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Martedì, 10 Marzo 2015 18:49

Per Bacco che promozione!

Da StePa la promozione di marzo parte dalla Puglia. Unica Bianco e Unica Rosso.

- Unica Bianco, il seducente bianco dal blend di Bombino Bianco e Falanghina, i vitigni legati alla tradizione pugliese. Un intenso profumo di frutti esotici e floreali che ben si accoppiano con i frutti di mare crudi, crostacei e formaggi delicati.


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- Unica Nero di Troia - Primitivo Puglia I.G.T., un rosso rubino di forte intensità e carattere d'origine pugliese. Note balsamiche e speziate lo rende piacevole e immediato. Si abbina naturalmente con piatti dal gusto forte e deciso ed è ottimo con verdure grigliate e involtini di peperoni.


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Pubblicato in Vino

Cibus Agenzia Stampa Elettronica Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 10 8 marzo 2015

SOMMARIO Anno 14 - n° 10 08 marzo 2015

(In allegto il pdf scaricabile)

1.1 editoriale 8 marzo. E' qui la festa?
3.1 materie prime Il recupero del dollaro influenza i valori e accresce l'incertezza.
4.1 agroalimentare AgrOsserva: agroalimentare, prospettive più favorevoli nel 2015
5.1 cereali Cereali, continua l'indecifrabilità. Dallo sciopero brasiliano a quello argentino
6.1 Lattiero caseario Ancora più su i derivati del latte. Leggera flessione a Milano per la crema uso alimentare
7.1 olio ENOLITECH 2015, uno sguardo sule tecnologie per le cantine e i frantoi di domani.
7.2 expo2015 Mc Donald's e Coca-Cola, le mani sopra l'Expo2015
8.1 Mais & Soia Dati previsionali
9.1 vinitaly ricerche Vino, i segnali che fanno ben sperare per il 2015.
9.2 vino Lambrusco, Sangiovese e Pignoletto i più venduti in Emilia Romagna.
10.1 vino Concorso enologico internazionale, passpartout per expo2015

Cibus 10 COP

Crescita delle vendite di qualità in GDO e la rinascita delle enoteche. Dal mercato interno, che vale ancora metà del fatturato delle cantine e si conferma una vetrina per l'estero, arrivano segnali in controtendenza al calo dei consumi.

Verona, 6 marzo 2015 – In quantità e valore, il vino italiano che finisce nel mercato interno è la metà del totale prodotto. Un elemento ormai stabilizzato da anni e che fa del mercato tricolore, quello più importante per i produttori del Belpaese. Anche se abituati ad enfatizzare i successi dei vini italiani all'estero, il mercato domestico continua a mantenere un'importanza non solo in termini numerici, ma anche strategici.
Una buona presenza nel mercato di casa, analizzato dall'Osservatorio di Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del mondo del vino in programma con la 49ª edizione a Veronafiere dal 22 al 25 marzo ( www.vinitaly.com ), funziona infatti come decisivo propellente promozionale verso l'estero.

Non bisogna tacere, però, sulle difficoltà obiettive che pure caratterizzano la vendita del vino in Italia. Da un lato, un sempre maggiore assottigliamento dei consumi interni pro capite, ormai avviati a raggiungere una quota inferiore ai 30 litri all'anno, dall'altro la situazione ancora delicata dell'economia complessiva con influssi negativi anche sul mondo del vino.

Esistono, tuttavia, anche segnali in controtendenza che fanno ben sperare per il 2015, soprattutto dai consumi di qualità nelle vendite di vino nella Gdo, come dimostrato dai primi risultati della ricerca IRI per Vinitaly che verrà presentata nel dettaglio lunedì 23 marzo.

(Fonte VeronaFiere )

Le anticipazioni della ricerca IRI che verrà presentata a Vinitaly – Il Lambrusco anche sul podio dei vini più venduti a livello nazionale. Le anticipazioni della ricerca IRI che verrà presentata a Vinitaly.

Verona, 4 marzo 2015 – Lambrusco, Sangiovese e Pignoletto sono i vini più richiesti nel 2014 dagli emiliani nei supermercati della regione, come si legge nella classifica elaborata dall'Istituto di ricerca IRI per Vinitaly (vedi tabella 1). Il Lambrusco si conferma anche come uno dei vini più amati dagli italiani con i suoi 12 milioni e mezzo di litri venduti, nonostante una flessione nelle vendite (tabella 4).

