Circa un mese fa, vedo lampeggiare il display del mio smartphone. Mi avvicino e trovo sovrimpresso il nome di Giuseppe Rossi.
“Roby, non so se ne sei al corrente, ma stiamo organizzando il mio addio al calcio allo stadio Franchi di Firenze, sabato 22 marzo 2025. Mi farebbe piacere invitarti. Insieme a te ci saranno Lupoli e Dessena, oltre ad altri grandissimi campioni”.
“Farò il possibile per esserci Giuseppe”, risposi istintivamente , senza nemmeno consultare l’agenda: ci sono chiamate alle quali è impossibile dire no. Poi un lungo silenzio che ci ha portati a qualche giorno fa.
Questa volta un audio a confermare tutto il programma aggiungendo alcuni importanti dettagli.
“Roby, se ti fa piacere, avevo pensato a te per la panchina della Fiorentina legend, dall’altra parte come tecnico del Pepito team, ci sarà Manuel Pellegrini mio allenatore ai tempi del Villareal”.
In quel minuto di vocale, ho iniziato sentire il cuore battere forte e a realizzare tutto ciò che quell’invito portava con sé.
In un sabato di marzo, accompagnato da una pioggia insistente, io e mio figlio Fabio, abbiamo attraversato l’Appennino tosco emiliano e ci siamo catapultati in un clima di festa che solo i tifosi gigliati potevano confezionare. Intorno al Franchi, bandiere, striscioni e tantissimi supporters con indosso la mitica maglia Viola.
Appuntamento al settore d’ ingresso dei pullman, in attesa dell’arrivo dei calciatori. L’autista doveva solo fare una piccola sosta. Uno stop and go per permettere a mister Dellapina di unirsi agli altri e raggiungere il sottopasso dello stadio. Ad attenderci settantadue giornalisti accreditati per l’occasione. Un’emozione unica. Pepito accolto come una divinità greca, primo a scendere dal pullman e pronto a fare gli onori di casa.
Da quel momento ha preso il via una serata memorabile per Giuseppe, per me, e per tutti coloro che hanno avuto il piacere e l’onore di celebrare il campione e l’uomo attribuendo il giusto valore ad una carriera fantastica, frenata solo ed esclusivamente dalla cattiva sorte. Raggiunti gli spogliatoi ci siamo preparati alla partita parlando poco di tattica, ma lasciando che l’atmosfera di festa contagiasse tutti indistintamente.
Tutto pronto, per accendere ancora una volta i riflettori su calciatori che avevano scritto la storia del calcio. Nel sentire lo speaker annunciare le formazioni in campo, ho avuto la sensazione che il tempo si fosse fermato. Sopra il cielo di Firenze aleggiava una bolla spazio temporale in grado di sigillare questo momento straordinario.
PEPITO TEAM – Sebastian Frey; Diego Godin, Joan Capdevila, Domenico Criscito, Antonio Candreva, Mario Gomez, Ruben Cani, Josip Ilicic, Nemanja Vidic, Daniele De Rossi, Marcos Senna (Arturo Lupoli). All: Manuel Pellegrini
FIORENTINA LEGEND – Francesco Toldo; Gonzalo Rodriguez, Milan Badelj,
Juan Manuel Vargas, David Pizarro, Gabriel Omar Batistuta, Alberto Aquilani (Daniele Dessena), Martin Jorgensen, Borja Valero, Luca Toni, Giuseppe Rossi
All. Roberto Dellapina
Squadre schierate in campo e fischio d’inizio con il pubblico pronto a sostenere i propri beniamini con cori e applausi a scena aperta. 80 minuti nei quali il nastro si è riavvolto ripristinando gli automatismi e le giocate di questi grandi campioni. Al primo gol di Pepito, mi è parso di sentire lo stesso rumore assordante che accompagnò la tripletta di Giuseppe alla Juventus. Per chi ama il calcio penso possa rappresentare l’essenza, il succo più dolce di questo meraviglioso sport.
Tutto ha funzionato come da copione, una città intera ha risposto all’appello dell’eroe e gli ha tributato l’onore destinato ai grandi. Io, unico tra i non famosi, al centro di un evento che per una notte mi ha regalato “l’immortalità”.
Cos’altro aggiungere? Solo ringraziare Pepito per questo fantastico dono.
Un attestato di stima che desidero condividere con le persone che hanno reso forte lo scouting e il settore giovanile del Parma calcio in quegli anni indimenticabili. Insieme a lui, una leva 87’ con calciatori del calibro di Dessena, Lupoli, Savi e Marco Rossi, che trascinarono lo squadrone a vincere il titolo di Campioni d’Italia allievi.
Il giorno dopo, tuttavia, Giuseppe volò con papà Fernando nella direzione di Manchester sponda United, mentre Arturo raggiunse Wenger all’Arsenal.
Quel giorno, su quell’aereo, iniziò la favola di Giuseppe Rossi che a suon di gol, qualche anno più tardi, sarebbe diventato per tutti Pepito. Roberto Dellapina