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"Angelo della gravità (un'eresia)", di Massimo Sgorbani, con Leonardo Lidi, regia Domenico Ammendola, produzione Nove Teatro.

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, nell'ambito della rassegna 'Progetto in scena, idee per il futuro' organizzato dalla Fondazione I Teatri, sabato 15 (ore 20.30) e domenica 16 marzo (ore 18).

Reggio Emilia, 12 marzo 2014 -

Stati Uniti: un detenuto nel braccio della morte in attesa dell'impiccagione.
Colpo di scena: esecuzione sospesa per obesità. Il condannato, troppo grasso, avrebbe spezzato la corda del boia. Paradossi tragici della pena di morte.
Da questo fatto di cronaca Massimo Sgorbani ha tratto un monologo dal punto di vista del detenuto, imprigionato, oltre che nella sua cella, in una situazione surreale quanto verosimile.
Il testo, che si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria Riccione 2001 "Bignami-Quondamatteo", viene ora portato in scena con la regia di Domenico Ammendola, fondatore di NoveTeatro, e l'interpretazione di Leonardo Lidi.

Ne l''Angelo della gravità' la personale ricerca registica di Domenico Ammendola si arricchisce attraverso il sodalizio artistico con Massimo Sgorbani. La scena ricrea uno spazio asettico e il regista inserisce un collage di emissioni sonore e luci, enfatizzando lo scorrere del tempo e la potenza della parola, quasi a voler schiaffeggiare il pubblico. La scenografia è l'appiglio per l'attore-personaggio per non lasciarsi trascinare dalla corrente della morte: è una cella, ma potrebbe essere un qualsiasi luogo davanti o almeno nelle vicinanze di Dio.

Il fatto di cronaca originario è rimasto un semplice spunto. "Angelo della gravità" è la storia di un obeso, un uomo con evidenti problemi di disordine alimentare e di immaturità psicologica, un animo infantile intrappolato in un corpo cresciuto a dismisura la cui sola consolazione è il cibo. E proprio inseguendo il cibo l'uomo approda nel paese da favola dove i supermercati sono aperti a tutte le ore e i panini sono come quelli dei fumetti: gli Stati Uniti. Qui, in terra straniera, consuma l'efferato ma candido delitto per il quale viene condannato all'impiccagione. Il monologo è il resoconto che l'uomo fa delle sue vicende mentre attende di essere appeso alla corda del boia.
"Angelo della gravità", però, è soprattutto la storia di un'eresia. Eresia paradossale, figlia di una cultura essenzialmente laica e materialista, nella quale lo slancio religioso è sempre mischiato a elementi profani. Eresia di un'epoca in cui il consumo stesso è diventato la più diffusa delle religioni.

Da qualche anno NoveTeatro porta avanti un percorso di ricerca sulla drammaturgia contemporanea. "Angelo della gravità" è il primo testo scritto da un autore italiano mentre i testi precedentemente affrontati erano di autori anglosassoni. La scelta è ricaduta su questo testo per due motivi: la sua grande forza drammaturgica che si sposa perfettamente con un'idea di teatro vicina alla Compagnia e il grande impatto sociale di un testo che non volendo esserlo è, suo malgrado, di forte denuncia sociale e riflessione collettiva. In questo lavoro in particolare NoveTeatro ha condotto una ricerca attoriale tra attori e nuovi talenti usciti dalle accademie. Dalle note di regia: 'Non è solo un attore che stiamo cercando, ma un corpo che lo contenga e trattenga. Un Angelo tra quelli meno volatili'.

Si segnala che lo spettacolo non è consigliato ai minori di 16 anni

Note dell'Autore Angelo della gravità è un testo nato in seguito alla lettura di una notizia riportata anni fa dai giornali: negli Stati Uniti, un detenuto nel braccio della morte era in attesa che la sua condanna venisse eseguita tramite impiccagione. L'esecuzione, però, era stata sospesa perché il condannato in questione era grasso al punto che il suo peso avrebbe spezzato la corda del boia.
Da qui l'idea di mettere in forma di monologo un fatto che, accostando in modo così bizzarro tragedia e paradosso comico, travalicava da solo la realtà e si poneva nella dimensione del verosimile.
Il fatto di cronaca originario è rimasto un semplice spunto. "Angelo della gravità" non è la storia di quell'obeso, ma di un obeso, un uomo con evidenti problemi di disordine alimentare e di immaturità psicologica, un animo infantile intrappolato in un corpo cresciuto a dismisura.
La sua sola consolazione è il cibo. Il cibo, un tempo ricevuto dalla madre, è il solo, più alto dono d'amore che lui conosca. E proprio inseguendo il cibo l'uomo approda nel paese da favola dove i supermercati sono aperti a tutte le ore e i panini sono come quelli dei fumetti: gli Stati Uniti. Qui, in terra straniera, consuma l'efferato ma candido delitto per il quale viene condannato all'impiccagione.
Il monologo è il resoconto che l'uomo fa delle sue vicende mentre attende di essere appeso alla corda del boia.
"Angelo della gravità", però, è soprattutto la storia di un'eresia. Eresia paradossale, figlia di una cultura essenzialmente laica e materialista, nella quale lo slancio religioso è sempre mischiato a elementi profani. Eresia di un'epoca in cui il consumo stesso è diventato la più diffusa delle religioni.
Nel corso del monologo, il condannato a morte costruisce la sua personale visione del mondo, la sua cosmogonia, e lo fa utilizzando i soli elementi di cui dispone: cresciuto nel culto delle merci e della televisione, disegna una delirante concezione dell'ordine universale e morale nella quale la pornografia coincide con l'agape e l'indigestione con l'eucaristia. Forte di questa fede, l'obeso approda alla visione celeste degli "angeli della gravità" che grazie alle loro ali vincono il peso della materia e si elevano verso Dio. Nella certezza di entrare a far parte della schiera di questi angeli, il condannato affronta con serenità la sua morte imminente e si consegna a una paradossale ma autentica santità. (Massimo Sgorbani)
Il testo ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria al Premio Riccione Teatro ed.2001)