La ricerca IRI evidenzia che a livello nazionale si manifestano segnali di miglioramento nel 2014 per le vendite di vino nella Grande Distribuzione, che invertono la tendenza negativa del 2013 e degli ultimi anni e fanno ben sperare per il 2015.

Il dato globale del vino confezionato fino a 75cl segna un + 1,5% a valore ed un + 0,2% a volume. Le bottiglie da 75cl a denominazione d'origine spuntano un + 1,3% in valore per i vini a denominazione d'origine in bottiglia da 75cl, ed un – 0,7% a volume, nel 2013 si era arrivati a – 3,2% (vedi di seguito tabella 1 e 2). Queste le prime anticipazioni della ricerca dell'IRI che verrà presentata a Vinitaly, a Verona dal 22 al 25 marzo.

La ricerca indica quali sono i vini più amati dagli italiani nel 2014, grazie alla classifica dei vini più venduti nella Grande Distribuzione. In vetta troviamo Chianti e Lambrusco, che da anni conquistano le prime posizioni del podio, ma che mostrano una flessione delle vendite a volume. Al terzo posto Il Vermentino, un bianco che continua a crescere di anno in anno. Buone le performances del Prosecco, del Nero d'Avola, del Muller Thurgau e del Traminer (vedi tabella 4).

Tra i vini "emergenti", cioè con maggior tasso di crescita nel corso del 2014, troviamo ai primi posti i vini marchigiani/abruzzesi Pecorino e Passerina, e il siciliano Inzolia. Entra in questa classifica, per la prima volta, il laziale Orvieto (vedi tabella 5).

"La questione fondamentale per il 2015 ed i prossimi anni è la difesa del valore da parte delle cantine e della Grande Distribuzione – ha commentato Virgilio Romano, Client Service Director IRI - La rincorsa dei volumi come prevalente obiettivo di crescita rischia di rivelarsi controproducente. Quindi sì alle promozioni, ma con intelligenza strategica.

"La difesa del 'valore' – ha spiegato ancora Romano - passa dalla difesa dei prezzi. Ogni prezzo deve riflettere un sano equilibrio di bilancio, bilancio in cui alle principali voci di costo deve aggiungersi sempre più quello della comunicazione, che deve avere tra i suoi obiettivi quello di trovare i consumatori di vino del domani".
Un tema sul quale sta riflettendo anche la Grande Distribuzione e di cui si parlerà nella tradizionale tavola rotonda di Vinitaly che vede confrontarsi produttori e distributori (organizzata da Veronafiere in collaborazione con IRI). Ecco il commento del rappresentante di Federdistribuzione (la più grande associazione di catene distributive) a Vinitaly 2015 Angelo Corona, (anche Direttore Acquisti PL di Finiper): "Il tema di come calibrare le promozioni è fondamentale. Occorre sostenere i consumi, non solo di vino, ma senza drogare il mercato e senza annullare la percezione del giusto prezzo, che i consumatori devono mantenere. Il 2014 ci offre qualche segnale positivo, come la crescita a volume e valore della bottiglia fino a 75cl, fatto che non avveniva da anni".

"Su questi segnali occorre lavorare per dare continuità – ha aggiunto Corona - va ripensato il display dello scaffale, per abbinare un assortimento profondo con criteri che rendano facili la lettura dell'esposizione e la scelta. La comunicazione va migliorata e resa più efficace, sia lavorando sullo scaffale, sia con 'app' per gli smartphone, introducendo degustazioni e settimane del vino regionale. O evidenziando il corner del vino biologico che nei supermercati è ancora di nicchia, ma è cresciuto nel 2014 dell'11,3% a volume ed ha raggiunto i 1.432.000 litri venduti".

Di seguito le prime 5 tabelle della ricerca dell'IRI. A Vinitaly verranno presentate anche le altre statistiche di IRI sul vino biologico, sul vino a marca del distributore, sulle vendite di vino per colore (rosso/bianco) e sui vini più venduti sul totale del confezionato.
__________________________________
NOTA: le vendite in volume sono espresse in litri, quelle in valore in euro
Tabella 1: Classifica delle tipologie più vendute per regione

1 Tipologie vendute

Tutte le tabelle bubblicate in GALLERIA IMMAGINI - 


(Verona Fiere - Tabelle Fonte: Infoscan Census®: totale Italia Ipermercati+Supermercati+Libero Servizio Piccolo - Anno Terminante 28Dic 2014; con fatturato nell'anno > 3 milioni di euro e > di 500.000 litri)


Dal 12 al 16 aprile 2015. Le iscrizioni aperte sino al 25 marzo 2015.

