di personale e tempi di attesa al pronto soccorso

Malgrado i 15,6 milioni di euro di investimenti all'ospedale di Vaio, nel comune parmense di Fidenza, persistono i disservizi.

La denuncia, con un'interrogazione rivolta alla Giunta, arriva da Galeazzo Bignami di Forza Italia.

Una parte dei lavori, si legge nell'atto ispettivo, "inerente alla ristrutturazione del pronto soccorso, è terminata nell'autunno del 2016, mentre il cantiere per la realizzazione della lungodegenza e di altri servizi sanitari è ripartito da poco tempo in seguito a un periodo in cui lavori sono stati fermi a causa della situazione di insolvenza del colosso cooperativo Unieco, impresa aggiudicataria dei lavori".

Negli ultimi anni, spiega il consigliere, "l'ospedale di Vaio avrebbe avuto un progressivo depauperamento delle eccellenze professionali nei singoli reparti, compreso il pronto soccorso, e non sarebbe stata garantita una continuità di profili professionali in servizio".

Peraltro, prosegue, "il 31 ottobre scorso si è verificato il decesso di un degente ricoverato nella struttura".

Bignami chiede quindi all'esecutivo regionale chiarimenti relativamente al tema dei profili professionale presenti nella struttura, sul problema della riduzione di personale e sulla questione dei tempi di attesa al pronto soccorso. Sul decesso di ottobre, vuole sapere "se esistono segnalazioni sulla conduzione dell'unità operativa di Chirurgia dell'ospedale precedenti al grave episodio e le conseguenti reazioni dell'Ausl".

(Cristian Casali)

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Chiusura del punto vaccini di Busseto. Il punto con l'Assessore Elisa Guareschi e il Sindaco Giancarlo Contini sulla chiusura del servizio vaccini del Paese. (Video amministrazione Comunale di Busseto)

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La Sala Ibrida rende possibile effettuare la diagnosi e interventi con velocità e sicurezza. Al via la campagna di raccolta fondi con ROCK NO WAR. Un investimento di oltre due milioni di euro. L'obiettivo della campagna è acquistare l'angiografo digitale da 1 milione di euro.

Modena, 23 ottobre 2017

Tutti insieme per la sala operatoria del futuro. Questo è lo slogan della campagna di raccolta fondi organizzata dall'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena con il supporto di ROCK NO WAR Onlus che prende ufficialmente oggi avvio lunedì 23 ottobre 2017.

L'obiettivo è rendere possibile la costruzione, all'Ospedale Civile di Baggiovara della Sala Ibrida della Provincia di Modena. Stiamo parlando di una sala operatoria all'avanguardia, un grande spazio che contiene apparecchiature radiologiche tra le quali un angiografo di grande potenza. In questo unico ambiente gli specialisti potranno effettuare una diagnosi immediata e contemporaneamente, senza spostare il paziente, agire in modo più rapido preciso e sicuro.

"Gli Ospedali di Modena – ha spiegato Ivan Trenti, Direttore Generale dell'AOU di Modena – hanno la necessità di avere una sala ibrida. Per migliorare la qualità dell'assistenza del trauma center, ma soprattutto perché sono presenti tutte le professionalità cliniche per poter utilizzare al meglio questa tecnologia, assicurando così ai nostri cittadini interventi più sicuri, veloci e mininvasivi. Per dotarci di una sala ibrida abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Sin d'ora ringrazio il Comitato promotore e la ONLUS ROCKNOWAR per la collaborazione che ci hanno assicurato per raggiungere insieme questo importante obiettivo."

È una sala dove si trattano patologie in urgenza e patologie complesse in un modo corale, come in un'orchestra, grazie a un team in cui i diversi specialisti operano insieme e mettono a disposizione le proprie competenze. Si tratta di un investimento da circa 2.200.000 di euro. L'Azienda Ospedaliero – Universitaria finanzierà i lavori edilizi e di impiantistica, mentre 1 milione di euro sarà destinato all'acquisto dell'Angiografo indispensabile per la realizzazione dell'intero progetto.

"Rock No War ha aderito con convinzione a questo progetto – ha commentato il presidente Giorgio Amadessi – perché realizzare la sala Ibrida sarà un vantaggio per tutti i modenesi, quindi per tutti noi che potremo avere a disposizione una tecnologia all'avanguardia al servizio di tutti. L'angiografo è il cuore tecnologico della Sala Ibrida. È per il suo acquisto che abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti".

La Sala Ibrida sarà collocata all'Ospedale Civile di Baggiovara al 3 piano del corpo 9, in un'area attigua al Blocco Operatorio di circa 300mq complessivi dei quali 75mq per la sala operatoria e i rimanenti occupati dai locali di supporto e sala di controllo dell'angiografo.

"Abbiamo scelto declinare la campagna di comunicazione partendo dall'idea di un'orchestra – aggiunge Maurizia Gherardi, Direttore del Servizio Comunicazione – perché in una sala ibrida i diversi specialisti possono lavorare assieme come tanti orchestrali, per un risultato comune. Inoltre abbiamo voluto rappresentare lo sforzo di tutta la città che si muove all'unisono per realizzare un importante obiettivo, l'acquisto dell'angiografo digitale. Il set fotografico si è svolto sul prestigioso palco del Teatro Comunale. Per questo motivo siamo grati alla Fondazione Teatro Comunale e all'Istituto Orazio Vecchi – Tonelli per la preziosa collaborazione."

