Di Andrea Cionci (Quotidianoweb.it) Roma, 8 maggio 2025 - “Papa emerito”: questo titolo assunto da Benedetto XVI poco prima delle sue dimissioni lasciò perplessi canonisti e storici della chiesa: infatti, nel diritto canonico, non è contemplata tale figura. Allora, cosa significa?
Abbiamo pensato di esemplificare con alcune immagini la spiegazione del titolo. Nella prima immagine si vede il vescovo, il quale ha sia il munus, ossia il titolo, l'investitura, che il ministerium, ossia il potere pratico che ne discende.
In sostanza, essere vescovo e fare il vescovo. Il munus del vescovo è un sacramento e, come tale, è indelebile. Ecco perché i vescovi, raggiunti i settantacinque anni di età, vanno in pensione e perdono il ministerium, cioè il potere pratico, ma trattengono il munus: perché questo è un sacramento ed essendo indelebile il vescovo pensionato non può privarsene.
Quindi, nella stessa diocesi, ad esempio la diocesi di Ferrara, possiamo avere un vescovo titolare sotto i settantacinque anni, che detiene sia il munus che il ministerium ed esercita attivamente le funzioni della sua carica; e un vescovo anziano, ossia il vescovo emerito, di più di settantacinque anni, con un ruolo contemplativo e che conserva, quindi, solo il munus e perde il ministerium. Questa situazione è regolare nella Chiesa, non c'è nessun problema.
Ma è diverso per il vescovo di Roma, cioè il papa. Il munus del papa non è un sacramento ma solo un ufficio, un primato di giurisdizione che è concesso singolarmente al vescovo di Roma. In condizioni normali, il papa ha sia il munus che il ministerium ed essi sono strettamente collegati, perché il ministerium può essere esercitato solo in funzione del munus.
Nella situazione di ministero allargato che si è creata a partire dalle particolarissime “dimissioni” di Benedetto XVI, quindi, le cose non possono essere paragonabili al ministero allargato tipico dell’episcopato, poiché il munus del papa può essere separato dal ministerium solo in un caso: la sede impedita: una specifica condizione che si verifica quando il papa è confinato, esiliato, imprigionato e non libero di esprimersi; mantiene, quindi, il titolo di papa, mantiene il munus, ossia il suo ufficio, il suo primato di giurisdizione, il suo titolo, ma non può esercitarlo perché, appunto, è in sede impedita, confinato, prigioniero, esiliato.
Ecco perché Benedetto XVI ha fatto riferimento al titolo di “emerito”, proprio del vescovo “in pensione”, e in sostanza ha fatto questo discorso: anche io ho perso il ministerium e ho trattenuto il munus”, come il vescovo emerito, ma ha omesso di dire che questo per il papa può avvenire solo per sede impedita.
Quindi, il titolo di papa emerito è nient'altro che un eufemismo per dire papa impedito, e Benedetto XVI l’ha utilizzato perché, appunto, trovandosi in sede impedita non era in grado di comunicare ed esprimersi liberamente.
Speriamo di essere riusciti a chiarire le idee una volta per tutte, soprattutto a un certo mondo tradizionalista che ha completamente travisato quest’idea del ministero allargato. Non è un ministero allagato con un papa attivo e un papa contemplativo, ma, come spiega monsignor Gänswein nel 2016, “con un membro attivo e un membro contemplativo”: il membro attivo è l'antipapa che esercita abusivamente il ministerium, il membro contemplativo è il papa impedito, cioè l'emerito relegato nel monastero Mater Ecclesiae, dove soffre e prega.