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Roma, 17 novembre 2019 - “ACADI (Associazione Concessionari di Giochi Pubblici), aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia, esprime solidarietà e piena condivisione di intenti a Sapar che ha indetto oggi, in Piazza Montecitorio a Roma, una manifestazione chiamando a raccolta tutti i lavoratori operanti nel settore del gioco pubblico. ACADI con le filiere dei propri associati rappresenta oltre il 70% del sistema di controllo del gioco pubblico e regolamentato in Italia, generando e versando oltre 7 dei circa 10 miliardi di euro all’anno di gettito erariale, riveniente dalla spesa degli utenti pari a circa 18,5 miliardi di euro. Condivide pertanto la necessità di portare all’attenzione di tutti - oltre alla centralità della tenuta del sistema concessorio da non compromettere con continui e disordinati aumenti di tassazione - le esigenze di tutela della libertà di impresa, dei livelli occupazionali, della legalità e della salute e del risparmio dei giocatori” - Così in una nota Geronimo Cardia, Presidente di Acadi (Associazione Concessionari di Giochi Pubblici)

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Roma, 28 novembre 2019 - Si pone prioritariamente un tema reputazionale. Acadi rappresenta con le filiere dei suoi associati il 70% del comparto del Gioco Pubblico il cui ruolo ed il cui valore aggiunto nel sistema Pase sono ben rappresentati dalle quattro espressioni della giornata di oggi: Responsabilità, Legalità, Crescita e Occupazione.

Di qui il senso dell’avvio di un percorso che porterà a proporre pubblicamente un rapporto di sostenibilità del gioco pubblico e che oggi proponiamo nella forma che potete vedere.
Allo stesso tempo è chiaro che la percezione degli stakeholder - Politica, Istituzioni etc. - ma anche dell’opinione pubblica occorre sia aderente alla concreta situazione con cui il comparto si confronta.
I temi da risolvere unanimemente condivisi sono: esigenza di stabilità e pianificazione, stop all’aumento di tassazione che è riduzione di aggi, soluzione della questione territoriale e riordino con vero contrasto al disturbo da gioco d’azzardo senza ipocrisie.
Ricorrendo, per assicurare in concreto detto contrasto, a misure - diverse da distanziometri espulsivi e da limitazioni di orari asfissianti e non efficaci - volte a realizzare un processo di qualificazione della domanda, un processo di qualificazione dell’offerta (in termini di prodotti, ambienti e personale) anche ricorrendo all’innovazione tecnologica e di finanziamento, con le imposte già raccolte e senza aumenti di tassazione, del servizio sanitario regionale con risorse da destinare a Serd e Sert (Servizi delle dipendenze) per la comorbilità che caratterizza il DGA.
Il tutto solo dopo avere restituito stabilità e certezza del diritto, basilari per la pianificazione e copertura degli importanti investimenti imposti.

1. TEMA REPUTAZIONALE.
Partiamo dalle quattro parole in sala che sintetizzano il contributo al Paese del sistema concessorio del gioco pubblico.
Responsabilità significa tutela della persona (salute risparmio, fede pubblica).
Tutela dei consumatori dalle frodi. Offerta di prodotti controllati, regolati e misurati. Impedisce l’accesso al gioco dei minori. Attuazione immediata di interventi diretti alla prevenzione del disturbo di gioco d’azzardo. Si occupa del contrasto ai problemi di dipendenza dal gioco.
Legalità significa assicurare sui territori il rispetto della legalità e delle regole, da un lato, e contribuire al contrasto alla criminalità, dall’altro (ordine pubblico).
Presidio dei territori con un’offerta legale. Controllo dell’accesso al comparto e vigilanza sugli operatori e sulla filiera. Contributo attivo alle indagini. Gestione del patrimonio informativo dei flussi di denaro con adempimenti antiriciclaggio. Tracciabilità dei flussi finanziari.
Crescita significa assicurare un importante contributo allo sviluppo economico del Paese.
Contrasto al sommerso ed all’evasione. Sviluppo di gettito erariale da emersione. Copertura di misure di politica economica senza aumenti di tassazione per i contribuenti. Sviluppo diretto ed indiretto del PIL. Innalzamento delle iniziative.
Occupazione significa sviluppo di importante sistema imprenditoriale e di rilevanti livelli occupazionali diretti ed indiretti.
Sistema di imprese del comparto altamente specializzato e qualificato per gli imposti standard di specializzazione di professionalità e di tecnologia, da un lato, e qualitativi in termini reputazionali, economici, finanziari e patrimoniali, dall’altro. Attrazione nel Paese di capitali di investimento dall’estero. Creazione di occupazione diretta. Sviluppo di occupazione delle imprese del comparto nelle aziende delle filiere distributive. Sviluppo dell’occupazione nell’indotto.

2. IL PRIMO RAPPORTO SUL GIOCO PUBBLICO CHE PRESENTIAMO IN CONFCOMMERCIO
Ha come obiettivo misurare e dimostrare quanto sopra detto ruolo e valore aggiunto del comparto. Sul punto si rinvia alla sintesi del rapporto.

