Visualizza articoli per tag: marketing

Domenica, 23 Settembre 2018 07:13

La fine di un'era: dall'outsourcing al backsourcing

Gli anni 2000 hanno segnato un confine importante nella diversificazione delle strategie aziendali, pronunciate nel focalizzarsi sul core business a vantaggio dei settori ritenuti marginali e non restituenti risorse finanziarie fondamentali, da impiegare al presente e da ascrivere a bilancio per futuri investimenti.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 22 settembre 2018 - Le aziende iniziano il proprio percorso imprenditoriale spinte dal desiderio di promuovere ogni tipo di azione, orientata a sviluppare progetti e attività d'interesse crescente, destinate a generare fattori ad elevata redditività nei mercati locali e globali.

Per anni le imprese hanno costruito le loro identità imprenditoriale aggregando al loro interno tutte le fasi lavorative, commerciali e finanziarie necessarie allo sviluppo del proprio business. Dagli anni 2000 in poi qualcosa è successo, complice la presenza inaspettata di una crisi economica senza precedenti, che ha interrotto la capacità per le imprese di generare profitti a doppia cifra, e l'insediamento di una nuova classe dirigenziale (new management) che ha iniziato a infrangere i modelli organizzativi con i quali le aziende sono cresciute dal '900 in avanti. Da quel periodo è iniziata una lenta, ma inesorabile, fase di decomposizione delle imprese che hanno iniziato ad essere "spezzettate" in più parti, riservando la parte nobile alle attività ritenute strategiche e lasciando per strada quelle ritenute a bassa marginalità, che avrebbero pesato nella definizione degli obiettivi e inciso sulla curva di redditività. In questo modo sono nate aziende satelliti, di differente estrazione giuridica, esercitanti attività esterne confluenti successivamente nell'azienda madre, in base al tipo di collaborazione richiesto.

Le aziende satelliti hanno iniziato a sviluppare singoli core business fino a diventare, e assumere nel tempo, ruoli d'importanza strategica assoluta nel panorama geoeconomico mondiale, dimostrando la presenza di elevati livelli di specializzazione in svariati settori imprenditoriali, di supporto logistico e di mano d'opera al bisogno. Questo ha inciso in modo favorevole sui bilanci, sull'analisi preventiva dei costi definiti nella programma investimenti, sulla responsabilità e de-responsabilità del management e dell'azienda stessa, spingendo l'azione di governo verso le attività rese dall'esterno verso l'interno, contribuendo a indebolire l'identità e la struttura dell'impresa.

Un aspetto da non trascurare è ancorata alla forte contrazione del capitale umano impiegata come fonte di risparmio per fare brillare i bilanci. Il management nobilita la sua presenza dimostrando con i numeri le sue capacità imprenditoriali a vantaggio di tagli, che se non attuati nel lungo periodo, avrebbero introdotto distorsioni nel sistema delle relazioni sociali e produttive in seno all'impresa. La posta elettronica ha iniziato ad assumere un ruolo chiave nella corrispondenza digitale soprattutto nell'uso del tasto "inoltra" per trasferire a valle il livello della responsabilità.

«L'acqua scende sempre a valle e non risale mail la corrente del fiume, ma la segue».

La strategia sempre più consolidata di ridurre i costi aziendali a sfavore dei lavoratori e di incrementare la tecnologia per produrre volumi di produzione, ha reso ancora più evidente la necessità di ripristinare tutte le funzioni aziendali e rivedere imprese che hanno ricomposto al proprio interno tutte le funzioni aziendali, (chi conduce le caldaie per il riscaldamento, chi interviene sull'impiantistica elettrica – meccanica e idraulica, chi produce i pasti e tanti altri settori) per costruire una nuova identità aziendale che incontri ancora il favore delle persone nel renderle partecipi di un nuovo disegno comunitario, dove emerge ed è forte il senso di appartenenza.

L'outsourcing (portare tutto o in gran parte all'esterno) ha dimostrato di possedere elevati elementi di debolezza, (fallimento?) che dovrebbero fare riflettere per riportare le imprese a riviere l'era di un nuovo backsourcing, (portare tutto o in gran parte all'interno). Un new deal – nuovo corso – che agendo sul piano di una attenta riflessione e di intervento sulle strutture organizzative esistenti, sia in grado di dare impulso ad una nuova era per risollevare la cultura del benessere e dell'appartenenza sociale e il presupposto essenziale per entrare di diritto nell'Economia 5.0, l'era della Conoscenza Condivisa, dove la persona è al centro dell'ecosistema organizzativo.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Foto: Paolo Rebecchi, tratta dal libro Finestre di casa nostra. Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Edizione illustrata a cura di Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Editore: Itaca (Castel Bolognese)

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia

Il mercato dell'Iot in Italia nel 2017 vale 3,7 miliardi di € con una crescita del +32% rispetto al 2016. Una crescita sia in termini di valore e che in termini maturità dell'offerta: si accende l'arena competitiva; proliferano le startup, con offerte spesso complementari a quelle delle grandi aziende; evolvono le strategie per valorizzare i dati raccolti, con Privacy, Cyber Security.

E' quanto emerge da una analisi di BRIX Smart Research (Brix è la ricerca di mercato economica, utile e realizzata sulle esigenze del committente) che ha scandagliato i vari settori dove le nuove applicazioni si stanno diffondendo.

Cosa è l'IoT, Internet of Things: L'Internet delle cose è una possibile evoluzione dell'uso della Rete: gli oggetti (le "cose") si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall'altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete (Fonte Wikipedia)

Entrando quindi nel panorama dei settori scandagliati da BRIX si può osservare come i nuovi algoritmi di Intelligenza Artificiale siano sempre più tra gli aspetti cruciali a cui le aziende devono guardare per favorire lo sviluppo di soluzioni affidabili e attrattive sul mercato.

Le Pubbliche Amministrazioni necessitano sempre più di attivare nuove collaborazioni con gli attori privati per la realizzazione di vere e proprie Smart City.

Le imprese sono coinvolte nel processo di trasformazione delle proprie fabbriche e supply chain. Gli impianti produttivi, grazie all'ottimizzazione del processo di manutenzione, svolgono le diverse  attività minimizzando i consumi energetici.

