Un caso di malaria a Firenze. Malattia contratta da un uomo in Italia è stata trattata a metà agosto in un reparto di medicina interna di un ospedale terziario a Firenze. L'allerta pubblicata sulla rivista Eurosurveillance
Un caso di malaria a Firenze a metà agosto 2018. Il paziente è un uomo marocchino residente in Toscana che apparentemente non ha avuto contatti a rischio. L'uomo si è presentato al pronto soccorso con tutti i sintomi di un'influenza: febbre alta, dolori articolari e muscolari.
Il medico di turno però non ha intuito che qualcosa non quadrava perché il paziente ha riferito di non aver visitato recentemente alcun paese endemico, causando ritardo diagnostico e anemia grave.
In ogni caso si è proceduto al ricovero. Solo al 4° giorno, dato che le condizioni del paziente peggioravano, i medici hanno deciso di procedere con alcuni approfondimenti diagnostici. Quindi il paziente è stato sottoposto a una radiografia toracica e ad esami del sangue che comunque ancora non evidenziavano niente di anormale. La svolta, però, è arrivata poco dopo, quando si è proceduto con nuovi esami del sangue nel laboratorio dell'ospedale di Firenze dove, si è proceduto con lo "striscio" del sangue, individuando la causa dei problemi dell'uomo. La diagnosi è arrivata. Si trattava di Malaria criptica severa di Plasmodium falciparum che ha un periodo di incubazione tra i sette e i dieci giorni, come mostravano chiaramente al microscopio i globuli rossi infettati dalla malattia trasmessa dall'anofele, tra l'altro uno dei tipi più aggressivi che deve essere trattata immediatamente.
Nello specifico gli esami hanno rivelato la presenza di trofozoiti di P. falciparum con una parassitemia dello 0,5%. PCR confermato Monoinfezione da P. falciparum, il protozoo che provoca la forma più diffusa di malaria nel continente africano dove determina il 75 per cento del totale dei casi di infezione registrati. Una diagnosi fatta però in ritardo. Il paziente è stato indirizzato all'Unità Malattie Infettive e Tropicali con la diagnosi di malaria grave (emoglobina (Hb) <7 g / dL e parassitemia> 0,2%. Tempestivamente gli è stato somministrato per 2 giorni dell'artesunato per via endovenosa e successivamente della diidroartemisina orale -piperaquina per 3 giorni. Sono state trasfuse due unità di globuli rossi concentrati. Le condizioni del paziente sono migliorate al punto da poterlo dimettere pochi giorni dopo.
Il caso è stato notificato alle autorità sanitarie pubbliche (la malaria è una malattia obbligatoria notificabile in Italia) e confermata microscopicamente dall'Istituto Nazionale della Sanità, Roma.
Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", ricorda che la malaria si contrae attraverso la puntura di una zanzara del genere anofele e nel nostro paese non è mai stata rilevata la circolazione del vettore. In Italia non c'è al momento alcun allarme malaria, ma occorre capire il prima possibile la modalità di trasmissione del parassita. Ad oggi non sono state identificate zanzare infette in grado di trasmettere il parassita anche se non si può escludere che l'aumento delle temperature che i cambiamenti climatici hanno fatto registrare anche da noi potrebbe in linea teorica favorirne un ipotetico adattamento nel nostro Paese. Ma è un'evenienza ancora tutta da studiare. Sì dunque a indagini e controlli perché il rischio zero non esiste, ma niente allarmismi.
(16 ottobre 2018)
Al via tra giochi, musica e letture le attività educative per i bimbi da 0 a 3 anni. L'iniziativa, avviata nel reparto di Oncoematologia dell'Unità operativa di Pediatria, fa parte del Programma educativo Intesa Sanpaolo rivolto ai bambini ricoverati per lunghi periodi.
Bologna -
Aiutare i bambini, e le loro famiglie, in un momento particolarmente difficile della vita: quello in cui i più piccoli sono costretti a lunghi ricoveri in ospedale, a causa di gravi malattie o per la necessità di sottoporsi a cure pesanti. Nato con lo specifico obiettivo di superare il rischio di isolamento sociale e psicologico che può derivare dalla lungodegenza, questo progetto educativo e di socializzazione ideato da Intesa Sanpaolo, prende corpo anche in Emilia-Romagna, a Bologna, al reparto di Oncoematologia dell’Unità operativa diPediatria del Policlinico di Sant’Orsola.