 

Così la Stampa


La regia attenta e misurata di Domenico Ammendola sottolinea i passaggi di tempo e di spazio, ricorrendo, grazie all'abilità di Lorenzo Savia, ad un suggestivo gioco di luci e di suoni diffusi. (...) Una parola scenica che scorre come un fiume in piena. Un testo surreale che racconta la storia di un uomo con evidenti problemi di disordine mentale, ossessionato dal cibo.(...) E l'angelo che era in scena, Leonardo Lidi, con gesti pacati e misurati, attento a tutte le sfumature, ha saputo dare corpo e voce alle visioni, ai pensieri scenici, dell'autore e del giovane regista. (Angela Villa, Dramma.it)
La messa in scena pone l'accento sulla fragilità di questo individuo, solo in un mondo che lo sovrasta e di cui non capisce le dinamiche (...) Le musiche e le luci creano una dimensione di straniamento, rimandando qua e là all'influenza dei media. La scenografia crea una dimensione non realistica (...) La narrazione si svolge su due piani, abitando due spazi scenici differenti, quello sussurrato al microfono e quello dei ricordi, resi vivi dai movimenti e dalla mimica di Lidi. (Serena Lietti, Sipario)

Cibo a dismisura, pornografia, religione si muovono in un iperspazio ideale in cui la gravità è assente (...). Il testo di Massimo Sgorbani è un monologo dai toni forti, traduce in fondo l'ossessività consumistica di un mondo distratto e distorto dal potere mediatico, in cui tutto pare galleggiare allo stesso livello, ed è interpretato da uno straordinario Leonardo Lidi che sa coniugare, nel racconto della vita del protagonista, i momenti di tragicità e quelli di una candida quanto disarmante follia. La scelta registica di addobbare il palco di palloni bianchi, cangianti al pari del costume dell'attore, conferisce l'aspetto protettivo del grasso come la levitazione degli angeli agognata dal condannato consentendo, attraverso un adeguato disegno luci, di tradurre cromaticamente gli stati d'animo del personaggio al centro. (Claudio Elli, PuntoeLinea Magazine)

(...) Quel che c'è è la spiazzante contradditorietà fra eventi di una grevità tale da sconsigliarne la visione ai minori di 16 anni e una leggerezza ed oniricità. Quasi, del registro narrativo. Da riportare l'ossimoro ad un livello altro. Così qui a stridere – in senso intenzionale e costruttivo – è l'efferato candore con cui vengono raccontati i fatti. (...) La tragedia reale è il suo essere goffamente inadeguato ad un mondo da cui, pur tutti i suoi 'spessi strati di ciccia' non riescono a proteggerlo, quella sua scolla inconsapevolezza, quel suo pensiero bambino intrappolato in un corpo morbido ma possente. (Francesca Romana Lino, PlateaLmente)
Confrontarsi con un testo di questa portata è un'impresa eroica e il regista è riuscito nell'intento, e così anche l'attore che ha tenuto testa al flusso di parole, emozioni, immagini e odori di questa perla della drammaturgia contemporanea. (Francesca Sangalli, GIOVIO15)

MASSIMO SGORBANI, drammaturgo e sceneggiatore, si è diplomato in drammaturgia alla Scuola Civica P.Grassi. In teatro ha collaborato con Franco Branciaroli, Antonino Iuorio, Ivana Monti, Sabrina Colle, Patrizia De Clara, Lucia Ragni, Ruggero Cara, Federica Fracassi. Nel 2001 ha vinto il Premio Speciale della Giuria Riccione 2001 "Bignami-Quondamatteo", con il testo Angelo della gravità. Nel 2003 si è classificato secondo al Premio Fersen con il testo Il tempo ad Hanoi. Sempre nel 2003 ha ottenuto la "segnalazione di continuità" al Premio Riccione per il testo Le cose sottili nell'aria. Nell'agosto del 2008 ha ricevuto il premio Franco Enriquez per la drammaturgia. Nel maggio 2008 il Teatro Franco Parenti ha organizzato il "Focus su un autore: Massimo Sgorbani", dieci giorni nel quale sono stati rappresentati sette suoi spettacoli a cura di Andrée Ruth Shammah. Nel marzo 2013 il suo testo Blondi è andato in scena al Piccolo Teatro Studio di Milano mentre nel settembre è andato in scena lo spettacolo Fuck me(n), scritto insieme a Giampaolo Spinato e Roberto Traverso, e vincitore del premio Giovani Realtà del Teatro. I testi di Massimo Sgorbani sono pubblicati da Ubulibri, con il titolo di Teatro di Massimo Sgorbani, da Editoria&Spettacolo con il titolo Due pezzi quasi comici, e da Titivillus con il titolo Innamorate dello spavento.

