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Lunedì, 07 Settembre 2015 15:55

Modena - Luca Cordero di Montezemolo ospite di CNA

Una serie d'incontri con personalità del mondo dell'economia e della cultura. Mercoledì 9 settembre alle 17,30 il primo appuntamento della rassegna di incontri "Punti di vista". -

Modena, 4 settembre 2015 -

Quest'anno cade il settantesimo anniversario della costituzione di CNA e, per celebrare questa importante ricorrenza, l'Associazione modenese ha organizzato una serie d'incontri con personalità del mondo dell'economia e della cultura per affrontare i grandi temi della società italiana (e non solo).
Una sorta di rassegna dei diversi "punti di vista", come recita il titolo di questo ciclo di incontri che si aprirà mercoledì 9 settembre alle 17.30, quando alla Sala Arcelli della CNA provinciale a Modena arriverà Luca Cordero di Montezemolo.
A Montezemolo, rimasto molto legato al territorio modenese, CNA chiederà di parlare del momento economico e politico che sta attraversando il paese, ma anche di esaminare il ruolo che il mondo dell'impresa riveste oggi all'interno delle moderne comunità.

"Siamo molto felici – commenta il presidente di CNA Modena, Umberto Venturi – che Montezemolo abbia accettato il nostro invito per discutere di temi importanti per l'economia e l'intera società. Sono convinto che questa serata porterà spunti di riflessione attuali ed estremamente interessanti".

Questa ciclo di iniziative continuerà nelle prossime settimane con altri interessanti appuntamenti con personaggi del mondo dell'impresa. Lunedì 28 settembre, ad esempio, sarà la volta di Sonia Bonfiglioli, presidente e amministratrice delegata dell'omonimo gruppo industriale.

(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Modena

Mercuri (Fedagri): «Una fusione tra le più importanti mai realizzate nel settore del pomodoro, che non tarderà a dimostrare tutta la sua efficacia sia sulla competitività della filiera che in termini di ricadute positive per la redditività delle centinaia di aziende agricole associate».

di Virgilio 6 settembre 2015 -
La competizione sempre più marcata e la necessità di migliorare le redditività agricole impongono un preciso programma di miglioramento dell'efficienza produttiva, di trasformazione e distributiva in ogni comparto agricolo.

Il settore del pomodoro si è da sempre distinto per un'attenzione particolare ai processi di accorciamento della filiera sia attraverso la realizzazione di impianti di trasformazione direttamente controllati dal settore primario sia attraverso accordi di parternariato con gli altri attori di filiera.
Un processo di concentrazione dell'offerta che, nella maggior parte dei casi, ha avuto successo sia per quanto concerne il contenimento dei costi di produzione sia per quanto riguarda una più equa distribuzione del reddito lungo tutta la filiera.

L'ultima operazione di concentrazione condotta a termine è fusione A.R.P. Agricoltori Riuniti Piacenza e il Consorzio Casalasco di Cremona che ha dato vita a un vero e proprio colosso.

La fusione, infatti, darà vita ad una realtà con oltre 370 aziende agricole che lavorano 7mila ettari di terreno tra le province di Cremona, Mantova, Parma e Piacenza, con una capacità di produzione di 550mila tonnellate di pomodoro l'anno e un volume d'affari di circa 270 milioni di euro.
"Questa operazione, che vede come protagonista la filiera agricola, – commenta Costantino Vaia, Direttore Generale del Consorzio Casalasco del Pomodoro– rientra in un progetto strategico di espansione e consolidamento sui mercati internazionali. Il completamento del portafoglio prodotti e l'opportunità di nuovi canali di vendita ci permetteranno una fase di ulteriore crescita e sviluppo soprattutto sulle produzioni a nostro marchio, rendendo in questo modo Pomì un brand ancora più forte. Inoltre le sinergie gestionali e l'ottimizzazione dei processi produttivi contribuiranno a migliorare i livelli di redditività."

Un'operazione che ha trovato l'approvazione delle organizzazioni di produttori e la soddisfazione del presidente di Apo Conerpo e del settore ortofrutticolo di Fedagri Davide Vernocchi, il quale ha espresso "le proprie congratulazioni a tutti i dirigenti che con lungimiranza e determinazione hanno portato a termine l'operazione».
Dal un punto di vista commerciale, l'ampliamento del portafoglio prodotti e la definizione di nuovi canali di vendita garantirà una presenza più forte sui mercati internazionali, potenziando la distribuzione di prodotti sia a proprio marchio (Pomi) che private label. In termini di distribuzione l'obiettivo è infatti quello di abbinare alla gamma retail del Consorzio Casalasco anche la potenzialità dei formati food service di ARP con una linea completa di prodotti destinata alla ristorazione collettiva.

