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Giovedì, 23 Giugno 2022 09:15

Guerra dei rubinetti: tra ascella puzzona Vestager e bottiglie vuote Von der Leyen, Putin gode In evidenza

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Di Andrea Caldart Cagliari, 22 giugno 2022 (Quotidianoweb.it) - Sembra il titolo di un film degli anni ’80 di “Pierino” l’attore Alvaro Vitali e, se fosse, staremmo sicuramente a ridere, invece siamo nel 2022 dove, possiamo solo ripensare a quei bei tempi.

Silenzioso e quasi muto, senza dire troppe parole, come è nel suo stile, Putin ha iniziato a toglierci il 15% del gas che alimenta il nostro paese, di cui il 26% del totale dell’esportato dalla Russia verso l’Europa, parte dalla Siberia e attraversa proprio l’Ucraina.

Da che mondo e mondo si sa che l’energia è lo strumento più potente quale arma di ricatto, soprattutto se da decenni “trascuri” di vedere se nel tuo di paese ci possano essere risorse simili e quindi estrarle, ma ancor peggio se non hai in mente la più minima idea di programmare il futuro energetico, verso fonti pulite e, senza la politica del costante no a tutto.

Tra un passo avanti e 5 indietro, molti anni fa un italiano che diceva di sé stesso: “non voglio essere ricco in un paese povero” se avesse potuto vivere, oggi l’Italia non sarebbe costretta alla dipendenza energetica estera, ma lui, ci avrebbe portato a fare il “pieno di energia nostra”.

Sì, perché, Enrico Mattei, uno dei veri capitani d’industria italiani, che si era fatto da solo, aveva capito e avviato quella politica industriale energetica d’indipendenza futura, proprio nel cuore nostro paese, ricco di risorse naturali oltre che di intelligenza, per rendere l’Italia dal punto di vista energetico, indipendente e libera.

A quei tempi aveva “osato” sfidare le grandi compagnie petrolifere, chiamate le “7 sorelle” multinazionali del prezioso oro nero, che non gradivano la figura di Mattei, tanto meno desiravano fare del business assieme.

Purtroppo, il giorno della sua morte nel tragico incidente aereo, che ben due inchieste han tentato di ricostruire, resterà, assieme alla scomparsa del giornalista de: “l’Ora” di Palermo, Mauro De Mauro, il cui corpo non è mai stato ritrovato, una delle pagine più tristi e buie degli intrecci politico-economici internazionali del nostro paese, che nasconderanno per sempre, le trame oscure, mosse dietro l’eliminazione di Mattei.

Ed ecco allora, arrivando ai giorni nostri che, fin dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, ci si è accorti della dipendenza energetica dalla UE dal gas russo.

Non che non lo si sapesse anche prima, solo che, parlare di sovranità energetica in un paese, come l’Italia, che sta per arrivare a sorpassare l’argine che contiene la difesa della libertà di parola, ti può essere dato del complottista, visionario, matto.

È dall’inizio di questa guerra che l’informazione più rappresentativa per definizione, punta l’attenzione sul tema dell’energia parlando di “ricatto russo” e, sono riusciti, facendo passare questo mantra di bocca in bocca, a farlo risultare tale.

Invece, non sarà che il vero ricatto, negli anni precedenti, è stata la pressione esercitata verso una politica energetica dipendente dall’estero, sfruttando alleanze fatte tra soli privati, amicizie intime che hanno, ad esempio, portato ENI ad essere partner di Gazprom.

Per chi ha la memoria corta era il 2006 quando ENI firmava contratti con Gazprom di duraturo sodalizio fino al 2027, estendendolo poi, di ulteriori 10 anni, ipotecando così la possibilità al nostro paese di pensare ad una sua politica energetica indipendente.

Lasciando da parte i ricordi ritornando a contestualizzare il momento in cui viviamo, ancora una volta, non può sfuggire come l’enfasi europeista, stia sfornato progetti di transizione ecologica, su logiche ed elementi davvero di scarsa utilità per i cittadini, ma di sicuro molto favorevoli a diverse lobby internazionali.

Pensiamo alle esternazioni di Margrethe Vestager (Commissaria UE alla Concorrenza): “Lavatevi di meno” e dire, nel mentre si spegne l’interruttore, “Putin prenditi questa”? di sicuro un’arma formidabile contro l’uso del gas russo secondo lei, ma che tristemente dimostra, la totale disconnessione, della classe dirigente europea, dalla realtà.

Possiamo continuare analizzando altre risoluzioni come quella per abolire la caldaia a gas entro il 2026, oppure quella per l’eliminazione delle auto a motore termico entro il 2035 ed arriviamo così’, a non poter non notare, la pazzia della megalomania normativa europeista, destinata alla condanna di implodere in sé stessa per la faciloneria intellettiva, neurologicamente non pervenuta.

Ma tutto questo non può distrarci dal vero problema di oggi che è quello di domandarci come progettare il nostro futuro energetico prima di tutto in termini di sicurezza per l’ambiente, ma anche nella certezza dell’autosufficienza personale di ogni cittadino.

Per arrivarci, va bloccata la contraddizione che frena tutto questo, cioè quella “regola” che l’ingente profitto sia affidato unicamente ad un sistema centralizzato in mano a pochi, controllato solo dalle multinazionali che agiscono con scelte, contro l’interesse della collettività.

Infatti, l’improbabile “guerra dei rubinetti” della Vestager, ha fatto stappare le bottiglie alla Presidentessa Ursula Von der Leyen la quale, in riferimento alla questione petrolio russo dice: “Dobbiamo continuare ad acquistare petrolio russo per evitare che la Russia possa venderlo ad altri: i quali a loro volta lo rivenderebbero a noi a prezzi superiori”. È come se un alcolista dicesse: “Devo continuare a bere per svuotare le bottiglie dei bar affinché altri non si possano ubriacare”, dichiarazioni rilasciate dalla stessa Von der Leyen, durante un’intervista all’emittente statunitense MSNBC.

Quindi tra l’ascella puzzolente della Vestager e la bottiglia vuota della Von der Leyen, si tenta di dare una “sculacciatina” a mo’ di buffetto alla Russia con le sanzioni, ma come diceva Arthur Block: “è meglio non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza” e senza la Russia “nun se magna”.

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(Auto a Gas)

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