Sabato, 05 Luglio 2025 07:20

Esclusiva / L’architetto Italo Jemmi e le precedenti ristrutturazioni del Tardini (Video) In evidenza

Scritto da Gabriele Majo

Video

2_gabriele-majo-20-06-2025-1-150x150.jpeg(Gmajo) – L’architetto parmigiano Italo Jemmi progettò le ultime ristrutturazioni dello Stadio Ennio Tardini di Parma: in questa video conversazione esclusiva che ci ha concesso, egli ripercorre il cammino di allora, indispensabile da conoscere per pensare a futuri possibili ritocchi dell’impianto dopo la decisione ufficiale del club di abbandonare il progetto mono-cantiere su cui aveva lavorato negli ultimi 5 anni (una volta revocato quello di Nuovo Inizio), per tentare una soluzione con cantierizzazione a stralci.

 

 

1 V https://youtu.be/Yvi_TSq3Kp8

Intervista di Gabriele Majo, montaggio ed ottimizzazione a cura di Alex Bocelli

Non solo questo lungo colloquio che abbiamo filmato: l’architetto Italo Jemmi ci ha donato la traccia che si era preparato, un prezioso documento che racconta la recente storia dello Stadio Ennio Tardini.

3_italo-jemmi-001-27-06-2025-150x150.jpeg(Italo Jemmi) – Non vorrei parlare solo del Tardini, sul quale sono stati scritti libri ed articoli e che è stato oggetto di discussioni in trasmissioni tv dedicate e dibattiti sullo stadio “intra moenia” o “extra moenia”: piuttosto, vorrei esporre i fatti che avevano anticipato le ultime ristrutturazioni del Tardini, di cui sono testimone in prima persona.

Nel 1987 Ernesto Ceresini, allora proprietario del Parma Calcio chiese al Cavalier Calisto Tanzi se la Parmalat fosse disposta a sponsorizzare la sua squadra: alla risposta affermativa fu siglato un’accordo verbale per cui la Parmalat avrebbe acquistato la società nel momento in cui la squadra avesse acquisito il diritto ad accedere alla massima competizione. Il Parma, nel campionato di serie B 1989-1990, conquista il quarto posto, meritando di
partecipare alla seria A e l’impegno siglato con la Parmalat fu onorato dalla famiglia Ceresini a seguito della dipartita di Ernesto avvenuta il 2 febbraio 1990.

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Da subito, il Cavalier Calisto Tanzi aveva ritenuto che lo stadio Tardini non fosse idoneo a disputare le partite della massima divisione, per cui occorreva costruire un nuovo stadio. Così nel 1990 furono presi contatti con Franco Dal Cin che allora seguiva le vicende della Reggiana per realizzare uno stadio in comune fra le due società a Sant’Ilario d’Enza, a metà strada fra le due città, ma subito si scatenò la ribellione dei tifosi delle squadre per cui si optò per realizzare uno stadio solo per il Parma Calcio. Contemporaneamente il dott. Beniamino Ciotti informò la Parmalat di un’area il cui proprietario era Auricchio, quello dei provoloni, terreno già inserito nel P.R.G di Parma
con destinazione “Zona Sportiva Comprensoriale”.

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Si trattava di una vasta area ai Baccanelli a 5 km dal centro città, non distante dall’uscita della tangenziale sud su via la Spezia, area compresa fra Strada Nazionale della Cisa e la ferrovia Parma-La Spezia, con la incredibile possibilità di convogliare i treni dei tifosi ospiti nella fermata di Vicofertile e far
attendere i convogli fino al termine della partita nei binari che portano ai Mulini Figna. Questa soluzione avrebbe procurato un grande vantaggio, perché lo stadio “extra moenia” avrebbe escluso i tifosi ospiti dal centro città, scongiurando così gli atti vandalici nella stazione e i disagi perpetrati ai cittadini, alla circolazione veicolare ed agli abitanti confinanti con il Tardini.

