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Venerdì, 25 Marzo 2022 18:17

In ricordo di mio fratello Massimo, di Gabriele Majo

Scritto da
Angelo Manfredini del Centro di Coordinamento Boys del Parma Calcio e Massimo Maio Angelo Manfredini del Centro di Coordinamento Boys del Parma Calcio e Massimo Maio

Finalmente riesco a ritagliarmi qualche attimo per ricordare, in questo spazio, mio fratello, Massimo Maio. Sì, con la “i” normale nel cognome perché la “j” è un mio vezzo artistico, dal momento che all’anagrafe siamo entrambi “Maio”. Fratelli diversi, per certi versi, perché lui era tutto quello che non sono io. Non contrari, ma complementari. Appena – io, etereo – avevo bisogno di qualcosa di pratico, ecco che ricorrevo a lui, non a caso ingegnere, anche se magari c’era bisogna di qualcosa di più semplice da risolvere che non necessitasse un percorso di studi così impegnativo come il suo. E lui accorreva sempre a risolvermi i problemi, e mo’ dovrò arrangiarmi… a meno che non si mettano una mano sul cuore i nipoti Pietro e Chiara a dare una mano a quello zio un po’ così… Che magari non si vede dal vivo 

troppo, ma che almeno col pensiero (che è più comodo…) c’è. Morire a 60 anni neanche compiuti è una ingiustizia bestiale, che ci sarebbe da far causa all’Organizzatore del gioco, a volte sadico, sovente pessimo, che si chiama vita, con disegni imperscrutabili su quello che è il nostro percorso di – mi si scusi per il plagio di cui usufruisco di sovente – discese ardite e di risalite. Ma, tolto quest’ultimo anno, penso che Massimo, nell'esiguo tempo che ha avuto a disposizione, abbia vissuto una vita bella, invidiabile, per lo meno per quelli che sono i valori che abbiamo ereditato dai nostri genitori e che a nostra volta abbiamo cercato di riproporre al prossimo. Massimo ha saputo costruirsi una bella famiglia, scegliendo come moglie Cristina che ha saputo accompagnarlo sempre nel modo migliore non solo nelle gioie, ma anche (e soprattutto) nei dolori, quando è più semplice scappare o nascondersi. Invece lei si è dedicata a lui con amorevoli cure in questi 12 mesi di calvario ed era pronta ad affrontarne ancora, pur di avere il suo Massimo ancora lì. “Anche così” 

(virgoletto, perché sono parole sue), come era ultimamente, immobilizzato su una poltrona attrezzata dove, con gli occhi, continuava a seguire tutto, dispensando poche parole, ma sempre profonde e mai di lamento, pur con quel male dentro. Serenità. Massimo è sempre rimasto sereno, che, se fosse toccato a me, invece, probabilmente avrei reagito in maniera più “spettacolare”. Massimo ha saputo scegliersi, nel bacino della Parrocchia di Maria Immacolata (chiesa nella quale questa sera, Venerdì 25 Marzo 2022, alle ore 21, si terrà il Rosario, mentre l’esequie, avverranno domani, Sabato 26 Marzo 2022, circa alle ore 11.15, dopo la 

partenza dall’Ospedale Maggiore di Parma alle 11) anche tutta una serie di affiatati amici saputisi naturalmente alternare quasi fosse una “comune” per non lasciarlo mai solo, dando così ulteriore carburante a Cristina per tirare avanti, scusatemi la deformazione professionale, una partita così difficile. Top player anche Enrico Tateo, medico del Pronto Soccorso di Parma, che il pronto soccorso lo ha fatto costantemente in tutto questo anno a casa Maio, stando vicino a Massimo più che suo fratello (io). Proprio Enrico, guardandolo in faccia e vedendo il labbro (impercettibilmente per chiunque, ma non per lui) non naturale, aveva scoperto che qualcosa non andava. Poi la botta di scoprire cosa effettivamente non andava, botta che lo ha fatto letteralmente sprofondare sulla sedia. Massimo era consapevole di tutto, anche che era stato nel frattempo fatto partire il cronometro con il conto alla rovescia, e l’epilogo, con una precisione cronometrica, è arrivato appunto ieri, lasciando in tutti noi il vuoto più profondo. Ricordo ancora la telefonata di Massimo per comunicarmi la diagnosi precisa, e appunto la severa prognosi: avevo appena finito di filmare una partita delle Giovanili del Parma, un derby con la 

Reggiana al campetto sportivo “Bellarosa” di Calerno: se fosse stato possibile glielo avrei estirpato io con le tenaglie quello sgradito ospite. Purtroppo, però, non era possibile né per le mie meccaniche brusche maniere, né tanto meno per la scienza che subito ha alzato le mani di fronte alla posizione occupata. Io non ci stavo: dentro la mia testa c’era il lieto fine, come per Filippo di “Un posto al Sole”, ma la vita non è una fiction, per cui il ragionamento “Se Enrico si è accorto di questa cosa, vuol dire che c’è modo di risolverla” valeva solo per me, ma non per l’Organizzatore, nonostante Massimo, a quell’Organizzatore fosse particolarmente devoto. L’ultimo pranzo esterno con mio fratello, a Maggio dell’anno scorso, fu al Circolo Toscanini (foto in apertura) e ci trovammo assieme al Presidente del Centro Coordinamento Parma Clubs Angelo Manfredini (che ringrazio come tutti gli associati per le condoglianze, così come dico grazie a tutti – e sono davvero tanti, e questo mi conforta – coloro che hanno esternato a me e ai famigliari il 

proprio sentimento di compartecipazione al dolore): in quella occasione parlammo, magari, di tribolazioni sportive, distraendoci dalle altre tribolazioni da poco iniziate. 

Durante le mie visite a Massimo frequentemente ricordavamo i tempi (lontani) della nostra gioventù: dei leit motiv, magari ripetitivi, con un nostro slang, e frequenti riferimenti a letture di fumetti di allora, o a episodi simpatici come quando, da piccola associazione a delinquere, in Piazza Lubiana ci inventavamo regole inesistenti per vincere a figurine, l’un chiamando l’altro come giudice nelle dispute con gli ignari avversari, facendo finta di non conoscerci. Minuscole licenze giocose, in una vita specchiata di valori. Ricordavo prima la vicinanza a Massimo della famiglia e degli amici nella malattia: penso che abbia saputo seminare bene e nel momento del bisogno ha raccolto. E questa resta una grande lezione di vita oltre che una consolazione. Massimo continua a vivere in chi lo ama. Gabriele Majo

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