Infine i consumatori sono sempre più orientati all'acquisto di nuove soluzioni smart per la casa (Smart Home), l'auto (Smart Car), la propria salute e il tempo libero.

Per maggiori dettagliWWW.BRIX–RESEARCH.COM  - email iQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

Brix_IOT_italia_1.jpg

 

BRIX_smart_home.jpg

(slide BRIX scaricabile in formato pdf)

Pubblicato in Nuove Tecnologie Emilia
Domenica, 16 Settembre 2018 06:32

Dal bisogno al desiderio di essere

Bisogno e desiderio accompagnano l'uomo sin dalle sue origini: la fame sosteneva il bisogno di procacciare il cibo per vivere e il desiderio era orientato a scoprire il mistero dell'Essere.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 15 settembre 2018 - Il bisogno è una mancanza, il desiderio è di condurre la propria anima a vedere oltre le stelle. 

In tanti hanno cercato di dare una definizione al bisogno la cui origine latina bisonium indica la presenza nell'uomo di una mancanza, una carenza, che deve essere soddisfatta per ripristinare l'equilibrio. Vivere in necessità, significa avere bisogno di qualcuno o di qualcosa, per dare sollievo al corpo e allo spirito: il bisogno di produrre, il bisogno di svolgere una attività, il bisogno di affetto, il bisogno sociale, il bisogno dell'etica e della morale, il bisogno naturale di curare l'anima e renderla felice.

Per dirla come Platone: «l'idea del bene sopra ogni altra cosa». Lo psicologo americano Abraham Maslow ha scelto la figura geometrica della piramide (molto rigida) per tracciare la strada gerarchica della motivazione, che procede dal basso verso l'alto, per ambire a descrivere i bisogni dell'uomo partendo dai livelli inferiori fino a raggiungere i livelli più alti, quelli superiori, identificati nell'ultimo con la trascendenza. Per Maslow «le persone sono uniche e i bisogni sono comuni». Lo psicologo americano Clayton Paul Alderfer propone invece una soluzione meno rigida rispetto a quella di Maslow e più disposta a vedere soluzioni dinamiche all'interno della gerarchia dei bisogni. Il suo modello riunisce i tre livelli centrali del modello di Maslow (sicurezza, appartenenza e stima) fornendo alla persona, in caso di bene-essere o male-essere, una via d'uscita. La filosofa ungherese Agnes Heller esprime una opinione innovativa, dove i bisogni sono il passaggio primo delle trasformazioni sociali. Essi non sono riconducibili alle stratificazioni sociali, ma piuttosto sono divisibili in due categorie: quelli alienanti e quelli radicali. I primi riguardano l'accumulo quantitativo di soldi e potere e non portano mai a una reale soddisfazione dell'uomo; i secondi invece sono di tipo qualitativo e riguardano l'amicizia, l'amore e l'introspezione.

È difficile ritrovare nel corpus di conoscenze e studi scientifici una definizione che trovi unanimi consensi proprio per la natura stessa del bisogno che lo riconduce a qualcosa di indefinibile.

Qualsiasi sia la natura del bisogno, l'uomo deve assolutamente cercare in se stesso, o nell'ambiente di riferimento, la soluzione che consenta di raggiungere l'equilibrio, pena la presenza di un disagio le cui manifestazioni possono modificare lo stile di vita e il sistema delle relazioni familiari, sociali e professionali nel quale si trova.

Il desiderio deriva dal latino de-sidus, letteralmente in mancanza di stelle. Anche in questo caso, come nel bisogno, le interpretazioni sono differenti e propriamente consolidano l'idea di significati differenti che convergono, o divergono, in base alle motivazioni e ai sentimenti propri dell'uomo, in quanto essere e frutto di una esistenza superiore che proviene da oltre le stelle.

Il prefisso de-sidus viene sempre osservato in chiave negativa. Rare sono le prospettive che prendono in considerazione il prefisso de-(sidus) in termini positivi e renderlo partecipe di qualcosa che proviene da, dalle stelle.

Tipica è la situazione nel quale l'uomo viene invitato ad osservare le stelle, nella notte di San Lorenzo, ad esprimere un desiderio che trovi riscontro nella speranza che si possa realizzare. L'uomo osserva le stelle e in quel momento viene attratto dalla luce che lo porta a rimanere in sospensione tra l'esistere, (essere – uomo – terra) e la propria esistenza, (che trova origine oltre la volta celeste), liberando la mente dalla forma materiale della razionalità per farsi accompagnare dal desiderio di raggiungere gli strati superiori della trascendenza. Il desiderio confina con la ricerca appassionata dell'oltre perché tutto ciò che desideriamo si possa realizzare, affidandoci alle stelle.

Il desiderio è un moto dell'anima che cerca di ridurre la distanza tra il desiderio dell'uomo e l'oggetto del desiderio.

Toccare le stelle con un dito, significa portare a sé qualcosa di inavvicinabile. L'auspicio è che tutto ciò che desideriamo un giorno si possa avverare, perché il desiderio diventa la strada maestra per raggiungere ciò che in quel momento è più caro all'uomo. Last but no least (l'ultimo ma non meno importante) è l'insieme dei bisogni e dei desideri che caratterizza la vita dell'uomo nelle sue manifestazioni quotidiane: la dimensione affettiva dei bisogni e dei desideri indispensabili per raggiungere insieme il benessere personale e offrire all'uomo l'opportunità di crearsi un mondo di stati situazionali denso di significati soggettivi, ma utili, per dare senso al suo bisogno di essere uomo e al desiderio di vivere la sua esistenza alla continua ricerca di una propria identità, che lo conduca a toccare ogni giorno le stelle con un dito.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Foto: Paolo Rebecchi, tratta dal libro Finestre di casa nostra. Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Edizione illustrata a cura di Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Editore: Itaca (Castel Bolognese)

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 09 Settembre 2018 08:50

Il silenzio come comunicazione

Il silenzio è comunicazione e trasmette messaggi di relazione. È soggetto come qualsiasi altro messaggio a comprensione e fraintendimenti, che sottostà a regole di codifica e decodifica. Il silenzio comunica diventando al momento regolatore del contesto contribuendo a determinarlo in una nuova fisionomia. Da regolatore della situazione diventa un messaggio non più convenzionale – fatto di riti – ma un messaggio intenzionale e, in quanto ambiguo, chiede di essere decodificato. All'interno di un rapporto la parola contiene la parola dell'altro. Il silenzio è un messaggio che parla della relazione, che la commenta e, in quanto tale, si può considerare una forma di meta-comunicazione.


di Guido Zaccarelli Mirandola 8 settembre 2018 - Comunicare significa mettere in comune agendo sulla relazione alla pari, significa trasmettere. Le persone impiegano parole convenzionali per descrivere la trasmissione di un comunicato, come inviare, trasferire, notificare, far vedere, far sentire, illustrare, far conoscere, investire, contagiare, partecipare, unire, mettere in comune con gli altri tutto ciò che è nostro.