3. PUNTI DI ATTENZIONE DI OGGI

FISCO.
Non è un tema ordinario di troppe tasse. Si tratta di riduzioni di aggio rispetto all’inizio delle convenzioni di concessione.
Numerosi e ripetuti sono gli aumenti di tassazione imposti al comparto del gioco pubblico che si sono susseguiti nel tempo, dal rilascio delle concessioni, con impatto diretto sul comparto, posto che gli aumenti sono concepiti in larga parte in misura diversa da meri aumenti di tariffe. Solo l’ultimo aumento dei ben tre già imposti negli ultimi quindici mesi (e prima dell’attuale manovra) ammonta a circa un miliardo e cinquecento milioni di Euro, che rappresenta circa il 27% dei ricavi della filiera della verticale distributiva su rete fisica degli apparecchi.
Il livello di pressione fiscale attuale sul margine lordo ha raggiunto per le AWP il 68,9% e per le VLT il 51.9% e, in ragione della legislazione vigente, è destinato ad arrivare già nel 2020 rispettivamente al 70,5% ed al 55%. Il Rapporto dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio "Focus tematico n. 6 - La fiscalità nel settore dei giochi" del maggio 2018 denunzia che "Gli aumenti delle aliquote a fronte di una domanda di giochi che mostra generalmente una elevata elasticità al prezzo e, soprattutto, la riduzione dei punti di vendita potrebbero comportare una significativa flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica della filiera e causando una riduzione delle entrate erariali. La corrente sostenibilità economica del comparto deriva da investimenti passati, intrapresi sulla base di condizioni fiscali più convenienti.". Tale scenario è formulato addirittura prima non solo dei richiamati tre aumenti del prelievo sulla tipologia di apparecchi AWP, dei due su quella VLT e di quello sulle scommesse e sui giochi online (imposti prima con il Decreto Dignità di agosto, poi con la Legge di stabilità 2019 di dicembre ed ancora con il Decreto Quota Cento e Reddito di Cittadinanza) ma anche di quello che la Legge di Bilancio in fase di discussione parlamentare allo stato ulteriormente prevede. I meri aumenti di tassazione non rendono strutturale il gettito e modificano radicalmente le condizioni di esercizio delle concessioni, pregiudicando il loro equilibrio nonché la sostenibilità degli investimenti imposti dalle stesse concessioni e già effettuati.
Gli aumenti di tassazione previsti in questa manovra si aggiungono a quanto sopra ed in relazione al medesimo l’Associazione ha avuto modo di precisare la propria posizione in una lettera aperta al Governo. Medesime preoccupazioni destano gli atri aumenti previsti nei documenti relativi alla manovra.

LA QUESTIONE TERRITORIALE.
Tema del Territorio. Lo scenario rappresentato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio prescinde, inoltre, anche dalle conseguenze delle misure imposte da Regioni e Comuni che, vietando la distribuzione del gioco pubblico dalla sostanziale totalità del territorio, determinano la marginalizzazione, se non l’effetto espulsivo, dell’offerta legale. Si tratta di misure che, oltre a non essere armonizzate tra di loro e con la normativa nazionale, oltre a non essere riconosciute come efficaci per la prevenzione dalle più recenti ricerche epidemiologiche pubbliche (Istituto Superiore di Sanità, CNR altri studi scientifici, da ultimo EURISPES), determinano - per errori tecnici palesi - il venir meno dell’offerta pubblica su intere aree di territorio del relativo gettito erariale, oltre che di numerosi posti di lavoro. Vi sono già, negli ultimi mesi, segnali degli effetti di riduzione della raccolta di gioco con apparecchi da intrattenimento (base imponibile del prelievo), per sversamenti della domanda nell’offerta illegale. La capacità di controllo istituzionale sull’offerta di gioco sarà ancor più difficile da mantenere nei prossimi mesi, quando importanti riduzioni della rete distributiva in concessione saranno provocate dalle misure espulsive regionali in vigore in Emilia-Romagna, Toscana, aggiungendosi a quelle già in essere in Piemonte che peraltro ha posto le condizioni per espellere anche dalle sale specializzate il gioco pubblico con gli apparecchi a partire dal mese di maggio 2019, con effetti immediati sulla ripresa delle attività illegali.
Si deve quindi evidenziare che l’espulsione del gioco pubblico da intere aree regionali (così come gli aumenti di tassazione già rilevati dall’UPB e quelli plurimi recenti) oltre ad indebolire il controllo pubblico del gioco fino ad eliminarlo da intere aree, oltre a non rappresentare un’autentica misura di tutela per l’utente, rappresentano un rischio concreto di espansione dell’offerta illegale (studi EURISPES, maggio e ottobre 2019).
In questo contesto di incertezza, peraltro, si devono registrare altresì richieste, da parte dello Stato al comparto, di nuovi ed immediati investimenti per decine di milioni di Euro per l’introduzione imposta di nuovi modelli di apparecchi (AWPR) e di nuove misure tecnologiche (come la tessera sanitaria), il tutto in prossimità della scadenza delle concessioni, con indefinitezza dei tempi per la copertura degli investimenti e delle condizioni di mercato che si impongono per programmare le coperture dei fabbisogni necessari all’implementazione di questi strumenti di controllo telematico pubblico dell’offerta. Questa evoluzione tecnologica, centrale nella tutela dei giocatori e nella stabilità del sistema di controllo pubblico, avverrà con lentezza in assenza della possibilità, per le imprese di settore, di un quadro chiaro di rientro degli investimenti richiesti.
A risentire delle criticità esposte è anche la programmazione delle gare per le concessioni scadute o in scadenza (scommesse, bingo e tra un po' Awp e Vlt) senza che sia risolta la “Questione Territoriale”, non essendosi le Regioni adeguate alla Intesa raggiunta in Conferenza Unificata nel 2017 nonostante il precetto della legge di stabilità 2018 e non risultando quindi rimossi gli errori tecnici delle norme locali che impediscono di fatto di mettere a terra i punti eventualmente assegnati a seguito dello svolgimento delle gare. Ciò risulterebbe altresì dai pareri interlocutori nn. 1057/2019 e 1068/2019 con i quali il Consiglio di Stato ha chiesto al MEF come intenda gestire il tema della formulazione delle gare alla luce del proibizionismo inflitto dalla normativa territoriale e della mancata attuazione dell’Intesa Stato/Regioni del 2017, atteso il non adeguamento da parte delle Regioni e delle Province Autonome pure previsto nella Legge di stabilità per il 2018. Ora la proroga delle convenzioni in parola ne rappresenta la prova.

