Domenica, 01 Giugno 2025 07:32

La Biblioteca del lavoro: Alfonso Celotto In evidenza

Scritto da Francesca Dallatana

Madre costituente. Ghost writer.

Di Francesca Dallatana Parma, 1 giugno 2025 -

Carmela è una domestica. L’articolo 1 della Costituzione lo ha scritto lei. Dalle retrovie dell’artigianato intellettuale dei Padri costituenti. L’appunto dimenticato sul tavolo della cucina riporta “fondata sul lavoro.”  E’ sufficiente per superare le divisioni tra le differenti visioni del gruppo impegnato nella scrittura della legge fondamentale dello Stato italiano. Ma Carmela non partecipa al lavoro dei redattori. Osserva dalla sua postazione di lavoro.

“Fondata sul lavoro” è un raffinato romanzo dato alle stampe da Mondadori. L’autore è Alfonso Celotto docente di diritto costituzionale e di diritto pubblico e comparato presso l’Università di Roma 3.

Carmela in prima linea.

E’ raffinato perché ha la capacità di agguantare l’attenzione del lettore e di assestarla dietro il primo piano incontestabile dedicato alla Costituzione. Cioè dove lavora Carmela. Nella cornice di uno studiato e attento scambio di colpi di fioretto tra le diverse scuole di pensiero impegnate alla redazione del documento che darà il via al futuro del Paese, Alfonso Celotto scrive di lei, giovane donna a servizio a casa del Dottore e proveniente dalla provincia di Benevento, da Cerreto Sannita. Da dove la madre riesce a chiamare solo tre volte al mese, perché il telefono nella provincia beneventana non è ancora arrivato nelle case di tutti e bisogna fare la fila all’unico apparecchio esistente. In quasi tutto il Paese è ancora così, nei centri abitati lontani dalle città capoluogo, nei borghi degli Appennini tutti, da quello calabro fino a quello tosco-emiliano. Carmela cucina e si occupa della casa. Segue i suggerimenti pratici della madre, dalla quale ha imparato il lavoro.

Il passaggio d’epoca è significativo e periodizzante. Molto lavoro, aspettative alte. E da dentro la casa del Dottore, Carmela osserva e ascolta. E’ un mondo nuovo per lei, scandito da incontri, continuo scambio di idee, lettura, scrittura. Curiosità culturali. Una nuova Italia si profila, nell’intreccio dei dibattiti accesi e colti tra i muri della casa del Dottore. E’ una ragazza del mezzogiorno, Carmela. E’ in età da matrimonio. E la famiglia per lei vorrebbe un compagno, anzi un consorte, economicamente solido a garanzia del benessere. La fame di guerra è ancora viva nella memoria. Alfonso Celotto aggiunge il guizzo dell’ossitocina al romanzo in prima battuta tratteggiando, poi definendo a chiare lettere l’incipit dell’innamoramento. E anche qui, permette al passato depennato dalla guerra di intrufolarsi nel presente della protagonista. Carmela si avvicina affettivamente a Marcello, intriso di passato per appartenenza familiare.

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Un nuovo inizio, tra passato e futuro.

Via la monarchia. Benvenuta la Repubblica. Febbraio 1947. Le donne votano per la prima volta nel 1946, in occasione del Referendum sulla forma istituzionale dello Stato. La Storia del Paese cambia pagina. La seconda guerra mondiale è finita. La Repubblica è il presente. E’ un’Italia divisa in due, il Paese del 1946. Ed è su questo dato che Alfonso Celotto dà impulso alla corsa narrativa del romanzo. Il risultato parla chiaro. I cittadini del sud hanno espresso voto favorevole alla monarchia. “Al referendum del due giugno la monarchia aveva perso di non molto. Anzi erano in tanti a pensare che i risultati erano stati truccati o, almeno, edulcorati. Brogli o non brogli, la verità era evidente. L’Italia era spaccata in due. Uno Stato federale, metà repubblicano, metà monarchico. Anzi, proprio due Stati. Italia del nord e Regno del Sud.” Da questa analisi prende le mosse il progetto del Colonnello, uno dei protagonisti. Dividere in due il Paese, favorendo il ritorno dei Savoia: è il suo progetto. Carmela agli occhi del Colonnello è una presenza importante. Che ha la possibilità di trasferire informazioni sui lavori di redazione della Costituzione, ma soprattutto sul dibattito in corso. Lei lavora molto. Il Dottore lavora molto e per la sua abilità negoziale diventa il perno del confronto tra le diverse posizioni e impostazioni politiche, tra condizionamenti che arrivano dall’est e dall’ovest del mondo.