"Oltre ai numeri e ai valori economici espressi - commenta Paolo Voltini presidente del Casalasco - questa aggregazione rappresenta un'importante dimostrazione di maturità e consapevolezza del mondo agricolo che accetta le sfide del mercato, agendo da protagonista con visione strategica."

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

A cinque mesi dall'avvio del servizio gratuito, i documenti hanno superato le 1.300 unità. -

Reggio Emilia, 2 settembre 2015 -

Hanno superato quota 1.300 le fatture elettroniche emesse tramite il servizio gratuito della Camera di Commercio di Reggio Emilia, utilizzato ormai da oltre 400 imprese reggiane.
A cinque mesi dall'introduzione dell'obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di ricevere fatture solo ed esclusivamente in formato elettronico, è dunque già alto il ricorso alla piattaforma online messa a disposizione gratuitamente dal sistema camerale per agevolare le piccole e medie imprese che hanno rapporti commerciali con la pubblica e media impresa.
La fatturazione elettronica – sottolinea la Camera di Commercio - si configura come uno dei principali cardini all'innovazione per il mondo delle imprese e ha quindi come obiettivo quello di favorire la rapida e completa transizione delle imprese, soprattutto le piccole e medie, verso l'utilizzo delle tecnologie digitali.
La piattaforma per la fatturazione online, nata da un accordo tra Unioncamere e Agenzia per l'Italia digitale e realizzata da InfoCamere, consente alle piccole e medie imprese registrate al portale di gestire senza alcun costo l'intero ciclo di vita delle fatture elettroniche: compilazione, spedizione, gestione e conservazione digitale a norma per dieci anni.
Il servizio relativo alla fatturazione elettronica, così come la firma digitale, la posta elettronica certificata e la business key, sono alcuni degli strumenti che la Camera di Commercio di Reggio Emilia mette a disposizioni di cittadini, imprese e Pubbliche Amministrazioni per generare e tradurre concretamente tutte le semplificazioni amministrative possibili che le imprese chiedono ad una Pubblica Amministrazione moderna e vicino alle esigenze del territorio.
Dal sito internet della Camera di Commercio di Reggio Emilia www.re.camcom.gov.it  è possibile accedere ai numerosi servizi innovativi.

(fonte: dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Il Coworking come incubatore di start up. Grazie alla condivisione delle postazioni e alla contaminazione di idee nasce Particles, start up reggiana di servizi internet e sicurezza informatica. 

A quasi un anno dalla sua apertura, il primo spazio coworking di Reggio Emilia nato da un progetto di CNA Reggio Emilia ha già dato i primi frutti come incubatore di start up e facilitatore nella creazione di network professionali.

Fabio Ferrari, giovane coworker reggiano, ha dato vita a Particles (www.particles.io), una start up che offre servizi internet alle imprese, dai domini ai servizi in cloud e di sicurezza informatica. "Grazie allo spazio coworking di CNA ho avuto modo di avviare la mia attività senza sostenere costi elevati di partenza. Prima della sua apertura il mio progetto imprenditoriale era in una fase embrionale e a Reggio mancava uno spazio adeguato per svilupparlo. Poi la svolta. Avendo avviato una start up da solo e avvalendomi di collaboratori esterni un ufficio sarebbe stato sovradimensionato. Le postazioni coworking sono una nuova realtà che consentono di fare un percorso indipendente e di poter invitare i propri collaboratori all'interno di uno spazio condiviso".

Con le sue 10 postazioni di lavoro in Largo Giambellino presso il Centro direzionale Il Volo aperte 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, lo spazio COWOCNA, uno dei 118 accreditati nella rete Cowo® sparsi in 67 città italiane, fornisce a professionisti, free lance e imprenditori tutti gli strumenti necessari per far decollare la propria attività, grazie alla condivisione di postazioni di lavoro a prezzi contenuti e locali attrezzati con WiFi, banda larga, dehor, stampanti, sale riunioni, aree ristoro e tutto quello che serve per il "professionista dell'era digitale".

