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Il rincaro delle righe blu è incomprensibile. Nessun progetto per migliorare la qualità dell’aria

La sosta a pagamento, le righe blu, non sono una misura di mobilità sostenibile. In questo senso Legambiente è scettica che il forte rincaro dei tagliandi per la sosta possa rivelarsi efficace.

Va detto che, a leggere le dichiarazioni rilasciate dagli amministratori comunali, la misura è presentata correttamente come un atto per rimpinguare le casse municipali e non per migliorare la mobilità. La cosa sembra incomprensibile dato che il bilancio comunale è in equilibrio e tra l’altro l’incremento di risorse non sarà destinato a progetti o interventi per migliorare la qualità dell’aria: nonostante il problema smog rimanga preoccupante (già più di 42 gli sforamenti del pm10 nel 2019) non vi è traccia di proposte.

Legambiente condivide le preoccupazioni delle associazioni di commercianti che vedono nel rincaro un motivo di ulteriore disaffezione dai negozi del centro storico, tanto più se unita all’altro recente pesante rincaro, quello del biglietto dell’autobus.

Misure economiche utili per le casse, ma lontane da una strategia di mobilità sostenibile. In questo modo non si disincentiva l’uso dell’automobile ma, invece, lo si reindirizza verso i centri commerciali che già sono poli attrattori e generatori di traffico, con l’effetto perverso di aumentare il tasso di smog.

C’è anche un altro aspetto, poco considerato: l’aumento della tariffa per la sosta su righe blu, essendo indiscriminata, si configura come una misura iniqua e classista, ai danni del ceto medio-basso, in particolare gli abitanti delle zone periferiche, o delle frazioni, non coperte bene dal servizio di trasporto pubblico.
Questo provvedimento del Comune induce al ribaltamento del principio “chi inquina, paga” nell’opposto: “chi paga, inquina” che è il tipico atteggiamento delle società ricche e benestanti che “comprano” il diritto ad inquinare scaricando i costi ambientali sui Paesi poveri.

Legambiente auspica che si possa aprire un ampio dibattito sugli obiettivi da raggiungere nella mobilità sostenibile (in sostanza: maggiori spostamenti su biciclette e automezzi collettivi) innovando radicalmente il sistema della sosta. E tutto questo con un coinvolgimento vero della cittadinanza e dei corpi intermedi. Il contrario dell’aumento delle righe blu, calato dall’alto del Palazzo.

Canale Emiliano Romagnolo: 26 milioni di euro per “straordinari lavori di manutenzione”. Si inizierà dall’impianto Palantone a Bondeno

Dopo anni di flusso ininterrotto il CER si ferma per consentire gli interventi. il progetto di rafforzamento della struttura strategica per l’irrigazione a sostegno dell’agroalimentare di tutta la Romagna e parte dell’Emilia ottiene il plauso e il finanziamento dal ministero dell’economie e finanze (MEF)

Dopo anni di servizio ininterrotto senza alcuna sosta il CER è “fermo” in inverno per i primi importanti lavori straordinari sui rivestimenti del canale. Il Canale infatti con i suoi 135 km oltre ai 16 del primo tratto del Cavo Napoleonico é il canale più lungo d’Italia, ma le elettropompe dell’impianto principale sul Po, il Palantone, hanno decine di migliaia di ore di funzionamento e i vecchi rivestimenti del primo tratto costruito negli anni ‘60 iniziano a degradarsi.


Il Consorzio ha quindi deciso di fermare il sollevamento delle acque di Po per iniziare la manutenzione delle lastre di rivestimento in un tratto di circa 3 km con un costo di soli 800.000 euro.
Non è ovviamente possibile ricostruire il rivestimento durante il flusso idrico. É un primo lavoro già avviato sul Canale che interesserà i comuni di Castello d’Argile, San Pietro in Casale, San Giorgio di Piano e Bentivoglio e che consentirà anche di valutare le eventuali criticità e le ripercussioni della sosta invernale che nei prossimi 4-6 anni interesseranno i mesi di novembre dicembre, gennaio e febbraio. Oltre alla sistemazione delle lastre su un ulteriore tratto iniziale di circa 3,5 km si provvederà al riammodernamento e potenziamento dell’impianto Palantone sul Po anche implementando le elettropompe sino a raggiungere la dotazione concessa di prelievo da  Po di 68 mc/sec. (68000 litri al secondo). 