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Cos'è la Sala Ibrida

La Sala Ibrida è una Sala Operatoria ad alta tecnologia, dove sono presenti diverse apparecchiature radiologiche tra le quali un angiografo di grande potenza. È un ambiente chirurgico, quindi sterile, un unico ambiente dove si può effettuare una diagnosi immediata e, contemporaneamente, senza spostare il paziente, si possono eseguire le procedure chirurgiche. Questo consente di agire con più precisione e sicurezza per il paziente, perché l'intervento chirurgico può essere adattato all'evolversi del quadro clinico, controllando il risultato in tempo reale.

Grazie alle professionalità e alle nuove tecnologie è possibile intervenire con tecniche ancora più mini-invasive, cioè basate su piccole incisioni chirurgiche che comportano la riduzione delle complicanze e un netto miglioramento dei tempi di recupero del paziente. Una caratteristica che aiuta i chirurghi a intervenire su un'importante percentuale di malati, che altrimenti sarebbe esclusa dalla possibilità di un'operazione.

Il vantaggio della Sala ibrida è legato quindi all'urgenza, all'emergenza e alla traumatologia: il paziente arriva direttamente in sala operatoria non c'è perdita di tempo perché la diagnosi e la cura sono quasi contemporanee. La sala ibrida consente anche di svolgere una vasta gamma di interventi anche nelle patologie complesse di tipo vascolare, cardiologiche, neurochirurgiche, urologiche e gastroenterologiche.

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La campagna di raccolta fondi per l'acquisto dell'angiografo

Il 23 di ottobre 2017 parte ufficialmente la raccolta fondi lanciata dall'Azienda Ospedaliero - Universitaria grazie alla collaborazione di ROCK NO WAR ONLUS che gestisce direttamente le donazioni. Chiunque voglia e possa contribuire alla raccolta fondi può effettuare il proprio versamento tramite Bonifico bancario sul conto corrente "SALA IBRIDA" attivato da ROCK NO WAR ONLUS, presso la Banca Interprovinciale, filiale di Formigine (IBAN IT62O0339566780CC0020011937).

Tutti i dettagli sono disponibili sul sito web www.salaibridamodena.it  e sul sito di ROCK NO WAR. Grazie a ROCK NO WAR che usufruisce dei vantaggi fiscali delle ONLUS, sarà possibile recuperare parzialmente quanto donato in base alla normativa vigente.

Un'orchestra al lavoro: la parola ai professionisti

Marco Barozzi, Direttore Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso.

"Sono molti i vantaggi che la sala ibrida può dare in condizioni di emergenza, in aiuto di quei pazienti che arrivano al pronto Soccorso con gravi emorragie e che devono essere sottoposti a un intervento diagnostico e uno terapeutico. Poter concentrare entrambi questi momenti in una sola sala, è decisivo in un ambito, quello dell'urgenza, dove la velocità è spesso la discriminante tra la vita e la morte"

Elisabetta Bertellini, Direttore Anestesia e Rianimazione.

"La Sala Ibrida è vicina alla terapia Intensiva e consente quindi di poter intervenire più volte sul paziente, nella massima sicurezza possibile, sia nei casi di patologie vascolari, sia nei grandi traumi".

Giampaolo Bianchi, Direttore Urologia.

"L'utilizzo della sala ibrida in Urologia si inserisce soprattutto nel trattamento della calcolosi urinaria per la tecnica endoscopica chiamata litotrissia percutanea, nella quale la possibilità di vedere immagini tridimensionali delle cavità renali consente maggiore precisione di intervento e, quindi, migliori risultati soprattutto in pazienti con problematiche particolari".

Rita Luisa Conigliaro, Direttore Endoscopia Digestiva.

"Nell'Endoscopia digestiva la Sala Ibrida è fondamentale soprattutto nella terapia della patologia bilio-pancreatica perché consente diagnosi molto sofisticate e, a seguire, un'interventistica di alto livello, spesso in procedure combinate con altre equipe."

Giacomo Pavesi, Direttore Neurochirurgia.

"La Neurochirurgia si basa sulla visione. L'acquisizione di una tecnologia che ci permetta di vedere meglio va nella direzione di una maggior sicurezza durante la manipolazione di strutture come i nervi e il cervello che sono molto delicate"

Micaela Piccoli, Direttore Chirurgia Generale, d'Urgenza e Nuove Tecnologie.

"Il paziente traumatizzato è un paziente difficile da trattare, al quale dobbiamo dare risposte con la miglior tecnologia possibile che consenta di effettuare la diagnostica per immagine durante l'intervento chirurgico per risparmiare tempo prezioso e trattare tutte le lesioni nella massima sicurezza."

Roberto Silingardi, Direttore Chirurgia vascolari.

"Spesso nei grandi traumi esiste anche una forte componente vascolare che necessita di ridurre il più possibile la distanza tra diagnosi e terapia. Ancora, nelle patologie dell'aorta toracica e addominale noi possiamo intervenire con nuovi materiali, nuovi cateteri che hanno grandi potenzialità ma devono essere impiantati in una Sala Ibrida, perché necessitano di immagini ad altissima risoluzione".

Stefano Tondi, Direttore Cardiologia.

"La Sala Ibrida ci consentirà di svolgere interventi di cardiologia strutturale, quindi non solo intervenire sulle urgenze coronariche ma anche impiantare le valvole cardiache in modo mini-invasivo."

Pietro Torricelli, Direttore Dipartimento Diagnostica per Immagini.

"Il contributo che la Radiologia può dare all'utilizzo della sala ibrida è molto importante. Essa supporta il chirurgo nella gestione di pazienti politraumatizzati che presentano spesso emorragie molto estese che vengono trattate con tecniche di embolizzazione. Il neuroradiologo, poi, gestisce assieme al chirurgo le patologie vascolari, come gli aneurismi cerebrali.

 

Ufficio Stampa Azienda Ospedaliera Unuversitaria di Modena

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