Secondo Fabio Ferrari, coworking è lavorare insieme condividendo spazi e mezzi. Ma non solo. E' un nuovo modo di lavorare collaborando. I coworkers possono scambiarsi servizi. Possono condividere i contatti: l'ingresso in un coworking amplifica istantaneamente il bacino di potenziali clienti. Al suo interno si possono trovare professioni in grado di sviluppare proposte e progetti comuni. I coworking possono diventare spazi per eventi, dove incontrare potenziali clienti e mostrare il proprio lavoro in maniera davvero social.

"È quello che mi è successo – aggiunge il coworker reggiano - collaborando nell'organizzazione di due eventi presso lo spazio cowo di CNA: in questo modo ho conosciuto i ragazzi di B2 Studio, un'agenzia creativa che si occupa dello sviluppo di siti web. Sono stato io stesso ad invitarli a far parte della rete COWO di CNA e grazie alla condivisione dello stesso spazio abbiamo elaborato dei progetti in ambito web sfruttando le nostre diverse competenze: io ho fornito i servizi e loro le conoscenze di web designers consegnando al cliente un prodotto completo".

CNA Reggio Emilia, sempre attenta alle evoluzioni del sistema imprenditoriale e a soddisfare le esigenze degli imprenditori, crede fortemente nel progetto coworking come una nuova modalità di fare impresa, più dinamica e flessibile, sempre più integrata nel mercato globale.

Questa è la vera rivoluzione del coworking: entrare a far parte di una community allargata nella quale si dialoga e si scambiano esperienze di vita e professionali. La relazione viene prima del business e si instaurano rapporti collaborativi e non competitivi. Tutti possono trarre giovamento dalle competenze trasversali degli altri coworkers, arricchendo costantemente le proprie conoscenze e trovando nuove opportunità di crescita per la propria attività.

Per maggiori informazioni e per prenotare le postazioni Rif. Stefano Pavani, Responsabile del progetto COWOCNA, Tel: 348/64.00.793 Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

CNA RE eventi cowocna

I giovani reggiani scommettono sempre più decisamente su se stessi per cercare di superare l'impasse occupazionale e realizzare progetti d'impresa.

In provincia di Reggio Emilia, infatti, nei primi sei mesi del 2015 sono nate ben 644 imprese guidate da "under 35", vale a dire una ogni tre nuove iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Reggio Emilia.

Delle 2.131 iscrizioni effettuate complessivamente fra gennaio e giugno di quest'anno, il 30% riguarda proprio imprese giovanili, e nonostante 312 chiusure rilevate nel semestre, il saldo iscritte-cessate, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi camerale, è stato positivo (+332) portando così a 5.271 le imprese gestite da giovani.

In genere si tratta di imprese di piccolissima dimensione, visto che il 60% ha un unico addetto e un altro 20% si colloca nella classe da 2 a 5 addetti. Le dimensioni e la forma giuridica (nel 78,2% dei casi si tratta di ditte individuali), evidenziano ancora la prevalenza di imprese poco strutturate, anche se vi sono alcuni importanti cambiamenti in atto.

Negli ultimi anni, infatti, si assiste ad una aumento del peso delle società di capitale costituite da "under 35" (attualmente 671), che è passato dal 9,9% del giugno 2013 al 10,8% del 2014 e poi al 12,7% di quest'anno.

In flessione, invece, le società di persone (passate in un anno dall'8,2% al 7,6% del totale), mentre sono pressoché stazionarie le altre forme giuridiche: cooperative (1%), consorzi (0,2%) e altre forme (0,3%).

CCIAA Imprese RE Giovani

Sul piano della ripartizione settoriale, è il terziario il comparto sul quale i giovani hanno scelto di puntare. In un anno sono aumentate del 5% (passando da 418 a 439) le imprese giovanili attive nei servizi di alloggio e ristorazione, sono salite del 13,3% (raggiungendo le 299 unità) quelle presenti nel campo dei servizi alla persona e sono cresciute del 6,7% (arrivando a 716 unità) le aziende che si occupano di servizi alle imprese, con particolare riguardo alle attività ausiliarie dei servizi finanziari; professionali, scientifiche e tecniche; di supporto per le funzioni d'ufficio; produzione di software e consulenza informatica, pubblicità e ricerche di mercato, servizi per edifici e paesaggio.
Molto consistente, anche se in calo del 7,6%, la presenze di imprese giovanili nelle costruzioni, settore nel quale operano quasi 2.000 aziende "under 35" (il 37,1% del totale), mentre solo il 9,6% dei giovani ha deciso di investire nel settore manifatturiero (508 imprese in totale) e il 3,6% in agricoltura (191 unità).