DOMENICO AMMENDOLA, frequenta il D.A.M.S. di Bologna indirizzo lettere, filosofia e disciplina dello spettacolo. E' assistente alla regia di G. Cobelli per Un patriota per me di J. Osborne prodotto da ERT e assistente alla regia di Gigi Dall'Aglio per La bottega del caffè di C. Goldoni prodotto da ERT e dal Teatro Stabile della Sardegna. Nel 1998 diventa direttore artistico del Centro internazionale ART, ed è assistente alla regia di Cesare Lievi per The Rake's progress prodotto dal Teatro Comunale di Modena. Nel 2004 fonda il Centro Teatrale MaMiMò, centro di formazione permanente per Reggio Emilia e provincia in qualità di presidente e direttore artistico. Nel 2007 fonda e tutt'ora dirige NoveTeatro. Nel 2008 cura la regia dello spettacolo Clizia prodotto dal Teatro Stabile di Sardegna. Nel 2009 cura la regia dello spettacolo Bianca Morte, spettacolo semifinalista al Premio Scenario–Ustica 2009. Nel 2011 dirige ed interpreta Processo a Giulio Cesare spettacolo con Paolo Bonacelli e Urbano Barberini.

LEONARDO LIDI, giovane attore (1988), diplomato al Teatro Stabile di Torino, ha lavorato al cinema con Francesco Paladino ('Where the Rivers runs 'Miglior Thriller Psicologico" New York International Indipendent Film e Maurizio Losi.( 'In direzione Ostinata e contraria' - Prix du meilleur scénario al Festival " Les Mureaux" – Parigi ).
A teatro è stato diretto da registi quali Andrea De Rosa, Valter Malosti, Carmelo Rifici, Paolo Rossi.

NoveTeatro, che ha sede a Novellara (Reggio Emilia), è centro teatrale fondato nel 2007 dal regista Domenico Ammendola che ne è anche il direttore artistico. E' ente di produzione di spettacoli di prosa con professionisti diplomati alle principali accademie nazionali, coinvolge personalità importanti del panorama teatrale italiano. All'attività di produzione si affianca la scuola teatrale di NoveTeatro e un'intensa attività di teatro civile. Tra le produzioni annovera Processo a Giulio Cesare con Paolo Bonacelli per la regia di Domenico Ammendola.
Info e prenotazioni
0522 458811
Biglietti: Intero 15 euro – ridotto 12 euro over 65 – ridotto Tessera Zeroventisette e universitari 10 euro

 

(Fonte: ufficio stampa leStaffette)

 

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Mercoledì, 12 Marzo 2014 16:15

Novellara - Progetto Giovani cerca gruppi musicali

Il Progetto Giovani di Novellara ha avviato una mappatura dei gruppi musicali presenti sul a Novellara e dintorni al fine di conoscere le realtà musicali presenti sul territorio e promuovere la partecipazione dei gruppi agli eventi a carattere musicale che si svolgono sul territorio.

Novellara (RE) 12 marzo 2014 –

Da qualche settimana è a disposizione dei gruppi musicali e compagnie teatrali locali la sala prove realizzata dall'amministrazione comunale attraverso il recupero del fabbricato in disuso, retrostante la scuola di Musica locale "Lo Schiaccianoci" (via Provinciale Nord 129).
La sala prove, che verrà gestita dall'associazione culturale "Lo Schiaccianoci" e da Progetto Giovani è stata realizzata grazie al contributo di 21.000 euro ottenuto dalla Legge regionale 14/2008 "Norme in materia di politiche per le giovani generazioni" a cui si sono aggiunte risorse comunali pari a 24.843 euro. In totale, i lavori realizzati, per un importo di quasi 46.000 euro hanno permesso il rifacimento di tutte le lattoniere, il consolidamento della fondazione, il ripristino dell'intonaco ed il rifacimento completo degli impianti sanitari nonché delle pareti con un nuovo controsoffitto acustico fondamentale e ulteriori migliorie sono in programma nelle prossime settimane.
Nel contempo il Progetto Giovani di Novellara ha avviato una mappatura dei gruppi musicali presenti sul a Novellara e dintorni al fine di conoscere le realtà musicali presenti sul territorio e promuovere la partecipazione dei gruppi agli eventi a carattere musicale che si svolgono sul territorio.
Ogni gruppo o musicista può segnalare la propria attività musicale scaricando l'apposita scheda sul sito www.comunedinovellara.gov.it, consegnandola a mano al Centro Giovani (in via Gonzaga, 9 tutti i pomeriggi di martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 16.00 alle 19.00) o inviandola all'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Novellara)

 