IL RIORDINO. Manca un riordino per la stabilità del sistema concessorio, per l’effettiva tutela dei consumatori, del gettito erariale, nonché per il presidio di legalità e per la tutela delle imprese e delle migliaia di lavoratori del comparto.
I concessionari aderenti ad ACADI sono convinti che il sistema concessorio garantisca l’adeguato presidio del settore del gioco con vincite in denaro tramite le reti in concessione e che con un adeguato riordino del settore si possa continuare a contrastare l’illegalità, nonché a garantire la tutela dei consumatori ed una concreta possibilità di prevenzione delle dipendenze dal disturbo da gioco d’azzardo, direttamente nelle reti di vendita legali.
I concessionari dello Stato gestiscono l’economia del gioco legale con imprese sane ed oggi al servizio dello Stato e hanno creato le condizioni per molte decine di migliaia di redditi di lavoro. Si ritiene, quindi, essenziale riattivare l’interlocuzione qualificata per condividere il bagaglio esperienziale su temi centrali, dai risvolti sociali, sanitari, di ordine pubblico, di tutela di gettito, delle imprese e del lavoro, anche per questo di natura estremamente tecnica.
Altrimenti, così continuando, senza un adeguato presidio del settore del gioco in denaro tramite le reti in concessione, il Paese sarà costretto ad una nuova stagione di illegalità, di assenza di tutela dei consumatori e di mancanza di una concreta possibilità di prevenzione delle dipendenze direttamente nelle reti di vendita legali. Il tutto senza agire in concreto sulla rilevante problematica del gioco compulsivo, da un lato, nonché distruggendo economia legale con la chiusura di imprese sane oggi al servizio dello Stato e con la perdita di molte decine di migliaia di posti di lavoro, dall’altro, facendo poi venir meno entrate erariali statali, sino ad oggi dichiarate strutturali, dalle quale derivano importanti risorse anche per i trasferimenti alle Regioni, quali i fondi sanitari e quelli specifici per la prevenzione ed il contrasto al gioco patologico.
Il riordino è stato annunciato (e non attuato) in numerose occasioni e a partire dal 2012.

Il CONTRASTO AL DISTURBO DA GIOCO D’AZZARDO. LE AZIONI CONCRETE.
Una delle ultime previsioni di Riordino (la terzultima per esattezza, il Decreto Dignità 87/2018 prevedeva quanto segue (all’art. 9, c. 6-bis): «una riforma complessiva in materia di giochi pubblici in modo da assicurare l’eliminazione dei rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell’erario, e comunque tale da garantire almeno l’invarianza delle corrispondenti entrate».
Ebbene il Riordino potrebbe “mettere in ordine” una serie di punti.

Innanzi tutto occorre restituire stabilità al sistema concessorio per il ruolo indiscusso nel contrasto al disturbo da gioco d’azzardo. E la stabilità passa per
- una certezza e coerenza normativa e delle remunerazioni delle attività previste in concessione e dunque per un definitivo stop agli aumenti di tassazione;
- un processo di qualificazione reputazionale del gioco pubblico che non solo lo distingua dall’offerta illegale ma che lo ponga al centro delle misure di contrasto all’illegalità ed al disturbo dal gioco d’azzardo sia agli occhi dell’opinione pubblica sia gli occhi delle Istituzioni.

