Di Flavia De Michetti Roma, 22 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - In seguito al recente D.L. 11 del 16 febbraio 2023, per il blocco della cessione dei crediti e lo sconto in fattura dei bonus fiscali, oltre che del Superbonus 110%, emanato dal Consiglio dei Ministri, arriva la forte critica da Inarsind, l’associazione di rappresentanza e tutela di ingegneri e architetti liberi professionisti.
In una nota, l’Associazione spiega che: “L’ennesimo provvedimento legislativo che lo riguarda, eliminando la possibilità di cessione del credito e/o lo sconto in fattura, determina, di fatto, la fine del Superbonus 110%. È grave che con lo stesso provvedimento non sia stata data alcuna soluzione per risolvere il problema dei crediti ‘incagliati’, ma anzi, che questa nuova norma abbia di fatto bloccato sul nascere l’iniziativa delle Pubbliche Amministrazioni che, nel corso delle ultime settimane, si sono impegnate alla sua soluzione deliberandone l’acquisto”.
Inoltre, aggiunge che “le ragioni che hanno determinato questo stop inatteso, a soli due mesi dalla Legge di Bilancio che ne aveva sancito la prosecuzione, seppure con una riduzione del beneficio al 90%, pare siano da trovare nella necessità di ridurre per il 2023, e per gli anni successivi, il flusso dei crediti di imposta, anche in considerazione della maggiore somma (circa 50 miliardi di euro) rispetto a quella prevista e, alla luce della recente modifica, di Istat e di Eurostat, sulla qualificazione contabile della categoria dei crediti fiscali a cui il Superbonus appartiene”.
“Il Governo – denuncia Inarsind - avrebbe dovuto trovare una soluzione, senza ulteriori rinvii perché, seppure sia vero che il decreto esclude dal blocco le attività iniziate, - e vedremo su questo punto quali e quante precisazioni avremo! - non si può trascurare che rappresenta un chiaro indirizzo che scoraggia l’assunzione di cessioni che ancor oggi sarebbero possibili. Non è un caso che siano stati gli Istituti bancari, al momento, gli unici soggetti che hanno già manifestato incondizionato consenso al provvedimento”.
“Il blocco del Superbonus non eluda – conclude Inarsind - la necessità di riflettere sul processo di riqualificazione, sismico ed energetico, del nostro vetusto patrimonio edilizio che, se da una parte dovrà tener conto dei vincoli di bilancio dello Stato, dall’altra non potrà lasciare i cittadini da soli di fronte a quanto prevede la direttiva europea sulle case green”.
QuotidianoWeb intervista il Presidente nazionale di Inarsind, Ing. Carmelo Russo.
Qual è il punto di vista dei tecnici che devono affrontare il lavoro? Che cosa ne pensano di queste decisioni politiche?
“Alla luce di questa decisione rimaniamo perplessi. Un blocco improvviso vanifica il lavoro in corso da settimane, in alcuni casi da mesi, da parte dei tecnici. Questa mattina, ad esempio, i tecnici avrebbero potuto presentare, presso gli sportelli competenti, la richiesta di autorizzazione per delle pratiche su cui poi avevano già lavorato”.
“Subito dopo il D.L., invece, il lavoro fatto nel corso di queste ultime settimane – spiega l’Ing. Russo - è stato completamente vanificato, dal momento che alcuni committenti avranno dato indicazione ai propri tecnici di non presentare nulla, poiché confidavano nella possibilità del Superbonus, o comunque dei bonus edilizi. In ogni caso, avrebbero intrapreso l’iter burocratico presso le amministrazioni per il titolo abilitativo, che oggi alla luce del Decreto non avrebbe alcun esito, con conseguenti danni economici per il lavoro già svolto”.
Il Presidente nazionale di Inarsind ha anche aggiunto che: “Ciò che difficilmente entra nella comprensione del legislatore, ma anche dell’opinione pubblica, è che l’attività libero-professionale, oltre a essere intellettuale è anche economica. Infatti, coinvolge non solo i liberi professionisti, ma anche i dipendenti degli Istituti professionali. Quando si parla delle possibili perdite economiche si pensa solo alle attività delle imprese, ma esiste un’attività imprenditoriale che è il motore iniziale, spesso trascurato, senza considerare che in assenza di progetti non è possibile dare inizio a un’opera”.
“Secondo il mio punto di vista – specifica l’Ing. Carmelo Russo - è stato trascurato il fatto che il recente D.L. sicuramente metta in seria difficoltà una quantità di progetti già redatti e che non vedranno esito realizzativo, anche da un punto di vista economico, al quale probabilmente si arriverà solo in seguito a dei contenziosi con i committenti”.
Gli associati di Inarsind come hanno visto questa decisione sul blocco emanato dal D.L. 11 del 16 febbraio 2023?
