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Confesercenti Modena sugli orari dei negozi: "La legge va cambiata. Lo chiediamo noi, le imprese e soprattutto i cittadini. Rigettati i sei giorni di chiusura obbligatori l'anno. Si parte da almeno dodici" -
Modena, 10 ottobre 2014 -
Apertura continua delle attività commerciali anche 24h su 24, festivi e domeniche comprese e soppressione della mezza giornata di riposo settimanale. In altre parole: l'effetto diretto delle liberalizzazioni introdotte dal Governo Monti.
"Una normativa che va assolutamente riveduta – afferma Confesercenti Modena – gli effetti dell'avvitamento causato dalla combinazione di questa legge con la crisi economica e dei consumi, unitamente all'assenza di credito, ha provocato nel Paese, nei due anni di vigenza la chiusura di oltre 124 mila attività di cui quasi 2.000 sul territorio modenese. E non siamo i soli a chiederne la revisione, sono soprattutto i cittadini. Secondo un sondaggio Confesercenti-Swg il 67% degli italiani ritiene che in soli due anni il proprio quartiere ha visto diminuire nettamente i negozi di vicinato, precisando che i negozi di cui erano clienti abituali non ci sono più; mentre il 59% del campione da ragione a chi ritiene che la normativa della "liberalizzazione selvaggia" vada rivista". Questi dati ribadisce Confesercenti sono stati illustrati anche alla Camera dei Deputati per riaffermare la forte insoddisfazione nei confronti dell'approvazione del provvedimento sugli orari dei negozi da Parte del Parlamento e che ora è al vaglio del Senato."
"Le vie commerciali delle nostre città – rileva l'Associazione imprenditoriale - tra cui anche Modena ed i centri del suo territorio provinciale, tralasciando la grave situazione che ancora resta nei comuni terremotati, presentano sempre più file di saracinesche abbassate. Che significano sì attività chiuse, ma anche posti di lavoro persi. Gli effetti della liberalizzazione senza regole e la crisi, utile ricordarlo hanno prodotto più di 100 mila posti di lavoro perduti nel Paese, solo fra il 2012 e il 2013".
"Riteniamo quindi fondamentale evitare il collasso di altre piccole e piccolissime imprese, con due o meno dipendenti, fondamentali per la crescita del territorio. Per questo continueremo ad insistere perché la legge sugli orari, ora al Senato sia modificata in direzione di un maggiore equilibrio, sostenendo le regioni che hanno richiesto un referendum per la revisione della deregulation, e per il quale solo a Modena abbiamo raccolto 4000 firme", aggiunge Confesercenti.
"È falso quindi affermare che 'ce lo chiede l'Europa': la liberalizzazione si è rivelata inefficace sui consumi e sull'occupazione. La stessa concorrenza ha subito distorsioni gravi a scapito delle piccole superfici: ormai il 74% del commercio alimentare è in mano alla gdo come il 59% del no-food. La riduzione delle vendite ha reso più drammatica la situazione dei piccoli esercizi. Senza contare un numero sempre crescente di negozi sfitti (oltre 600mila in Italia). Non ci accontentiamo quindi di una risoluzione che sancisce 6 giorni di chiusura obbligatoria all'anno il cui beneficio va ancora una volta alla grande distribuzione. Meglio sarebbe quindi partire dal testo originale del provvedimento di legge che prevedeva 12 chiusure obbligatorie l'anno. Numero che andrebbe declinato con flessibilità introducendo la possibilità da parte dei Sindaci di modificarle a seconda delle esigenze del territorio", conclude Confesercenti che a riguardo chiederà quanto prima un incontro ai senatori modenesi affinché ci sia da parte loro un impegno proteso alla modifica della legge in questione ritenuta al momento insoddisfacente da parte dell'Associazione e delle categorie rappresentate.
(Fonte: Confesercenti Modena)
Prende il posto di Roberto Bernaroli. "E' fondamentale il sostegno alle pmi nei centri della bassa. Prioritari accesso al credito, sburocratizzazione e ricostruzione" -
Modena, 9 ottobre 2014 -
Cambio ai vertici di Confesercenti Area Nord. Da qualche giorno il consiglio dell'Associazione imprenditoriale ha eletto alla presidenza Marco Rossi. Subentra a Roberto Bernaroli che ha lasciato il mandato dopo un quadriennio. 54 anni, ingegnere elettronico e libero professionista Rossi, residente a Medolla, faceva già parte del consiglio di Confesercenti.
Già al momento dell'insediamento ha condiviso la proposta del sindaco di Mirandola Maino Benatti di un comune unico per la bassa modenese, "Anche se – ribadisce – sono tanti temi cruciali per il nostro territorio, al centro del pericoloso avvitamento scaturito dagli effetti del sisma e dalla difficile situazione economica. In ballo c'è un tessuto imprenditoriale che rischia di scomparire se non adeguatamente sostenuto. Tessuto fatto di migliaia di piccole e piccolissime imprese che in passato hanno significato crescita e sviluppo e che possono essere le nuove fondamenta per la ripartenza dell'intero territorio."
E sono diverse le priorità che Rossi ha posto sotto la lente. "In primo luogo la burocrazia. Lenta, faticosa e fortemente burocratizzata è la ricostruzione dei centri storici, dei comuni colpiti dal sisma, vitali per comunità ed economia locale. Ci impegneremo per sollecitare tutti gli attori coinvolti, dalla neo Amministrazione provinciale, a quelle comunali, rapportandoci e dialogando con loro al fine di trovare le soluzioni e trovare i fondi soprattutto utili a sbloccare una situazione per certi versi ancora troppo ingessata. Oltre che penalizzante per le imprese ed in particolare per quelle del commercio, dei servizi e i pubblici esercizi. Il terremoto ha colpito duro, è un dato di fatto. Ci siamo rimboccati le maniche e cercato di far fronte all'emergenza. Ora l'emergenza è passata e anche le migliori intenzioni hanno necessita dell'appoggio delle istituzioni. Continueremo quindi nell'azione di sensibilizzazione delle istituzioni affinché il sisma diventi storia e non sia più la quotidianità".