La comunicazione avviene tra individui che rappresentano le fonti della trasmissione (ricevente e trasmittente) e impiegano un veicolo, come mezzo per comunicare, e una strada nella quale fare scorre il messaggio che rappresenta l'oggetto della comunicazione. Tutto questo può avvenire in presenza di uno strumento che permette al messaggio di andare da una fonte all'altra e viceversa. Chiunque emetta, o provoca un suono che si manifesta con segnali o simboli, è fonte di trasmissione e deve continuamente tener presente le eventuali interferenze che il messaggio può incontrare durante il tragitto, dal momento in cui è compilato al momento in cui raggiunge il destinatario. Il messaggio può essere vocale, o per iscritto, e favorire la presenza di ragionamenti e/o condizionare le convinzioni, atteggiamenti e comportamenti. Le due forme prevedono la presenza di un codice che incorpori le regole per essere compreso dal ricevente. In tutto questo è fondamentale il modo – il come – il destinatario riceverà il messaggio che dipende anche dalle condizioni del destinatario nel momento in cui viene in contatto.

L'interpretazione è fortemente condizionata dalla presenza di interferenze che ostacolano il naturale scorrimento del messaggio da una fonte all'altra. Un caso tipico e legato al messaggio rivolto al nostro compagno di viaggio in treno, mentre attraversiamo una galleria, dove la mancanza di luce può indurre una sensazione di disagio nel nostro destinatario interferendo sulla nostra comunicazione e sulla comprensione. L'interferenza può essere la forte luce, il calore intenso o il freddo glaciale o il rumore. Può esservi interferenza nello strumento di ricezione. Un altro caso tipico possiamo incontrarlo quando il nostro messaggio verbale non incontra nessun tipo di interferenze dalla fonte di trasmissione allo strumento di ricezione ma il nostro destinatario ha l'auricolare del telefono che non funziona in modo corretto.

Ad esempio non dobbiamo trascurare i vizi di ricezione costituiti dalla mancanza di uno strumento idoneo ( gli occhiali) e da un difetto di vista (daltonismo). Quando le persone parlano apparentemente tutto sembra facile per l'azione messa in atto dal feedback (positivo-negativo–neutro) che le persone ricevono dal contesto nel quale sono collocate. Il problema sorge innanzi alla interpretazione di una comunicazione non verbale che necessita di uno sforzo maggiore per interpretare il messaggio evocato dai gesti. Maggiori sono le situazioni dove è presente il silenzio, indicato come regolatore dell'incontro, in grado di determinare il grado di accettabilità sociale e della sua durata all'interno di una data cultura. Da esso ricaviamo anche il modo di interpretarne il diverso significato: ad esempio stare in silenzio ad un funerale significa osservanza delle regole, prima di tutto, ma significa anche esprimere dolore e rispetto. Trasgredire il silenzio o, in altre occasioni, sfidare le regole mantenendo silenzi più o meno lunghi significa ancora qualcosa. Un silenzio esagerato può volere dire risentimento oppure noia o ancora, altrove, ignoranza oppure insubordinazione.

Cos'è il silenzio, oltre ad essere una cosa in talune circostanze accettabile, in altre auspicabile e in altre ancora cosa? La sua trattazione è importante per il ruolo che svolge nell'atto comunicativo e non trattarlo in questo articolo rischierebbe infatti di venire identificato in modo ambiguo e in negativo o come fenomeno contrapposto a rumore o, in termini interattivi, come mancanza di comunicazione. Il silenzio, inquadrato e governato da particolari regole contestuali come la pausa, la sospensione del contatto, non si pone più come inespressiva assenza intenzionale, mancanza di messaggio tra un emittente A e un ricevente B sospesi nel vuoto, ma come fenomeno indicante una presenza, la presenza di un particolare tipo di comunicazione.

Sono perciò le regole delle diverse interazioni comunicative, quelle stesse che impongono il silenzio, lo proibiscono, ne prescrivono la durata, che definiscono e codificano un certo comportamento come "silenzio". In termini di regole conversazionali, sappiamo che un parlante segnala la fine del proprio turno di intervento all'altro con un silenzio che, però, non è vissuto come silenzio fino a che non superi una certa durata. Qualora ciò avvenga è sempre possibile da parte dell'ultimo locutore eliminare l'imbarazzo che si può venire a creare trasformando l'interruzione in pausa del proprio discorso e riprendere a parlare.

Ad esempio conosco bene il mio partner, lo so mediamente loquace, e uso passare insieme a lui lunghe ore si silenzi e non-silenzi. Torno a casa, magari annunciando un allettante progetto da attuare insieme e non trovo risposta, ma una persona silenziosa che continua a disbrigare le sue solite azioni quotidiane. Che cosa penso io? Che quel silenzio vuol dire qualcosa, che c'è qualcosa che non va? Che ce l'ha con me. E' probabile allora che anch'io, avvertito un clima alterato e di apparente negatività, faccia a mia volta l'arrabbiato, e si inneschi da qui una dinamica particolare di ostilità. Per spiegare la codifica e la comprensione interpersonale del silenzio si può ricorrere anche alle regole generali della conversazione, così come lo descrive il filosofo inglese Paul Grice (1975).

