Martedì, 15 Aprile 2025 05:12

“Il Trumpolino” - le ragioni della guerra dei dazi tra USA e Cina In evidenza

Scritto da Prof. Daniele Trabucco

La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese ha assunto, con la seconda presidenza di Donald Trump, nuove forme rispetto a quanto accaduto nel primo mandato presidenziale.

Di Daniele Trabucco Belluno, 15 aprile 2025 - Con il ritorno di Donald J. Trump alla Casa Bianca, a gennaio 2025, si assiste a una riedizione aggiornata della sua dottrina economica, sempre più orientata alla sicurezza nazionale, alla sovranità industriale e alla competizione sistemica con Pechino. La strategia dei dazi, lungi dall’essere un residuo della precedente amministrazione, viene ora rilanciata come parte integrante di una più ampia architettura di contenimento economico e tecnologico, in un contesto internazionale mutato ma ancora segnato dalle medesime faglie strategiche.

L’attuale fase della guerra commerciale non è più centrata esclusivamente sul riequilibrio del disavanzo commerciale, ormai strutturale, bensì sulla ridefinizione delle catene del valore e sul controllo delle tecnologie critiche.

La vera strategia di Trump nel 2025 non si limita all’economia. Essa riflette una visione geopolitica integrata, in cui le misure economiche fungono da strumenti di pressione strategica per contenere l’ascesa cinese, difendere il primato tecnologico americano e rafforzare l’autonomia strategica dell’Occidente. A livello macroeconomico, gli Stati Uniti d'America puntano ad una parziale ripresa dell’occupazione manifatturiera e ad un aumento degli investimenti in settori strategici, sostenuti da sgravi fiscali mirati e da un’aggressiva politica industriale che prosegue nel solco tracciato dall’Inflation Reduction Act e dal CHIPS Act. Tuttavia, i costi sulle catene di approvvigionamento, soprattutto per le PMI, restano significativi, così come le tensioni inflazionistiche legate all’aumento dei prezzi di importazione.

La Cina, dal canto suo, ha risposto intensificando la sua strategia di "dual circulation" puntando sull’autosufficienza tecnologica e sulla crescita del mercato interno. Ma l’efficacia di questa strategia è limitata dalla dipendenza cinese da tecnologie e macchinari occidentali, in particolare statunitensi, giapponesi ed europei. Il blocco della fornitura di chip avanzati, rafforzato dall’accordo tra Washington, Tokyo e Bruxelles, ha fortemente limitato la capacità cinese di progredire in settori come il calcolo ad alte prestazioni e la difesa.

In conclusione, dunque, la guerra dei dazi, nel 2025, non è più soltanto una controversia commerciale: è il teatro di uno scontro strutturale tra due modelli di sviluppo, due visioni dell’ordine mondiale e due concezioni della sovranità economica. Trump, con la sua dottrina "America First 2.0", mira a costruire un’economia forte, sganciata il più possibile dalla dipendenza cinese, capace di garantire prosperità, sicurezza e primato tecnologico.

Non si tratta di protezionismo cieco, ma di un disegno strategico coerente con la logica della competizione tra grandi potenze.

La guerra commerciale, pertanto, si è trasformata in guerra di sistema. E la strategia trumpiana, nel suo secondo mandato, ha abbandonato ogni illusione di cooperazione simmetrica con Pechino, scegliendo invece un confronto aperto, strutturale, destinato a durare ben oltre i confini delle sue amministrazioni. In questo scenario, i dazi sono solo una delle tante leve utilizzate per ridisegnare il futuro della globalizzazione e riaffermare il ruolo guida degli Stati Uniti in un mondo sempre più multipolare e frammentato.

(*) Autore

Daniele Trabucco

Professore strutturato in Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico Comparato presso la SSML/Istituto di grado universitario "san Domenico" di Roma. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico.

Sito web personale

www.danieletrabucco.it

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