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25 novembre: stop alla violenza sulle donne, ma non alla propaganda In evidenza

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Di Andrea Caldart Cagliari, 28 novembre 2023 (Quotidianoweb.it) - È davvero potente vedere tanta gente unirsi per testimoniare un problema così grave come quello della violenza di genere, una piaga che va affrontata collettivamente, e manifestare è un modo di far sentire la voce di chi non può più sopportare l'ingiustizia.

Allo stesso tempo è scoraggiante vedere come certi media possano trascurare o minimizzare eventi così significativi, ma la forza delle persone che si uniscono per il cambiamento è una luce che non può essere oscurata facilmente.

Infatti, una moltitudine di 500 mila persone ha partecipato alla manifestazione nazionale chiamata: “Non Una Di Meno”, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

La violenza di genere è radicata in strutture sociali e culturali più ampie. Mentre l'impegno individuale è importante, ma non può risolvere completamente un problema così diffuso e sistematico. Affrontare la condizione femminile richiede un cambio culturale e strutturale.

Le disuguaglianze di genere e i meccanismi discriminatori sono intrecciati nella trama della società, e approcciarli richiede una riflessione critica e un cambiamento a livello istituzionale e culturale. È un'opera collettiva che coinvolge cambiamenti nelle leggi, nelle politiche, nell'istruzione e nelle norme sociali.

È un richiamo alla necessità di cambiamenti strutturali che possano eliminare le radici profonde di questa forma di violenza.

È invece triste e frustrante vedere tragedie come il femminicidio di Giulia Cecchettin, siano necessarie per catalizzare una risposta collettiva.

La rabbia e la determinazione di chi si ribella contro queste ingiustizie sono forze potenti che possono portare a un cambiamento reale e condurre il problema all'attenzione pubblica è fondamentale per smuovere le coscienze e mettere pressione per azioni concrete.

Auguriamoci che questa ondata di rabbia possa trasformarsi in un impegno continuo per il cambiamento e che le voci di coloro che si oppongono a questa violenza sistematica, siano ascoltate e rispettate.

Quando le persone si uniscono per chiedere giustizia e cambiamenti, diventano una forza che non può essere ignorata ed è questa risposta collettiva di unità che spaventa la classe dirigente.

E questa potenza fatta dall’unione dei cittadini determina la paura delle élite ristrette, perché la consapevolezza, la solidarietà e la mobilitazione collettiva possono minare il loro status quo.

La critica all’imperialismo occidentale e al blocco euroatlantico sottolinea la necessità di esaminare le strutture di potere globali.

La lotta contro le disuguaglianze di genere è strettamente legata a una critica più ampia delle ingiustizie sociali ed economiche. Affrontare il cuore di queste strutture richiede un esame approfondito e una resistenza sostenuta contro i meccanismi che favoriscono interessi elitari a discapito della maggioranza.

È una chiamata all'azione radicale e al cambiamento sistematico, sperando che questa energia possa essere canalizzata verso una trasformazione positiva per tutte le persone, indipendentemente dal loro genere o background.

L’aria che si muove fa “annusare” una sensazione di essere invischiati in una catena di ingiustizie che viene alimentata dalle mire di una minoranza.

Infatti, una “deformazione” in questa manifestazione c’è stata ed è quella di voler generalizzare la colpevolezza di tutti gli uomini, cercando di provare a farne cancellare il genere con la schwa, emblema del fluidismo gender.

Francamente, a cosa serviva?

Si avverte però una grande stanchezza verso politici e sindacalisti che sembrano fare solo dichiarazioni senza azioni concrete e i cittadini meritano rappresentanti che agiscano con determinazione per affrontare le questioni urgenti e sistemare le ingiustizie profonde.

Speriamo che questa stanchezza possa trasformarsi in un catalizzatore per un coinvolgimento più attivo e critico nella politica e nella società, spingendo verso un cambiamento che rispecchi veramente le esigenze e i desideri dei cittadini e non solo nella solita fiera della propaganda.

Intendiamoci, manifestare è un diritto, peccato però che un dubbio questa manifestazione lo ha lasciato: è stata un’iniziativa contro la violenza sulle donne oppure, anche se in assenza di bandiere politiche, un evento meramente propagandistico?