Di Guglielmo Mauti Reggio Emilia, 6 maggio 2025 - Le recenti morti sul lavoro e un referendum che si svolgerà a breve (8-9 Giugno) che verterà anche su questi temi, rendono la sicurezza sul lavoro una questione purtroppo sempre di attualità, che necessita di misure urgenti per il contenimento del problema.
Ne abbiamo parlato con Cristian Sesena, Segretario generale Cgil Reggio Emilia a cui abbiamo posto tre domande:
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Dottor Sesena, Una media di tre morti sul lavoro al giorno in Italia, numeri sui quali incidono politiche sbagliate e leggi da abrogare".( Maurizio Landini)
In cinque anni, dal 2020 al 2024, in Emilia-Romagna hanno perso la vita sul lavoro 576 lavoratrici e lavoratori: Nel 2024 crescono in Emilia-Romagna gli infortuni mortali delle lavoratrici donne (11, +57,1% rispetto al 2023), dei lavoratori nati all’estero (23, +21,1% rispetto al 2023) e dei lavoratori over 65 anni (15, +50% rispetto al 2023). (Fonte: Sito CGIL)
Partendo da questi numeri e da queste considerazioni, mi sembra quasi superfluo chiederle se la sicurezza sul lavoro sia un’ emergenza a tutti i livelli. Pero mi piacerebbe sapere se dal suo punto di vista ha visto dei miglioramenti, dei progressi rispetto al passato e che cosa è stato fatto in questi anni.
“Il punto è che il mercato del lavoro si è progressivamente sbriciolato precarizzandosi sempre più. A questo si aggiunga la corsa all’appalto e al sub-appalto, anche quest’ultima facilitata da una progressivo peggioramento della normativa. Il risultato? La sicurezza e’ diventata un optional e un costo da abbattere per le imprese. In edilizia, ad esempio, assistiamo al fenomeno delle false partite iva, aziende individuali, composte da un singolo lavoratore che è facile intuire non dedicherà il giusto peso alla formazione, alla prevenzione, all’utilizzo di adeguati ausili.
Gli ispettori del lavoro non sono poi quasi mai sufficienti a garantire un adeguato presidio del territorio abitato da imprese spesso piccole o medie.
Nelle singole province si lavora con le istituzioni locali, pensiamo alla felice esperienza del badge di cantiere in edilizia a Reggio Emilia o ai percorsi di confronto per gestire il fenomeno dei picchi di calore in fabbrica.
Nonostante ciò e oltre lo sforzo propagandistico del nostro presidente del consiglio, la situazione resta drammatica: 25 000 morti in Italia negli ultimi 20 anni ci dicono che siamo ben lontani dalla implementazione di una vera cultura della salute e sicurezza.”
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Parliamo del referendum da voi promosso, la cui data si sta avvicinando.
Posto che è sempre importante andare a votare, aldi la delle proprie opinioni, il quarto quesitomira a rafforzare la responsabilità delle imprese e dei committenti negli appalti, chiedendo di abrogare alcune norme che, secondo i promotori, riducono le tutele dei lavoratori in caso di infortuni sul lavoro. Cosa porterebbe in concreto questa abrogazione?
“E’ un diritto dovere imprescindibile andare a votare l’8 e 9 giugno perché una democrazia senza partecipazione democratica è una democrazia a rischio. Il quarto quesito incide il bubbone infetto del sistema degli appalti. Attualmente l’azienda che appalta (il committente) non è chiamata a rispondere in caso di infortunio accaduto ad un dipendente dell’azienda a cui ha appaltato (appaltatore). Se vince il SÌ chi appalta risponderà in solido in caso di infortunio anche di un lavoratore non suo dipendente ma dipendente della impresa cui si è dato l’appalto.
Ciò avrebbe un importante effetto di deterrenza verso il committente che sarebbe chiamato a ponderare bene la scelta dell’appalto e dei soggetti imprenditoriali cui appaltare.”
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La sicurezza dipende da molteplici fattori, a mio avviso tutti "collegati" fra loro. La qualità dei prodotti che si offrono sul mercato, i prezzi applicati, Gli orari di lavoro, la criminalità organizzata, ma anche legge di bilancio e le scelte politiche. Qual è la priorità da cui partirebbe lei se fosse al Governo?
“Bisogna inasprire le sanzioni per chi viene dimostrato colpevole in caso di infortunio o morte di un lavoratore. L’introduzione del reato di omicidio colposo sul luogo di lavoro potrebbe essere una scelta forte ma utile. Bisogna mappare il bisogno di ispettori e personale dedicato ai controlli per poi procedere a nuove assunzioni. Infine formazione, formazione, formazione per le lavoratrici e i lavoratori ma anche per gli imprenditori. Di salute e sicurezza bisogna iniziare a parlarne nelle scuole.