I lavori saranno permessi da finanziamenti del Ministero Economie Finanze basati su economie conseguite dal Consorzio negli anni passati. Nei prossimi anni si avvieranno altri interventi sul sistema CER capaci di consolidare ulteriori tratti del rivestimento, ampliare le aree irrigue, proseguire il Canale nel riminese sino alla vasca finale Fontanaccia (137°chilometro) e iniziare un’azione di sostituzione di modifica delle paratoie di derivazione per renderle “intelligenti” cioè gestibili da remoto con sicuro miglioramento dell’efficienza del sistema. 


Questa interruzione del flusso idrico pur determinando problemi é assolutamente necessaria per non rischiare interruzioni di sollevamento e trasporto nel periodo marzo-ottobre nel quale eventuali rotture porterebbero a gravi ripercussioni economiche e sociali al territorio regionale. Oggi, infatti, il CER alimenta i consorzi associati su una superficie agraria di 200.000 ettari con oltre 300 milioni di metri cubi d’acqua rendendo possibile l’agricoltura anche se soggetta al cambiamento climatico, alimenta potabilizzatori romagnoli ed emiliani con circa 24 milioni di metri cubi di acqua grezza assicurando la tenuta degli usi civili e turistici anche nelle annate più siccitose, porta acqua a realtà industriali ed agroindustriali di rilevante importanza e contribuisce ad alimentare aree umide di alto valore naturalistico. 


Massimiliano Pederzoli, Presidente del CER, sottolinea “I lavori in corso e quelli programmati per i prossimi anni daranno garanzia d’acqua al territorio determinando un notevole incremento di valore alle produzioni agricole ed agroindustriali, contribuendo fortemente ad alleviare gli effetti negativi del cambiamento climatico in gran parte dell’Emilia-Romagna”.

 

Riqualificazione Rio Mindollo, la sinergia tra Bonifica Parmense e amministrazione comunale pone in sicurezza il territorio di Collecchio

I lavori, realizzati per ridurre il rischio allagamenti a valle della statale della Cisa, portati a termine in tre step per complessivi 243 mila euro, di cui 125 mila euro finanziati dal Consorzio

Parma, 18 Dicembre 2019 - Ridurre il rischio allagamenti a valle della strada statale della Cisa e contribuire alla riqualificazione di una zona residenziale nella periferia di Ozzano Taro, frazione del Comune di Collecchio. Le maestranze del Consorzio della Bonifica Parmense hanno portato a termine un complesso ed importante intervento che rappresenta un contributo essenziale per la messa in sicurezza del territorio; l’intervento ha riguardato il Rio Mindollo, nei pressi di Ozzano Taro, nel Comune di Collecchio: in particolare è stata realizzata la copertura con l’utilizzo di scatolari in cemento armato, ognuno delle dimensioni di due metri e mezzo per un metro e mezzo.

La sinergia tra la Bonifica Parmense e le Amministrazioni Comunali prosegue dunque positivamente, con strategici interventi pianificati a vantaggio della messa in sicurezza dei comprensori e dei cittadini che vi abitano. I lavori – che, a partire dal sottopasso della strada statale SS 62 della Cisa, si sono estesi su un tratto lungo 200 metri – sono stati portati a termine in tre diversi step per complessivi 243 mila euro, di cui 125 mila euro finanziati dall’ente consortile.
 
 
 

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 18 - n° 50 15 dicembre 2019 -
Editoriale:  - Editoriale:  Basta con i furti di simboli!. - Lattiero caseario. Latte spot in flessione -Cereali e dintorni. Finale d’anno tra incertezze e timori. - Innovazione nell'istruzione e nel Settore Lattiero-Caseario: l’Università di Parma a Cipro per Innodairyedu - Il salatissimo conto della Piena del PO alla Bonifica Centrale - Traffico illecito di rifiuti plastici verso la Cina - Parmigiano Reggiano: l’Assemblea approva il bilancio preventivo 2020 -

