Due pazienti ricevono cellule staminali dai propri fratelli e uno da un donatore internazionale
Pur in queste giornate difficili, dove gli sforzi del sistema sanitario locale sono concentrati ad arginare la diffusione dell’infezione da covid19, a Piacenza non si ferma il programma trapianti.
“Non possiamo interrompere la nostra battaglia quotidiana contro leucemie e mielomi – fa notare il primario Daniele Vallisa – perché queste malattie non si mettono in pausa”.
E proprio da questo fronte arrivano alcune belle notizie: “In questi giorni si stanno svolgendo due trapianti di cellule staminali allogenici. Le due storie sono accomunate da un particolare molto significativo: entrambi i pazienti hanno ricevuto la donazione da un fratello”. A queste procedure se ne aggiunge una terza, resa possibile da una donazione di cellule staminali da un paese straniero. “Potete immaginare – aggiunge Vallisa – quali difficoltà sono state affrontate per renderne possibile l’arrivo in questo periodo”.
I tre trapianti di cellule staminali sono stati percepiti e affrontati dagli operatori come un’iniezione di fiducia e speranza, soprattutto visto che due di essi hanno visto protagonisti familiari dei riceventi.
“In un momento come questo, l’ospedale continua a fare rete: servizi e reparti, unitamente alla battaglia contro il coronavirus, ci consentono di proseguire con le attività di trapianto che, a fronte dell’emergenza, diventano paradossalmente “di routine””.
Il gioco di squadra è fondamentale: infermieri, medici, farmacisti, biologi e operatori sociosanitari. Il programma trapianti coinvolge attivamente le equipe di Ematologia, Laboratorio di Immunogenetica e Manipolazione, Centro Trasfusionale e Unità farmaci antiblastici (Ufa).
Ma non solo: non si potrebbe continuare a garantire un’attività così complessa senza l’apporto del Laboratorio analisi e della Radiologia o senza il supporto dei reparti di consulenza, tra cui gli infettivologi.
“I tre trapianti di midollo in corso – evidenzia Vallisa, che si fa portavoce di tutti gli operatori coinvolti - ci consentono di riflettere sulla forza di volontà dei donatori, sia familiari sia volontari da registro internazionale, e testimoniano che nonostante le inevitabili paure che questa emergenza evoca, hanno perseverato nella loro scelta. La determinazione e il senso civico dei donatori ha trovato piena sinergia con gli operatori sanitari che hanno garantito percorsi sicuri (covid19 free) e la migliore cura possibile anche nelle condizioni di criticità che il nostro ospedale sta affrontando”.
Piacenza ha una casistica ben consolidata. Sono stati finora eseguiti 160 trapianti allogenici (cioè da donatore) e oltre 450 trapianti autologi. I donatori piacentini iscritti al Registro sono poco meno di 7mila. Le donazioni effettive da registro sono state 46. “Continuiamo a lavorare – chiude Vallisa - in linea con quanto suggerito sia dal CNT (Centro Nazionale Trapianti) sia dal GITMO (Gruppo Italiano Trapianto di Midollo Osseo). La necessità di proseguire l’attività trapiantologica senza sospensioni o rimandi è motivata dal fatto il timing del trapianto non è derogabile, pena il fallimento della strategia terapeutica nei confronti di mielomi e leucemie. Abbiamo più volte sentito che un buon centro trapianti di cellule staminali non può esistere se non all’interno di un ottimo ospedale. Tale affermazione trova oggi un’ulteriore conferma”.
Nelle foto, di repertorio, un trapianto di cellule staminali; l'equipe aziendale partecipa a un congresso del Gruppo italiano per il trapianto di Midollo osseo (Gitmo); il criocongelatore per la conservazione.