Mercoledì, 11 Ottobre 2023 05:35

La necessità di una ontologia metafisica In evidenza

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Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 10 ottobre 2023 - Abbiamo bisogno di recuperare il senso dell'Essere sia per frenare le derive nichilistiche e transumane della società contemporanea, sia per orientare la "ragion pratica" e, dunque, il nostro stesso agire nella sfera morale, nell'ambito politico, giuridico, culturale etc.

Da qui, allora, la necessità di una "ontologia minimale" (Carmelo Vigna) che, partendo "dal frammento che siamo", giunga al "senso dell'Intero", dell'Essere.

È questa la sola ed unica alternativa per combattere, con la forza del pensiero, tanto il "Nonsenso dell'Intero", che si focalizza sul "frammento" (si pensi alle filosofie analitiche di matrice anglosassone), quanto la pretesa moderna di matrice hegeliana di determinare l'"Intero del senso" partendo dallo Spirito o Assoluto nella sua dialettica intesa quale legge logico/ontologica.

L'Essere, infatti, non può ridursi solo a ciò che appare con contestuale riduzione dell'ontologia metafisica ad ontologia fenomenologica, ossia quella che si limita a descrivere l'apparire dell'essere, ciò che è nel qui ed ora, in un orizzonte meramente immanentistico. L'apparire può  ritenersi essere perché esiste una forma (altrimenti non potremmo  dire che un bambino è e che egli è anche da adulto) quale referenza unica di ciò che può  essere predicato e predicabile.

La sostanza aristotelica, dunque, non è la forma determinata, ma la forma stabile e, come tale, costituisce il "precipitato" del senso dell'essere, raccordando in questo modo l'intero dell'Essere con la determinazione dell'Essere, con il "frammento". Detto diversamente, l'"Intero dell'Essere, nella sostanza, si congiunge al frammento, dal momento che la sostanza risulta una determinata individuazione dell'Intero dell'Essere.

Attenzione: la sostanza non esaurisce la "carica ontologica" dell'Intero dell'Essere (solo Dio quale "Esse ipsum subsistens" come insegna Tommaso d'Aquino (1225/1274)), ma la rappresenta allo stesso modo in cui un singolo uomo rappresenta la "specie uomo" come sua determinata individuazione.

Bisogna, pertanto, partire dalla sostanza determinata in sé per elevarsi (cosa che l'ontologia fenomenologica non fa) alle coordinate trascendentali dell'essere.

(in foto Aristotele)

 


(*) Autore - prof. Daniele Trabucco

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche "Erich Fromm"). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario "Prospero Moisè Loria" di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in "Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie" organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
Sito web personale
www.danieletrabucco.it