I nostri hanno prodotto un piccolo gioiello: atmosfere suggestive, paesaggi superbamente illustrati, disegni precisi, curati, ma, soprattutto, tratti somatici oltremodo espressivi, nella resa delle intense emozioni dei personaggi. I dialoghi e la vicenda appassionanti e “densi” sono veramente degni delle più coinvolgenti storie western e non solo in ambito fumettistico. Non mancano i riferimenti a vicende storiche realmente accadute, come la guerra batteriologica, vile espediente cui ricorsero i soldati inglesi per sterminare le tribù indiane, e al traumatico passato del nostro eroe Tex.
Particolarmente efficace l’incontro tra il commissario agli affari indiani, nativo americano, Ely Parker, personaggio realmente esistito, e i pards all’interno di un avveniristico, per l’epoca, treno, che suscita nel vecchio gufo “sentimenti” contrastanti: fascinazione per la comodità e un’invincibile diffidenza per la tecnologia moderna.
La colorazione, a cura di Matteo Vattani, impreziosisce le immagini, esaltandone la potenza espressiva in modo calibrato, senza scadere mai nel “circense”, come purtroppo può succedere quando si passa dal tradizionale bianco / nero al colore.
La copertina di Villa con un Tex lanciato al galoppo sotto lo sguardo malinconico di Lilyth promette ancora una volta il trionfo del bene sulla corruzione e la malvagità umana.
La Nemesi, nel finale, sul filo del soprannaturale, placa il desiderio di giustizia che la struttura narrativa ha saputo sapientemente alimentare, striscia dopo striscia, nei lettori. Il malvagio verrà pagato con la sua stessa moneta perché il Karma nel mondo texiano è beffardo e tutt’altro che pigro.