La violazione – nel senso dello sfruttamento – di queste, in particolare del principio di cooperazione: «conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall'intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato», per quanto concerne il silenzio, è proprio ciò che permette di interpretarlo come messaggio significativo. Grice con il principio di cooperazione vuole sottolineare l'importanza delle convenzioni sociali per facilitare l'interazione sociale, ovvero mettere in risalto l'interpretazione degli enunciati che dipendono dal contesto in cui si trovano i parlanti. L'inferenza aggiunge dettagli rispetto a quanto effettivamente viene espresso al momento. Grice definisce quindi le implicature conversazionali riferendosi a ciò che non viene detto ma quello che viene detto contribuisce a definire sottolineando l'importanza del dare intendere qualcosa per qualcosa d'altro rispetto a ciò che si dà per intendere.

A questo punto il silenzio intenzionale passa di nuovo da "sfondo" a "figura" (l'implicito diventa esplicito) e diventa a sua volta regolatore del contesto, contribuendo a determinarlo in una nuova fisionomia. A tale scopo è fondamentale riportare alla mente la teoria della Gestald – della forma – per l'importanza associata al rapporto figura - sfondo correlata alla visione dell'uomo di stati della realtà dove l'immagine osservata è sempre influenzata dallo sfondo che condiziona la percezione del contesto. Da "regolatore della situazione"; diventa messaggio non più convenzionale, rituale, ma messaggio intenzionale e, in quanto ambiguo, chiede di essere decodificato.

Ad esempio un adolescente sta in un angolo silenzioso, con aria infelice. Ad esempio tutto desidera fuorché si rispetti il suo silenzio, che non gli si parli e che si intenda alla lettera il suo messaggio come: voglio stare solo e zitto. Piuttosto, vuole che qualcuno gli si avvicini per chiedergli perché sta solo e zitto. Tanti possono essere i significati del silenzio e tanti i suoi usi funzionali. A dice qualcosa a B, non fa commenti. Lo scopo del suo silenzio è quello di comunicare disapprovazione per quanto A ha detto. A può comprendere il significato del silenzio di B, oppure può fraintenderlo, interpretarlo con disinteresse attivo, ostentato, oppure può interpretarlo come di disinteresse, ma svuotato del suo significato intenzionale, come "nulla da dire". All'interno di un rapporto la parola contiene la parola dell'altro, si pone di fronte ad essa alludendovi, commentandola implicitamente, e così facendo, la conferma o la smentisce, l'accoglie o la contrappone ad essa. Quando il gioco sincronizzato delle parole si sfasa e l'assenza diventa avvertibile, si sostituisce il gioco dei silenzi con il suo codice di rimandi e di interpretazioni. Una grammatica del silenzio non è ancora stata formulata, ed è difficile formularla, perché le regole di decodifica dei silenzi sono fortemente connesse al "contesto implicito" al rapporto particolare che vi è tra gli interlocutori, più che al "contesto esplicito" costituito dalle regole generali dei rapporti sociali.

Il silenzio è quindi un messaggio che parla della relazione, che la commenta e, in quanto tale, si può considerare una forma di meta-comunicazione. Ma, dopo aver insistito sul fatto che il silenzio è comunicazione, che trasmette messaggi di relazione, che è soggetto come qualsiasi messaggio a comprensione e fraintendimenti, che sottostà a regole di codifica e decodifica, sarebbe il caso di domandarsi qual è la peculiarità del messaggio silenzioso.

Cos'è che rende in certe situazioni il silenzio addirittura più comunicativo della parola, più forte, che ne fa esempio un inconfutabile strumento di potere? Scrive Tolstòj: " Che forma ha il silenzio! Lo so per esperienza ci si ingegna ad accumulare gli argomenti più irrefutabili contro l'avversario... Ed ecco che questi non reagisce per nulla, ma proprio per nulla... ci si immagina che egli prepari le obiezioni più probanti, si attende... e poi niente, niente del tutto. Questo modo di essere mi ha sempre colpito".

Questo commento è riferito da Tolstòj ai conflitti coniugali con la moglie: sappiamo dai diari di lui e di lei quanto spesso egli ricorresse a quest'arma e come questa sia stata vissuta come strumento di violenza. Se il silenzio è un'arma spesso vincente di conflitto, e quindi uno strumento di potere, è perché esso ha la funzione di smentire l'altro e la smentita è la situazione più catastrofica in cui possa trovarsi un individuo. Il silenzio comunica: non ho nulla da dirti, perché non esisti.

In questo "gioco del silenzio" un ruolo chiave viene assunto dagli individui i quali differiscono nella capacità di captare l'informazione trasmessa dal viso, dal corpo e dal tono di voce: quindi messaggi senza parole ovvero la produzione della comunicazione non verbale. Ad esempio un padre tace alla presenza del figlio per esprimere disapprovazione, il figlio tace al rimprovero per sottolineare la sua ribellione. Così avendo analizzato la natura comunicativa del silenzio ci troviamo a recuperare la natura silenziosa grazie alla quale, alludendo ad essa anche il silenzio può parlare. In questo "gioco del silenzio" un ruolo chiave viene assunto dagli individui i quali differiscono nella capacità di captare l'informazione trasmessa dal viso, dal corpo e dal tono di voce: quindi messaggi senza parole ovvero la produzione della comunicazione non verbale.

Riferimenti bibliografici: Il silenzio nella comunicazione – UNIMORE – Facoltà di Scienze della Comunicazione, Guido Zaccarelli.
La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli.

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia

Cambia-mento e muta-mento spesso vengono impiegati come sinonimi, in realtà appartengono a concetti e situazioni completamente differenti.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 8 giugno 2018 - Per spiegare al lettore una immagine chiara e di rapida assimilazione, proviamo a giocare con le parole.
Si prenda il viso di una persona e si osservi il mento. Il cambia-mento è associato alla sostituzione del mento dove il nuovo prende il posto del vecchio facendo assumere al volto una immagine nuova e completamente differente rispetto a quella precedente. Il muta-mento è associato alla trasformazione che può avvenire in modalità, tempi e velocità differenti. Una sorta di slow-motion o effetto moviola che subisce una variazione, istante dopo istante, fino a quando non assume l'immagine definitiva del cambia-mento. Il cambiamento e il mutamento sono associati al cambio di prospettiva del mento orientato ad osservare una realtà differente rispetto a quella precedente, oppure ad una successiva quando sarà messa in atto.