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La scelta del terreno e la sua collocazione urbanistica indusse la società a verificare se quel posto fosse idoneo ad ospitare uno stadio con i parcheggi per cui, avendo il sottoscritto già collaborato con la Parmalat per la progettazione dello stadio da Baseball di Collecchio, nel mese di settembre 1990 fui incaricato di elaborare un “concept” per verificarne l’idoneità.

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Si predispose un elaborato accompagnato da un modellino che prevedeva il campo da gioco al centro dell’area con orientamento nord-sud, interrato di 2,50 metri rispetto al piano di campagna e tribune in parte coperte alla vista da un rilevato del terreno a forma di tronco di cono con base circolare, rendendolo simile ad un vulcano, mentre le estremità superiori delle gradinate emergevano con piani inclinati a sbalzo, scoprendone la funzione, gradinate distanziate tra di loro per permettere l’accesso alle tribune e un rapido esodo in caso di incidenti.

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La parte sottostante delle tribune avrebbe ospitato tutte le funzioni che necessitano ad un moderno stadio ed inoltre la proprietà avrebbe messo a disposizione dei Boys della Curva Nord un’ampia sala dove i supporters gialloblu avrebbero potuto tenere le loro riunioni per programmare eventi e trasferte, ma soprattutto per averli sotto controllo. Nella Tribuna Ovest, la più densa di funzioni, avrebbero trovato posto al livello del campo da gioco un’autorimessa per la proprietà, i dirigenti, gli ospiti illustri e i calciatori, quindi gli spogliatoi per le squadre con infermeria, antidoping, sala interviste giocatori e dirigenti, una sala stampa per i giornalisti, ed inoltre una sala conferenze per 200 posti. La parte centrale della tribuna ovest sarebbe stata occupata dai V.I.P e organizzata con soggiorni, bar, ristorante, sale riunioni, salottini privati con vista diretta sugli eventi per essere affittati a privati e società.

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A fianco della zona V.I.P era collocato il Museo mentre i parcheggi per pullman, macchine, moto e bici avrebbero occupato lo spazio di risulta fra il limite della collina e le strade limitrofe che delimitavano il terreno e sarebbe stato dotato di numerosi alberi da farlo apparire un bosco. Quest’area sembrava già possedere il “genius loci”,ossia lo spirito del nuovo stadio.
Il progetto fu molto apprezzato dalla proprietà, per la sua peculiarità e inoltre dai Vigili del Fuoco per le numerose e dirette vie di esodo dallo stadio in caso di incidenti e dalla Soprintendenza al Paesaggio per il modesto impatto ambientale che avrebbe procurato.

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Ma benché l’ingente spesa sarebbe stata sostenuta interamente dalla Parmalat e sarebbe stato il primo stadio privato in Italia, il progetto non fu accettato sia dal Comune, perché voleva che la squadra di Parma continuasse a giocare nello stadio storico e sia dall’Unione Industriali che avrebbe voluto il nuovo impianto fosse costruito a Baganzola vicino all’Ente Fiere.

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Fu così che il Cavalier Tanzi non poté realizzare il desiderio di donare agli sportivi di Parma quello che Lui chiamava, come mi confidò dopo aver guardato il progetto, non uno stadio, ma il “Teatro dei Sogni”, ricordando il soprannome che i tifosi del Manchester United avevano dato al loro stadio, l’Old Trafford. Queste considerazioni convinsero la società che l’illuminata idea non poteva esser realizzata, per cui “obtorto collo” fu scelta l’unica alternativa, la ristrutturazione del Tardini sul quale, peraltro, pendevano diversi obblighi fra cui:
1) La soprintendenza ai Beni Architettonici imponeva il Vincolo di Tutela sulla Tribuna Petitot progettata nel 1923 dall’architetto Ettore Leoni
2) La normativa del P.R.G di Parma imponeva misure molto restrittive riguardo alle altezze, distanze dai confini e dalle case confinanti.
3) Le norme UEFA imponevano all’epoca per le squadre che volevano partecipare a tornei o coppe internazionali, di giocare in stadi aventi la capienza minima di 30.000 spettatori.

