Giovedì, 02 Novembre 2023 08:02

Poste Italiane non gioca a dadi con i precari In evidenza

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Movimento “Lottiamo Insieme” CTD Poste ItalianeLettera aperta alla comunità civile, alle istituzioni e agli organi di stampa. (Vignetta di Michelangelo Chiaradonna (L’Emigrante))

Precarietà vuol dire vivere in uno stato di costante incertezza economica e sociale che abbraccia ogni aspetto della routine quotidiana alimentando ansie, paure e preoccupazioni. Condizioni di disagio nelle quali è evidente che risulta impossibile progettare un futuro. Ma vuol dire anche maggiori profitti per le aziende perché un lavoratore precario è un lavoratore fragile e ricattabile, propenso a rinunciare alle proprie legittime pretese o a far valere i propri diritti.

La più grande azienda pubblica del Paese, Poste Italiane, dichiara di promuovere uno “sviluppo sostenibile orientato al benessere dei dipendenti”, ma ogni anno assume migliaia di giovani precari “usa e getta” da destinare al recapito. Sono i cosiddetti CTD (contratti a tempo determinato), costretti solitamente a spostarsi di centinaia di chilometri da dove sono residenti e a farsi carico di spese di locazione non indifferenti, anche solo per pochi mesi. L’occasione di far parte della grande azienda, prospettata attraverso un’incessante ed ingannevole campagna pubblicitaria, presto si riduce a fugace ed illusoria esperienza lavorativa che nella migliore delle ipotesi si protrae fino a dodici mesi, durata massima consentita senza obbligo di causale secondo la vigente normativa.

La possibilità di ottenere l’ambito posto fisso, ruota poi intorno a una procedura di stabilizzazione che si avvale di graduatoria, stilata sulla base dell’anzianità di servizio maturata a decorrere dall’inizio del contratto, costantemente aggiornata senza tenere conto del diritto di precedenza. Cosicché, a ogni tornata di assunzioni a tempo indeterminato, chi ha lavorato periodi più lunghi raggiungendo o avvicinandosi al fatidico traguardo dei 365 giorni, scavalca precari contendenti collocati nella parte bassa e meno fortunata della “classifica” in virtù di una minore durata contrattuale. Quest’ultimi attendono invano, ormai da diversi anni, di essere stabilizzati.

Poste Italiane, stando ai dati disponibili, ha somministrato ben 63.251 contratti a termine solo nel quinquennio 2017-2021 (Corte dei Conti), assumendo, dal 2017 a oggi, circa 12.500 risorse mediante stabilizzazione (Il Sole 24 Ore, 20 luglio 2023). Sono tantissimi, ma restano invisibili i precari delle Poste in quanto per accedere alla graduatoria è necessario maturare almeno sei mesi di servizio. Aggiornata al 2 agosto, conta infatti “appena” 8.937 lavoratori. Tuttavia, l’azienda invece di prevedere un piano di assunzioni tese all’abbattimento del precariato continua a somministrare migliaia di contratti a tempo determinato della durata di due o tre mesi prorogabili per un massimo di quattro volte – preferibilmente a chi non rivendica i propri diritti – per rimpiazzare lavoratori precari che andranno a infoltire una graduatoria che non scorre: una sorta di limbo senza speranza.

Nel gioco dell’oca della precarietà griffato Poste, infatti, il traguardo è precluso a molti. La probabilità di ottenere il doppio “sei” che garantirebbe l’integrazione a tempo indeterminato non è uguale per tutti. Lo sono invece le condizioni di lavoro degradanti e non regolari: accade sovente che i portalettere precari, pressati dal capetto di turno, lavorino sistematicamente molte più ore rispetto a quelle previste da contratto senza ricevere alcun riconoscimento economico per gli straordinari svolti. Cioè, in nero! E rimangono in silenzio per evitare di incorrere in ammonizioni o richiami verbali, fino alla mancata proroga.