Ma c'è anche altro nell'agenda del neo presidente di Confesercenti Area Nord. "La combinazione di crisi, sisma, crollo dei consumi, ha creato una situazione di difficoltà micidiale, per cittadini e imprese. Per questo l'accesso al credito diventa fondamentale. Le piccole e piccolissime aziende quelle famigliari, continuano a costituire l'ossatura portante di territorio e società. Ragion per cui hanno la necessità di un supporto da parte del sistema bancario. Un sostegno che in un qualche modo vada ad allentare la rigidità attuale, corretta in condizioni normali, ma un freno se non problema serio e grave in condizioni straordinarie come quelle venutasi a creare dopo il 2012. Ci impegneremo quindi al confronto e al dialogo costruttivo con gli istituti bancari affinché questo sostegno sia agevolato e non venga meno", conclude Rossi.
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)
Confesercenti Modena: "Consumi a picco, domanda interna ferma, oneri troppo elevati e mancanza di politiche di sviluppo alimentano la sfiducia"-
Modena, 30 settembre 2014 -
Prosegue implacabile l'emorragia di imprese modenesi nei settori del commercio, turismo e servizi. Nel periodo compreso tra gennaio e agosto 2014 risultano ben 669 quelle che hanno cessato l'attività di cui la metà nel solo settore del commercio. Un dato per nulla compensato dalle 378 nuove aperture che determina così un saldo fortemente negativo: -293 imprese. A rilevarlo è l'Osservatorio di Confesercenti Modena. "La ripresa, troppe volte annunciata – commenta l'Associazione - stenta a materializzarsi, il crollo pare a tutti gli effetti inarrestabile e il territorio marcia verso il depauperamento di una parte importante del suo tessuto economico".
Sempre più drammatica la contabilità di aperture e chiusure a partire dal commercio al dettaglio alimentare ed extraalimentare. Al 31 agosto 2014, a fronte di 133 nuove iscrizioni, le cessazioni sono state due volte e mezzo in più: ben 329, con un saldo negativo pari a -197 unità. In termini percentuali si tratta del 3,5% di imprese perse nei primi otto mesi dell'anno, ben al di sopra della media regionale che si attesta su un più contenuto -2,9% Numeri che purtroppo si rispecchiano anche sul capoluogo: a Modena sono 142 i negozi che hanno chiuso e solo 60 quelli che hanno aperto, 60 con un saldo negativo di 58 attività pari al -5% del totale, a riprova di come il commercio in città soffra in maniera più accentuata, sia rispetto agli altri centri della provincia ed ancor più rispetto altri capoluoghi in regione.
Pesante poi il bilancio tra le imprese del commercio al dettaglio di tessile, abbigliamento e calzature, altro nuovo brutto primato: le 24 aperture non colmano le 66 cessazioni di attività con il saldo si assesta ad un pesante -42 MPMI. Anche in questo caso il dato percentuale -3,22% risulta peggiore della media regionale, -2,48%
Dati forse un po' meno pesanti, ma pur sempre negativi tra le imprese della ristorazione e i bar. Ad agosto 2014 mancano all'appello 126 attività, tra i pubblici esercizi, contro i 90 nuovi avviati con un saldo negativo di 36 imprese pari all'1% del totale. Il settore denota un andamento relativamente migliore rispetto alla media regionale che segna un -1,5% a cui ha contribuito in particolare il saldo positivo della città di Modena che segna 8 esercizi in più.
Per nulla positiva poi anche la situazione del commercio ambulante che (a differenza dell'ambito nazionale in cui segna maggior tenuta) a livello locale continua perdere posizioni: 53 le imprese cancellate in otto mesi contro le 21 aperte (saldo -32) nello stesso periodo. Come non si discosta di molto l'andamento delle MPMI che operano dell'intermediazione commerciale tra nuove aperture (117) e chiusure (146), il saldo risulta negativo di ben 29 unità. L'unico segno '+' arriva da quelle attività imprenditoriali specializzate nel commercio via internet. Sul territorio, su un totale di 180 imprese attive (di cui 68 solo a Modena), 17 sono quelle aperte nel periodo compreso tra gennaio ed agosto 2014, e 15 le cessazioni (+2).
"Le chiusure continuano ad aumentare – evidenzia Confesercenti – e nel contempo si registra un'allarmante diminuzione delle aperture: l'alto tasso di imprenditorialità che ha sempre caratterizzato il territorio modenese pare venir meno per il clima di sfiducia causato dalla stretta del credito e da un mercato che sta cannibalizzando le imprese più piccole. Schiacciate da oneri troppo alti e da una domanda interna nulla che non da segni di ripresa le imprese devono poi subire i costi del tutto improduttivi di una burocrazia ipertrofica. Sono molti gli imprenditori che in queste condizioni rinunciano: vittime di politiche economiche mal calibrate che penalizzano i consumi e che stanno distruggendo un tessuto di grande importanza sociale, portando ad una rapida avanzata della desertificazione, nei centri urbani e in quelli periferici. Se non si trova il modo di risollevare la domanda interna, le PMI che ad essa fanno riferimento chiuderanno sempre in numero maggiore, continuando ad esacerbare la spirale di disoccupazione e povertà imboccata dal Paese".
In allegato scaricabile la Tabella su Imprese registrate sul territorio modenese (iscrizioni e cancellazioni) periodo 2/01/2014 – 31/08/2014
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)