Dove, questa mattina, è stato inaugurato uno spazio appositamente allestito e ha preso il via il programma di attività. Presenti al taglio del nastro Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Emilia-Romagna, Giuliano Barigazzi, assessore alla Sanità e al Welfare del Comune di Bologna, Antonella Messori, direttore generale del Policlinico S. Orsola, Andrea Pession, direttore dell’Unità operativa Pediatria, Elena Jacobs, responsabile del settore “Valorizzazione del Sociale” di Intesa Sanpaolo e Michela Burattini,amministratore delegato della Cooperativa sociale Solco che gestisce il servizio.
Il progetto è destinato ai bambini, da 0 a 36 mesi, ricoverati per lunghi periodi ed è realizzato da personale specializzato: compatibilmente con le esigenze di cura e assistenza medico-infermieristica, i piccoli pazienti sono coinvolti per alcune ore al giorno in attività educative e di gioco che si svolgono o nello spazio allestito all’interno della struttura ospedaliera o nelle stanze di degenza.
“Tutte le iniziative che possono sostenere i bambini più piccoli e le loro famiglie, soprattutto nei momenti di grande difficoltà come una grave malattia e un lungo ricovero, sono importantissime e vanno guardate con il massimo interesse- sottolinea Gualmini-. Parliamo di bambini già gravemente provati sul piano fisico, che potrebbero risentire del ricovero prolungato anche dal punto di vista psicologico e dello sviluppo sociale. È essenziale dunque fornire costantemente a questi bambini stimoli e attenzioni che li rassicurino, ricreando anche all’interno dell’ospedale una dimensione di normalità. Va in questa direzione- conclude la vicepresidente- il progetto di Intesa Sanpaolo, che ringrazio a nome della Regione Emilia-Romagna”.
L'esperienza di Bologna segue quelle già avviate in altri ospedali a Padova, Torino, Napoli e Monza, realizzate nell’ambito del “Programma educativo Intesa Sanpaolo per bambini lungodegenti” attraverso il quale il Gruppo bancario, che ha fornito gli arredi, il materiale didattico, i giochi e il personale, intende contribuire al benessere dei bambini in condizioni di particolare fragilità. /Ti.Ga
Fonte: Regione ER
Giornata nazionale della psicologia. Dal 10 ottobre al 10 novembre, un mese di colloqui informativi, incontri e workshop
Non un solo giorno, ma un mese di iniziative rivolte ai cittadini per celebrare – in concomitanza con la Giornata Mondiale della Salute Mentale – la Giornata Nazionale della Psicologia, promossa dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi e patrocinata dal Ministero della Salute.
Dal 10 ottobre al 10 novembre 2018, le psicologhe e psicoterapeute Amalia Prunotto e Samantha Vitali e la psicologa Arianna Gatti aderiranno all'iniziativa «Studi Aperti» con colloqui di informazione e consulenza gratuiti, su appuntamento, nei loro Studi in centro città.
Incontri e workshop sono pensati per favorire il dialogo tra professionisti ed utenti e per promuovere il benessere psicologico.
In linea con gli scopi della Giornata Nazionale, l'obiettivo è infatti quello di informare sulle più rilevanti ed emergenti tematiche di interesse psicologico e di far conoscere maggiormente ai cittadini ed alla comunità le potenzialità della Psicologia come scienza e come professione.
Per conoscere il programma, ricevere info e prenotare i colloqui:
Amalia Prunotto tel. 338 2795278; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ; www.amaliaprunotto.com
Samantha Vitali tel. 3930409920; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Arianna Gatti tel. 3280594658; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Vaccini. Conferma dell'obbligo, il presidente Bonaccini e l'assessore Venturi: "Una vittoria del buonsenso e della scienza. E la conferma che avevamo ragione quando in Emilia-Romagna lo introducemmo due anni fa". Dopo l'emendamento della maggioranza al Milleproroghe che cancella il rinvio di un anno. "Una decisione che mette al riparo il tema della salute pubblica dal dibattito politico. Insensato opporsi a quanto sostiene l'intera comunità scientifica"
Bologna - "E' innanzitutto la vittoria del buonsenso: è la risposta giusta alle tante richieste di medici, pediatri, esperti di sanità, ma anche di famiglie e dirigenti scolastici, che a più riprese avevano contestato una scelta rischiosa per la salute dei più piccoli e dell'intera collettività. E sarebbe una vittoria anche per noi, la conferma della correttezza della scelta che avevamo fatto come Regione: l'Emilia-Romagna, lo ricordiamo con orgoglio, ha aperto per prima un percorso con l'approvazione della legge regionale sull'obbligo vaccinale per l'iscrizione ai nidi nel novembre 2016, anticipando la normativa nazionale".