SOcibus-50-15dic2019.jpgMMARIO Anno 18 - n° 50 15 dicembre 2019
1.1 editoriale
Basta con i furti di simboli!.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Latte spot in flessione
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Finale d’anno tra incertezze e timori.
5.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 lattiero caseario Innovazione nell'istruzione e nel Settore Lattiero-Caseario: l’Università di Parma a Cipro per Innodairyedu
7.2 spandimenti Emilia Romagna Deroga spandimenti.
7.3 ambiente Bonifica Parmense: interventi di messa in sicurezza sulle strade comunali di Bore
8.1 piena del po  Il salatissimo conto della Piena del PO alla Bonifica Centrale
9.1 rifiuti e traffico illecito  Traffico illecito di rifiuti plastici verso la Cina
10.1 parmigiano reggiano Parmigiano Reggiano: l’Assemblea approva il bilancio preventivo 2020
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners

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“Una occasione storica, un’intesa che non ha precedenti in Italia e che conferma il distretto ceramico quale modello virtuoso oltre che punto di forza dell’intero sistema industriale italiano”.


Così Giorgio Zanni ha definito l'Accordo territoriale volontario riguardante il contenimento delle emissioni per perseguire un minore impatto ambientale da parte delle aziende ceramiche che questa mattina a Fiorano - nella doppia veste di presidente della Provincia di Reggio Emilia e di sindaco di Castellarano – ha firmato insieme ad altri 9 primi cittadini ed ai presidenti di Regione Emilia-Romagna, Confindustria Ceramiche e Provincia di Modena.
“Amministrazioni locali, 10 comuni, 2 Province, Regione Emilia-Romagna ed imprese insieme per autoregolamentarsi, dandosi limiti alle emissioni ambientali ancor più restrittivi di quelli dettati dalle normative europee, nazionali e regionali, pure già tra i più bassi in Europa, e raggiungere un obiettivo ambizioso: portare il distretto ceramico ad essere non solo eccellenza mondiale di innovazione e qualità di prodotto, ma anche in termini di sostenibilità ambientale”, ha aggiunto Zanni sottolineando i fondamentali progressi compiuti dal comparto negli ultimi tre anni.


“Gli incentivi di Industria 4.0, super e iper ammortamento hanno comportato una ingente mole di investimenti privati in riqualificazioni industriali, dettando una vera e proprio rivoluzione tecnologica e produttiva che ha comportato una migliore produttività e redditività per le industrie e positive ricadute in termini di riduzione delle emissioni e consumi energetici per le nostre comunità – ha detto ancora il presidente della Provincia di Reggio Emilia - Sono stati bonificati siti dismessi, si sono ridotti consumi ed emissioni, abbiamo affrontato e risolto in pochi mesi il problema odori, ma con l'accordo di oggi puntiamo ad andare oltre. Vogliamo che il distretto ceramico rappresenti una eccellenza anche in termini di sostenibilità ambientale. E puntiamo a farlo insieme, perché solo insieme possiamo raggiungere traguardi così ambiziosi”.


Fondamentale, dunque, “l'adesione di imprese e Confindustria ceramica, a conferma del rapporto di forte collaborazione che si è creato con le amministrazioni, ad un accordo che oltre a produrre significativi e fondamentali benefici ambientali – ha concluso il presidente Zanni - significa anche dare regole uguali e certezze condivise di qua e di là dal Secchia a imprenditori e imprese, garantendo risposte più rapide a pratiche e procedure amministrative a chi si impegna in riqualificazioni produttive sostenibili, legando indissolubilmente la qualità del nostro prodotto Made in Italy, l’innovazione del processo e la sostenibilità della produzione quale valore aggiunto anche per il cliente finale, a conferma di un forte impegno anche sociale verso le nostre comunità”.