La penna dello scrittore è precisa. La creatività narrativa trae spunto dalla conoscenza storica dei fatti, si innesta su un canovaccio conosciuto nei dettagli. Il Colonnello è un personaggio tratteggiato in modo competente. Il suo stile si ispira al Ventennio, per i toni e per i modi. Il Colonnello rappresenta l’Italia che è stata.

Il Dottore è l’Italia al lavoro, una tessitura laboriosa condotta giorno e notte alla scrivania, giorno e notte impegnato nel pensiero e nel dibattito con gli altri componenti del gruppo di lavoro.

Per il Colonnello, la sintesi del passato è l’illusione alcolica di un impossibile ritorno. “Bevendo brandy e ascoltando Wagner, il Colonnello si lasciò andare alla sua follia. E decise che era il momento di fare un passo decisivo per la sua Operazione Vesuvio, Scrivere il proclama che avrebbe mandato agli italiani dopo avere messo in sacco la Costituente, i partiti e il governo De Gasperi. Iniziò a scrivere. Confusamente.”

E ancora: “Il Colonnello aveva studiato poco e male. Si era formato in strada, più che sui libri. La sua mente era abituata alla violenza. Era impregnata di cultura fascista. Scriveva e cancellava. Riscriveva e cancellava. Cercava nella mente parole e frasi adatte… Annaspando.”

Il Ventennio è finito. Dall’altra parte della Storia, Alfonso Celotto tratteggia il Dottore e il gruppo dei Padri costituenti. Scrivono e riscrivono. Anche loro. La rielaborazione del gruppo di intellettuali va alla ricerca di un denominatore comune che permetta un inizio equilibrato e solido.

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Articolo 1.

Il Colonnello, Marcello, Carmela. Le figure dei Padri costituenti. Il Dottore. Immagini di un passato sofferente e travagliato si alternano alla visione di un futuro in fase di costruzione. Il Dottore trova la soluzione necessaria alla mediazione politica tra le posizioni del gruppo di lavoro in un notte agitata tra rosolio, sigarette e brandy. Durante la scrittura alla luce della scrivania, passato e presente si rincorrono. In un film di immagini che gli riportano alla mente volti familiari, fotografie di dolore collettivo come la scritta all’ingresso dei campi di concentramento e la tensione proiettata alla ricerca di una soluzione capace di tenere insieme le diverse forze politiche in campo.

Doveva mediare. Trovare una soluzione. Accontentare tutti e non scontentare nessuno, per come possibile. Riprese gli appunti sulle Costituzioni degli altri Stati. La Spagna. L’Unione Sovietica. La Francia. Doveva compiacere americani e russi.”

La proposta di socialisti e comunisti: “L’Italia è una repubblica socialista di lavoratori”. Palmiro Togliatti aveva declinato in: “L’Italia è una Repubblica democratica di lavoratori.”

“Quasi. Ma non girava. Non tornava.”

Il Dottore rileggeva, riguardava, correggeva. Da un foglio all’altro. Poi sul quaderno. Fra cicche e bicchierini. Emma in testa. E tanti pensieri.  A un certo punto fra gli appunti ne venne fuori uno che sembrava buono. Nella stanchezza il Dottore nemmeno si accorse che non era scritto con la sua grafia. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ecco. Il lavoro poteva essere il fondamento della Repubblica. Avrebbe potuto scrivere così per bilanciare la Repubblica democratica. Come era appuntato su quel foglietto. Il dottore lo copiò soddisfatto sul quaderno. Aveva trovato la formula giusta. Senza accorgersi – tra fumo, alcol, pensieri – che quel foglietto era stato scritto da una mano diversa dalla sua, da una mano più giovane, da una mano di donna”

Una metafora, un messaggio potente.

La scrittura di Alfonso Celotto è brillante, da rodato narratore. Ed è precisa, come quella di un giurista. Ogni parola ha potenza e valore. I personaggi del romanzo contribuiscono alla costruzione di un messaggio nobile e alto, efficace quanto il plot.

A scrivere l’incipit della Costituzione: una donna di un’Italia dimenticata e lontana dai centri di potere, che fino a al 1946 non aveva diritto al voto.

Adolfo Celotto, Fondata sul lavoro, Mondadori, Milano, 2022

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