La recente spinta verso il riarmo, motivata dalle tensioni internazionali e dal conflitto in Ucraina, solleva interrogativi profondi sul destino del progetto europeo e sulla sua capacità di rispondere alle sfide del XXI secolo.
La decisione di dirottare risorse significative verso l'industria bellica appare una scelta miope e pericolosa. Invece di concentrarsi su politiche sociali, ambientali e culturali, che rappresentano i veri pilastri di una società prospera e inclusiva, l'Europa sembra cedere alla logica della guerra, alimentando un clima di paura e insicurezza, che nuoce anche all'economia.
Ma qual è l'identità di questa Europa che si prepara alla guerra? Un'Europa che non è mai realmente esistita, se non sulla carta. Un continente frammentato, diviso da lingue, culture e interessi divergenti. Anche la religione, un tempo elemento unificante, ha perso il suo ruolo di collante sociale. La moneta unica, pur rappresentando un importante passo avanti verso l'integrazione economica, si è rivelata insufficiente a creare un vero senso di appartenenza e solidarietà tra i popoli europei.
La Brexit, con l'uscita della Gran Bretagna, ha segnato un punto di non ritorno, aprendo una crepa profonda nel progetto europeo e accelerando un processo di declino che sembra inarrestabile. Mentre l'Europa si chiude in sé stessa, rinunciando ai suoi ideali di pace e cooperazione, il Medio Oriente si prepara a diventare il nuovo centro del mondo.
I Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, grazie ad una visione lungimirante di chi li governa, con politiche che attraggono capitali e menti, una qualità della vita ben al di sopra dei paesi Europei, in particolare l'Italia, e alla loro posizione strategica, sono destinati ad assumere un ruolo sempre più importante nella geopolitica e nel sistema economico mondiale.
Questi paesi, forti della loro stabilità politica e della loro capacità di mediazione, si candidano a diventare un cuscinetto tra le grandi potenze - Stati Uniti, Russia e Cina - garantendo un terreno neutro, fondamentale per la stabilità globale.
L'Europa, invece, rischia di diventare una periferia del mondo, intrappolata in un circolo vizioso di conflitti e divisioni, incapace di reinventarsi e di rispondere alle sfide del futuro. Un futuro che, purtroppo, sembra sempre più orientato verso la guerra e l'involuzione, economica e sociale.