Dal 15 al 28 marzo giovani provenienti da Europa e USA parteciperanno al festival giunto quest'anno alla quinta edizione. Malavasi: "La cultura è una leva importante per ripartire" -

 

Reggio Emilia, 12 marzo 2014 -

Libertà, lavoro e democrazia. Sono queste le parole chiave del Festival internazionale Teatro Lab, giunto quest'anno all'edizione numero 5, che dal 15 al 28 marzo coinvolgerà centinaia di giovani in un percorso di creazione/formazione teatrale. Ad ospitarlo saranno il Teatro di Novellara, il cortile della Rocca dei Gonzaga e tutto il territorio del comune della Bassa. La rassegna, che è promossa dal Centro teatrale europeo Etoile in collaborazione con la Provincia di Reggio Emilia e il comune di Novellara, quest'anno si arricchisce ulteriormente ospitando delegazioni provenienti da Francia, Olanda e, per la prima volta, Romania e Stati Uniti. L'apertura del festival è prevista per sabato 15 marzo, alle 20,30 al teatro Tagliavini con lo spettacolo "Deep in the heart", per la regia di Deborah Jung, progetto per il 25° anno di Kids Who Care, gruppo teatrale proveniente da Forth Worth nel Texas.

"Saperi, cultura, scuola, crescita devono essere le parole chiave da cui ripartire per dare ai nostri giovani un'opportunità e una visione per creare futuro – afferma l'assessore provinciale all'istruzione Ilenia Malavasi -. Ecco perché la nostra Provincia sostiene il progetto Teatro Lab. Cosa c'è di più importante in questo Paese in difficoltà economica, sociale e morale che sostenere i giovani, la loro creatività e il loro talento come unica leva strategica per far ripartire il Paese? La risposta sembra scontata, ma non ovvia".
Il festival, nelle intenzioni degli organizzatori, rappresenta un progetto per far confrontare i giovani su alcuni temi fondamentali che rappresentano il filo rosso di questa edizione: lavoro, democrazia e libertà.
"La libertà e la democrazia sono un bene prezioso – prosegue l'assessore Malavasi - che va custodito da parte di ogni cittadino con impegno quotidiano. Dobbiamo ripartire da questa certezza e tornare ad essere una Repubblica all'altezza dell'articolo 1 della Costituzione, fondata sul lavoro, se vogliamo costruire giorno dopo giorno una società coesa, responsabile, consapevole, che si prende carico dei problemi della collettività e bandisce l'individualismo. Il teatro dunque non rappresenta solo un luogo culturale e artistico, ma un'arte al servizio di una crescita consapevole, di un percorso formativo che è fatto di competenze che possono essere acquisite dentro e fuori la scuola, con quella curiosità, quella passione e quel senso civico che deve stimolare ad essere protagonisti della nostra vita!"

Anche l'assessore alla cultura del comune di Novellara, Paolo Santachiara, vede il teatro come un luogo culturale chiave per la vita di una comunità "perché aiuta l'uomo e la comunità a conoscersi, oltre a svolgere un "sottile" ma efficace ruolo terapeutico per gli attori e per gli spettatori".
"Ora sono davvero chiave per il futuro del nostro paese e per la nostra comunità i temi scelti per quest'anno – prosegue Santachiara - Il lavoro da senso alla vita dell'uomo, dona dignità in quanto lo rende partecipe della costruzione della comunità, del bene comune oltre ad essere fonte di sostentamento per la propria famiglia. A Novellara, dal luglio 2013, l'Amministrazione Comunale, ha attivato un importante progetto chiamato "Cultivar", che si propone di cogliere le energie nascoste presenti in ogni giovane, in ogni attore del territorio, e in ogni azienda, e attivando cammini interattivi, far emergere, scrutare e individuare nuove fecondità, nuove vie, nuovi lavori.
Sono certo che questo Festival troverà feconde sinergie con il progetto Cultivar e, sarà una grande occasione di stimolo, di gioia e di bellezza per i nostri giovani e per tutta la nostra comunità".
Soddisfazione per il festival è stata espresso anche dal direttore artistico Daniele Franci: "Vedere come negli anni il festival si sia modificato e abbia ampliato il proprio programma e la proposta culturale per la città che lo ospita, è certamente una grande soddisfazione; come del resto sono molto orgoglioso delle scuole e delle compagnie che hanno deciso di prendere parte all'iniziativa. Incredibile il coinvolgimento delle scuole del territorio e dei commercianti che, sempre attenti, saranno i primi a dare il benvenuto ai tanti ragazzi e ragazze che arriveranno a Novellara dal 15 al 28 marzo. Un festival che vuole sempre creare momenti di incontro e scambio tra i vari partecipanti attraverso i laboratori teatrali e le attività collaterali pomeridiane".

(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

Mercoledì, 12 Marzo 2014 11:37

La disfida finale di Mefisto a Cadelbosco di Sopra

Sabato 15 Marzo presso l' Altro Teatro di Cadelbosco di Sopra (RE) si disputerà la disfida finale di Mefisto....i dannati dell'improvvisazione -

Cadelbosco, 12 marzo 2014 -

Dopo una rassegna che ha visto partecipare un pubblico numeroso ed entusiasta, Sabato 15 Marzo andrà in scena l'ultima disfida di Mefisto!
I 4 Migliori attori "dannati", Alfredo Cavazzoni, Max Caiti, Leonardo Cagnolati e Stefania Malaguti si giocheranno la salvezza dell'anima magistralmente diretti da Daniele Ferrari nei panni di Mefisto.