In secondo luogo, occorre definire il superamento della “questione territoriale” che sta sempre più velocemente imponendo la chiusura di intere filiere distributive del gioco pubblico per i divieti sulla sostanziale totalità di intere Regioni dei distanziometri espulsivi, da un lato, e per l’insostenibilità di limitazioni orarie eccessive, dall’altro. Occorre presidiare il territorio in modo misurato senza concentrazioni o marginalizzazioni, tenendo conto della struttura urbana del medesimo.
- i distanziometri, peraltro inefficaci, sono viziati da dimostrati e conosciuti errori tecnici (sono troppi e inutili i luoghi sensibili, eccessivi i metri di interdizione, troppo spesso illogici i criteri di calcolo, cerchio o percorso pedonale) al punto da rendere non insediabile la quasi totalità dei territori;
- il numero delle ore di interdizione giornaliera supera di gran lunga il limite massimo di divieto imposto dalla Conferenza Unificata in materia del 2017 di 6 ore giornaliere;
- queste misure, quasi sempre inefficaci ai fini dell’obbiettivo che dichiaratamente intendono perseguire ovvero il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, stanno invece riducendo progressivamente le condizioni di tutela degli utenti in quanto, provocando la cancellazione dell’offerta pubblica, determinano lo sversamento della domanda nella crescente parallela offerta illegale (con le inevitabili conseguenze per la tutela dei giocatori e di danno alle imprese e alle entrate erariali).

In terzo luogo occorre definire l’introduzione di strumenti realmente efficaci di prevenzione e contrasto rispetto al disturbo da gioco d’azzardo, attivando un processo di “qualificazione della domanda”, quali:
- incentivi al processo di maturazione della domanda, programmando campagne di informazione e responsabilizzazione a cura di operatori privati e pubblici;
- trasferimento a favore gli Enti locali di parte delle esistenti imposte sul gioco pubblico sviluppato sul territorio di riferimento (senza ulteriori aumenti di tassazione), per assicurare al Servizio Sanitario Nazionario risorse per l’attuazione di politiche di prevenzione e cura sul territorio nelle strutture per le dipendenze del Servizio stesso e prevedendo un piano di controlli e verifica regionale;

In quarto luogo occorre definire l’introduzione di strumenti realmente efficaci di prevenzione e contrasto rispetto al disturbo da gioco d’azzardo, attivando un processo di “qualificazione dell’offerta” di gioco pubblico e delle reti distributive (apparecchi da intrattenimento, scommesse e gioco del bingo), in termini di prodotto, ambienti, personale, tramite:
- l’attivazione di strumenti di accesso alle aree di gioco e del Registro nazionale di esclusione alimentabile anche da familiari (già operativo per il gioco a distanza);
- la revisione dei parametri di gioco degli apparecchi (volta a ridurre la spesa oraria da parte del giocatore);
- la certificazione delle caratteristiche dei luoghi di gioco (modalità di accesso, formazione e responsabilizzazione degli addetti, ponderazione degli orari commerciali);
- la diversificazione dell’offerta di gioco tra punti specializzati (sale dedicate VLT, sale scommesse e sale bingo) e punti “generalisti”;
- l’effettiva evoluzione tecnologica delle AWP (c.d. “AWP remote”) con completa gestione online realtime (da server remoto) delle funzioni essenziali degli apparecchi da intrattenimento: (i) trasmissione dei contenuti di gioco agli apparecchi, monitoraggio e studio della domanda, modificabilità a distanza di tutti i parametri di gioco; (ii) autorizzazione all’avvio delle partite; (iii) verifica dell’integrità del software, in funzione di non manomissione; (iv) abbinamento con soluzioni di filtro di accesso al gioco e di induzione al gioco responsabile.

E’ chiaro infine che dette eventuali ulteriori iniziative ed investimenti potranno essere chiesti al comparto solo ed esclusivamente dopo avere definitivamente ripristinate la stabilità di sistema e la certezza del diritto del regime e della remunerazione del sistema concessorio in premessa evidenziate. Diversamente risulta non possibile la pianificazione delle attività.

Corretta regolamentazione del fenomeno tutela il giocatore con il presidio del territorio, attraverso l’azione del comparto concessorio delle filiere del gioco pubblico