Il cambiamento è una situazione che fissa in modo stabile, e duratura nel tempo, una situazione che interseca un punto dal quale è possibile iniziare a tracciare una nuova fase del mutamento. Il mutamento è lo sguardo del mento che istante dopo istante traccia una linea in direzioni differenti per raggiungere nel tempo il cambiamento. In ambito economico, entrambi sono associati a sguardi che il mento utilizza per fissare e stabilire con attenzione gli stati situazionali e l'evoluzione, o l'involuzione, dei mercati. Il cambiamento è tipico del periodo pre crisi, indicativamente prima degli anni '2000 , associato a eventi che cambiavano lo stato delle cose con cicli costanti.

Se pensiamo ad una automobile, il modello cambiava con tempi molto lunghi, 5 o 10 anni, perché i prodotti dovevano durare nel tempo. L'azienda era solida quando dimostrava che riusciva a realizzare merci indistruttibili. La crisi ha introdotto nuove congiunture e introdotto nuove opportunità, che qualcuno ha saputo cogliere rispetto ad altri. L'opportunità è l'immagine riflessa del cambiamento. Innanzi a qualcosa di irreversibile, inizia una nuova fase esplorativa che si conclude con il cambiamento. Il mutamento è la fase di adattamento reciproco di stati situazionali differenti che devono condividere nel tempo un comportamento univoco.

Entrambi, possono essere associati alla massa critica, chiamata anche punto di non ritorno.

Prendiamo per esempio Internet, prima utilizzato per scambiare informazioni tra i centri di ricerca, università, poi con il tempo è diventato uno strumento insostituibile di massa che inciderà in maniera sempre più intima, e rilevante, nella vita delle persone condizionandone il comportamento.

Il passaggio dal telefono a disco combinatore a quello con i tasti, dal telefonino di prima generazione ai modelli touch, le nuove economie 4.0, le applicazioni IoT (Internet of Thinks), l'innovazione che è tale quando diventa un bene socialmente utile e condiviso. e tanti altri esempi. La scelta è tipica del cambiamento. Dopo ore, giorni e mesi dedicati alla riflessione continuamente sottoposti a continui mutamenti, decidere, significa cambiare.

Il condizionamento è un'altra espressione del mutamento fino a quando, e Pavlov lo ha dimostrato, il cane ha iniziato a salivare al suono della sola campanella, senza scorgere la vicinanza della bistecca. Lo stimolo e risposta è l'immagine che deve proiettare il nostro pensiero verso il mutamento e cambiamento,perché più stimoli, di varia natura ed entità, determinano nel tempo un cambiamento.

La guarigione è l'espressione più autentica del cambiamento, dove la malattia volta pagina e consente al mento di osservare la vita da un'altra prospettiva.

In realtà cos'è il cambiamento? È il passo successivo che l'uomo compie rispetto al precedente. Il mutamento è l'insieme delle fasi intermedie che vengono compiute per appoggiare il piede sul terreno mentre cammina in avanti proteso verso il futuro. Il cambiamento è il futuro che chiama l'uomo a sé per offrirgli ogni giorno l'opportunità di crescere per ridurre lo spazio che lo separa dall'Assoluto.

Platone ci corre in aiuto e suggerisce la presenza di due mondi, il primo soggetto a continui cambiamenti e l'altro più in alto delle idee che non variano.

Aristotele suggerisce che il cambiamento dipende dai limiti imposti dalla natura all'uomo, frutto del suo desiderio di dare una risposta cognitiva e razionale al Mistero della vita. Il cambiamento è una prospettiva in continuo divenire senza ritorno.

Eraclito a tal proposito afferma: "Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va."

 

Cambiamento_mutamento.png

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Lavoro Emilia
Giovedì, 07 Giugno 2018 10:52

Memoria Festival 2018

Memoria Festival 2018 - Venerdì 8 Giugno ore 19,00 – "Galleria La Fenice" a Mirandola

Memorie aziendali: forme di conoscenza e modelli di organizzazione - Guido Zaccarelli, Francesca Corrado, Maurizio Reggiani

Dal Medioevo, epoca in cui il potere era concentrato nelle mani di pochi, all'età moderna, dominata da un continuo flusso di informazioni e possibilità.

Guido Zaccarelli, Francesca Corrado e Maurizio Reggiani descrivono i benefici di un modello relazionale che favorisca la nascita di una cultura liquida globalizzata in cui è l'uomo, con i suoi bisogni e le sue esigenze, ad essere al centro dell'interesse collettivo.

La memoria consente di recuperare forme di conoscenza apparentemente svanite al ricordo dell'uomo che prontamente riprende a vivere innanzi a contesti emozionali che si creano per l'occasione (come il Memoria Festival ) in grado di motivare il pensiero della gente a dare ordine al passato riportandolo al presente in una ottica costruttiva rivolta al futuro che avanza.

La comunità è la prima forma embrionale di azienda formatasi all'origine della vita umana dove l'individuo contribuiva alla pari al sostentamento della intera collettività al quale apparteneva. La partecipazione attiva era il frutto di regole condivise, indipendenti dal ruolo e dalla funzione esercitata, in quanto espressione funzionale a garantire il proseguo e lo sviluppo della società che gradualmente, allargandosi, prendeva forma.

La comunità prende come riferimento la circolarità delle azioni e dei comportamenti che preludono alla relazione paritetica e alla conoscenza condivisa che rappresenta l'energia fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi sistema sociale.

L'individuo tende all'egemonia, al possesso e alla proprietà. Su queste basi iniziano a delinearsi nuove forme di relazioni che ambiscono alla dominazione. L'immagine del cerchio sfuma a vantaggio della piramide in grado di stabilire visivamente la gerarchia.

Le organizzazioni sociali prima e le aziende successive poi, hanno sempre impiegato la piramide per determinare la linea di comando e stabilire chi è il capo e il sottoposto. Un modello di riferimento che ha fatto scuola per intere generazioni sfruttando la costruzione di modelli mentali che nel tempo hanno assunto la forma stabile del pensiero. Una trasformazione che ha condizionato l'agire dell'uomo in qualsiasi contesto nel quale trovasse luogo la sua appartenenza.