Verona, 2 marzo 2015 - Il 2015 è un anno speciale per il Concorso Enologico, giunto alla 22a edizione in programma a Veronafiere dal 12 al 16 aprile: la più importante competizione enologica mondiale ( www.vinitaly.com ) si svolgerà infatti dopo il 49° Vinitaly (22/25 marzo) e non prima, come da tradizione, per creare un ponte ideale con l'Expo 2015 dove, per la prima volta nella storia della Esposizione universale, vi sarà un intero padiglione dedicato al vino.

«Il 2015 è un anno straordinario per l'immagine del vino italiano nel mondo – spiega Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere –. Su incarico del Mipaaf siamo impegnati nella realizzazione del Padiglione "Vino - A taste of Italy" sull'esperienza vitivinicola italiana. Pertanto, lungo la linea tracciata con l'accordo di giugno del 2013 con l'Union des Grands Crus de Bordeaux per l'armonizzazione dei calendari internazionali delle grandi fiere del vino per favorire le attività degli operatori del settore, abbiamo organizzato il nostro calendario di eventi dedicati al vino, in Italia e all'estero, per renderli sinergici con l'appuntamento milanese. Così abbiamo pensato di organizzare il Concorso Enologico Internazionale dopo Vinitaly e non prima per dare ai vini italiani vincitori di medaglia un'opportunità unica di visibilità».

La collocazione temporale della competizione a due settimane dall'inaugurazione di Expo 2015 rappresenta infatti una ulteriore opportunità di valorizzazione dei vini italiani presso un pubblico di milioni di persone provenienti da ogni parte del mondo.
Tra le iniziative in programma nel Padiglione del Vino, sono previste la consegna dei Premi Speciali assegnati a vini italiani con una cerimonia organizzata da Vinitaly, la presentazione e degustazione dei vini italiani vincitori delle Gran Medaglie d'Oro e delle Medaglie d'Oro e una specifica sezione dedicata ai vini premiati nell'applicazione per smartphone e tablet riservata al Padiglione Vino - A Taste of Italy.

Il Concorso si svolge con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e del Ministero dello Sviluppo Economico italiani, dell'Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV), dell'Union Internationale des Oenologues (UIOe) e della Commissione dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo.

Fina dalla prima edizione, Veronafiere si avvale di Assoenologi per l'organizzazione delle selezioni dei vini. La competizione manterrà il suo storico rigore, caratteristica che l'ha resa famosa internazionalmente. Ogni anno solo il 3% dei vini sottoposti a giudizio viene premiato con una medaglia o con un gran menzione e proprio questa selettività ha reso il concorso il più partecipato e il più longevo al mondo.

Nel corso dell'edizione 2014 sono stati giudicati circa 2.600 vini provenienti da 30 Paesi produttori. Ventuno le commissioni per un totale di 105 giurati tra enologi e giornalisti specializzati provenienti da 40 Paesi. Durante le selezioni sono stati utilizzati complessivamente 20.000 bicchieri e sono state compilate 17.095 schede di valutazione pari a 244.000 giudizi parziali. Per la compilazione delle schede, il Concorso Enologico Internazionale è l'unico tra le competizioni di pari livello ad utilizzare dei supporti informatici. Nel 2014, infatti, come elemento di ulteriore trasparenza, sono stati utilizzati per la prima volta dei tablet; un'iniziativa che ha accolto il favore dei giudici.

Le iscrizioni al concorso sono aperte fino al 25 marzo.
(Servizio Stampa Veronafiere)

Domenica, 08 Febbraio 2015 10:05

Export. Prendere esempio dal vino...

Il valore medio del venduto extra-Ue è quasi doppio di quello UE. Studio Sapienza: se l'Italia avesse la stessa crescita del vino il PIL sarebbe cresciuto di 500 miliardi.
Grandi Marchi. Crescite a 3 cifre in extra UE. Bene anche i mercati di sbocco.

