Comune di Piacenza
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Il diario di Elisa Vezzulli, arrivata in Senegal la notte tra l'8 e il 9 agosto con il progetto Kamlalaf. -
Piacenza, 10 agosto 2015
Ripercorre i primi giorni del suo viaggio con Diaspora Yoff, accompagnata da Ismaila Thioune dell'associazione, il diario di Elisa Vezzulli, arrivata in Senegal la notte tra l'8 e il 9 agosto con il progetto Kamlalaf.
Sabato 8, ore 16, Malpensa.
Una valigia. Per metterci progetti ed obiettivi. Ricordi. Tante calze, perchè non si spaiano solo a casa. Speranze. Portafortuna. Buona musica. Un libro. Aspettative. Rimpianti. Rimorsi. Le salviettine usa e getta. Troppe creme, che alla fine non usi mai. Sogni. Una foto di noi insieme. La vita con qualcuno. E la vita con me stessa. Semplicemente una valigia per un viaggio. Che è felicità.
Sabato 8, ore 21.30, Casablanca.
Quando condividi un viaggio con qualcuno, quel qualcuno diventa parte della tua vita. È inevitabile. C'è quel signore di Casablanca che sta tornando a casa dalla sua famiglia per vedere come procede la costruzione della casa che sta costruendo con i soldi di anni di lavoro a Reggio Emilia. Solo.
C'è la figlia del pilota, 5 anni, che aspetta seduta vicino al finestrino, al posto 23F, che il papà la riporti a casa. C'è l'ostetrica di Torino che sta andando a supervisionare il progetto della Ong per cui lavora, a Saint Louis. Ci sono i tre milanesi imbruttiti di 50 anni in vacanza. E poi ci sono io. Che dove vado di preciso, e intendo nella vita, non l'ho ancora capito. Ma l'importante è non fermarsi, dicono.
È l' 1.31 di notte, fuso di Dakar. Finalmente arriviamo. In macchina verso la casa che mi ospiterà, la curiosità vince sulla stanchezza. Le strade sono piene. Strapiene di gente. I negozi aperti. I bambini ancora svegli. Nella notte, in cui di solito tutto finisce, qui nulla e nessuno sembra voler dormire.
Domenica 9, ore 11, Dakar.
Giornata di riposo dopo il viaggio, prima dell'intenso programma di, purtroppo, solo una settimana. Piove. Due misere gocce d'acqua finalmente, diremmo noi. Noi che le agogniamo da settimane, nel caldo storico della pianura padana. Ma qui la pioggia fa sul serio. Che le strade sono allagate e piene di gente coi secchi in mano. Eppure non smettono di pullulare di gente, che vende, chiacchiera, ride, fa la spesa e vende alle bancarelle. In fondo si va in giro lo stesso, come se niente fosse. Senza neanche l'ombrello. Come se fossere solo due gocce d'acqua, finalmente.
Mi rattrista solo l'amarezza di chi, dopo due anni lontano da casa, e i sacrifici fatti per tornare, d'ogni tanto, non vede nulla di cambiato. Nulla di migliore. Nessuna strada che non si allaghi più, quando piove.
Domenica 9, ore 20, Yoff.
C'è differenza di etá, colore della pelle, lingua, cultura e religione. Eppure ci siamo conquistate subito. È bastato un sorriso. C'è per forza qualcosa che va al di la di tutte queste differenze e ci unisce tutti. Non so cosa sia di preciso. Ma sicuramente è un elemento molto più forte di tutti questi messi assieme. Mi piace pensare sia questo l'amore, quello vero. Primitivo. Tra esseri umani. Semplicemente.
(fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Nuova tappa del viaggio in Perù con Danila Pancotti di ProgettoMondo Mlal, nell'ambito di Kamlalaf, per Patrizia Chiappa ed Elena Carrà, partite il 16 luglio scorso e in procinto di rientrare mercoledì 5 agosto. -
Piacenza, 3 agosto 2015 -
Finalmente siamo arrivate sulle Ande, dove siamo state accolte da Vanni De Michele, un cooperante italiano che collabora con ProgettoMondo Mlal. Vanni si occupa del "Sumaq Llankay", parola quechua che significa economia solidale: il progetto contribuisce al rafforzamento delle organizzazioni locali, gestite per la maggior parte da donne, di quattro province andine, al fine di incentivare lo sviluppo economico del territorio.