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E fu così che nel Novembre del 1990 fui chiamato dal dott. Franco Gorreri, allora Direttore Finanziario della Parmalat e Vicepresidente del Parma Calcio, che mi chiese di raggiungerlo nella sede Parmalat, dove mi mise a conoscenza delle decisioni della proprietà: niente nuovo stadio, ma ristrutturazione del Tardini da realizzare in 4 stralci in quattro anni. In quella occasione il sottoscritto ricevette l’importante incarico professionale di ristrutturare lo stadio Tardini “intra moenia”. Per definire quel numero di 30.000 spettatori, che pendeva sulla definizione del progetto come una Spada di Damocle, si procedette a ritroso dal perimetro esterno (distanza dai
confini) al perimetro interno (distanza dal campo), utilizzando tutti gli spazi disponibili e valendosi delle misure minime previste dal CONI per la larghezza delle scale e dei posti a sedere e così lo skyline dello stadio fu definito dalle norme e vincoli che dovevano esser rispettati.

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Fu predisposto il progetto di tutto lo stadio e l’esecutivo del primo stralcio riguardante la Tribuna Petitot che doveva essere costruita nell’estate del 1991 nell’intervallo del campionato, mentre gli altri settori sarebbero stati costruiti a stralci: la curva nord dei Boys nel ‘92, la curva sud nel ‘93, la tribuna est dei distinti nel ‘94, ma questa non fu mai presa in considerazione così come le autorimesse sotterranee previste fra la tribuna e il portale monumentale di ingresso allo stadio.

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I lavori della Tribuna Petitot iniziarono con le demolizioni ai primi di maggio del 1991 per terminare a metà settembre dello stesso anno, permettendo alla squadra di Parma di giocare in casa la seconda partita del campionato di serie A. Quelli furono giorni intensi di lavoro, facilitati dalla fattiva collaborazione fra le imprese, Bonatti in primis, Ceci prefabbricati e COMETAL per la copertura in ferro. Con la soprintendenza che aveva posto il Vincolo di Tutela sulla tribuna si raggiunse un compromesso ottenendo di demolire la parte superiore della facciata con la copertura, mentre la parte inferiore sarebbe stata oggetto di restauro e così la tribuna Petitot poté ospitare 8.000 spettatori a sedere rispettando gli impegni presi con la proprietà, il Parma Calcio, i supporters e le istituzioni.

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Quanto al nuovo stadio non conosco il progetto, che Krause Group Italia intendeva realizzare: ho soltanto letto un’articolo sulla Gazzetta di Parma accompagnato da un rendering, per cui non sono in grado di esprimere un giudizio. Certamente poteva essere molto apprezzato dagli sportivi, perché diminuendo il numero di spettatori da 30.000 a 22.000, poteva essere aumentata la larghezza e la lunghezza dei posti a sedere, rendendo più agevole raggiungere il proprio posto all’interno delle file senza pestare i piedi di coloro che sono già seduti, come accade ora e migliorare gli spazi dedicati ai
servizi igienici, ai punti ristoro, per non parlare del fatto di dotare tutto lo stadio della tanto agognata copertura ed infine realizzare uno stadio con evidenti connotati architettonici.

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Nell’ottobre del 2021 la Gazzetta di Parma pubblicava un’articolo che descriveva una variante alla viabilità tra il Petitot e lo Stadio Tardini: soluzione interessante, molto valida ed efficace dal punto di vista urbanistico, poiché permetterebbe di collegare il centro Città allo stadio e al Parco Ferrari senza interferire con il traffico veicolare, ma è indubbio che lo stadio avrebbe solo un parziale beneficio, dal momento che non si risolverebbero i gravi problemi dei parcheggi e dei tanti disagi che i tifosi ospiti sempre procurano all’arrivo e
partenza dalla stazione, alla circolazione dei veicoli, ai cittadini ed agli abitanti confinanti con lo stadio, tralasciando di parlare dei possibili scontri violenti e a volte cruenti fra “i cugini” ultras, come è già successo con il lancio incrociato di cubetti di porfido fra le avverse tifoserie, procurando danni alle persone e alle proprietà pubbliche e private.