Che cosa può fare un'anima dannata pur di assicurarsi il paradiso?
Il servitore del male costringerà 4 attori dannati a combattere per la salvezza della propria anima... solo uno di loro si salverà.
L'improvvisazione teatrale porterà al paradosso straordinario storie, situazioni e monologhi. Mefisto creerà più difficoltà possibili agli attori (i dannati): proponendo tutte le improvvisazioni, cambiando spazio, tempo, emozione, personaggi, luoghi, lingue....

Sette Spiriti Terreni (spettatori) comporranno una giuria che avrà il compito di assegnare il vincitore di ogni Disfida. Ogni giurato avrà una carta del colore corrispondente ad ogni attore sul palco e alla fine dello spettacolo consegnerà a Caronte la carta dell'attore che ritiene il migliore della Disfida.

Musiche di Omar Rizzi
Luci e audio a cura di Nicola Spadaccini

ingresso 12 euro (10 ridotti)

 

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L'appuntamento in programma per martedì 11 marzo si inserisce nel ciclo di iniziative di "Percorsi al femminile" promosso dall'Amministrazione Comunale per tutto il mese di marzo -

Boretto, 10 marzo 2014 -

Prosegue la serie di iniziative per parlare di diritti delle donne e pari opportunità inserite all'interno di "Percorsi al femminile fra arte, cinema e letteratura", la rassegna organizzata dall'Amministrazione Comunale in collaborazione con le associazioni e le organizzazioni del territorio nel corso dell'intero mese di marzo.
Dopo il primo incontro organizzato dal Cineclub Zambelli con la proiezione del film "Philomena", il nuovo appuntamento è per martedì 11 marzo alle ore 18.00 con "Parole di donna", l'iniziativa organizzata in collaborazione con il Centro famiglie Bassa Reggiana presso la Biblioteca Comunale di Boretto. Un pomeriggio dedicato al confronto sulla tematica del femminile attraverso filmati, letture, poesie per confrontarsi sul tema grazie alla collaborazione delle psicologhe del Centro.
Martedì 22 marzo, infine, alle ore 21.00 presso il Teatro del Fiume si svolgerà "Frida" di e con Marina Coli, lo spettacolo su Frida Kahlo basato sul romanzo di Pino Cacucci. Un'occasione per conoscere la vita di una donna straordinaria, un'icona,e un esempio di libertà, tenacia, coraggio: anticonformista e femminista in anticipo sui tempi, la Kahlo è stata musa e artista, pronta a spezzare le regole, a triturarle, purché il suo essere potesse esprimere quel caleidoscopio di sentimenti che in lei si susseguivano. Soprattutto è stata una donna che, in nome della vita, ha affrontato ogni battaglia, ogni sofferenza.
In occasione dello spettacolo, nel foyer del Teatro saranno esposte un gruppo di opere di Azeglio Bertoni dedicate a figure femminili dell'arte e della civiltà contemporanea per la mostra "Tracce di Novecento". L'appuntamento è organizzato in collaborazione con la Galleria Napoleone Cacciani, che ospita una mostra personale dell'artista: lo spazio espositivo, inoltre, sarà aperto dopo lo spettacolo per una visita guidata a cura del prof. Ivan Cantoni.
«Abbiamo pensato a una serie di iniziative in rete per dare un segno tangibile della volontà di affrontare questo tema come comunità» spiega l'Assessore alla Cultura Giorgia Bia «e dare seguito ad un indirizzo preso dalla nostra Amministrazione nel 2013 quando, aderendo alla campagna "365 giorni no alla violenza sulle donne" ci siamo impegnati a portare il tema del femminile anche al di fuori dei contesti istituzionalizzati del 25 novembre e dell'8 marzo».

 

(Fonte: ufficio stampa Kaiti expansion)

 

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Cinema, teatro, arte e non solo per la rassegna promossa dall'Amministrazione Comunale per tutto il mese di marzo -

Boretto, 5 marzo 2014 -

Una serie di iniziative per parlare di diritti e pari opportunità, per dire no alla violenza sulle donne e celebrarne la Giornata Internazionale. S'intitola "Percorsi al femminile fra arte, cinema e letteratura", la rassegna organizzata dall'Amministrazione Comunale in collaborazione con le associazioni e le organizzazioni del territorio nel corso dell'intero mese di marzo per richiamare l'attenzione dei cittadini sull'importanza di sensibilizzare su un tema così importante e non ridurlo alla sola celebrazione dell'otto marzo.