RE ripartizione giovani imprese

(Fonte CCIAA RE)

Dalla parte del consumatore, mai. Dal tentativo di aggirare la norma che vieta l'anatocismo ai controlli fiscali che colpiscono le piccole e micro-imprese mentre dimenticano le grandi.

di LGC Parma 27 agosto 2015 - 
Mentre chi può cerca di ritemprarsi all'ombra dell'ombrellone o passeggiando sulle dolomiti piuttosto che in qualcuno dei tanti patrimoni dell'Unesco sparsi qua e là nella penisola, il Governo tenta, in tutta sordina, di aggirare le norme che vietano l'anatocismo (calcolo degli interessi sugli interessi capitalizzati. Interessi su interessi). Una pratica già dichiarata illegale ma che fa tanto comodo alle banche.
Secondo la proposta del Cicr (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio) trascorsi 60 giorni dall'avvio del rosso sul conto corrente, gli interessi perdono la loro natura e diventano capitale. La misura consentirà pertanto l'applicazione di interessi su altri interessi "vecchi" di appena due mesi.
Nulla che ci sorprenda considerando l'abitudine decennale, contestata ma mai presa in considerazione, di applicare l'IVA dei carburanti anche sulla quota delle Accise (tasse temporanee che da noi rimangono definitive. Dalla finanziamento della guerra in Etiopia del 1935, piuttosto che per il rinnovo del contratto dei ferrotranvieri del 2004, sino alle ultime alluvioni per un totale di 17 causali).

Una proposta che il Presidente di Unimprese Longobardi non ha preso bene commentando che "Il Tesoro e la Banca d'Italia vogliono salvare l'anatocismo, cioè la pratica vietata degli interessi bancari sugli interessi, con una norma bluff: prima dichiarano di volerlo abolire definitivamente e poi lo dichiarano pienamente legale trascorsi appena due mesi dallo sconfinamento in rosso sul conto corrente. Si tratta di un intervento vergognoso: non solo perché viene clamorosamente aggirata una legge dello Stato oltre che calpestate numerose pronunce giurisprudenziali, ma soprattutto perché la misura corre il rischio di penalizzare fortemente le micro, piccole e medie imprese che si servono del conto corrente anche come forma alternativa al credito ordinario sempre più negato dalle banche".

Le operazioni interessate sono principalmente le aperture di credito in conto corrente e gli scoperti senza affidamento dove gli interessi medi vanno dal 11,64 al 15,95% e che dal 1° gennaio 2016, stando alla proposta Cicr andranno ad allargarsi ogni 2 mesi.
Una condizione insostenibile per le piccole, medie e micro imprese già in forte difetto di liquidità e un favore mostruoso agli istituti di credito per guadagnare senza nulla fare.

Ma la cosa che più sorprende è rappresentata dal fatto che, per quanto la nostra economia si sia sviluppata proprio sulla capacità delle piccole imprese manifatturiere di confrontarsi alla pari con compagnie internazionali grazie alla qualità e al genio italico rappresentato dai tanti piccoli imprenditori, è proprio verso questa categoria di imprese, che si riversa la pioggia di strali del governo e del fisco. Quasi che ci sia una volontà distruttiva della forza economica nazionale.

E' infatti sempre di questi giorni la notizia che gli accertamenti del fisco si sono concentrati, nel 2014, per il 90% su piccole imprese e partite iva lasciando le grandi e grandissime imprese dormire sonni tranquilli.
"L'amministrazione finanziaria si accanisce sui deboli e a nota o giudizio va cambiato drasticamente il rapporto tra Stato e contribuenti. Siamo amareggiati perché il governo di Matteo Renzi con la delega fiscale non ha fatto nulla in questa direzione" commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.

Stando infatti alla mappa dell'attività dell'amministrazione finanziaria realizzata dal Centro studi di Unimpresa, emerge un certo "accanimento" sui piccoli con le briglie "fiscali" che appaiono meno strette sui soggetti di maggiori dimensioni.

Emerge in modo evidente infatti che oltre il 90% riguarda partite Iva e micro-piccole imprese. Le verifiche tributarie relative alle medie aziende, invece, corrispondono all'8% del totale. Mentre solo l'1,7% degli accertamenti si concentrano sui grandi gruppi.