Come prima tappa abbiamo visitato alcune associazioni di produttori locali e di artigianato tessile nel distretto di Pitumarca, dove siamo state accolte con un lauto pranzo a base di huatya (patate cotte nella terra), mais e riso. Abbiamo assistito anche all'inaugurazione di un negozio di un'associazione tessile. Un altro partner del progetto di economia solidale è Gies Canchis, un'associazione creata nel 2009 che raggruppa produttori che si dedicano ad attività di artigianato, prodotti biologici, medicina naturale, promuovendo un consumo etico. Nella sede di Gies Canchis siamo state accolte da Gloria, partner di progetto e da Pedro, promotore, i quali ci hanno illustrato come lavora un gruppo di artigiani andini. Abbiamo visitato un negozio solidale che vende prodotti tessili delle associazioni affiliate a Gies. In seguito alcune donne ci hanno spiegato come vengono prodotte e lavorate le erbe per la produzione di medicinali naturali. L'accoglienza che ci hanno riservato è stata speciale, in quanto hanno organizzato per noi una "challa", un rito ancestrale andino di buon auspicio per il viaggio. Nella stessa giornata abbiamo visitato una pelletteria affiliata a Gies, dove viene lavorata la pelle di alpaca e di ovino con il fine di produrre peluches di alpaca, tappeti, cappelli, pantofole. Abbiamo assistito alla preparazione di alcuni orsetti che verranno poi venduti in alcune città italiane, tra cui Piacenza, durante i mercatini di Natale.
Il giorno seguente da Sicuani ci siamo spostati verso Ayaviri, un'altra cittadina andina, dove abbiamo incontrato l'equipe tecnica del progetto "Sumaq Llankay" per quanto riguarda il distretto di Puno. Insieme a Victoria, Milagros, Grober, Simeon, Felicitas, Percy abbiamo visitato l'associazione Tikary Pampa nella comunità di Jatun Sayna, nel distretto di Macari, provincia di Melgar. La responsabile del progetto che riguarda la produzione di quinoa è una donna andina, molto intraprendente, di nome Yoni, la quale ci ha illustrato i vari processi mediante i quali viene coltivata e lavorata la quinoa. Yoni è stata molto disponibile e ci ha concesso una piccola intervista, nella quale ci ha spiegato quale ruolo riveste la donna sia all'interno della società che all'interno delle associazioni lavorative. Si è soffermata sulle difficoltà che deve affrontare una donna che ricopre un ruolo di responsabilità. La frase che più ci ha colpite è stato quando ha affermato che l'uomo e la donna differiscono solo per il sesso, ma possono lavorare e gestire la casa allo stesso modo. Per il pranzo siamo state accolte dalla comunità di Tikary Pampa che ci ha preparato un piatto tipico: la "pesq'ue", un piatto di quinoa cucinata con latte e formaggio.
Nel pomeriggio siamo state invitate in Comune dal sindaco di Macari che ci ha accolti come visitatori speciali. In questa occasione sono stati invitati tutti i rappresentanti delle varie associazioni di lavoratori andini, i quali hanno esposto le loro attività. Come omaggio ci hanno offerto i prodotti delle varie associazioni.
Questi giorni sulle Ande sono stati per noi intensi e pieni di energia positiva, sia grazie a Vanni che ci ha trasmesso la passione e l'amore con il quale svolge il suo lavoro, sia per le persone che collaborano in questi progetti, che nonostante le difficoltà, gestiscono con determinazione e volontà il loro lavoro. Grazie per la calorosa accoglienza che ci ha permesso di farci sentire parte, anche se per pochi giorni, della vostra comunità.
Arrivederci Ande!!!
Elena e Patrizia
(fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Il viaggio nella penisola balcanica, con Francesco Millione e Davide Marchettini della Caritas Diocesana, nell'ambito del progetto Kamlalaf, promosso dal Comune di Piacenza in collaborazione con il Centro di servizio per il volontariato Svep e diverse associazioni di volontariato del territorio. -
Piacenza, 1 agosto 2015 -
Valentina Porcu e Silvia Manini raccontano la tappa conclusiva del loro viaggio nella penisola balcanica, accompagnate da Francesco Millione e Davide Marchettini della Caritas Diocesana, nell'ambito del progetto Kamlalaf.