Roma, 16 settembre 2019 - “ACADI con le filiere dei propri associati rappresenta oltre il 70% del sistema di controllo del gioco pubblico e regolamentato in Italia, generando e versando oltre 7 dei circa 10 miliardi di euro all’anno di gettito erariale, riveniente dalla spesa degli utenti pari a circa 18,5 miliardi di euro. ACADI ed i propri Associati hanno già avuto modo di rappresentare in diverse sedi istituzionali che i distanziometri espulsivi per errore tecnico come quelli della legge Regione Emilia Romagna n. 5/2013, da un lato, non curano e, dall’altro, di fatto impongono il proibizionismo alla distribuzione del gioco pubblico sul territorio con perdite di posti di lavoro e chiusure di aziende sane, determinando conseguenze nefaste sul piano della mancata tutela della salute e del risparmio dei cittadini utenti, dell’ordine pubblico, del gettito erariale, e su tutti dell’impresa e del lavoro.
A fronte della inidoneità dello strumento e dell’errore tecnico che lo caratterizza, consentire la cancellazione della sostanziale totalità dell’offerta legale attualmente esistente significa aprire le porte all’offerta illegale, significa far chiudere aziende del territorio sane e significa far licenziare il personale con cui le medesime svolgono attualmente per lo Stato funzioni di Incaricato di Pubblico Servizio nell’espletamento di attività per la distribuzione di prodotti controllati, per la raccolta di informazioni per il contrasto all’antiriciclaggio, per la tracciabilità dei flussi finanziari, per la raccolta di un gettito erariale unanimemente riconosciuto da emersione.
ACADI condivide la necessità di portare all’attenzione di tutti le esigenze di tutela della libertà di impresa, dei livelli occupazionali, della legalità e della salute e del risparmio dei giocatori, compromessi dalla regolamentazione regionale, rivelatasi e riconosciuta scientificamente inefficace ed inidonea rispetto agli scopi dichiarati di tutela del disturbo da gioco d’azzardo.
Un aspetto che colpisce è dato anche dalla delibera della Giunta Regionale n. 68 del 21.1.2019 la quale tra l’altro prevede che il distanziometro espulsivo trovi applicazione anche per l’attività delle scommesse dalla “scadenza dei contratti di concessione in essere e comunque, comprese le eventuali proroghe, non oltre il 31 dicembre 2019”. In questo modo verrebbero cancellate le verticali distributive del gioco pubblico non solo degli apparecchi ma anche delle scommesse.
Vi è già una presa di coscienza a livello nazionale del problema, come peraltro cristallizzato nella Conferenza Unificata di settembre 2017 in cui Stato, Regioni e Provincie Autonome stimolati ad incontrarsi dal Legislatore Nazionale hanno finalmente convenuto sull’importanza del presidio del territorio da parte dell’offerta legale. Un’offerta legale ridotta e contenuta ai livelli voluti dal legislatore, ma esistente e capillare. Basterebbe applicarla.
Per quanto sopra ACADI è a completa disposizione della Presidenza, della Giunta, del Consiglio, degli Assessori e delle istituzioni regionali per approfondire e documentare quanto sopra anche in un tavolo di confronto a cui sarà ben lieta di partecipare” - Cosi Geronimo Cardia, Presidente Acadi, l’Associazione Concessionari dei Giochi Pubblici in una lettera aperta indirizzata alla Regione Emilia Romagna.

L'allarme Piemonte di ACADI – Associazione Concessionari di Giochi Pubblici – affiliata a Confcommercio Imprese per l'Italia

ACADI porta all'attenzione dei candidati al Consiglio della Regione Piemonte l'allarme delle conseguenze sul territorio dell'effetto espulsivo del gioco regolamentato e l'esigenza di un intervento immediato.

Le conseguenze della proibizione sulla sostanziale totalità del territorio si registrano sul piano della diffusione dell'offerta illegale, della perdita di gettito erariale della cancellazione di posti di lavoro e di aziende sane.

Il tutto in un contesto in cui la misura del distanziometro in sé è indimostrato sia efficace ed in cui la proibizione sulla sostanziale totalità del territorio – provocata in concreto dall'errore tecnico che vizia il distanziometro - è unanimemente considerata inefficace (sia sul piano della prevenzione, sia sul piano curativo) nonché addirittura dannosa per le conseguenze sulla compulsività dei giocatori problematici e patologici.

Cardia (ACADI) lancia l'allarme delle conseguenze dell'effetto espulsivo e dunque del proibizionismo in concreto inflitto al gioco pubblico sulla sostanziale totalità del territorio del Piemonte che si completerà il 20 maggio 2019 con l'entrata in vigore della Legge Regionale anche per gli apparecchi installati nelle sale, dopo che stessa sorte è toccata nel novembre 2017 a Bar, Tabacchi ed esercizi generalisti.
ACADI – Associazione Concessionari di Giochi Pubblici – affiliata a Confcommercio Imprese per l'Italia, con le filiere dei propri associati rappresenta oltre il 70% del sistema di controllo del gioco pubblico e regolamentato in Italia, generando e versando oltre 7 dei circa 10 miliardi di euro all'anno di gettito erariale, riveniente dalla spesa degli utenti pari a circa 18,5 miliardi di euro.

L'allarme è lanciato all'attenzione dei candidati al Consiglio Regionale del Piemonte affinché valutino un intervento immediato per scongiurare le conseguenze ampiamente previste e prevedibili sul piano della diffusione dell'offerta illegale, della perdita di gettito erariale, della cancellazione di posti di lavoro e di aziende sane.
Peraltro, da un lato, la misura del distanziometro in sé è indimostrato sia efficace e, dall'altro, la proibizione sulla sostanziale totalità del territorio - provocata in concreto dall'errore tecnico che vizia il distanziometro - è unanimemente considerata inefficace (sia sul piano della prevenzione, sia sul piano curativo) nonché addirittura dannosa per le conseguenze sulla compulsività dei giocatori problematici e patologici.

La pretesa e non dimostrata tutela degli utenti porterà, in poche settimane, alla perdita di migliaia di posti di lavoro di persone altamente formate e specializzate, con significativa percentuale di lavoro femminile e under 35, capaci di gestire i prodotti di gioco regolamentati in un contesto sicuro e severamente verificato.
Conseguenza inevitabile di ciò sarà la sostanziale espulsione dal territorio dei punti vendita e delle aziende selezionate per gestire l'offerta di gioco con vincite in denaro tramite le reti telematiche pubbliche.
ACADI ricorda che la finalità primaria del gioco regolamentato è quella della tutela del consumo di gioco con approccio responsabile ed in quadro di pubblica fede e sicurezza pubblica, ma soprattutto, in questo momento storico, di gestione delle soluzioni di prevenzione delle dipendenze centrate sulle persone, superando un controproducente accanimento avente ad oggetto proprio i luoghi di gioco autorizzati.