Si comincia giovedì 6 marzo con la proiezione del film "Philomena" a cura del Cineclub Zambelli, presso il Teatro del Fiume. Il film di Stephen Frears con Judi Dench e Steve Coogan racconta una storia realmente accaduta. Philomena è un'anziana signora irlandese che, a un certo punto della sua vita, trova il coraggio di andare in cerca del figlio nato illegittimo e strappatole cinquant'anni prima dalle religiose del convento in cui era stata rinchiusa da ragazza. Ad aiutarla nell'impresa è un importante giornalista, con il quale intraprende un percorso irto e pieno di sorprese che condurrà la donna a fare pace col suo passato... La proiezione avrà inizio alle ore 21.00: l'ingresso è di 5 euro.


A seguire, martedì 11 marzo alle ore 18.00, "Parole di donna", l'appuntamento organizzato in collaborazione con il Centro famiglie Bassa Reggiana presso la Biblioteca Comunale di Boretto. Un pomeriggio dedicato al confronto sulla tematica del femminile attraverso filmati, letture, poesie per confrontarsi sul tema grazie alla collaborazione delle psicologhe del Centro.


Martedì 22 marzo, infine, alle ore 21.00 presso il Teatro del Fiume si svolgerà "Frida" di e con Marina Coli, lo spettacolo su Frida Kahlo basato sul romanzo di Pino Cacucci. Un'occasione per conoscere la vita di una donna straordinaria, un'icona,e un esempio di libertà, tenacia, coraggio: anticonformista e femminista in anticipo sui tempi, la Kahlo è stata musa e artista, pronta a spezzare le regole, a triturarle, purché il suo essere potesse esprimere quel caleidoscopio di sentimenti che in lei si susseguivano. Soprattutto è stata una donna che, in nome della vita, ha affrontato ogni battaglia, ogni sofferenza.
In occasione dello spettacolo, nel foyer del Teatro saranno esposte un gruppo di opere di Azeglio Bertoni dedicate a figure femminili dell'arte e della civiltà contemporanea per la mostra "Tracce di Novecento". L'appuntamento è organizzato in collaborazione con la Galleria Napoleone Cacciani, che ospita una mostra personale dell'artista: lo spazio espositivo, inoltre, sarà aperto dopo lo spettacolo per una visita guidata a cura del prof. Ivan Cantoni.


«Abbiamo pensato a una serie di iniziative in rete per dare un segno tangibile della volontà di affrontare questo tema come comunità» spiega l'Assessore alla Cultura Giorgia Bia «e dare seguito ad un indirizzo preso dalla nostra Amministrazione nel 2013 quando, aderendo alla campagna "365 giorni no alla violenza sulle donne" ci siamo impegnati a portare il tema del femminile anche al di fuori dei contesti istituzionalizzati del 25 novembre e dell'8 marzo».

 

 

(Fonte: ufficio stampa Kaiti expansion)

 

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Un'iniziativa dell'Azienda USL in collaborazione con l'Associazione Fuori di Teatro. L'appuntamento è per giovedì 6 marzo in via Berenini 151 -

 

Parma, 4 marzo 2014 -

Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, il Centro di Salute Mentale e il Servizio Sociale - Area Disabili Distretto di Fidenza dell'Azienda USL promuovono l'edizione 2014 del Laboratorio teatrale.

Il laboratorio è condotto da Marcello Savi dell'Associazione TraAttori con le tecniche del teatro d'improvvisazione, basato quindi sull'ascolto, sull'attenzione e sulla disponibilità alle proposte degli altri e alla creazione collettiva. Nella metodologia del lavoro l'aspetto ludico permette di sdrammatizzare le resistenze psicologiche che si possono manifestare nell'interazione con gli altri, fornendo interessanti presupposti sia per la libera espressione di sé, sia per lo studio di testi d'autore.

Il laboratorio è rivolto, oltre che agli utenti dei due Servizi, a tutti i cittadini che hanno il desiderio di condividere questo percorso che si pone come obiettivi di favorire, attraverso il gioco teatrale, la socializzazione al di là di stereotipi e pregiudizi e di diffondere una cultura di inclusione sociale.

Sono ancora disponibili alcuni posti. Chi è interessato, può presentarsi giovedì 6 marzo nella sala C di via Berenini n. 151 alle ore 17.30. La partecipazione è gratuita. Gli incontri proseguono a cadenza settimanale, il giovedì, dalle 17.30 alle 19.30. Per ulteriori informazioni, è possibile telefonare a Roberta Panizza al numero 0524.515429-515463.

E' un'iniziativa realizzata in collaborazione con l'Associazione Fuori di Teatro.

(Fonte: Ufficio stampa Ausl Parma)

 

Prosegue al Cavolaforum la stagione teatrale con una coppia di eccezione: Silvia Razzoli ed Enzo fontanesi, che presentano la commedia comico dialettale " S'en ga fusa mia la mama ...". Venerdì 28 febbraio alle ore 21 presso il Cavolaforum, a Cavola di Toano (RE) -

Reggio Emilia, 27 febbraio 2014 -

 

Questa commedia, in modo un po' scanzonato, tenta di evidenziare il prezioso ruolo delle mamme, induce a sorridere sulle esagerazioni e mal controllate possibilità che il progresso ci offre: accesso costante al mondo virtuale, partite di calcio a tutte le ore e tutti i giorni ecc.. ma ci induce anche a cogliere il bisogno e la possibilità di piccole e grandi condivisioni che rendono la vita sociale un bene prezioso.