Lo scorso anno sono stati individuati 47 evasori, per lo più grandi gruppi industriali (31), che avrebbero sottratto all'erario quasi 26 milioni di euro ciascuno.

Sembrerebbe perciò che l' "accanimento terapeutico" del fisco contro le piccole imprese sia un dispendio di energie quasi inutile mentre avrebbe molto più latte da portare in cascina invertendo le proporzioni dei controlli.

Ma, come si sa, sui grandi non si può!

Unimpresa Tabella-Controlli-fiscali-23-agosto-2015
(in copertina foto interna del Ministero delle Finanze di Groucho85)

Pubblicato in Economia Emilia
Mercoledì, 26 Agosto 2015 14:44

Sempre più imprese rosa in Emilia Romagna

Con un leggero aumento dello 0,4 per cento in un anno (299 unità), a fine giugno le imprese femminili sono arrivate a 84.908, il 20,6 per cento del totale. Accelera ancora la crescita delle società di capitale, +6,4 per cento (792 unità). In leggera flessione le ditte individuali; sensibile riduzione per le società di persone. Contrazione in agricoltura e commercio, riduzione nella manifattura, ma la tendenza è positiva in quasi tutti gli altri settori.

In ascesa la componente imprenditoriale femminile in Emilia-Romagna. Al 30 giugno scorso le imprese attive femminili erano 84.908, pari al 20,6 per cento del totale delle imprese regionali, con un leggero incremento rispetto alla stessa data del 2014 (+299 unità, pari allo 0,4 per cento). In Italia le imprese femminili (1.149.780) sono aumentate in misura leggermente più ampia (+0,4 per cento). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. Le imprese in rosa sono aumentate in una stretta maggioranza delle regioni italiane. L'incremento è stato più rapido in Lombardia (+1,3 per cento), in Trentino-Alto Adige (+1,2 per cento), quindi in Veneto e in Calabria (+1,1 per cento per entrambe). L'Emilia-Romagna è risultata undicesima per crescita.

La forma giuridica L'incremento delle imprese femminili è da attribuire alle società di capitale, che sono aumentate notevolmente (+792 unità, pari a un +6,4 per cento) e sono il 15,9 per cento del totale, grazie anche all'attrattiva normativa delle società a responsabilità limitata. Fanno da contraltare la forte discesa delle società di persone (-325 unità, -2,3 per cento) e la lieve flessione delle ditte individuali (-0,3 per cento, -161 unità). Anche le cooperative e i consorzi fanno registrare una lieve contrazione (-0,5 per cento).

Settori di attività economica Le tendenze non sono omogenee. Prosegue la storica contrazione nell'agricoltura (-191 imprese, -1,4 per cento) e la crisi incide ancora sull'insieme del commercio (-161 unità, -0,7 per cento) e sulla manifattura (-109 unità, -1,4 per cento). Ma la tendenza è positiva in quasi tutti gli altri settori. Si segnalano i servizi di ristorazione (+216 imprese, +2,8 per cento), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+111 unità, +3,9 per cento) e, a sorpresa, le costruzioni (+73 unità, 2,4 per cento). Questo dato va letto assieme a quello della forte contrazione delle imprese non femminili delle costruzioni: si può supporre che imprese a titolarità maschile travolte dalla crisi siano state sostituite da imprese femminili.

Imprese femminili attive

 

(Fonte Unioncamere emlia romagna)

 

Pubblicato in Economia Emilia


Sale bene comunque la presenza nei servizi di supporto alle imprese. Sono solo 17 su 100 le imprese femminili reggiane, contro una componente imprenditoriale femminile nazionale di quasi il 22%.

Reggio Emilia 17 agosto 2015 - Sono cresciute di 40 unità nei primi sei mesi del 2015 e hanno raggiunto quota 9.690 le imprese femminili della provincia di Reggio Emilia.
Pur registrando una lieve crescita nel primo semestre dell'anno (+0,4%), le imprese che possono vantare una donna al vertice o un partecipazione femminile maggioritaria, però, rappresentano ancora una quota contenuta nel panorama imprenditoriale reggiano. La provincia di Reggio Emilia, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio, si colloca infatti al terz'ultimo posto della graduatoria per tasso di femminilizzazione delle province italiane, precedendo solo Monza e Brianza e Milano.
Sono solo 17 su 100 le imprese femminili reggiane, contro una componente imprenditoriale femminile nazionale di quasi il 22%, con punte che superano il 30% in province come Benevento e Avellino.