 

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Editoriale:  Ciaone Italiani! Prima vi spolpiamo e poi ce ne andiamo - Lattiero caseario. Cedono il “parmigiano” e il “padano" - Cereali e dintorni. Altalena dei mercati - Guida Salumi d’Italia de L’Espresso 2020, da Reggio Emilia i top 11 migliori d’Italia -

SOMMARIO Anno 18 - n° 49 08 dicembre 2019 cibus-49-2019-COP.jpg
1.1 editoriale
Ciaone Italiani! Prima vi spolpiamo e poi ce ne andiamo.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Cedono il “parmigiano” e il “padano"
3.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
4.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Impennata del prezzo del grano
5.1 cereali e dintorni tendenze.
6.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Altalena dei mercati
7.1 salumi d’italia Guida Salumi d’Italia de L’Espresso 2020, da Reggio Emilia i top 11 migliori d’Italia
7.2 ambiente Due giorni di laboratorio partecipato promosso dall’Autorità di Bacino PO
8.1 ambiente educazione  Life Claw progetto per la conservazione del gambero di fiume.
10.1 ambiente e territorio Territorio più sicuro grazie al Consorzio di Bonifica.
11.1promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners

 



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Sabato, 07 Dicembre 2019 07:15

Un mondo a rischio estinzione: salvarlo si può

Sentieri immersi nel verde che si snodano attraverso i 5 continenti, 42 ettari di collina morenica a due passi dal Lago di Garda, il regno della biodiversità animale a rischio di estinzione: al Parco Natura Viva di Bussolengo vivono oltre 1.000 esemplari appartenenti a 200 specie inserite nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ospitati in ambienti che rispettano le loro necessità di specie.

Leoni, leopardi delle nevi, scimpanzé, lemuri: per alcuni il cerchio si è chiuso e si è potuto compiere quel viaggio che dal Parco Natura Viva, li ha riportati a ripopolare i propri habitat originari sull’orlo della scomparsa: è il caso di tutti i piccoli di bisonte europeo nati negli ultimi 5 anni, che ora calpestano le foreste dei Carpazi meridionali; dei grifoni figli di Dodo, che ora volano nei cieli delle Alpi; degli ibis eremita che ogni anno vengono reintrodotti sulla costa di Cadice ed è il caso del giovane gipeto condotto sulle rocce dell’Andalusia per offrire una nuova speranza alla propria specie.

Per alcuni altri però, l’uomo sta provocando danni tanto ingenti agli ecosistemi d’origine, che sarebbe ancora controproducente pensare di sviluppare progetti scientifici di reintroduzione in natura. E allora, il lavoro di biologi, veterinari e naturalisti si concentra nel garantire una permanenza adeguata per ognuno.

Un’attenzione che appare subito tangibile per i visitatori e che arricchisce l’emozione di osservare animali liberi di manifestare i propri comportamenti naturali: il Parco Natura Viva è l’unico parco zoologico d’Europa in cui rinoceronti e ippopotami vivono nello stesso reparto, proprio come accadrebbe in natura; gli scimpanzé hanno a disposizione due grandi termitai artificiali a grandezza naturale in cui possono inserire le loro cannucce e trarne yogurt o succo di frutta, proprio come si eserciterebbero a fare pescando le termiti in foresta, mentre l’indaffarata colonia di suricati può scavare autonomamente una vera e propria città sotterranea, per tenere fuori da occhi indiscreti i propri piccoli e per trascorrere le ore più fredde. E poi lupi, tigri, bertucce, panda rossi: 5 continenti rappresentati da esemplari che in natura sono a rischio di estinzione e che svolgono il grande ruolo di ambasciatori dei propri simili.

Un lavoro quotidiano rivolto a tutti, ma soprattutto alle nuove generazioni: nei loro confronti, il Parco Natura Viva ha il compito di divulgare la conoscenza di ogni animale e la necessità di salvaguardarne gli ecosistemi naturali che andiamo perdendo.

 

I parchi nazionali d’Italia sono aree protette perfette per una passeggiata e per godersi un panorama mozzafiato. Si tratta di luoghi idilliaci, dove la natura è rimasta intatta e quasi completamente incontaminata dalla presenza dell’uomo. Ecco perché Holidu, il motore di ricerca per case vacanza, ha deciso di stilare una lista dei Parchi Nazionali d’Italia più belli, dove passare un pomeriggio e scattare tante foto indimenticabili!