E' quanto affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l'assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, commentando la notiziadella presentazione, da parte della maggioranza parlamentare, di un emendamento al Milleproroghe che sopprime il rinvio di un anno dell'applicazione del divieto di frequenza scolastica in assenza delle vaccinazioni obbligatorie, introdotto al Senato.
"Non abbiamo mai avuto dubbi in proposito- aggiungono-: la salute pubblica va tutelata, in particolare quella dei bambini, soprattutto dei più deboli. Questo ci ha portato ad avviare un percorso complesso, che alla fine ci ha premiato: ad oggi, in Emilia-Romagna la copertura vaccinale complessiva contro le quattro malattie per le quali abbiamo introdotto l'obbligo regionale, e dunque difterite, tetano, poliomielite ed epatite B, ha superato il 97% tra i nati nel 2016. Oltre la soglia di sicurezza del 95% indicata dall'Organizzazione mondiale della sanità. Non possiamo, dunque, che essere profondamente soddisfatti- concludono Bonaccini e Venturi-, perché questa, lo ripetiamo, è una vittoria del buonsenso ma anche della scienza e delle istituzioni sanitarie. Una decisione che, giustamente, mette al riparo il tema della salute pubblica da quello che sono confronto e polemica politica".
Il 25 agosto scorso due pazienti ricoverati nel Reparto di Rianimazione dell'Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia sono deceduti per morte cerebrale a poche ore di distanza l'uno dall'altro. La legge italiana prevede che dopo la diagnosi di morte cerebrale seguano sei ore di osservazione, all'inizio e alla fine delle quali è prevista l'esecuzione di un Elettroencefalogramma e la valutazione di apposita commissione di specialisti nominata dalla Direzione Sanitaria dell'Ospedale.
"La Rianimazione e tutto l'Ospedale si sono preparati ad affrontare una situazione che, seppure già vissuta lo scorso mese di ottobre, si presentava comunque impegnativa" spiega Laura Favilli, medico anestesista del Santa Maria Nuova e coordinatore locale per i prelievi e trapianti di organi "Due osservazioni contemporanee di morte cerebrale comportano un complesso percorso clinico e organizzativo".
L'impegno straordinario ha coinvolto circa cinquanta professionisti tra medici e infermieri, in particolare rianimatori, anestesisti, cardiologi, medici di direzione sanitaria, personale di laboratorio e di sala operatoria, neurologi, oculisti, chirurghi vascolari, tecnici di elettrofisiologia.
Le procedure di donazione si sono concluse circa 30 ore dopo i decessi dei pazienti, consentendo di prelevare e trapiantare in altrettanti pazienti in lista d'attesa un fegato e quattro reni. Inoltre le cornee, la cute, i segmenti vascolari e ossei e le valvole cardiache sono stati trasferiti nelle rispettive Banche della Regione in attesa di essere destinati.
"Il risultato ha rappresentato, ancora una volta, lo stimolo a proseguire su questa strada" conclude Favilli "Il percorso della donazione è sempre complesso ma l'impegno professionale e umano è certamente compensato dalla certezza di avere contribuito a restituire la salute a tante persone in attesa".
Un pensiero particolare va alle famiglie dei donatori che, pur in un momento di grande dolore, hanno saputo compiere un gesto generoso e di alto valore sociale.
Fonte: Azienda Usl Reggio Emilia
Nella giornata odierna è stato confermato un caso di West Nile in una paziente anziana ricoverata all'ospedale di Piacenza, in Malattie infettive.
Piacenza 25 agosto 2018 - Il virus deriva il suo nome dal distretto ugandese dove è stato isolato per la prima volta: la sua circolazione in tutto il territorio regionale è oggetto di costante monitoraggio ed è comunque in calo in Emilia Romagna. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente quelle comuni, del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all'uomo. La rete di sorveglianza è continua e coordinata a livello locale dal Settore controllo infestanti del Dipartimento di Sanità pubblica dell'Ausl di Piacenza. La situazione nella provincia di Piacenza è stata relativamente tranquilla per tutta l'estate. Sul nostro territorio la circolazione del virus è stata sempre minore rispetto ad altre zone e il lieve rialzo degli ultimi giorni ci mantiene al di sotto delle medie regionali.