 

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In molti settori di attività economica, tuttavia, la partecipazione femminile è ben più alta: supera il 50% delle imprese della provincia di Reggio Emilia che operano nelle altre attività dei servizi, in particolare quelli legati alla persona. La vocazione all'accoglienza e alla cura, così tipica dell'universo femminile, si riflette anche in altri settori ad alto tasso di partecipazione delle donne d'impresa, come la sanità e l'assistenza sociale, in cui il tasso di femminilizzazione del tessuto produttivo provinciale segna valori superiori ad un terzo dell'intero settore; nel caso dei servizi di assistenza sociale sia residenziale che non residenziale supera addirittura il 40%.

La presenza femminile è superiore al 30% nell'attività di gestione di alloggi (50 imprese femminili su 161 totali), in particolare strutture non alberghiere come bed and breakfast, alloggi per le vacanze, ostelli e rifugi montani, e sfiora un terzo nel settore della ristorazione (914 su 3.063).

 

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La forte presenza femminile, però, non si limita solo ai servizi alla persona. Le donne reggiane trovano spazio anche in tutte quelle attività di supporto alle imprese come le attività legali e di contabilità, settore nel quale un'impresa su quattro è gestita da donne, oppure in attività professionali, scientifiche e tecniche come design di moda o disegnatori grafici, traduzione ed interpretariato, pubblicità e ricerche di mercato o finanziarie e assicurative, nelle quali la presenza femminile raggiunge circa il 20% del totale.

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Sono inoltre 2.510 le imprese del commercio che possono vantare la presenza di una donna al timone, il 22,5% del totale aziende del settore; percentuale leggermente inferiore e pari al 21,2% le imprese femminili in agricoltura.

Piccole imprese più esposte al fenomeno del ritardo nei pagamenti

Modena, 14 agosto 2015. Un'indagine di Cribis D&BT ha evidenziato come le aziende emiliano-romagnole siano le più puntuali nell'onorare i propri debiti: il 46,6%, infatti, paga con regolarità, contro una media nazionale del 36,3%. Anche il dato dei ritardi è positivo rispetto a quello medio: 30 giorni, cioè l'8,9%, contro il 15,7% nazionale.

Particolarmente virtuose sembrerebbero essere le aziende modenesi, le più affidabili, visto che le soglie di puntualità di queste ultime vanno oltre il 48%.
"In realtà – osserva Umberto Venturi – non so se ci si possa rallegrare per i risultati di un'indagine che testimonia come le imprese che adempiono con onestà i propri impegni contrattuali siano meno della metà. E ancora più preoccupante il fatto che a pagare lo scotto di questa situazione siano le imprese più piccole, le più virtuose nel rispetto dei pagamenti (con una puntualità del 48,8%), ma quelle che allo stesso tempo presentano il dato più alto di ritardi gravi".

Una situazione aggravata dal fenomeno dei fallimenti e dei concordati, che ancora una volta incide in mood più pesante sulle realtà più piccole. "Purtroppo – osserva il presidente di CNA – non sono pochi i casi di aziende messi in difficoltà, a volte costrette anche a chiudere, a causa di questo istituto".

Un istituto introdotto già nel 1942 e ripetutamente modificato, quello che raccoglie oggi le critiche di Umberto Venturi. Se, infatti, questa procedura concorsuale dovrebbe servire per evitare il fallimento di un'impresa attraverso accordi con i propri creditori, oggi del concordato se ne fa spesso un uso distorto, finalizzato più a penalizzare i creditori che ad affrontare vere e proprie situazioni di crisi.

"Il problema – sottolinea Venturi – non è quando questo passo lo si fa per aziende davvero in crisi, ma quando il concordato maschera la prosecuzione dell'attività aziendale attraverso la costituzione di nuove realtà produttive, che assorbono le sole attività profittevoli della società precedente, lasciando il cerino, cioè i crediti in gran parte insoluti, in mano ai creditori. Si tratta di un comportamento sempre più frequente, che configura un approccio riprovevole da parte di quegli imprenditori che utilizzano il concordato in questo modo".