 

1. Parco Nazionale dello Stelvio - 4,8 ★ su 9.982 recensioni
Il Parco Nazionale dello Stelvio, che si estende tra Trentino e Lombardia, si aggiudica la medaglia d’oro in questa classifica mozzafiato, con ben 4,8 stelle su quasi 10mila recensioni. Considerato tra i parchi nazionali più antichi d’Italia, venne istituito nel 1935 per preservare la caratteristica flora e fauna, e occupa un’area di più di 130.000 ettari. Questo paradiso per gli esploratori offre panorami suggestivi, specialmente per gli amanti delle alte quote: la maggior parte del parco si trova, infatti, oltre i 2000 m di quota. Ricchissimo sia per flora che per fauna, nonostante le basse temperature e i venti rapidi, questo è un vero e proprio gioiello naturale. stelviopark.it

2. Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena - 4,8 ★ su 8.201 recensioni
Al secondo posto si trova il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, in Sardegna, con più di 8mila recensioni e una votazione media di 4,8 stelle. Istituito nel 1994, questo bellissimo parco è la ciliegina sulla torta del famosissimo arcipelago, composto da tantissime isolette, che affacciano sul mare cristallino. Il parco ingloba “tutte le isole e gli isolotti appartenenti al territorio del comune di La Maddalena, nonché le aree marine circostanti”, come spiegato nel decreto del Presidente della Repubblica, nonché un’ampia varietà di fauna e flora, caratteristici del posto. lamaddalenapark.it


3. Parco Nazionale del Gran Paradiso - 4,8 ★ su 6.931 recensioni
Chiude il podio il Parco Nazionale del Gran Paradiso, tra Val D’Aosta e Piemonte, che si aggiudica una valutazione media di 4,8 per un totale di quasi 7mila recensioni. La sua superficie di circa 70mila ettari comprende anche il monte Gran Paradiso (4.061 m), oltre che ghiacciai e boschi. Istituito nel 1922, questo bellissimo parco è il più antico d’Italia ed è stato inizialmente pensato per la protezione dello stambecco alpino, ora suo animale simbolo, che dopo la Seconda Guerra Mondiale rischiava l’estinzione. Oltre alla bellezza dei suoi spazi rocciosi, i vari torrenti, che si inerpicano tra le insenature, creano anche meravigliose cascate. pngp.it

4. Parco Nazionale delle Cinque Terre - 4,7 ★ su 37.343 recensioni
Al quarto posto si trova lo spettacolare Parco Nazionale delle Cinque Terre con una valutazione media di 4,7 stelle e un più di 37mila recensioni! Nonostante si tratti di uno dei più piccoli parchi nazionali, soli 3.863 ettari, è anche uno dei più densamente popolati, ospitando ben cinque borghi: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare. Considerato “Il Parco dell’Uomo”, qui si può assistere ad un territorio molto antropizzato, dati i lavori che sono stati fatti nel corso degli anni, per rendere le colline coltivabili. Di fronte ai borghi, si trova anche un’Area Marina Protetta, con un’enorme varietà di specie animali e vegetali. parconazionale5terre.it

5. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga - 4,7 ★ su 12.263 recensioni
Al quinto posto si trova il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, che si estende tra Abruzzo, Marche e Lazio, e si aggiudica una valutazione media di 4,7 stelle su 12.263 recensioni. Istituito nel 1991, si tratta di un parco montuoso dell’ampiezza di più di 140mila ettari. Per i più curiosi la Strada maestra è una strada statale, che attraversa tutto il parco, mentre per chi si trova a piedi o a cavallo, c’è la possibilità di percorrere anche delle ippovie. All’interno è possibile trovare anche il lago artificiale più grande d’Italia (Lago di Camposanto) e due borghi, tra questi il borgo di Amatrice, tra i più belli d’Italia. gransassolagapark.it

6. Parco Nazionale dei Monti Sibillini - 4,7 ★ su 8.550 recensioni
Al sesto posto si trova il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che si estende tra Marche e Umbria per quasi 70mila ettari. Il parco si aggiudica una valutazione media di 4,7 su un totale di più di 8.500 recensioni. I monti che danno il nome al parco, prendono a loro volta ispirazione dalla profetessa Sibilla, che si diceva vivesse proprio sull’omonimo monte. Le pareti impervie delle montagne creano gole impressionanti, mentre c’è spazio anche per il famosissimo Altopiano del Castelluccio. Purtroppo alcune zone del parco non sono accessibili a causa del forte terremoto del 2016. sibillini.net

7. Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise - 4,7 ★ su 8.291 recensioni
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si aggiudica il settimo posto, con più di 8mila recensioni e una valutazione media di 4,7 stelle. Famoso a livello internazionale per la preservazione di alcune specie tra cui: il lupo, l’orso bruno marsicano e il camoscio d’Abruzzo, questo parco comprende monti, che vanno fino ai 2.200 m e laghi, di cui uno artificiale e uno naturale. La posizione centrale del parco fa sì che qui vengano conservate specie di flora e fauna molto varie, tra cui più di 200 specie di uccelli. parcoabruzzo.it

 

8. Parco Nazionale della Sila - 4,7 ★ su 6.140 recensioni
Il Parco Nazionale della Sila, che si estende fra tre province calabresi, si aggiudica l’ottavo posto in classifica con più di 6mila recensioni. Tra Cosenza, Crotone e Catanzaro si trovano i quasi 74 mila ettari di parco. Considerata il “Gran Bosco d’Italia”, la Sila offre paesaggi davvero suggestivi e unici e quasi la sua totalità è ricoperta da boschi e foreste. La superficie del parco è inoltre ricca d’acqua e ospita ben tre laghi artificiali. Qui è possibile trovare anche alcuni monti, tra i più alti il Botte Donato e il Gariglione. parcosila.it

9. Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu - 4,7 ★ su 3.832 recensioni
Al penultimo posto troviamo il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu, in Sardegna, che si aggiudica 4,7 stelle per un totale di 3.832 recensioni. In quest’area protetta, istituita nel 1998, è possibile vedere un incontro armonioso tra l’uomo e la natura. Qui è possibile osservare territori molto differenti l’uno dall’altro e tra le montagne più alte del territorio, di cui la più alta è Punta La Marmora (1.334 m). Nel parco è possibile trovare anche alcuni rettili e mammiferi rari, oltre che specie endemiche. parcogennargentu.it

10. Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi - 4,7 ★ su 2.601 recensioni
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna occupa l’ultima posizione in questa classifica, con una valutazione media di 4,7 su un totale di più di 2.600 recensioni. Istituito nel 1993, questo parco si trova sugli Appennini, tra Toscana e Emilia-Romagna e occupa un’area di circa 36mila ettari. Le vette più alte all’interno del parco sono il Monte Falco e il Monte Falterona: da qui sorge anche il fiume Arno. Oltre alla bellezza e alla ricchezza della vegetazione, qui è possibile osservare la più grande colonia di lupi dell’Appennino settentrionale e moltissime specie di invertebrati. parcoforestecasentinesi.it

 

Metodologia:
Questa classifica è stata creata a novembre sulla base dei dati di Google. Tutti i parchi nazionali contrassegnati come tali su Google sono stati presi in considerazione. La lista dei primi 10 è stata creata sulla base delle valutazioni di Google.

 

Riguardo a Holidu
La missione di Holidu è di rendere finalmente facile la ricerca e la prenotazione di case vacanza. Il suo motore di ricerca di case vacanza permette ai viaggiatori di prenotare l'alloggio ideale al prezzo più basso. L'azienda aiuta anche i proprietari di case vacanza a moltiplicare le loro prenotazioni con meno lavoro attraverso il suo software e la sua soluzione di servizio sotto il marchio Bookiply. I fratelli Johannes e Michael Siebers hanno fondato Holidu nel 2014. La startup in forte crescita ha sede a Monaco di Baviera e ha uffici locali nelle destinazioni di viaggio più interessanti d'Europa.

Per ulteriori informazioni, consultare https://www.holidu.it/ e https://www.bookiply.it. 

 

 

 

 

 

 

 

Due giorni di laboratorio partecipato promosso dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po per migliorare la capacità di reagire a fenomeni naturali da parte di territorio e società a livello europeo.
 