Quadretto di famiglia tipicamente contemporaneo in cui gli uomini, si sa, sono molto presi da molti (si fa per dire) problemi e interessi: calcio, televisione, amici, bar.... E quando c'è una partita può succedere di tutto, ma per gli uomini il mondo si ferma.
Se il marito, Ugo, così preso dai suoi due problemi, "va in oca" per ben poco, non pensa ad educare il figlio; se il figlio, Ettorino, subisce l'effetto di tutte le tecnologie, telefonini, chat e mondo virtuale tanto da indurlo a perdere il già poco contatto che riesce a stabilire con la realtà; se il figlio un po' lento, non trova lavoro, non trova moglie, non trova una sistemazione; se c'è da tenere la pace in famiglia; se il parroco impegnato nel sociale, con tanta volontà di fare ma, per fare serve aiuto, è sempre lei che si spende in prima linea: quella santa donna della mamma.

Un incalzante avvicendarsi di quadretti umoristici che con un ritmo sostenuto, con paradossi e retropensieri suscitano l'immediata risata, ma al contempo lasciano un leggero retrogusto di riflessione e una chiave di lettura per temi cogenti della contemporaneità.

Insomma tutti hanno un bel da dire, ma a risolvere concretamente i problemi in casa e fuori è sempre lei: la mamma, almeno quella di una volta!
Testo, regia, interpretazione di Enzo Fontanesi e Silvia Razzoli

Qualche notizia sugli artisti

Enzo Fontanesi: da una vita sulle scene del teatro dialettale con straordinaria versatilità e capacità di trasformismo nell'interpretare personaggi sia maschili che femminili. Oltre ai numerosi riconoscimenti riscuote particolare simpatia nel pubblico per la sua capacità interpretativa e soprattutto mimica.

Silvia Razzoli: nel 1983 il primo debutto con la compagnia teatrale "Il buffone di corte" che fondò a Cavola con Ivo Rondinini ancora sulle scene con numerose commedie di cui sono autori e attori. Nel dialetto trova le radici e sfumature della nostra identità da comunicare agli altri perché non vadano perdute.

Quest'anno ricorre il decennale del lavoro teatrale di questa coppia.
In due, soprattutto grazie alla versatilità interpretativa di Enzo Fontanesi, riescono a mettere in scena commedie con 5/6 personaggi che attingono contenuti dalla vita contemporanea e la trasmettono con la lingua che ha permesso ai nostri antenati di comunicare e comprendersi per secoli: il nostro dialetto. Un accostamento di presente e passato che risulta davvero avvincente.
Enzo Fontanesi e Silvia Razzoli attori e autori del teatro dialettale amatoriale, non sono professionisti, ma recitano da decenni. Dal 2004 hanno fatto un sodalizio artistico costituendo il duo che ha prodotto vari spettacoli di cui sono sia attori che autori coniugano il dialetto montanaro con quello "pianzano". Impegnati nel recitare anche per scopi solidali a favore di obiettivi benefici e associazioni di volontariato.
Nella loro brillante carriera hanno ricevuto numerosi premi in importanti rassegne interprovinciali del teatro dialettale (Medolla, Reggio Emilia, Mantova, Parma, Modena): tre oscar quali migliori attori protagonisti maschile e femminile recitando anche con altre compagnie; maschera d'oro, sipario d'oro, premio simpatia, super oscar...

Insieme da dieci anni , hanno prodotto vari spettacoli; vere e proprie storie, scritte da loro alla ricerca di un nuovo filone teatrale che cerca di leggere la contemporaneità, di far sorridere come da sempre fa il teatro dialettale e soprattutto, pur nell'umorismo, cerca di lasciare qualche spunto di pensiero e riflessione,.

I testi scritti e prodotti dai due attori rappresentano un filone di un teatro povero, quello dialettale fatto da appassionati e non da professionisti, che nella leggerezza del genere fanno sorridere ma che al contempo inducono a sottili riflessioni sul vivere quotidiano, sulla evoluzione della quotidianità e dei grandi temi sociali in continua e repentino cambiamento.

I testi scritti e prodotti:

Quand l'è trop.. l'è trop!! (esagerazioni dei tempi moderni)

Ma chi l'ha dit?! (uso e abuso della parola nell'era contemporanea con perdita dei significati più profondi.. meglio il dialetto che con poche parole permetteva di comprendersi realmente)

Ang vol mia pressia ( il tempo è una risorsa gratuita.. eppure tutti son rimasti senza, tutti abbiamo almeno due orologi... ma nessuno ha più tempo!)

S'en ga fusa mia la mama..! ( il valore della mamme... in un tempo in cui non è facile interpretare questo antichissimo e prezioso ruolo)

Risate in dialetto: ( il meglio del cabaret dialettale)

 

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Sabato 22 febbraio, alle ore 11.00 ed in replica alle 20.30 il Centro Etoile di Reggio Emilia presenta sul palcoscenico del Teatro della Rocca Franco Tagliavini "Freedom Project" -

Novellara (RE) 21 febbraio 2014 –

Sabato 22 febbraio, alle ore 11.00 (per le scuole – ingresso euro 3,50) ed in replica alle 20.30 (aperto a tutti, euro 7,00), il Centro Etoile di Reggio Emilia presenta sul palcoscenico del Teatro della Rocca Franco Tagliavini "Freedom Project" anteprima alla nuova edizione del festival internazionale Teatro Lab.
Si scaldano i motori della quinta edizione del festival internazionale diretto da Daniele Franci di Etolie Centro teatrale europeo che - dal 15 al 28 marzo - porterà in scena spettacoli teatrali realizzati dagli studenti di istituti scolastici italiani ed europei, al Teatro della Rocca Franco Tagliavini di Novellara.