Si direbbe dunque che Poste Italiane non giochi a dadi con i precari come, a prima vista, può sembrare. Ma avrebbe da guadagnarci tanto nel far cadere l’onere del servizio postale pubblico sulle spalle dei precari, i quali prestano abitualmente ore lavorative eccedenti non dichiarate e non retribuite. Una vera e propria condotta illecita ammantata di una parvenza di legalità che nessuno mai ha denunciato apertamente.

Poste Italiane, l’azienda dello Stato che viola i doveri fondamentali e non assicura un’adeguata tutela dei diritti del personale precario. Quello del portalettere è già un mestiere che comporta, di per sé, un gran numero di rischi perché la strada è, senza dubbio, uno dei luoghi di lavoro più pericolosi. Per giunta, lavorare sotto un’insidiosa e persistente forma di pressione psicologica legata alla possibilità di vedersi prorogato il contratto, attuata dalla parte datoriale al fine di ottimizzare la produttività, crea un vulnus dal punto di vista della sicurezza. Non è un caso se gli infortuni aumentano quando il lavoro è precario. Assumere in pianta stabile significa innanzitutto garantire ai lavoratori il pieno esercizio dei loro diritti e di conseguenza una maggiore tutela.

Negli ultimi mesi i precari delle Poste hanno dato vita a un vero e proprio movimento di protesta, denominato “Lottiamo Insieme”, per dare voce e speranza all’esasperazione di migliaia di donne e uomini, soprattutto giovani, relegati nel limbo di una graduatoria senza via d’uscita. Il “metodo Poste” alimenta precariato e produce sfruttamento, è necessario pertanto un deciso cambio di rotta che può avvenire in un’unica direzione: promuovendo l’occupazione stabile e dignitosa attingendo alle risorse già precedentemente selezionate, formate e inserite in graduatoria, in modo da consentire il completo scorrimento della stessa. Ciò nel rispetto dei fondamentali principi costituzionali.

Nel complice silenzio “sindacale”, Lottiamo Insieme invita pubblicamente il Governo e Poste Italiane a fare scelte consapevoli e rispondenti alle esigenze dei lavoratori, adottando misure basate sulla legalità e la responsabilità sociale. Intanto il caso, tenuto accuratamente lontano dai riflettori, si appresta ad approdare in Parlamento, ma in silenzio e senza far scalpore perché questa volta è lo Stato a violare le sue stesse leggi!

Roma, 31 ottobre 2023

Movimento Lottiamo Insieme

(CTD Poste Italiane, provincia di servizio)