In questi giorni le cronache sono piene di notizie su eventi anche drammatici dovuti al maltempo e legati al rischio idraulico e idrogeologico.
Il dito viene spesso puntato sulla carenza di prevenzione e ancora sull’inevitabile incertezza nella previsione degli eventi resa ancora più preoccupante da una situazione climatica in cambiamento.
Fattori determinanti che spesso riducono gli effetti degli eventi sono la consapevolezza e la preparazione dei cittadini e ancora di più la capacità di reagire positivamente a eventi naturali a volte drammatici. Questa ultima dote è nota come resilienza.


Questo è il tema centrale dell’INNOVATION CAMP RISKILIENCE, un laboratorio innovativo di partecipazione organizzato dall’Autorità distrettuale del fiume Po con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna, nell’ambito dell’iniziativa “La Scienza incontra le Regioni” promossa dal Parlamento Europeo attraverso il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea (JRC), che riunisce esperti di vari settori chiave per un concreto ragionamento guidato, facilitato e partecipato.


L’Innovation Camp Riskilience ha come obiettivo la creazione di comunità resilienti ai rischi naturali attraverso l'identificazione di nuovi linguaggi e comportamenti che promuovano l’interazione positiva fra tutte le parti dell’organismo sociale (istituzionali ed enti, mondo scientifico e della ricerca, mondo delle imprese e società civile).
Le sfide che vengono affrontate nei quattro gruppi dell'Innovation Camp sono: Rischio e Resilienza, promossa dal Dipartimento della Protezione Civile; Rischio e Comunicazione, promossa da ARPAE; Rischio e Memoria, promossa dal CNR e Rischio e Governance, promossa dalla Regione Lombardia.


Alla fine dei due giorni i partecipanti avranno definito idee e soluzioni per un piano di azione immediato, a breve e lungo termine a livello locale, nazionale ed europeo.
L'Innovation Camp è un metodo interattivo di prototipazione strategica messo a punto dal JRC in collaborazione con il Comitato europeo delle Regioni, Educore (Olanda) e FUTOUR (Italia) per trovare soluzioni efficaci alle sfide globali.
 
In allegato il programma Riskilience  www.riskilience.adbpo.gov.it


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Life Claw progetto per la conservazione del gambero di fiume, cofinanziato dall’Unione Europea attraverso lo strumento life

Al via il progetto LIFE CLAW (LIFE18 NAT/IT/000806) per la conservazione dei gamberi di fiume autoctoni della specie Austropotamobius pallipes. Il progetto, che avrà durata quinquennale, raccoglie diversi partner scientifici e non: Il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano - coordinatore del progetto - il Consorzio di Bonifica di Piacenza, Acquario di Genova-Costa Edutainment, l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, il Comune di Fontanigorda, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, il Comune di Ottone, il Parco Naturale Regionale dell’Antola, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università degli Studi di Pavia.
L’obiettivo principale del progetto è quello di conservare e migliorare le popolazioni attuali del gambero A. pallipes in declino nell’area dell’Appennino nordoccidentale delle regioni italiane Emilia-Romagna e Liguria, attraverso un programma di conservazione a lungo termine.
Il progetto si pone come obiettivi specifici:
- creare quattro strutture di allevamento ex situ per la reintroduzione e il ripristino delle popolazioni del gambero di fiume autoctono, al fine di garantire la sopravvivenza a lungo termine di questa specie.
- proteggere e aumentare gli stock delle popolazioni di A. pallipes più significativi per la conservazione della variabilità genetica della specie nell’Appennino nordoccidentale.
- contrastare la dispersione di gamberi alloctoni invasivi e la conseguente diffusione della “peste dei gamberi” da questi veicolata, che costituisce una delle principali cause di estinzione di specie autoctone negli ecosistemi di acqua dolce, mediante la rimozione intensiva e continua delle specie alloctone invasive e la costruzione di barriere fisiche per fermarne la diffusione a monte, nelle aree dove ancora vivono i gamberi autoctoni.
- stabilire una mappa per identificare i corsi d’acqua più idonei per la sopravvivenza dei gamberi di fiume autoctoni e per promuovere il divieto del rilascio continuo di salmonidi, che alterano drasticamente l’equilibrio dell’ecosistema acquatico.
- promuovere, con una campagna di comunicazione, la conoscenza della specie e l’importanza della sua conservazione. Oltre ad aumentare la consapevolezza, il progetto punta a scoraggiare l’introduzione sconsiderata di specie alloctone invasive.
- costituire una rete tra le parti interessate e le comunità locali per la conservazione delle specie.
- elaborazione di “buone pratiche” tecniche e sviluppo di un piano strategico di conservazione concreta per i gamberi autoctoni, da trasferire in altri contesti italiani ed europei.