Roma, 3 febbraio 2015 – "Il Pil italiano avrebbe oggi 500mld di euro in più se fosse cresciuto quanto l'export di vino made in Italy dal 2007 al 2013".

A dirlo è Alberto Mattiacci, ordinario di Economia a la Sapienza di Roma, autore della ricerca sull'export del vino realizzata per l'Istituto italiano del vino di qualità Grandi Marchi presentata oggi a Roma, citando il dato dell'ufficio studi economici BNL.

I numeri dell'export italiano sono per il professore "un caso di successo imprenditoriale e amministrativo", con una crescita dal 2008 al 2013 del 45% a valore e del 23% a volumi. Un incremento netto e strutturale ma anche qualitativo, perché "gli incrementi a valore superano quelli a volume, segno di una crescita costante della qualità del prodotto esportato". Un successo, infine, anche "intrinseco e pervasivo", perché in grado di assorbire sia la crisi post 2008 che l'effetto Euro e perché – cita la ricerca - i Paesi Terzi crescono più di quelli dell'area UE, sia a volumi (+32% circa) che a valori (+50% circa). In aggregato, inoltre, il valore medio del venduto sulle piazze extra-Ue è quasi doppio di quello UE.

Il focus sulle azioni di promozione realizzate dall'Istituto Grandi Marchi - l'associazione che riunisce le 19 cantine simbolo dell'enologia tricolore nel mondo e che dal 2004 al 2014 ha investito complessivamente circa 60 milioni di euro nella promozione del vino di qualità (di cui circa 1/3 con il sostegno della promozione UE) – si concentra sulle attività prodotte dal 2009 al 2013, da quando cioè l'Istituto è impegnato nei progetti dell'Ocm Vino Promozione.

I risultati – secondo lo studio – sono in certi casi netti e clamorosi, con impennate come il +562% registrato in Brasile e una crescita strutturale dell'export sui mercati globali pari al 41%. Successo anche sul fronte della penetrazione nei mercati, dove si è passati a triplicare il numero di Paesi Terzi coperti, che oggi rappresentano circa il 90% della domanda extra-UE di vino. Una politica manageriale che secondo quanto rilevato ha determinato da una parte un incremento dei fatturati in Paesi extra-UE di grandi prospettive – dal +88% in Russia, al + 133% in Cina e il +562% in Brasile - dall'altra un consolidamento dei mercati di sbocco, con ottime performance negli USA (+19%), in Canada (+25%), in Svizzera (+59%) e in Giappone (+79%).

Per il presidente dell'Istituto Grandi Marchi, Piero Antinori: "Da un punto di vista qualitativo ciò che ci contraddistingue è l'aver messo in cantiere, anche con i finanziamenti Ocm, dei progetti di penetrazione e presidio dei mercati, non semplicemente delle operazioni mordi e fuggi. Le nostre imprese – ha aggiunto - stanno investendo sui mercati più rilevanti e di maggiori prospettive future, esportando prodotto di qualità, generando valore di marca e Paese. La ricerca che abbiamo commissionato vuole essere uno strumento utile per aprire un tavolo di confronto sull'Ocm Vino Promozione – ha concluso Antinori – tra chi, come noi, ha dimostrato di aver lavorato per il bene comune e le istituzioni che rappresentano questo settore anche a livello politico nazionale e in sede UE".

La ricerca sottolinea come gli investimenti effettuati nel periodo di riferimento seguano un modello manageriale di azione, fatto di attività "consumer-oriented" per circa il 60% delle risorse utilizzate e di "market relation" con iniziative dirette agli stakeholder media, d'opinione e commerciali, per circa il 40%.

Per Mattiacci: "L'Ocm è una variabile esogena al sistema delle imprese, che a nostro avviso ha funzionato egregiamente e riveste un'importanza futura fondamentale. Non si comprende la ragione di certe critiche recentemente mosse a questo che ci piace definire uno strumento di politica industriale europea". Lo studio vede l'esperienza italiana nell'Ocm come una misura ancora perfettibile, se comparata con quella francese e spagnola. Tre le possibili aree d'intervento: la semplificazione delle procedure gestionali; l'introduzione di meccanismi di selezione dei player che accedono alla misura in ragione della loro capacità di usare i fondi su progetti solidi e di prospettiva; la costante verifica dell'impatto di medio termine della misura, a livello aggregato e di monitoraggio obbligatorio dei singoli progetti. La ricerca individua infine il profilo di un export italiano di valore che combina alcuni caratteri, ben rappresentati dai player dell'Istituto Grandi Marchi: è imbottigliato, frutto di presenza commerciale stabile e di una vendita attiva di offerte glamour. Questo modello dovrà continuare a crescere per sostituire gradualmente un altro modello presente nell'export italiano, fatto di sfuso e basic, frutto di attività di vendita one shot e spesso passiva.