"Freedom project" è una coproduzione internazionale che vede la partecipazione di allievi degli istituti Galvani Iodi di Reggio Emilia, del Silvio D'Arzo di Montecchio, di Utrecht-Olanda e di Etoile di Reggio Emilia, diretti da Marie Noelle Bouvier, Marco Martini, Marten van der Weele.

Protagonisti dello spettacolo tre registi intenti a progettare la loro prossima pièce. Mentre danno libero sfogo alla loro fantasia, sul palcoscenico iniziano a prendere vita le loro idee. Gli attori, le luci, gli effetti speciali prendono corpo e sottostanno al giogo dei tre registi: paradossalmente uno spettacolo incentrato sul rapporto tra libertà e schiavitù tanto i registi quanto gli attori non si rendano conto che il gioco teatrale si basa sempre su questa dicotomia. I registi scelgono di far parlare in prima persona le grandi personalità della storia che hanno dovuto affrontare questi problemi in maniera attiva, senza però tralasciare la sfera delle esperienze private, ma piuttosto riportando testimonianze di chi quella condizione l'ha vissuta sulla propria pelle.

Una regia diversa dalle scorse edizioni che ha investito tanto sulla creatività dei ragazzi esercitando la capacità di realizzare coreografie, effetti speciali e addirittura di scrivere i testi. La tematica affrontata ha fortemente coinvolto tutti i ragazzi che diventano così primi portatori di esperienze e di competenze che la scuola, attraverso il teatro e a progetti come questo, offre loro con il lusinghiero obiettivo di farli crescere in una società di persone quantomeno consapevoli.

Lo spettacolo verrà replicato nel mese di Aprile 2014 a Bordeaux, dove gli studenti provenienti dai tre stati si ritroveranno per l'ultima fase del progetto.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Novellara)

 

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Giovedì, 20 Febbraio 2014 13:18

Boretto, "Il malato immaginario" al Teatro del Fiume

A portare in scena l'ultima commedia di Moliére, domenica 23 febbraio, la Compagnia Allievi MaMiMò Gli Irregolari -

Boretto, 20 gennaio 2014 - 

Un classico del Teatro, rivisitato dai giovani talenti della Compagnia Allievi MaMiMò Gli Irregolari. Domenica 23 febbraio alle ore 21.00 al Teatro del Fiume di Boretto va in scena "Il malato immaginario" di Moliére, l'ultima storica commedia scritta dal grande uomo di teatro francese: una satira sulla mania ipocondriaca del malato ma anche sull'imperizia dei medici che cercano di prendersene cura, una farsa all'antica, che mette in scena l'illusione umana.

Padre di una bella e giovane donna, marito di una donna avida e fedifraga e vittima di uno sciame di dottori avvoltoi, salassatori e ciarlatani, Argante è il malato immaginario del titolo, un uomo sanissimo ma così fanaticamente convinto di essere ammalato, che passa la vita a consultare medici e a ingurgitare medicine. Sua moglie Belinda asseconda per convenienza le manie del marito, vezzeggiandolo con mille moine, nella speranza che egli finisca per morire davvero, ucciso dalle troppe cure del medico Purgone, lasciandola erede universale.
Il malato immaginario non si avvede dell'inganno ed è sempre più sicuro di essere moribondo e assistito dalla più premurosa delle mogli. È anche fermamente deciso a fare sposare la figlia Angelica a un medico, negandola al giovane che la fanciulla ama, e ciò solo per guadagnarsi per sempre l'assistenza del genero: Beraldo, fratello del malato immaginario, e la domestica Tonietta, sapranno comunque sottrarre il folle alle cure del dottor Purgone. Tonietta troverà anche il modo di far capire ad Argante la vera natura della moglie: egli dovrà fingersi morto, per osservare in libertà l'atteggiamento di Belinda. Le sorprese, purtroppo, non saranno piacevoli...

Il costo del biglietto è di 12 euro per la platea e di 10 euro per la galleria e il ridotto. Hanno diritto alle riduzioni i giovani di età inferiore ai 25 anni e le persone oltre i 60.
I biglietti potranno essere acquistati anche la sera stessa dello spettacolo, presso il Teatro del Fiume. La biglietteria è situata presso il Comune di Boretto (Piazza San Marco 5) e osserverà i seguenti orari: lunedì e mercoledì dalle 17.00 alle 19.00; sabato dalle 9.30 alle 12.30.
Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- www.comune.boretto.re.it
Telefono 0522/963724 – 963723 – 963758 – 963759, tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00.

 

(Fonte: ufficio stampa Kaiti expansion)

 

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