Durante il 1° e il 2° anno alcune azioni preliminari rafforzeranno la base di informazioni e forniranno lo studio di fattibilità, prima della reintroduzione. Sarà realizzata un’ampia indagine per aggiornare la descrizione dello stato attuale dei gamberi autoctoni e alloctoni; sia nelle specie native che invasive sarà verificata la presenza dell’agente che provoca la “peste” tra le popolazioni di gamberi; saranno identificate le popolazioni native più significative per la conservazione della variabilità genetica della specie. Allo stesso tempo, verrà progettato un piano per il controllo delle popolazioni di gamberi invasivi. Un’azione preliminare prevedrà la formazione degli operatori delle associazioni ittiche e delle guardie ecologiche volontarie, con l’obiettivo di creare un team stabile preparato a supportare i partner del progetto durante le attività di allevamento e le catture dei gamberi invasivi, per tutto il periodo del progetto e negli anni successivi. Lo sviluppo di una consapevolezza della conservazione della biodiversità nelle comunità locali è un passo fondamentale per raggiungere gli obiettivi del progetto.
Le azioni concrete di conservazione saranno sviluppate nei successivi tre anni del progetto: saranno istituite quattro strutture interne ed esterne per l’allevamento dei gamberi presso i Comuni di Ottone, Fontanigorda, Corniglio e Monchio delle Corti. La prevenzione delle malattie sarà assicurata dal monitoraggio diagnostico per rilevare l’agente responsabile dell’epidemia dei gamberi, applicando tecniche di campionamento non invasive. Le azioni di conservazione in situ prevedono il potenziamento dell’habitat per aumentare la disponibilità di rifugi e la creazione di aree idonee alla riproduzione.


Situazione attuale
Le popolazioni autoctone di A. pallipes hanno subito un notevole declino negli ultimi 50 anni in Europa. In Italia il calo è stato del 74% circa negli ultimi 10 anni. Le popolazioni residue di A. pallipes sono ora confinate nelle zone sorgive, o vicine ad esse, di piccoli corsi d'acqua, dove i gamberi alloctoni non si sono ancora espansi e l’habitat è meno influenzato dalle attività umane.
Per la prima volta in Italia, due popolazioni di nuova costituzione del gambero invasivo di acqua fredda Pacifastacus leniusculus (gambero della California) sono state recentemente rilevate all’interno di uno dei siti del progetto “Lago del Brugneto”, nel bacino del fiume Trebbia (1.070 km2), e ai margini del sito “Rocca dell’Adelasia”; entrambi i siti ospitano ancora alcune popolazioni residue di A. pallipes. Sebbene queste due popolazioni di gambero della California siano ancora limitate, la loro presenza rappresenta una minaccia concreta dal momento che questi animali sono caratterizzati una maggior capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali, che consente loro di colonizzare nuovi habitat, relegando il gambero di fiume in zone marginali. Inoltre, le specie alloctone più diffuse in Italia, il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) e il gambero americano (Orconectes limosus), sono presenti nei territori della Pianura del Po e rappresentano una potenziale minaccia nell’ area del progetto, in particolare nella fascia collinare. Nei dintorni del Basso Trebbia A. pallipes è scomparso di recente dall’area a causa della colonizzazione da parte di P. clarkii.


Tutte e tre le specie alloctone invasive sono forti concorrenti per il gambero di fiume e portatrici della “peste dei gamberi”, che è responsabile della rapida contrazione delle popolazioni di A. pallipes. Rappresentano pertanto una delle minacce più pericolose per le specie autoctone e sono anche responsabili di danni da erosione alle sponde dei canali, dell’ostruzione di griglie poste in corrispondenze di canali intubati e di impianti e dell’occlusione di attrezzature necessarie per la gestione delle derivazioni delle acque irrigue (ad esempio paratoie).

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