“Quando il Consiglio dei Ministri ha reso ufficiale la sua inaspettata decisione, siamo stati travolti immediatamente da numerose richieste di far sentire la nostra voce e protestare”.
“Tra l’altro, Per quanto riguarda i danni per gli studi professionali, con le cessioni di credito ‘incagliate’, nel corso dell’ultimo anno e mezzo, le difficoltà dei tecnici sono state considerevoli e, da parte di questi ultimi – prosegue il Presidente nazionale di Inarsind - si sono verificati molti casi di cessioni di crediti, che sono diventati redditi non percepiti, ma su cui i tecnici sono chiamati regolarmente a pagare tasse, versare IVA, contributi pensionistici e così via. Non è un danno da poco. In più, con questo ultimo decreto-legge si assiste alla vanificazione dell’attività intrapresa negli ultimi mesi”.
In seguito alla recente decisione del Consiglio dei Ministri, come si muoverà Inarsind?
“Noi facciamo parte di una confederazione, Confprofessioni che, oltre la nostra, raccoglie anche altre associazioni di tecnici e di liberi professionisti, che svolgono diverse attività (Notai, Medici, Consulenti del Lavoro, Psicologi, Veterinari). Fra queste, la categoria dei Commercialisti, attivamente impegnata anche nel Superbonus. Da tempo, Confprofessioni ha istituito anche una ‘Commissione Superbonus’. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, la Commissione si è rivolta, a più riprese, al Governo protempore con una serie di proposte, che non mancherà di riproporre nell’audizione che ha già richiesto in questo frangente”.
Cosa accade realmente con il blocco dei soldi, nel momento in cui le imprese hanno iniziato il lavoro o quelle che dovevano iniziare si sono già attrezzate?
“Gli scenari sono tutti possibili: dal fallimento al conseguente licenziamento delle maestranze, fino all’innesco di contenziosi tra committenti, che vedono frustrate le loro aspettative, e le imprese che, non avendo la liquidità per andare avanti, non completeranno i lavori a proprio danno. Le ipotesi più probabili sono il blocco dei lavori e, in molti casi, il fallimento delle imprese. In altrettanti casi, l’inizio di contenziosi legali”.
Qual è il rischio economico per le imprese e per il Paese, quindi anche per i cittadini stessi che hanno già iniziato questi lavori?
“Per quanto riguarda i cittadini, il disagio è facilmente immaginabile. Ad esempio, lasciare momentaneamente la propria abitazione per poter far eseguire i lavori e vivere in una situazione di quasi, o totale, cantiere e poi restare sospesi a causa del loro completamento – spiega l’Ing. Russo - è un considerevole disagio, soprattutto commisurandolo alle abitudini giornaliere di ognuno di noi”.
“Per quanto riguarda il Paese, invece, si parla di un fallimento che coinvolge migliaia di imprese, con conseguente perdita del posto di lavoro di più di decine di migliaia di operai. Si parla di un enorme disagio sociale, che seguirebbe questo disastro economico”.
Inarsind cosa pensa di fare effettivamente per uscire da questa situazione? Secondo l’Associazione, qual è la soluzione per chiudere l’increscioso capitolo del Superbonus 110%?
“Sicuramente bisogna trovare una soluzione per i crediti ‘incagliati’. Ogni possibile soluzione sarà da confrontare con l’esito della decisione su quello che appare come un tecnicismo non trascurabile: sembra, infatti, che per la cessione dei crediti che riguarda i bonus non si debba parlare di debito pubblico, ma di deficit. Una differenza che ha indotto il Governo a emanare in maniera precipitosa il decreto-legge”.
“Chiediamo, tuttavia, che lo Stato trovi la soluzione, ad esempio disincagliando i crediti e trasformandoli in Titoli di Stato che, nel tempo, possano divenire moneta sonante per le imprese; oppure far intervenire Cassa Depositi e Prestiti e grandi gruppi, come ENI, RFI e molti altri, comprese – dichiara il Presidente nazionale dell’Associazione - le Casse di previdenza privatizzate. Eventualmente, per i crediti corrispondenti a quelli vantati dai professionisti, come peraltro già ventilato, la possibilità di una compensazione in F24 sarebbe certamente la soluzione più semplice e veloce”.
Il Presidente nazionale di Inarsind ha, infine, aggiunto: “Ritengo comunque che l’argomento dei bonus in edilizia, alla luce della vetustà del nostro patrimonio edilizio, della direttiva europea sulle case green e della sismicità che interessa l’intero territorio nazionale, debba essere oggetto di un’ineludibile e complessiva riflessione e che lo Stato non possa lasciare i cittadini a far da soli, anche sensibilizzando e coinvolgendo sul tema l’Unione Europea”.