Venerdì, 23 Giugno 2023 06:24

Avv. Roberto Pusceddu: smantellato il reato abuso d’ufficio In evidenza

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Di Andrea Caldart Cagliari, 22 giugno 2023 (Quotidianoweb.it) - Il dibattito odierno su quale giustizia stiamo vivendo, si dimostra sempre più orizzontale, appiattendosi verso un concetto semplificato e categoriale di appartenenza di stato sociale.

In questa direzione pare stiano andando le mosse del guardasigilli Carlo Nordio che, nei giorni scorsi, ha varato una serie di nuove norme sulla giustizia che stanno facendo molto discutere.

Infatti, la Magistratura è in subbuglio contro l’ex toga, oggi Ministro della giustizia Carlo Nordio, “sotto attacco” per le sue ultime scelte riguardanti i reati contro la pubblica amministrazione e su alcune regole di procedura penale.

Una giurisprudenza, quella di Nordio, che vorrebbe essere umana, ma che invece, sta dando più l’idea di voler costruire delle “gabbie ideali” che producono un livello di impunibilità come, ad esempio, con il reato d’abuso d’ufficio.

Lo stesso Nordio nel varare questa riforma della giustizia, riferendosi proprio al reato d’abuso d’ufficio ha detto: “E’ un reato evanescente, complica le cose”.

Abbiamo voluto approfondire questo tema con l’Avvocato Roberto Pusceddu penalista del Foro di Cagliari, studioso e scrupoloso professionista che ha delineato e ipotizzato le possibili ricadute dirette, dopo che il provvedimento avrà avuto la discussione parlamentare

Avv Pusceddu il reato d’abuso d’ufficio era lo spauracchio di ogni amministratore pubblico oggi cosa cambia?

Premetto che questo mio intervento non ha alcuna connotazione politica ma sarà intenzione di questo Avvocato rispondere nel merito della riforma da un punto di vista squisitamente tecnico-giuridico, adottando un linguaggio - il più possibile - accessibile anche ai non addetti ai lavori.

Quello che potrebbe definirsi ridimensionamento del reato di abuso d’ufficio è una questione che è stata a lungo dibattuta a livello governativo e legislativo. 

Oggi, con l’abrogazione voluta dal Ministro Nordio, il reato non viene ridimensionato, bensì cancellato totalmente e, pertanto, molte delle condotte sanzionabili, non saranno d’ora in avanti più punibili. Proprio questo è il motivo che ha acceso molte critiche.

Secondo il Ministro Nordio, vi sono già abbastanza reati specifici per punire i pubblici ufficiali che compiono degli illeciti nell'esercizio delle proprie funzioni e non vi è bisogno di mantenere in vigore il reato di abuso d'ufficio. Per sostenere la sua tesi, il Guardasigilli cita lo squilibrio tra le iscrizioni al registro degli indagati e le successive archiviazioni, rispettivamente 3.938 e 3.536 nel 2022: nel 2021, ad esempio, ci sono state solo 18 condanne. Insomma, per il governo la fattispecie di reato è sostanzialmente inutile. Su questa ‘inutilità’ sarebbe necessaria una riflessione più accurata.

Ma smantellare l’abuso d'ufficio che garantiva il controllo sul traffico d'influenze, il controllo anti-corruzione, non è così facendo si sta dando un “liberi tutti”?

L’impostazione della riforma deve essere letta in un’ottica ‘sistematica’ e non guardare alla abrogazione della fattispecie come ad un mero spiraglio di impunità.

Il reato rubricato ‘abuso d’ufficio’ verrebbe abolito, si. Del resto, i numeri parlano chiaro: nel 2021 ci sono state 18 condanne in primo grado a fronte di 4.745 iscrizioni nel registro degli indagati. Di questi, poi, 4.121 sono stati archiviati. Numeri analoghi a quelli del 2022: 3.938 iscrizioni e 3.536 archiviazioni.

La cancellazione dell’abuso d’ufficio, ovviamente, non significa che i reati contro la pubblica amministrazione non verranno più perseguiti, anzi verranno puniti più severamente con le norme vigenti rispetto a quanto previsto con l’abuso d’ufficio.

Quello del traffico d’influenze dove in passato ci sono molti casi nei quali le indagini hanno compromesso varie carriere politiche ed imprenditoriali cadendo poi nel nulla, oggi invece cosa cambia per gli indagati?

Il provvedimento abroga, come detto, la fattispecie dell’abuso d’ufficio (articolo 323 del Codice penale) e introduce un’ampia riformulazione del reato di traffico di influenze illecite (articolo 346-bis), che rispetto alla norma precedente prevede:

  • le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale devono essere sfruttate (non solo vantate) e devono essere esistenti (non solo asserite);
  • le relazioni devono essere sfruttate "intenzionalmente";
  • l'utilità data o promessa al mediatore deve essere economica;
  • il denaro o altra utilità deve essere dato/promesso per remunerare il soggetto pubblico o per far realizzare al mediatore una mediazione illecita (della quale viene data una definizione normativa);
  • il trattamento sanzionatorio del minimo edittale sale da 1 anno a 1 anno e 6 mesi.

Il disegno di legge rende applicabili anche per il traffico d’influenze illecite le attenuanti per la particolare tenuità o per chi si sia efficacemente adoperato per evitare che l'attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori, per assicurare le prove dei reati e per l'individuazione degli altri responsabili o per il sequestro delle somme o altre utilità trasferite. Inoltre, la causa di non punibilità per la cosiddetta collaborazione processuale viene estesa al traffico d’influenze illecite.

Un primo effetto delle nuove norme sarà quello di impedire di far luce sulla truffa delle mascherine in cui è imputato Domenico Arcuri; un corposo dossier per i presunti reati d’abuso d’ufficio e peculato, ma rimasto sotto inchiesta solo per l’abuso d’ufficio, ma così facendo non è che in questo Paese si darà “il via libera ai faccendieri” come ha dichiarato il Procuratore aggiunto di Roma Dott. Paolo Ielo titolare proprio dell’inchiesta su Arcuri?

Anche in questo senso, resterei cauto nelle valutazioni. Ciò che non sarebbe più rubricabile e sussumibile nel reato di abuso d’ufficio, a mio avviso, non resta impunito ma semplicemente riletto e riqualificato alla luce delle fattispecie attualmente esistenti.

Certo è che se sono chiamato ad esprimere un pensiero valutativo, Io – molto sommessamente - il focus della riforma l’avrei incentrato sull’eliminazione di altre ‘fattispecie di reato’, la cui formulazione è, a mio modesto avviso, inutile ed eccessivamente gravosa per il lavoro quotidiano delle Procure.

In particolare, faccio riferimento al fatto che ogniqualvolta accade qualcosa di ‘rilevante’ a livello di cronaca, vi è sempre o quasi sempre uno slancio verso l’intervento penale.

Si è parlato e si parla spesso di esigenze di precisione e determinatezza delle fattispecie penali, dell’emergere del profilo patologico del populismo penale che ha determinato il moltiplicarsi delle fattispecie e l’inasprimento del sistema penale con forti – così sono state definite – pulsioni punitive che hanno generato il fenomeno – variamente denominato e che ha suscitato un mio coinvolgimento – della ‘panpenalizzazione’, della ‘ipercriminalizzazione o eccesso di penalizzazione’ o, ancor più suggestivamente, ‘nomorrea penale’. 

Ad una prima lettura globale sembra quasi un provvedimento che voglia indebolire l’attività della Magistratura, dando l’idea ai cittadini, di “consentire” ai propri rappresentanti politici di operare qualsiasi tipo di condotta.