Incubazione e sintomi
Nell'uomo, la malattia ha un'incubazione di pochi giorni ed i sintomi sono inapparenti nell'80% dei casi; quando si manifesta, si riscontra febbre elevata con malessere generalizzato, dolori muscolari e articolari, fino a casi di encefalite.
Queste due ultime evenienze sono fortunatamente molto rare (circa 1 su mille).
Nella maggior parte dei casi con sintomatologia, il malato si ristabilisce in circa una settimana, mentre nei casi più gravi possono residuare danni neurologici più o meno importanti. In Emilia Romagna si sono riscontrati da giugno a oggi una decina di casi di malattia umana con forma grave neuroinvasiva: a Piacenza si tratta della prima paziente accertata.
Prevenzione
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l'esposizione alle punture di zanzare.
Pertanto è consigliabile proteggersi ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:
· usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all'aperto, soprattutto all'alba e al tramonto
· usando delle zanzariere alle finestre
· svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
· cambiando spesso l'acqua nelle ciotole per gli animali
· tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
La malattia neuroinvasiva da West Nile virus si manifesta prevalentemente negli ultrasessantenni con un rischio che incrementa al progredire dell'età e nelle persone con diabete, ipertensione, malattia renale e con patologie che determinano immunodepressione; è quindi necessario porre particolare attenzione a luoghi ove questa tipologia di cittadini vive e si concentra.
Non è necessario operare una disinfestazione con prodotti per eliminare gli insetti adulti in un'area definita attorno alla residenza dei soggetti ammalati perché, a differenza di quanto succede con altre malattie virali trasmesse da zanzare (Chikungunya, Dengue o Zika), l'uomo non contribuisce a diffondere la malattia.
Nella situazione attuale è opportuno attuare comportamenti corretti sia rispetto alla protezione dalle punture sia alle misure di contrasto alla proliferazione delle zanzare. Si precisa che alla fine dell'estate le zanzare comuni (Culex) cominciano a pungere anche al crepuscolo e non solo in ore notturne.
Terapia e trattamento
Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.
In riferimento alla morte di Giancarlo Benatti, deceduto improvvisamente alle prime ore di martedì 21 agosto nella propria abitazione, l'Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena si unisce al cordoglio dei famigliari e delle Istituzioni cittadine.
Come noto, poco prima del decesso, il sig. Benatti si era rivolto al Pronto soccorso - Osservazione breve intensiva dell'Ospedale Civile di Baggiovara su consiglio del medico curante per un'intensa sintomatologia dolorosa, correlata a una patologia da tempo nota, risultata non trattabile al domicilio.
A seguito delle cure praticate e dopo prolungato periodo di osservazione, le condizioni cliniche del paziente sono risultate in progressivo miglioramento e ne hanno consentito la dimissione.
Le prime risultanze degli approfondimenti interni svolti dall'Azienda non hanno evidenziato criticità nel percorso diagnostico-terapeutico del paziente. L'AOU di Modena attende con fiducia gli esiti delle indagini avviate dalla Magistratura competente.
(Ufficio stampa Policlinico di Modena)
118 in soccorso notturno: atterrati al Maggiore i primi due pazienti. Stamane alle 10,30 commemorazione in ricordo di Claudio Marchini, Annamaria Giorgio, Corrado Dondi e Angelo Maffei, scomparsi 28 anni fa con lo schianto dell'elicottero sul Ventasso
Arrivate nella notte due pazienti. I soccorsi chiamati dall'appennino piacentino e da Monchio delle Corti. Grazie a nuovi fasci di luce che permettono il volo con modalità analoghe al giorno
Due gli interventi in volo notturno con tecnologia ad intensificatore di luce per il servizio di Elisoccorso della Centrale 118 di Bologna, nella notte tra giovedì 16 e venerdì 17, nelle provincie di Parma e Piacenza. Entrambi i pazienti hanno come destinazione il Maggiore.