Sulla base di queste premesse, ACADI si augura che i candidati di tutti i movimenti politici approfondiscano adeguatamente i rischi esistenti con la desertificazione dell'offerta di gioco pubblico assicurata dal sistema concessorio e con la perdita delle professionalità dei lavoratori del settore in Piemonte.

 

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Acadi fornisce il proprio punto di vista al Comune di Livorno sul Regolamento in materia di gioco su distanze e orari.

Di seguito la lettera con la quale ACADI, Associazione Concessionari di Giochi Pubblici, ha dato riscontro al Comune di Livorno sulla bozza di regolamento in materia di gioco, con distanze e orari, che le è stato sottoposto in visione e del quale si è discusso nell'assemblea pubblica dell'8 febbraio e nella riunione del 18 febbraio.

"La scrivente A.C.A.D.I. - Associazione Concessionari di Giochi Pubblici - ha come associati: Admiral Gaming Network S.r.l., Cirsa Italia S.p.A., Gamenet S.p.A., HBG Connex S.p.A., Lottomatica Videolot Rete S.p.A., NTS Network S.p.A. e Snaitech S.p.A. Essi rappresentano oltre il 70% del sistema di controllo del gioco pubblico e regolamentato in Italia, generando e versando oltre 7 dei circa 10 miliardi di euro all'anno di gettito erariale, riveniente dalla spesa degli utenti pari a circa 18,5 miliardi di euro all'anno.
Relativamente all'introduzione di criteri di distanze minime da luoghi sensibili, per l'apertura e al trasferimento di centri scommesse e spazi per il gioco con vincita in denaro, si sottolinea che l'art. 5 della bozza di Regolamento, pur facendo diretto riferimento al corrispondente art. 4 della L.R. Toscana 57/2013, è concepito in mancanza delle necessarie e preliminari verifiche tecniche sul territorio della città.
Infatti, la concreta applicazione di un "distanziometro" di ben 500 metri da una tale pluralità di luoghi sensibili, come quelli individuati, può essere attuata sul territorio livornese solo previa attenta e specifica verifica tecnica (mediante mappatura del territorio) finalizzata ad accertare se il combinato disposto della pluralità delle categorie dei luoghi sensibili, la loro collocazione sul territorio comunale e la notevole distanza da rispettare, non costituisca, con le regole urbanistiche vigenti, una vera e propria "espulsione" del gioco lecito dall'intero territorio livornese, costituendo come tale un errore tecnico che inficerebbe la tenuta del Regolamento stesso.

Pertanto l'Associazione chiede che il Comune di Livorno, prima dell'approvazione del Regolamento, effettui una valutazione peritale tecnica preventiva finalizzata a verificare:
(i) l'applicazione concreta sul territorio del Comune (a) dei luoghi sensibili esistenti, (b) del raggio di interdizione ad ognuno relativo e (c) delle aree di divieto così determinate;
(ii) l'analisi delle norme urbanistiche sui territori residuali rispetto ai divieti del punto (i) in merito all'insediabilità delle realtà destinatarie del divieto;
(iii) l'analisi di insediabilità effettiva sui territori residuali rispetto ai divieti di cui al punto (i) e (ii), indicando espressamente quale sia la percentuale residuale di insediabilità rispetto al territorio comunale.

Tutto ciò al fine di prevenire il cosiddetto "Effetto Espulsivo", e quindi l'espulsione dell'offerta pubblica di gioco, l'invasione dell'offerta illegale, la chiusura di imprese sane del comparto e la perdita delle relative forze occupazionali anche evitando ipotesi di danno erariale per la perdita di gettito e per le istanze risarcitorie che potranno essere valutate all'esito della eventuale dichiarazione di illegittimità del Regolamento. In proposito si richiamano l'annullamento del Regolamento del Comune di Bologna (Consiglio di Stato, sent. nn. 578 e 579 del 2016) e l'analisi peritale che il Consiglio di Stato ha ordinato al Comune di Domodossola per le stesse problematiche (Consiglio di Stato, ord. n. 3624 del 2018).

Si precisa peraltro che studi scientifici mettono in risalto la non adeguatezza, se non la dannosità, della misura totalmente interdittiva del gioco pubblico tale da rendere regolamenti siffatti contro lo scopo della stessa norma istitutiva (studi che, su richiesta, l'Associazione è disponibile ad inviare).

Con riferimento alla disciplina delle fasce di funzionamento degli apparecchi da gioco con vincita in denaro, si segnala sin d'ora che il potere di adozione di un'apposita ordinanza sindacale, allo stato della normativa e giurisprudenza applicabile, deve necessariamente soggiacere a una approfondita istruttoria dell'esigenza di tutela della salute pubblica nello specifico territorio livornese. Istruttoria, anch'essa da redigere preventivamente rispetto all'adozione del regolamento.