Nel prossimo aprile, l'Istituto Grandi Marchi sarà promotore di un convegno di approfondimento su questa ricerca, destinato a tutto il settore del vino italiano.

Istituto del Vino Grandi Marchi:

Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca' del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D'Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.

Di Chiara Marando  - Parma 31 Gennaio 2015

Siamo in Franciacorta, territorio noto per la sua produzione spumantistica, ma anche per la bellezza della natura che lo contraddistingue, una distesa affascinante di vigenti che si perdono all’orizzonte seguendo il profilo delle colline.

Proprio qui, dall’alto della suggestiva posizione dalla quale domina i filari della collina Bellavista, sorge la Cantina Solive, una realtà che la famiglia Bariselli porta avanti dal 1898 lavorando con passione nel totale rispetto delle antiche tradizioni. Un amore profondo per il lavoro e la campagna, radici tramandate ormai da cinque generazioni,  insieme alla naturale capacità di condivisione ed accoglienza, sono i veri punti di forza di questa rinomata attività.

Ma non è solo la natura circostante a rendere la Cantina Solive un posto incantevole, anche l’intera struttura lascia piacevolmente stupefatti: una cascina ristrutturata che recupera le tradizionali architetture rurali alternando il mattone con la pietra, ma anche il legno con vecchi coppi in cotto. Per non parlare della zona degustazione ed invecchiamento, un vero e proprio museo del gusto dove perdersi tra gli aromi di un tempo passato dal quale lasciarsi ispirare.

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A seguire l’azienda oggi sono Giambattista e Francesco Bariselli, che portano avanti giorno dopo giorno l’eredità di famiglia con grande dedizione  e cura, perché il buon vino merita amore e pazienza. Qui arrivano i raccolti dai vigneti in proprietà, dislocati per oltre 30 ettari nelle tenute in Torbiato, Adro e Corte Franca. Quello che si viene a creare è una vasta scelta di ottimi prodotti capaci di soddisfare anche i palati dei veri intenditori: ogni bicchiere regala piacevoli sensazioni, sentori e profumi che si rivelano lentamente sorso dopo sorso.

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Tipicità come l’intramontabile Franciacorta DOCG Brut, un aroma intenso e fruttato richiamato dal gusto pieno, sapido e persistente, ideale per accompagnare aperitivi e piatti delicati, oppure il Franciacorta DOCG Satèn, con il suo caratteristico profumo di frutta matura che ne identifica la freschezza rendendolo perfetto con portate dal sapore deciso e corposo. Tra gli altri ci sono anche il Franciacorta DOCG Rosè, con un gradevole sentore di frutti rossi, il Curtefranca DOC Rosso, color rubino con note di amarena e prugna che ben si sposano con la carne e le zuppe, ed il Curtefranca DOC Bianco dal gusto ricco e sostenuto.

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Inutile dire che una visita alla cantina, con relativa degustazione, è d’obbligo per poter scoprire queste delizie nel loro luogo d’origine, respirarne l’essenza ed osservarne il percorso di lavorazione. La vera ciliegina sulla torta è la completa ospitalità che contraddistingue la famiglia Bariselli, un coinvolgimento che vi porterà a fare molti brindisi con altrettanti eccellenti bicchieri di vino, un lungo aperitivo direttamente in Cantina.