 

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Vorrei fare anche alcune considerazioni che riguardano ciò che è stato scritto alle pagine 72-73-77 del volume “il Tardini di Parma”, edito da MUP, nel capitolo “Le trasformazioni dello stadio dalla costruzione ad oggi”.
Sono stati descritti dei lavori di piccola manutenzione avvenuti nel 1970 che riguardano la costruzione di servizi igienici “femminili”, e nel 1982 l’apertura di un secondo ingresso nel lato sud su via Puccini, mentre è stata completamente ignorata una importante trasformazione avvenuta nel 1981 a seguito della gara di appalto-concorso esperita dal Comune di Parma che riguardava la costruzione di gradinate per complessivi 15.000 posti nelle curve nord, sud e distinti a cui avevano aderito due imprese, la CECI prefabbricati di Medesano e la IMCAP di Monticelli.

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La gara fu aggiudicata all’impresa IMCAP di Romano Colla che partecipò con il mio progetto. Non essendo stati eseguiti lavori nei distinti, a parte l’installazione di tubi innocenti, tutt’ora sono presenti le travi a ginocchio fissate alle fondazioni con barre DYWIDAG facenti parte dell’intervento del 1981. Questa trasformazione dello stadio non è presente neppure a pag. 77 figura 8 “Evoluzione planimetrica dello Stadio Tardini”! Ed inoltre a pag.73 si legge che il 21 Maggio 1991 il Comune di Parma decise di ristrutturare il vecchio Tardini affidando l’incarico a più professionisti esterni ed approvare il progetto il 24/05/91, tre giorni dopo! Quindi con quale delibera e con che impegno economico il Comune di Parma avrebbe potuto assumere questa responsabilità, per il fatto che da subito aveva manifestato l’intenzione di non partecipare alle spese di ristrutturazione del Tardini e tanto meno di
accollarsi le spese di progettazione?

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Quelle descrizioni soggettive non hanno alcun fondamento, in quanto, e ripeto, il sottoscritto nel novembre del 1990 fu convocato dal dott. Franco Gorreri, allora Direttore Finanziario della Parmalat e Vice Presidente del Parma Calcio, per conferirmi l’incarico della ristrutturazione del Tardini, dicendomi che il costo sarebbe stato a carico della Parmalat, così il mio onorario professionale, come effettivamente si verificò. E’ evidente che le descrizioni esposte nel volume non rispondono al vero, anche per il fatto che il progetto esecutivo della Tribuna Petitot era iniziato nel mese di novembre 1990
e consegnato dal sottoscritto alla Bonatti ai primi di aprile del 1991 affinché l’impresa potesse organizzare il cantiere e programmare i lavori che iniziarono con le demolizioni nella prima settimana di maggio dopo aver ottenuto le autorizzazioni del CONI, della Soprintendenza ai Beni Architettonici, dei Vigili del Fuoco, dell’AUSL e della Questura. Italo Jemmi (architetto progettista delle ultime ristrutturazioni dello Stadio Ennio Tardini di Parma)

 

2V https://youtu.be/Yvi_TSq3Kp8

Intervista di Gabriele Majo, montaggio ed ottimizzazione a cura di Alex Bocelli

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Laprimaradiolibera.itsito un-official, indipendente dall’attuale proprietà, dedicato a Radio Parma, la prima emittente libera italiana, nata il 1º Gennaio 1975. Supplemento di Stadiotardini.it, testata giornalistica registrata c/o tribunale di Parma nr 10/2011, direttore responsabile Gabriele Majo

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Gabriele Majo

Gabriele Majo, 61 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth" del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".

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