Inoltre, ai sensi di quanto prescritto dall'Intesa adottata in sede di Conferenza Unificata Stato Regioni, le fasce ore di interruzione consentite non potranno essere superiori a 6 complessive al giorno, da definire previa intesa con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, al fine di consentire un'applicazione omogenea di tali limiti sul territorio nazionale e anche ai fini del futuro monitoraggio telematico del loro rispetto".

Il gioco, per sua definizione, è un momento di svago, di divertimento e perché no, un momento onirico, dove le tensioni quotidiane, per qualche istante, minuto o ora, a seconda del tipo di intrattenimento, vengono accantonate e il sogno si sostituisce alla realtà.

Di Lamberto Colla Parma 21 febbraio 2019 - La passione per il gioco ha origini lontanissime e già gli antichi egizi, i greci e infine i romani hanno lasciato tracce importanti dell'antesignano della tombola o dell'ancor più moderno Bingo. La ricerca della "fortuna" e della "buona sorte" si perde nella notte dei tempi e il più noto tra i giochi, il "lotto", ha nella sua genesi proprio la parola "Sorte", di derivazione transalpina "LOT", e il conseguente verbo "lotir", ovvero dividere o assegnare a sorte.

L'idea di abbinare il gioco a dei "lotti" sembra essere nata ad Amersfoort (paese vicino a Amsterdam), nel 1500, ad opera di cittadini che, sfruttando questa passione, assegnavano proprietà non altrimenti divisibili ed era noto come "Lotto di Olanda".

In Italia il gioco del lotto invece si fa risalire Genova (1617) come "Il Gioco del Seminario", con il quale si "scommetteva" sui numeri, che ogni sei mesi venivano estratti dal "seminario" (una specie di urna che conteneva i numeri) e ai quali corrispondevano i nomi dei 5 tra i 120 membri dei "Serenissimi Collegi" che semestralmente venivano rinnovati. Una pratica che divenne così famosa da venire infine regolamentata, distaccata dal rinnovo del collegio, moltiplicata la frequenza di estrazione, ovviamente tassata e prese il nome di "Lotto della Zitella" perché ai 90 numeri che nel frattempo erano stati introdotti, veniva assegnato il nome di fanciulle indigeti che, in caso di vincita, avrebbero ricevuto un lauto guadagno da utilizzare per dote. Una modalità di gioco che da Genova venne esportato sia a Napoli che a Venezia con analogo successo.

Interessante la parte che riguarda lo Stato Pontificio. Osteggiato da Papa Benedetto XIV il quale nel 1728 arrivò a minacciare la scomunica per i giocatori del "lotto", mentre con Clemente XII, solo tre anni dopo, il gioco tornò ad essere un sostegno insperato per le giovani indigenti e dal 1785 Pio VI destinò le vincite alle Opere Pie. Il 23 settembre 1863 la gestione del "lotto Genovese" passò al giovane Regno d'Italia confermandosi una consistente voce positiva di bilancio.

Insomma, come si è potuto osservare attraverso questi brevi richiami storici, con il gioco, sin dalle origini è nato anche il problema della sua regolamentazione, in grado di garantire, oltre ai sempre appetitosi introiti statali, la trasparenza e l'accesso corretto al gioco e cercando di evitare gli eccessi sotto ogni forma che ne potevano derivare. Problemi che, nella peggiore dei casi, travolgono tutto il nucleo familiare senza lasciare scampo alle relazioni familiari, sociali e alle riserve economiche di tutto il nucleo familiare.

Sulla base di spinte emotive, e soprattutto in forza della modernizzazione, rapida e tecnologica dei giochi e in mancanza di una precisa norma nazionale, negli ultimi anni, si è assistito al proliferare di miriadi di regolamenti locali. Dai Comuni alle Regioni, gli Enti locali hanno tentato di porre rimedio al difetto normativo introducendo regolamenti per di più di natura "protezionistica".

"Oggi assistiamo, infatti, commenta Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'economia e alle finanze nei governi Letta e Renzi, al proliferare di regolamenti locali, per lo più restrittive nei confronti del gioco. Ed è proprio l'assenza di un quadro regolatorio a livello nazionale che ha legittimato gli interventi locali, basati fondamentalmente sui "distanziometri" e sulle limitazioni agli orari di apertura delle sale".

Proprio al fine di fare chiarezza, disegnando una mappa delle norme che in tal senso hanno proliferato sul territorio nazionale, Geronimo Cardia, presidente di ACADI, ha pubblicato il libro "La Questione Territoriale -Il Proibizionismo inflitto al gioco legale dalla normativa locale". Un testo che tenta di fare intravedere le strade da imboccare per giungere alla definizione di un quadro nazionale proprio attraverso la lettura delle varie disposizioni locali.

Sulla medesima linea è la dichiarazione che il Presidente di ACADI (Associazione dei Concessionari di Giochi Pubblici indipendente, senza scopo di lucro, fondata nel 2006, alla quale aderiscono Admiral Gaming Network S.r.l. - Cirsa Italia S.p.A. - Gamenet S.p.A. - HBG Connex S.p.A. - Lottomatica Videolot Rete S.p.A. - NTS Network S.p.A. - Snaitech S.p.A) ha esposto alla Commissione del Senato della Repubblica pochi giorno orsono.

