Revocare le pensioni che l'Italia ancora versa nella ex Jugoslavia a coloro che militarono nell'esercito titino nonché l'onorificenza del cavalierato di Gran Croce concessa allo stesso Tito nel 1969.
E' quanto chiede il senatore di Forza Italia, Enrico Aimi, annunciando una interrogazione al Ministro dell'Interno e al Ministro del Lavoro alla vigilia del Giorno del Ricordo. "Dopo decenni di negazionismo la legge istitutiva del Giorno del Ricordo riconobbe i sanguinosi fatti legati all'eccidio di migliaia e migliaia di connazionali per mano dei partigiani comunisti del maresciallo Tito, conferendo dignità e memoria storica a quanti furono trucidati e infoibati - spiega Aimi -. Da molti anni ormai gli organi di stampa, attraverso dettagliate inchieste giornalistiche, si occupano di quello che è stato definito uno 'scandalo tutto italiano': l'erogazione della pensione INPS a coloro che militarono nell'esercito jugoslavo e che, negli anni atroci che seguirono la Seconda Guerra Mondiale, si macchiarono di numerosi ed efferati crimini nei confronti di nostri connazionali".
"Pensioni erogate per una interpretazione a mio parere discutibile di una direttiva europea - prosegue Aimi -. Tra coloro che hanno percepito la pensione fino alla morte troviamo, a titolo di esempio, Ciro Raner capo del campo di concentramento jugoslavo di Borovnica e Mario Toffanin conosciuto come comandante Giacca, che nel '45 si rese responsabile del massacro delle Malghe di Porzus".
"Non meno paradossale il fatto che al maresciallo Tito fu assegnato, nel 1969, il cavalierato di Gran Croce, onorificenza mai revocata o messa in discussione. Negli anni numerose e ripetute sono state le richieste, provenienti dalle associazioni rappresentative degli esuli, di cancellazione delle onorificenze a Tito e ai suoi uomini per indegnità. Sono tutte questioni che rappresentano una ferita ancora aperta in quel percorso di riappacificazione storica di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno", conclude Aimi.
La Repubblica italiana, con la legge n.92 del 30 marzo 2004, ha istituito il Giorno del Ricordo come solennità nazionale civile, da celebrarsi il giorno 10 febbraio di ogni anno, per conservare e rinnovare il ricordo delle vittime delle foibe e dell'esodo degli istriani, fiumani, giuliani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
La data prescelta, 10 febbraio, è il giorno in cui nel 1947 fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l'Istria e la maggior parte della Venezia Giulia.
Quest'anno a Modena il Giorno del Ricordo viene celebrato lunedì 12 febbraio, sempre in Piazzale Natale Bruni, dove si trova il monumento di pietra carsica in memoria dei 17mila italiani morti nelle foibe e dei 350mila italiani profughi dalle terre d'Istria di Fiume della Dalmazia.
Alla cerimonia saranno presenti il Sindaco di Modena e il Presidente del Comitato Provinciale dell'Associazione Venezia Giulia e Dalmazia.
Celebrazione del 12 febbraio (In allegato il Programma in pdf)
ore10.45 - Piazza Natale Bruni
Benedizione del Monumento dedicato ai Martiri delle foibe e deposizione di una corona d'alloro - Preghiera dell'Infoibato
ore 11.00 - Chiesa Monumentale Tempio dei Caduti
Santa Messa celebrata da S.E. Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo Abate di Modena - Nonantola
A seguire la consegna dell'onorificenza "Benemerente ANVGD" al Sindaco di Modena
Uno spostamento di data che non convince il Consigliere regionale e candidato al Senato di Forza Italia, Enrico Aimi, che attraverso un comunicato stampa esprime il suo disappunto: 'Assurdo spostamento di data. Modena non ha perso il vizio di distinguere vittime di serie A da vittime di serie B'. 'Non si è mai visto che cerimonia così importante come quella in memoria delle vittime del comunismo titino, fissata anche da una legge dello stato il 10 febbraio, sia spostata di due giorni. E' come celebrare il 25 aprile il giorno 27. Roba da non credere. Si tratta molto di più di una caduta di stile da parte del Comune, che evidentemente può accadere solo in questa città che evidentemente non ha perso il vizio di operare ancora a distanza di tanti anni una distinzione tra vittime di serie A e vittime di serie B".