La conoscenza circolare tra le persone inizia a frammentarsi e a rendersi disponibile in base alle circostanze e spesso in base alle retribuzioni che di volta in volta venivano corrisposte per poterne disporre al bisogno. Il mercato chiedeva prodotti per sanare i bisogni emergenti e le considerazioni espresse, segnavano il passo innanzi all'esigenza di produrre in grandi quantità.

Il tempo osservava da lontano la linea disegnata dall'uomo alla ricerca del dominio assoluto intriso di battaglie economiche, sociali e relazionali. L'innesto di una crisi senza precedenti ha scosso le menti e la coscienza dell'uomo fino a mutarne il costrutto mentale sul quale aveva edificato la propria identità.

I mercati chiedono prodotti continuamente nuovi e questo ha spinto le aziende ad innestare una linea del cambiamento orientata a disegnare forme geometriche circolari in grado di portare l'uomo a vivere l'azienda al pari di una comunità, recuperando dalla memoria a lungo termine i valori che consentivano alle persone di stringere legami orientati al bene comune.

Il futuro deve porre l'uomo nelle condizioni di disporre di luoghi di lavoro felici e di un modello organizzativo che abbandoni la piramide per fare posto al cerchio per dare luogo all'individuo di osservare l'azienda in forma paritetica ed essere collocato al centro dell'ecosistema organizzativo.

 

Zaccarelli.jpg
Guido Zaccarelli Foto di Vanni Calanca

Maurizio Reggiani - Chief Technical Officer di Automobili Lamborghini S.p.A.

Maurizio Reggiani è nato l'8 febbraio 1959 a San Martino Spino (Modena).
Dopo la laurea in ingegneria meccanica conseguita all'Università di Modena, ha iniziato la sua carriera nel settore automobilistico presso Maserati, dove tra il 1982 e il 1987 ha lavorato nel reparto dedicato alla costruzione e all'assemblaggio dei motori.
Dal 1987 e 1995, è passato alla divisione Motori e Trasmissioni di Bugatti, dove è stato responsabile per il gruppo di propulsione della EB110.
È entrato a far parte di Automobili Lamborghini S.p.A. nel 1998 come Project Leader della Murciélago, ruolo che ha mantenuto fino al 2001, quando è diventato Responsabile del dipartimento Ricerca e Sviluppo per gruppo di propulsione e sospensioni.
Dal 2006 è Chief Technical Officer di Lamborghini e in questa veste si occupa dello sviluppo di strategie a lungo termine, tra cui tecnologie per carrozzeria e telaio, gruppo di propulsione, sospensioni ed elettronica. Ha inoltre il compito di supervisionare tutte le tecnologie "product-driven" specifiche per i modelli Aventador da 12 cilindri e Huracán da 10 cilindri.
Da gennaio 2011, il dipartimento Ricerca e Sviluppo ha inoltre assunto la direzione del Centro Stile Lamborghini e del suo team di designer. Dal 2013, Maurizio Reggiani è anche a capo di Squadra Corse, la divisione Motorsport di Automobili Lamborghini che compete nei campionati Lamborghini Super Trofeo e GT3.
Reggiani è inoltre membro di numerose organizzazioni di categoria, tra cui SAE International (Society of Automotive Engineers) e ATA (Associazione Tecnica dell'Automobile).

Reggiani.jpg

 

Francesca_corrado-foto.jpgFrancesca Corrado, PhD
Francesca Corrado è presidente del Comitato per l'Imprenditorialità giovanile della Provincia di Modena e presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcooperative. Tra i soci fondatori e presidente di Play Res e socia di Insieme – Benefit Corporation.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio. 

Pubblicato in Lavoro Emilia
Domenica, 03 Giugno 2018 06:14

Quando la memoria è appesa alla fune del dolore.

La memoria trattiene i ricordi portandoli al presente attraverso l'azione della mente che organizza il modo con il quale le informazioni si rendono disponibili all'occorrenza.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 1 Giugno 2018 - La semplicità appena enunciata è nella complessità che governa un insieme di regole che concorrono a gestire la conoscenza. Tutti conoscono la differenza tra memoria a breve termine e quella a lungo termine organizzate per trattenere rispettivamente, i ricordi di qualche istante prima e quelli dei ricordi passati.

A molti sarà capitato di essere presente ad una cena tra amici e dopo la presentazione di un ospite, che viene annunciato con il proprio nome e cognome, di dimenticarsene un istante dopo, mentre tutto quello che appartiene al passato viene evocato con molta semplicità, con chiarezza espositiva e ricca di dettagli. Come mai avviene tutto questo? Perché la memoria a breve termine trattiene le informazioni per un tempo molto breve, trascorso il quale, le informazioni si perdono. Perché vengano trasferite nella memoria a lungo termine, occorre ripeterle molte volte associandole ad un evento, ad una circostanza, ad una immagine, a cose o persone che siano state capaci di provocare un'emozione. Se l'informazione non viene immersa nell'emozione, (positiva o negativa) questa si perde per strada e diventa difficile recuperarla. Lo studio effettuato con passione favorisce il ricordo. È molto difficile studiare e ricordare senza farsi accompagnare dal desiderio e della passione di imparare.

L'emozione positiva incontra la sua immagine speculare nel dolore. Il dolore è l'anima opposta della gioia. L'incontro con il dolore non avviene per caso. Appare all'improvviso e quando un individuo meno se lo aspetta, è come un uragano, spazza via d'incanto i ricordi di un tempo trascorso. La sua presenza sembra provenire da un senso d'invidia, dipinto e scavato nel volto della gioia. Un terremoto che smuove l'uomo portandolo diritto al precipizio.

Dalla sommità della volta celeste al tunnel nero della vita realizzato, sembra apposta, per entrare in contatto con il centro della propria esistenza. L'impatto con il suolo è molto duro, provocando all'istante ferite diffuse su tutto il corpo alcune delle quali rimarranno indelebili a vita.
Qualche piccolo sobbalzo prima di entrare nella condotta buia per raggiungere la propria anima. Una discesa rapida e senza paracadute. Le pareti sono umide e scivolose, sembrano lì apposta per accelerare la caduta libera.