Negli ultimi anni, infatti, questa procedura è stata frequentemente utilizzata in modo sleale da imprese in difficoltà a scapito di fornitori di beni e servizi, soprattutto artigiani, micro e piccole imprese. "Per questo motivo – continua Venturi – abbiamo apprezzato i correttivi alla procedura di concordato dal Decreto fallimenti passato alla fiducia della Camera qualche giorno fa. In particolare, guardiamo con interesse alle disposizioni mirate ad accrescere la trasparenza nell'intera procedura concorsuale: la facoltà concessa ai creditori di presentare proposte di concordato alternative a quelle dei debitori; l'introduzione di requisiti più stringenti nella nomina del curatore e nella proposta di concordato preventivo, chiamato a soddisfare almeno il 20 per cento dei crediti chirografari".

Nel passaggio al Senato, però, Cna chiede di rafforzare ulteriormente l'impianto del decreto, introducendo vincoli più stringenti in caso di cessione o di conferimento in altra società, come il divieto di partecipare alla newco per soggetti riconducibili all'impresa che chiede l'ammissione al concordato, evitando che il debitore possa riprendere in maniera fraudolenta l'attività a danno dei creditori.

Giovedì, 13 Agosto 2015 09:39

Emilia Romagna, oltre la recessione

Piccoli passi verso una possibile ripresa. +1.747 imprese rispetto a marzo.

Bologna 13 agosto 2015 -

Nel secondo trimestre dell'anno, in Emilia-Romagna, le imprese attive aumentano di 1.600 unità (+0,4 per cento) rispetto al trimestre precedente, un incremento contenuto. Segno più per commercio (+419) e i servizi di alloggio e ristorazione (+392 unità).

Quasi ferme le costruzioni, al palo la manifattura. Aumentano ditte individuali (+924) e società di capitale (+849), in calo le società di persone (-199).

Barometro in lieve rialzo all'anagrafe delle imprese emiliano-romagnole, nel secondo trimestre del 2015. E' quanto emerge dall'analisi dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna sulla base della rilevazione di InfoCamere.

La stagionalità è favorevole, ma permangono ancora, seppur attenuati, gli effetti della grave recessione trascorsa.

Le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 463.168 a fine giugno, 1.747 in più (+0,4 per cento) rispetto a fine marzo. L'incremento è relativamente limitato, superiore solo a quelli registrati nello stesso trimestre del 2009 e del 2013. A livello nazionale l'aumento è risultato lievemente più ampio (+0,5 per cento). Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, le iscrizioni (6.864) sono leggermente aumentate, le cessazioni (5.145) sono salite nella stessa misura assoluta. Entrambi i dati sono prossimi ai minimi dell'ultimo decennio.
Il dato delle imprese attive rende l'effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine giugno, le imprese attive erano 411.838. anche in questo caso l'incremento congiunturale rilevato (1.600 unità, +0,4 per cento) è relativamente limitato, non va oltre la soglia delle 2.000 imprese, non più superata ormai da tre anni.

I settori di attività economica che più hanno concorso a determinare la crescita sono commercio (+419 unità, +0,4 per cento) e i servizi di alloggio e ristorazione (+392 unità, +1,3 per cento). In aumento le attività dei servizi per edifici e paesaggio (imprese di pulizie) e di supporto per le funzioni d'ufficio e alle imprese. Solo in lievissima crescita le imprese delle costruzioni (+0,1 per cento), ferma la manifattura, in leggero calo trasporto e magazzinaggio.

L'andamento per forma giuridica
La crescita della base imprenditoriale è stata determinata, in primo luogo, da un aumento delle ditte individuali (924 unità, +0,4 per cento) e quindi da una forte crescita delle società di capitale (849 unità, +1,0 per cento), la più elevata rilevata nello stesso trimestre negli ultimi sette anni.

A quest'ultima ha contribuito la forte attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata, che motiva altresì una flessione delle società di persone (-199 unità, -0,2 per cento), che appare ampia, data la stagionalità favorevole e senza precedenti, eccezion fatta per il secondo trimestre del 2008.

Un commento
Gli andamenti osservati manifestano ancora gli effetti della dura e lunga crisi.

I segnali recenti indicano che, dopo la recessione è ora possibile una ripresa, nonostante il ritardo con cui questi si manifestano sulla demografia delle imprese. La base imprenditoriale ha subito però una pressione senza precedenti, che avrà effetti strutturali permanenti.

(Fonte Unioncamere Emilia Romagna)

Pubblicato in Economia Emilia
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