"Da Dubrovnik inizia il nostro viaggio di rientro verso casa. Siamo sulla costa croata, e ci pare di essere in un altro mondo. Abbiamo lasciato alti monti dalle rigogliose pareti di verdissima vegetazione, separate fra loro da innumerevoli tornanti fatti di canyon d'acqua limpida, per trovare monti altrettanto alti ma aridi e brulli, che circondano la cittadina a picco sul mare, tanto da renderla calda e afosa, quasi invivibile. Alterniamo quindi le visite alle meravigliose mura di cinta e al centro storico, con un breve tuffo nelle acque limpide della prima spiaggetta cittadina raggiungibile a piedi. E' una città che ben rappresenta il nostro percorso di servizio civile presso la Caritas di Piacenza. Abbiamo imparato come la realtà può essere osservata da svariati e differenti punti di vista: la si può guardare dall'alto, come fossimo sulla linea della funicolare che ci ha portato in cima ad una montagna per vedere la città; la si può guardare girandoci intorno osservandola dall'esterno, come abbiamo fatto percorrendo le mura; la si può guardare dall'interno, come abbiamo fatto vivendo la città tra la sua gente e nei suoi scorci più intimi. Abbiamo appena il tempo di assaporare l'aria salmastra di questa città Patrimonio dell'Umanità, che è già tempo di ripartire.
Ci spostiamo quindi leggermente verso l'interno, tornando in Bosnia-Erzegovina. La città che secondo le previsioni meteo doveva riservarci un caldo torrido in realtà ci accoglie con un rinfrescante acquazzone che dura giusto il tempo di permetterci di godere di uno spettacolo inaspettato: i tuffi dal Ponte Vecchio. Mostar e il suo ponte hanno un ruolo cruciale nella storia della Bosnia-Erzegovina: il 9 novembre 1993 venne distrutto durante il conflitto fra le forze croate e quelle bosniache, che poco prima avevano combattuto insieme per liberare la città dalle forze serbe. I tuffi che si dice siano iniziati con la creazione del Ponte stesso (1565), sono stati interrotti solo nelle circostanze peggiori quali la guerra appunto, e il segno della loro ripresa sono un po' il segno della ripresa dell'intera città. Il ponte venne infatti ricostruito nel 2004 e venne dichiarato, insieme alla città vecchia, Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
Nel viaggio di rientro verso casa, ci fermiamo a Banja Luka, la seconda più grande città della Bosnia-Erzegovina e capitale de facto della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina; con gli accordi di pace di Dayton del 1995 infatti, il territorio è stato suddiviso in Repubblica Serba e Federazione della Bosnia ed Erzegovina, suddivisione che dovrebbe rispecchiare la distribuzione territoriale dei diversi gruppi etnici, ma che in realtà non si avvicina neppure lontanamente a qualcosa di omogeneo (basti pensare che la sola Federazione conta una ripartizione a sua volta in dieci cantoni suddivisi per etnie). Abbiamo giusto il tempo di visitare il Castello medioevale che affianca il fiume Vrbas, e più nient'altro: 800 km si strada ci aspettano e alle prime ore della giornata del 25 luglio si parte.
I viaggi di conoscenza sono occasioni uniche e irripetibili per potersi avvicinare a culture diverse dalla nostra e che scardinano l'idea che abbiamo di "noi", mondo occidentale, come centrali rispetto al resto del mondo. Perché decidere di farne uno? Si ha paura di ciò che non si conosce; grazie alle esperienze di conoscenza, come le opportunità offerte da Kamlalaf, si superano questi timori e viene favorita l'apertura verso l'altro, il diverso da sé. Il dialogo e il confronto permettono di arricchire se stessi e ciò che ci circonda; in particolare, l'esperienza balcanica ci insegna come una piccola scintilla possa innescare reazioni dolorose e inaspettate, che potrebbero realisticamente concretizzarsi ovunque e in qualsiasi momento nel mondo. E' importante quindi lavorare costantemente sulle relazioni fra le persone, come ci hanno insegnato con le loro testimonianze coloro che abbiamo incontrato.
Un grande ringraziamento dunque al Comune e agli sponsor, che hanno contribuito finanziariamente ad una parte delle spese di viaggio; un ringraziamento speciale a Gianluca Sebastiani, che ci ha seguito nel breve percorso formativo prima della partenza, fornendoci validi strumenti per affrontare al meglio il viaggio che ci attendeva, e ad Osvaldo Fusi Presidente dell'Associazione Piccolo Mondo, che ci ha gentilmente ospitato presso la sede dell'associazione stessa; un altrettanto speciale ringraziamento ai nostri accompagnatori, Francesco Millione e Davide Marchettini, operatori della Caritas Diocesana di Piacenza-Bobbio, che hanno messo a nostra disposizione il loro tempo e le loro conoscenze del territorio, nonché le preziose abilità da piloti che nei 2800 km di strada si sono rivelate indispensabili.
Per chi fosse interessato a saperne di più, dopo il periodo estivo si terrà un incontro di restituzione dell'esperienza di viaggio alla cittadinanza."
(fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)