Andrea Fasano, Milano

Carmine Pascale, Pistoia

Giuseppe Bianco, Cuneo

Francesco Maccarone, Napoli

Barbara Orioni, Roma

Mariano Buonaiuto, Padova

Agatino Luca Ricca, Cuneo

Gerarda Manzione, Salerno

Federica Caneponi, Roma

Sara Ludovisi, Latina

Luigi Vattimo, Piacenza/Parma

Damiano Catania, Padova

Daniela Giannuzzo, Torino

Giuseppe Faraci, Novara

Lucia Rettore, Foggia

Rosa Mauro, Roma

Sara Ugili, Ancona

Andrea Mongelli, Chieti

Daniela Delogu, Cagliari

Pietro Vaglica, Bologna

Lorenza Bianchi, Pavia

Emanuela Quattrucci, Roma

Stefano Nicosia, Parma

Marco Di Pietrantonio, Monza

Antonio Furnari, Milano

Valentina Caruana, Latina

Michele Picciarelli, Taranto

Raffaella Di Domenico, Napoli

Emanuele D’Attilio, Ravenna/Ferrara

Fortunato Tulino, Vibo Valentia

Livia Pipitone, Trapani

Mariarosaria Telese, Napoli

Mirko Lo Giudice, Palermo

Scelza Ricchiuto, Piacenza

Enrico Bifulco, Bologna

Rosario Trovato, Torino

Addolorata Conte, Milano

Michela Monti, Latina

William Littarru, Nuoro

Denis Calamello, Torino

Antonio Schirinzi, Lecce

Rosaria Vinci, Siracusa

Giorgio Selvaggio, Ragusa

Michela Gemma Toto, Cosenza

Renzo Blandino, Firenze/Empoli

Antonella Mesiano, Latina

Federico Cilio, Bologna

Eugenio Aguzzi, Rieti

Alessandro Amorelli, Bergamo

Alessandro Sortino, Milano

Marialuana Politi, Sondrio

Nicolas Facchini, Firenze

Emiliano Paolucci, L’Aquila/Teramo

Andrea Bolognini, Bologna

Carlo Romeo, Bergamo

Simone Berardi, Torino

Eugenio Grosso, Trento

Simone Fiorini, Macerata

Marco Sileci, Catania

Luciana Imbriani, Lecce

Sabrina Marrocco, Latina

Antonio Campione, Modena

Flavio Iavarone, Roma

Aurora Impastato, Roma

Costanzo Grignani, Milano

Alfredo Clemente, Napoli

Robson Avertuo, Napoli

Sara Eleonora Calabrese, Lecce

Giovanna Trausi, Monza

Carmine Cirone, Roma

Maurizio Di Benedetto, Bergamo

Pasquale Amalfi, Napoli

Franco Iosue, Roma

Patrizia Esposito, Napoli

Claudio Calapai, Messina

Anna Rita Seminara, Milano

Paolo Abbruzzese, Potenza

Daniela La China, Messina

Francesca Petrazzuolo, Napoli

Graziana Di Silvestre, Messina

Mirko Scimemi, Terni

Tommaso Marrone, Latina

Giacomo Ambrosino, Chieti

Maria Pipitone, Trapani

Francesca Straziuso, Potenza

Mariella Zaccagnino, Potenza

Alessandro Napoleone, Roma

Vito Rosa, Potenza

Lucia Amato, Messina

Irene Berardi, Milano

Francesco Raviolo, Torino

Giovanni Conticello, Bergamo

Valentina Aquilanti, Ancona

Filippo Scarano, Caserta

Giosuè De Magistris, Napoli

Mauro Mercuri, Roma

Camilla Margiotta, Napoli

Valente Sabato, Benevento

Verdiana Coluccia, Monza

Rosanna Puglisi, Vercelli

Sergio Raineri, Messina

Paolo Completo, Roma

Stefano Tognetti, Udine

Ornella Gaudino, Napoli

Lucia Fortino, Cosenza

Ilaria Bicci, Pistoia

Steven Albanese, Milano/Varese

Antonio Condemi, Bergamo

Emanuele Amormino, Trapani

Ivana Iaconis, Padova

Roberta Spuri Vennarucci, Roma

Fabio Di Criscio, Campobasso

Ciro Pandolfi, Latina

Oscar Verderame, Latina

Marco Vitale, Napoli

Antonio Consoli, Reggio Emilia

Angela Caporaso, Benevento

Roberta De Giorgi, Lecce

Giuseppe Bagnati, Napoli

Debora Sortino, Catania

Andrea Di Cerbo, Benevento

Luisa Rossetti, Benevento

Andrea Savona, Catania

Francesco Smaldone, Salerno

Greta Mazzotta, Ragusa

Martina Vapore, Ragusa

Dario Montisci, Cagliari

Gaetano Magro, Milano

Andrea Ferraina, Roma

Alessio De Cubellis, Roma

Monica Mattera, Roma

Amanda Petruzzi, Varese

Giuseppina Oliveto, Cosenza

Emanuele Surdo, Torino

Antonio Ghezzi, Torino

Vincenzo Cimmaruta, Milano

Marco Notarstefano, Bari

Angela Ciasullo, Avellino

Patrizia Milillo, Bari

Annalisa Troìa, Lodi

Alessandra Gallicchio, Cosenza

Alessandra Perri, Bari

Gregorio Perrucci, Taranto

Emanuela Guarino, Enna

Giuseppe Foti, Bologna

Leonardo Gatta, Latina

Anna Katia Caleca, Catania

Antonina Bertolino, Palermo

Antonio Christian Amati, Bari