Alle 23.25 di giovedì 16 agosto, infatti, arriva al 118 la chiamata per una donna in gravidanza: la chiamata parte da una frazione del comune di Morfasso, nell'appennino piacentino, troppo lontano per il trasporto in ambulanza fino all'Ospedale. Così l'elicottero del 118 decolla da Bologna: sono le 23.53, a bordo due piloti - uno in più rispetto all'equipaggio diurno - un infermiere coordinatore, un medico e un secondo infermiere. A mezzanotte e mezzo l'elicottero è sul posto; caricata la paziente, il volo riprende con destinazione il Maggiore di Parma, dove il reparto di Ostetricia è già allertato per accogliere la donna.
Poche ore dopo, alle 2.39 il mezzo riprende il volo, stesso equipaggio: questa volta, la destinazione è Monchio delle Corti. La chiamata parte da Valditacca, dove una donna accusa un forte dolore al petto e la guardia medica valuta necessario un intervento tempestivo. L'arrivo del volo è alle 3.29; anche in questo caso, è la tecnologia installata sui caschi dei piloti che permette l'illuminazione della piazzola come se fosse pieno giorno a farla atterrare alle 4 del mattino al Maggiore. All'ospedale di Parma i professionisti valutano le sue condizioni. Le operazione di volo, decollo, atterraggio, coordinamento delle ambulanze a terra, e allerta dei reparti ospedalieri sono coordinate minuto per minuto dalla Centrale operativa 118 Bologna –Emilia est- in connessione con quella di Parma che, seguendo in modo virtuale il soccorso, garantiscono sicurezza e efficienza.
Monchio delle Corti è una delle undici piazzole della provincia di Parma che è autorizzata per il volo di notte, oltre alla piazzola all'interno dell'area ospedaliera. Le altre sono Bardi, Bedonia, Berceto, Bore, Borgo Val di Taro, Corniglio, Lagrimone, Fidenza, Fornovo di Taro e Varsi, una rete di soccorso tessuta con i Comuni che aumenta le possibilità di salvare una vita o di rendere meno negativa la prognosi.
Parma abbraccia Charlie Alpha, commemorazione delle vittime - In ricordo di Claudio Marchini, Annamaria Giorgio, Corrado Dondi e Angelo Maffei, scomparsi 28 anni fa con lo schianto dell'elicottero sul Ventasso
Sabato 18 agosto alle ore 10.30 dinnanzi al cippo di via Casati Confalonieri si terrà la consueta cerimonia di commemorazione delle vittime dell'equipaggio del volo che si schiantò sul monte Ventasso 28 anni fa: il pilota Claudio Marchini, il medico anestesista Annamaria Giorgio, gli infermieri Corrado Dondi e Angelo Maffei alla presenza dei colleghi e delle autorità cittadine. Alla commemorazione parteciperanno anche il dottor Pietro Manotti e il dottor Leonardo Marchesi, in rappresentanza, rispettivamente, della direzione dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria e dell'Ausl di Parma.
Interrogazione del Consigliere Regionale Michele Facci su infezione da West Nile. Il sottoscritto Consigliere Regionale Michele Facci.
Premesso che:
- Secondo gli ultimi dati riportati dalla stampa locale, dal mese di giugno 2018 ad oggi in Emilia-Romagna vi sono stati 25 casi noti di infezione per febbre da "West Nile", di cui 12 nell'area metropolitana di Bologna. Diciassette di questi casi avrebbero riguardato soggetti donatori di sangue. Nella provincia di Ferrara vi sono stati invece ben tre decessi nel giro di poco più di un mese;
- La trasmissione del virus avviene tramite la zanzara del genere Culex, da sempre molto diffusa nel territorio del Delta del Po, ed è particolarmente favorito dal clima subtropicale degli ultimi mesi, specie nelle zone di campagna;
- Il sistema regionale di sorveglianza dell'Emilia-Romagna avrebbe confermato la sussistenza dei presupposti per una condizione endemica nei territori tra Rovigo (in Veneto vi sono stati oltre 50 casi di febbre West Nile fino ai primi giorni di agosto, di cui 19 mediante forme neuroinvasive) e Ferrara, dovuta alla diffusa circolazione del virus;
Considerato che
- Gli animali portatori del virus "killer" sono stati individuati in diverse tipologie di volatili, alcune delle quali molto diffuse nei nostri territori, come corvi e gazze;
- Secondo quanto riferito dal reparto di infettivologia dell'Azienda ospedaliera universitaria di Ferrara, la massiccia presenza di corvi e gazze lungo l'argine del Po dovrebbe suggerire l'introduzione di forti forme di contrasto al fenomeno, come nuove vaccinazioni per l'uomo, ed efficaci piani di controllo per i volatili;
Tutto ciò premesso,
INTERROGA
La Giunta per sapere
- chiede quale sia il giudizio dell'Assessorato competente in ordine al progressivo aumento delle infezioni letali da febbre West Nile, e quali siano le misure di prevenzione e di contrasto che l'Amministrazione regionale, tramite i propri Dipartimenti e settori specifici, intende adottare;
- chiede se sia già allo studio dei settori preposti un piano straordinario di abbattimento dei volatili ritenuti tra i principali portatori del virus, ovvero delle zanzare del genere Culex che ne costituiscono il vettore finale;
- chiede inoltre se l'amministrazione, di fronte a questa nuova emergenza sanitaria, non ritenga necessaria la previsione di nuove forme di profilassi per l'uomo, da condividere con i competenti Dipartimenti sanitari e con l'Istituto superiore di Sanità.