Per meglio centrare il nucleo del problema a seguire riportiamo una nota rilasciata, a favore di Gazzetta dell'Emilia & dintorni, da Geronimo Cardia, nella speranza di contribuire positivamente a una più equilibrata informazione in merito a un argomento tanto delicato dal punto di vista sociale, quanto importante per le implicazioni industriali e economiche.

"ACADI, l'associazione concessionari di giochi pubblici, i cui associati contribuiscono ogni anno col 70% del gettito erariale generato dal comparto pari complessivamente a circa 10 miliardi di Euro, ha già giudicato molto negativamente la decisione del Governo di incrementare in pochi mesi per ben tre volte consecutive il prelievo fiscale diretto sui giochi regolamentati.
Numerosi sono stati gli aumenti di tassazione imposti al comparto del gioco pubblico che si sono susseguiti nel tempo, dal rilascio delle concessioni. Per le AWP si è passati dal 13, 50% del 2004 al 21,60% di oggi. Per le VLT dal 2% del 2010 a quasi l'8% di oggi.

Lo stesso Rapporto dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio "Focus tematico n. 6 - La fiscalità nel settore dei giochi" del maggio 2018 denunzia che "Gli aumenti delle aliquote a fronte di una domanda di giochi che mostra generalmente una elevata elasticità al prezzo e, soprattutto, la riduzione dei punti di vendita potrebbero comportare una significativa flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica della filiera e causando una riduzione delle entrate erariali. La corrente sostenibilità economica del comparto deriva da investimenti passati, intrapresi sulla base di condizioni fiscali più convenienti." Ebbene si consideri che tale scenario è formulato addirittura prima dei tre ulteriori aumenti del prelievo sulla tipologia di apparecchi AWP, dei due su quella VLT e di quello sulle scommesse e sui giochi online, imposti con il Decreto Dignità di agosto, con la Legge di stabilità 2019 di dicembre e con il Decreto Quota Cento e Reddito di Cittadinanza di questi giorni.
Non solo, tale scenario prescinde anche dalle conseguenze delle misure imposte da Regioni e Comuni che, vietando la distribuzione del gioco pubblico dalla sostanziale totalità del territorio, determinano la marginalizzazione se non l'effetto espulsivo dell'offerta legale. Si tratta di misure che, oltre a non essere armonizzate tra di loro e con la normativa nazionale, oltre a non essere riconosciute come efficaci per la prevenzione dalle più recenti ricerche epidemiologiche pubbliche (Istituto Superiore di Sanità, CNR altri studi scientifici), determinano il venir meno dell'offerta pubblica su intere aree di territorio del relativo gettito erariale (oltre che di numerosi posti di lavoro). Vi sono già, negli ultimi mesi, segnali degli effetti di riduzione della raccolta di gioco con apparecchi da intrattenimento (base imponibile del prelievo) e solo il reiterato aumento delle aliquote di prelievo garantisce stabilità di gettito (modificando tuttavia le condizioni di esercizio delle concessioni, il loro equilibrio e la sostenibilità degli investimenti imposti dalle stesse concessioni).

Ma la continuità di gettito erariale sarà ancor più difficile da mantenere nei prossimi mesi quando importanti riduzioni della rete distributiva in concessione saranno provocate dalle misure espulsive regionali in Emilia-Romagna, Puglia, Toscana, aggiungendosi a quelle già in essere in Piemonte che peraltro espellerà anche dalle sale il gioco pubblico con gli apparecchi a partire da maggio 2019.
Si deve quindi evidenziare che gli aumenti di tassazione già rilevati dall'UPB e quelli plurimi recenti, da un lato, e l'espulsione del gioco pubblico da intere aree regionali, dall'altro, oltre ad indebolire il controllo pubblico del gioco fino ad eliminarlo da intere aree, oltre a non rappresentare un'autentica misura di tutela per l'utente, rappresentano un rischio concreto di espansione dell'offerta illegale e di seria instabilità delle entrate per la copertura delle iniziative di Governo dichiarate nel Dl 4/2019.

Così continuando, senza un adeguato presidio del settore del gioco in denaro tramite le reti in concessione, il Paese sarà costretto ad una nuova stagione di illegalità, di assenza di tutela dei consumatori e di mancanza di una concreta possibilità di prevenzione delle dipendenze direttamente nelle reti di vendita legali. Il tutto senza agire in concreto sulla rilevante problematica del gioco compulsivo, da un lato, e distruggendo economia legale con la chiusura di imprese sane ed oggi al servizio dello Stato e con la perdita di molte decine di migliaia di posti di lavoro, dall'altro, facendo poi venir meno entrate erariali sino ad oggi dichiarate strutturali ed attese dal provvedimento oggi in discussione."

 

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(Geronimo Cardia)

 

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In allegato il testo integrale della Commissione al Senato -

(Video Commissione Senato della Repubblica)

Pubblicato in Economia Emilia