La memoria a lungo termine è rimasta in superficie, quella a breve termine ha spento i fari della sua presenza. I ricordi passati sono ormai lontani e rimasti impigliati nelle frastaglie di una cima incolta. Il dolore precipita sempre più velocemente. Cerca un appiglio nella fune dei ricordi, in quel cordone con il quale la gioia giocava da ragazzino. Le mani scivolano e il dolore ansima sempre più forte.

La gioia è ormai un lontano ricordo. Il buio è sempre più cupo e profondo e sembra disinteressarsi della situazione. È quell'attimo che governa la percezione dell'uomo quando pensa di essere prossimo al confine della sua esistenza, perché un istante dopo, una luce accende i ricordi del passato. Davanti agli occhi appare la fune della gioia, tanto cercata e tanto desiderata. La velocità è ancora talmente elevata che nulla riesce ad arrestare la discesa. Le mani scivolano e il dolore del corpo sovrasta quello dell'anima. La vita sembra dover imboccare un altro tunnel.

Questa volta è quello della speranza. Le mani riescono a bloccare la discesa e un Mistero inverte il movimento, favorendo la salita. La memoria a lungo termine inizia a rivivere. I ricordi d'un tempo passato iniziano ad affiorare e lentamente con la memoria a breve termine raggiungono la superficie per proseguire insieme verso una nuova sommità, dalla quale poter osservare l'inizio di una nuova vita, consapevoli di aver lasciato alle spalle il dolore dipinto con il volto della gioia.

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio. 

Pubblicato in Lavoro Emilia

Le aziende nascono per realizzare prodotti o servizi e generare profitti. È la forza della loro mission indispensabile per garantirsi un futuro solido e duraturo necessario per finanziare la longevità imprenditoriale.

di Guido Zaccarelli Mirandola 26 maggio 2018 - Il modello piramidale è lo schema di riferimento da sempre adottato dall'imprenditore per definire i livelli di relazione tra le persone e le funzioni esercitate dagli individui all'interno dell'impresa. Il presente è in continuo movimento complice l'urgenza di rispondere tempestivamente alle sollecitazione dei mercati che chiedono di appagare rapidamente i bisogni latenti dei clienti e, fattore conseguente, di incrementare i fatturati.

Queste sollecitazioni incontrano lungo la loro strada la responsabilità degli individui nel dare riscontro immediato alle singole istanze e avviare azioni-reazioni tangibili che abbiano impatto concreto nella realtà economica e produttiva. La complessità è il fattore che domina all'interno delle imprese sempre più ancorate a concentrare le proprie risorse sui fattori centrali di crescita eliminando le attività che non rientrano negli schemi strategici imbevuti di redditività. Gli scenari prospettati abilitano il pensiero a immaginare aziende indirizzate ad adottare schemi organizzativi orientati al decentramento logistico e produttivo avvalendosi di strutture esterne capaci di assolvere in tempi rapidi alle richieste provenienti dall'impresa.

In futuro avremo aziende puzzle? Le prime forme di organizzazione del lavoro riportano il vivere "il senso compiuto della comunità" dove le persone collaboravano alla pari per raggiungere il fine comune. Il cambio di paradigma si è verificato quando la società è passata dalla cooperazione alla dominazione impiegando lo schema piramidale per rappresentare i differenti livelli sociali ed economici.

Con un lungo salto sul dorso del tempo si arriva agli anni '90 dove il modello piramidale ha iniziato a mettere in evidenza i propri limiti e il management a decentrare alcune forme di attività rimaste da sempre concentrate all'interno dell'impresa. Il passaggio al terzo millennio ha ulteriormente intensificato l'azione del management verso ulteriori forme di esternalizzazione spinti dalla volontà di concentrare gli sforzi solo sulle attività ritenute ad elevata redditività.

La frammentazione iniziale a vantaggio di poche attività ha subito ultimamente una forte accelerazione che porta a considerare un futuro sempre più esposto a modelli organizzativi orientati al core business sostenuti da strutture esterne contrattualmente vincolate.

In futuro, ci troveremo sottoposti alla luce di aziende a forma di puzzle dove ogni singolo pezzo è un servizio che dall'interno si sposta verso l'esterno svuotandole di identità e di contenuti. Nel mentre, la piramide ha già iniziato una lenta e inesorabile fase di decomposizione, impercettibile per molti, dove si intravedono due figure geometriche differenti e distanti tra loro: in alto, un piccolo triangolo che individua i ruoli manageriali e sotto un trapezio che identifica la struttura organizzativa dell'impresa.

Al suo interno le singole divisioni ben rappresentate dai pezzi del puzzle, che di volta in volta si staccano dall'azienda per migrare all'esterno ed essere connessi con il manager di riferimento il cui compito è di verificare i costi da inserire ad inizio anno nel BP (Business Plan) e di controllo remoto delle prestazioni da erogare e completate.

In futuro avremo un elevato livello di frammentazione dove le persone avranno notevoli difficoltà a identificarsi nel comune senso di agire per il venir meno dello spirito che li lega alle funzioni e alle relazioni di prossimità con i colleghi. Il turn over sarà elevatissimo e tutto sarà legato alle prestazioni esterne poste a contratto fortemente dipendenti dalle richieste provenienti dai mercati globali. Le aziende stanno perdendo e sempre più in futuro verrà a meno la loro identità, in nome del progresso tecnico ed economico. È il futuro che desideriamo?

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio. 

Pubblicato in Volontariato Emilia
Domenica, 20 Maggio 2018 07:56

Il rumore della solidarietà

di Guido Zaccarelli Mirandola 19 maggio 2018 - Silenzio e rumore sono le due facce della stessa medaglia. Da un lato il silenzio – silentium - tacere, non fare rumore, dall'altro il non silenzio, il rumore – rumorem. Vivere il silenzio significa: fare in assenza di rumore.

La parola fare indica l'azione. L'agire occupa tutto lo spettro che si colloca tra il silenzio e il rumore al pari di quando l'uomo attraversa l'arcobaleno partendo dal nero assoluto per congiungersi con i colori del bianco.