Il Consigliere
(Avv. Michele Facci)
Distribuzione diretta di farmaci - Interviene Federfarma di Reggio Emilia per voce del Presidente Dante Baldini. "Noi da tempo diciamo che ci sono parti dell'accordo tra noi e l'Asl (non tutte) che non sono rispettate"
Reggio Emilia, 3 agosto 2018 -
"Il dr.Busani paventa a torto una montagna di menzogne, ma sarebbe meglio che guardasse alla realtà dei fatti- dichiara il dr. Dante Baldini, presidente di Federfarma Reggio Emilia, in risposta all'intervento del dr.Corrado Busani, direttore del servizio farmaceutico dell'Asl- . Noi da tempo diciamo che ci sono parti dell'accordo tra noi e l'Asl (non tutte) che non sono rispettate, e che ci sono modi di fare che comportano elevati costi sociali e sprechi. Intanto, la distribuzione diretta di farmaci da parte degli ospedali doveva diminuire, mentre invece è aumentata. A livello nazionale, il 60% dei farmaci viaggia al di fuori del canale farmacia. Se crediamo alla funzione di servizio pubblico delle farmacie, dobbiamo invertire questa tendenza, altrimenti aspettiamoci sempre più chiusure e fallimenti di farmacie medio piccole e di montagna, con tutto quel che ne consegue. E ciò, grazie al comportamento dell'Asl. Ma non è tutto: l'Asl dovrebbe distribuire solo i farmaci necessari al primissimo periodo post dimissione, ma spesso fornisce sporte zeppe di confezioni. E ancora: non vengono distribuiti solo farmaci ospedalieri o di fascia A, ma spesso anche quelli di fascia C (quelli a pagamento), e che teoricamente coprono lunghissimi periodi di cura, col rischio, che spesso si concretizza, di spreco al cambio appunto di terapia. Abbiamo fogli di dimissione che annotano, come quantità consegnata in una volta sola, 120 scatole di Lasix, 30 di Coumadin e altrettante di Avodart. Che regola hanno seguito queste consegne? Qualcuno in provincia recentemente ha gettato negli scaduti 17 scatole di Aldactone, due di Arixtra fiale, quattro di Vfend compresse da 200 (oltre 1700 euro a scatola, anche se la Asl compra i medicinali a prezzo scontato in modo variabile, un prodotto che in farmacia non si può vendere con la mutua, ma grazie al comportamento dell'Asl sono stati buttati via, solo in quella situazione, potenzialmente quasi 7mila euro di medicinali). C'è poi un altro aspetto: coi propri ricettari privati, i medici di base indicano ai pazienti, e lo scrivono e firmano a chiare lettere, di andare nelle farmacie ospedaliere, e si rifiutano di fare ricette per poterli ritirare nelle farmacie di paese o di quartiere più comode. Ricordiamo, come ha detto anche il nostro sindacato a livello nazionale, che questo è un atto contro la legge, perché va contro il principio della libera scelta della farmacia da parte del paziente. Sono fatti che vanno contro gli accordi presi, non sono menzogne. Lo abbiamo segnalato più volte alla Asl, ma le cose, da questo punto di vista, peggiorano sempre di più".
- Un documento allegato in pdf -
(Federfarma Reggio Emilia 3 agosto 2018)
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