Mercoledì, 30 Settembre 2020 16:33

COVID-19 tra libertà, prudenza, flussi economici e sociali. In evidenza

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Lo smart working prolungato può generare seri problemi sia sul piano sociale che lavorativo. Il rapporto tra cittadino e servizi alla persona può risultare difficile se non addirittura impossibile per certe fasce sociali.

Di LGC Bologna 30 settembre 2020 - Ormai è assodato il fatto che il Coronavirus è forte, persistente e planetario. Forse non ha il tasso di mortalità di altri virus, ebola ad esempio, ma ha una altissima capacità di trasmettersi da individuo a individuo e, almeno dalle prime verifiche, appare selettivo per classi d'età, e forse per etnia. Ma c'è ancora molto da scoprire per comprendere pienamente le dinamiche del virus.

Quel che è certo e in questo l'Italia l'ha dimostrato a tutto il mondo, il distanziamento sociale e le più elementari pratiche di prevenzione, come l'uso della mascherina, il lavaggio delle mani e il controllo degli assembramenti, sono elementi in grado di attenuare enormemente gli effetti pi devastanti del morbo pandemico che ha marchiato a fuoco questo bisesto 2020.

Ormai appurato che quali strumenti sono più efficaci per consentire di vivere con il virus, potrebbe essere utile allentare certe misure e che a lungo andare potrebbero generare problemi di natura economica ma anche di natura sociale.

"E' difficile convivere con il virus e lo è ancor più con la diffusione dello smart working, sottolinea Luigi Angeletti, il navigato politico emiliano di estrazione sindacale,  ancora troppo diffuso tanto da obbligare le persone a sostenere lunghe code agli uffici, pubblici soprattutto, spesso senza incontrare la persona più qualificata o quella che aveva più chiara la sua personale posizione. Il risultato quindi potrà essere di non risolvere  il proprio problema o di risolverlo solo parzialmente. Una situazione che giorno dopo giorno logora, aumenta lo stress e diffonde la sensazione di solitudine  e emarginazione.

A lungo andare si possono verificare due danni prevalenti:

  • In modo particolare nel pubblico impiego, ma è estensibile anche al settore privato, la gente non vive più un rapporto di lavoro normale con gli altri colleghi, generando una frattura verticale nella società e porta a isolamento del collaboratore dalla struttura e dalla vita societaria o istituzionale.
  • In secondo luogo, le persone rischiano frequentemente di "girare a vuoto"  senza trovare completa  soluzione. Demandando tutto al rapporto con il WEB, che però non è esteso e fruibile da tutta la popolazione, sia per le gli strumenti e le connessioni necessarie, sia per le abilità necessarie e indispensabili per interagire con gli uffici attraverso il PC."

Una "medicina eccessivamente difensiva" potrebbe comportare l'isolamento prolungato di persone che non dovrebbero subire il trattamento di quarantena, con conseguente inasprimento delle tensioni dei singoli che si ripercuoterebbero immediatamente sul primo nucleo sociale, ovvero la famiglia e in seguito anche sugli altri man mano più periferici.

"Sono peraltro d'accordo - conclude Angeletti - con il viceministro alla sanità Pierpaolo Sileri, quando sostiene che dobbiamo “liberare le persone dalla quarantena", quindi aumentare il tasso di libertà pur salvaguardando le opportune cautele e prescrizioni sanitarie anti covid. Infine credo che a lungo andare si potranno avere ripercussioni dal punto sociale e lavorativo, mettendo in mano ai più spregiudicati delle "false motivazioni" per fare "pulizia" di personale  fuori dagli accordi sindacali. Sono convinto  che si debba meglio organizzare e rivedere l'uso del lavoro a domicilio."

In conclusione già troppi sono i motivi di tensione sociale oltre il coronavirus, che l'attenuazione delle restrizioni di libertà, pur mantenendo alto il controllo dei comportamenti  singoli e collettivi, potrà far fare un ulteriore salto di visibilità e raccolta di consensi internazionali per gli approcci al virus che potrebbero divenire modelli imitabili.

 

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