La solidarietà si riferisce all'agire in solidus, in modo concreto, per il benessere della persona e della propria comunità. È un impegno etico e sociale che si svolge alla pari a favore di altri. Da non confondere con l'elemosina, che esprime un rapporto di disparità tra gli individui. La solidarietà è un dono che valorizza la relazione, al contrario del regalo che valorizza l'oggetto della relazione: va enunciata facendo rumore, (renderla pubblica) oppure esperita in silenzio, al cospetto di pochi? Esiste un confine dove le persone possono scegliere tra: mostrare il fare al mondo e il fare senza mostrare? tra il mettere in movimento le onde del silenzio perché possano emettere un sibilo affinché raggiunga l'anima dell'uomo oppure è necessario fare tutto in silenzio?: Italo Calvino, nelle Città invisibili narra: Marco Polo descrive un ponte pietra per pietra.

"Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?" chiede Kublai Khan. Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra – risponde Marco – ma dalla linea dell'arco che formano. Kublai Khan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: "Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che mi importa". Polo risponde: "Senza pietre non c'è arco". Diventa difficile stabilire il punto dove puntellare il silenzio oppure vedere la linea del rumore. La domanda è fortemente condizionata dalla contrapposizione che lega le due parole alla solidarietà, dalla linea di confine che separa il vedere dal non vedere, dal sentire il silenzio al non sentire.

Cosa fare allora? Fare con rumore e diffondere al mondo il gesto della solidarietà per evitare di vivere come nella caverna di Platone attorniato da una luce soffusa e mostrarsi solo alle persone che transitano in quel momento nella grotta dopo averla attraversata per lunghissimi tratti.

La solidarietà merita la luce della vita, perché la vediamo, la tocchiamo, l'ascoltiamo e la odoriamo in ogni singola frazione del tempo e dimensione della realtà circostante. È energia allo stato puro che sprigiona il desiderio del fare condiviso, dove finalmente poter fare rumore alla luce del sole e vivere a colori il bianco della solidarietà, coscienti di non disturbare il silenzio.

I colori del bianco:
La mia missione è regalare un sorriso. Anche Due. O dieci. Cento. Mille. Un firmamento se possibile. Non posso prendere a cazzotti gli angeli. Mi faccio le bolle di sapone. Sono un clown e combatto il bianco. Traghetto colori e ascolto. M'immergo senza tuta da sub in quell'età ... quando il purè ha un profumo immenso e le stelle sono conchiglie appese al cielo. Quando i sogni sono le prime seduzioni e ogni centimetro di mondo è un oceano. Quando persino la malattia si permette di esistere eppure il sorriso può scaturire, anche solo per un istante. Questa è la mia missione. La mia grande missione. Verde, giallo, blu, arancione, azzurro... forza che si comincia!

Tratto da: Il rumore degli occhi, La confraternita dell'uva. EC, Edizioni Creative, pag. 35,36.

macerie.jpg

 

Pubblicato in Volontariato Emilia
Domenica, 22 Aprile 2018 07:30

Il futuro?: si chiama "talento emotivo"

Per Platone, lo scopo della vita umana è scoprire i propri talenti e riuscire a realizzarli, perché il talento è come l'anima, è invisibile agli occhi.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 21 aprile 2018 - L'anima sceglie una strada per raggiungere la sua meta ma alla nascita si dimentica della destinazione e ogni giorno prende forma grazie al contatto con nuove scoperte.
Il talento è una abilità innata dell'uomo che si differenzia da individuo a individuo e che trova la sua vera identità quando è in grado di esprimersi in tutta la sua pienezza.

Il contesto, la mancanza di un habitat naturale e favorevole, limita l'azione del talento ampliandone o riducendone la portata alla sola parte visibile rinunciando completamente a esporre la sua parte invisibile.

Spesso rimane sommerso sotto la linea di galleggiamento del mare senza dare segno e prova di sé. Servirebbe imprimere una spinta verticale dal basso verso l'alto maggiore (Archimede direbbe pari) del peso del liquido spostato, per farla emergere e renderla disponibile all'organizzazione.

Piramide_talento.jpgImpiegare l'immagine dell'iceberg per rappresentare il talento conduce la mente delle persone a valutare la dimensione dell'abilità che è tenuta nascosta e al riparo dalla luce del sole. La perdita economica associata al mancato impiego del talento pone l'azienda nella condizione di esporsi al mondo esterno alla ricerca di soluzioni alternative.

I costi aumentano a dismisura riducendo la disponibilità di risorse finanziarie utili da destinare a presenti e futuri investimenti.

La dote sommersa non riesce ad affiorare in superficie grazie alla sola spinta promossa dal welfare aziendale, riconosciuta da molti, come l'unico strumento per entrare in contatto e disporre del talento dei dipendenti.

Bisogna agire sul clima, sul modello organizzativo e ponendo la persona al centro.
La mancata adozione di questi semplici strumenti non permetterà in nessun modo di accedere al talento di ogni singolo individuo.

Quando alla parola talento viene associato l'aggettivo "emotivo" nasce una coppia di termini in grado di impreziosire l'attitudine a valorizzare l'agire dell'uomo. Lo spirito si arricchisce della dimensione emotiva grazie al flusso di energia messa in campo dalla motivazione che spinge l'uomo al fare facendolo uscire dalla zona di comfort, togliendo la possibilità di sconfinare nell'oltre.

Il talento emotivo è un valore fondamentale per l'uomo fin dalle sue origini.

Quale era il significato di talento nel passato?: Nel mondo greco indicava una bilancia destinata a pesare il denaro associato ad un bene comune oggetto di scambio: maggiore era il peso più alto era il valore associato al denaro fino ad associarlo al valore del talento. L'Inclinazione ottenuta dalla rilevazione del peso la possiamo rappresentare oggi come la propensione dell'individuo verso la propria abilità.

Dobbiamo fare emergere il talento emotivo ed evitare che l'abilità non rimanga sommersa, come il ghiaccio di un iceberg, fornendo solo la dimensione ritenuta sufficiente dall'uomo per mantenere in vita il sistema delle relazioni sociali aziendali.

"La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione." Seneca

Pubblicato in Lavoro Emilia
Pagina 8 di 10