 

Cantina Solive

Via Calvarole, 15

25040 Corte Franca BS

Tel. 030 988 4201

www.solive.it

Pubblicato in Dove andiamo? Emilia

Ballotta (Business Strategies): "States mercato importante e con ampi margini di crescita, ma da affrontare con azioni mirate"

Cagliari, 5 dicembre 2014. Destinazione big spender USA per il Carignano del Sulcis che l'8 e il 10 dicembre vola a Boston e Chicago per una nuova tappa del progetto di promozione 'Carignano in the World' al fianco di AIE (Associazione Italiana Export). Due gli appuntamenti riservati a giornalisti, blogger, distributori e opinion leader americani del settore per scoprire, attraverso un percorso guidato di abbinamenti cibo-vino, i 5 prodotti di punta del Consorzio. Si parte lunedì 8 dicembre dalla Boston Symphony Hall con gli abbinamenti presentati dall'editor di The Tasting Panel Magazine e SOMMjournal, David Ransom, per proseguire mercoledì 10 dicembre all'Eataly's Baffo Restaurant con il lunch guidato dal wine writer Tom Hyland. Tra gli invitati anche le giornaliste Mary Ross (Chicago Herald e Wine Columnist) e Becky-Sue Epstein (Intermezzo Magazine e Palate Press). Obiettivo dell'iniziativa – che si inserisce nel progetto di promozione triennale del Consorzio formato dalle cantine Mesa, Calasetta, Santadi, Agripunica e Sardus Pater – è rafforzare la presenza sul mercato statunitense di un prodotto di nicchia (1,6 mln di bottiglie prodotte, pari allo 0,02% della produzione italiana) ma anche di forte identità territoriale e in grande ascesa in termini di riconoscimenti negli ultimi anni.

Per Silvana Ballotta, Ceo di Business Strategies, azienda leader che cura l'internazionalizzazione di oltre 400 imprese del made in Italy del vino e sostiene i partner di AIE: "Gli Usa sono il primo mercato di riferimento per il nostro Paese, che detiene la leadership con un export da 1 miliardo di euro per circa 3 milioni di ettolitri. Una piazza importante che offre ancora ampi margini di crescita se affrontata con azioni efficaci come degustazioni guidate, incontri con operatori e opinion leader, manifestazioni dedicate al consumatore finale".

Ad oggi il Consorzio Carignano del Sulcis – attraverso il piano triennale da 2 mln di euro 'Carignano in the World' - ha realizzato più di 20 eventi rivolti ai mercati di Cina, Stati Uniti, Giappone e Russia, con un investimento di oltre 1 milione di euro nei primi due anni di promozione. Il vino tipico della zona sud-occidentale della Sardegna, prodotto da antiche vigne che raggiungono anche 150 anni di età, fattura attualmente 9 milioni di euro di cui il 30% all'estero.

Domenica, 07 Dicembre 2014 08:25

Wine2wine: Il futuro del vino è la "coopetition".

Zonin. l'esportazione, Ue e soprattutto extra Ue, diventa una strada obbligata per la tenuta delle aziende italiane del vino.


Verona, 3 dicembre 2014 – «La svolta per il futuro del settore vino italiano si chiama coopetition. Cooperazione e competizione, infatti, sono oggi le chiavi strategiche per superare i due punti critici del nostro sistema produttivo e di promozione: frammentazione e dispersione».

A dirlo Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, in apertura di wine2wine (Veronafiere, 3-4 dicembre), il primo business forum sul vino nato dal know how di Vinitaly, che pone al centro della due giorni di lavoro dedicata agli operatori, l'informazione, il business e il networking.

Un settore, quello del vino, tra i più dinamici dell'economia italiana che accanto ai dati record dell'export (il 2014 si chiuderà con oltre 5 miliardi di euro) non nasconde le ombre derivanti anche dalla legislazione europea sui diritti di impianto che, dal 2016, saranno modificati con il sistema delle autorizzazioni.
«Negli ultimi 10 anni l'Italia ha perso 10mila ettari di vigneto all'anno – ha detto Domenico Zonin, presidente di Italiana Vini –. E le prospettive derivanti dalla nuova regolamentazione che entrerà in vigore nel 2016, se non sarà cambiata in chiave più flessibile, ci proiettano verso una ulteriore perdita stimata in 6000ha/anno. In questa situazione – ha concluso Zonin – l'esportazione, Ue e soprattutto extra Ue, diventa una strada obbligata per la tenuta delle aziende italiane del vino».

Tra le priorità del settore anche quella di 'fare squadra' sui mercati internazionali. Una sfida che per il presidente di Federvini, Sandro Boscaini, «non possiamo perdere soprattutto in vista dell'Expo 2015, dove l'Italia vitivinicola, se non vuole perdere la faccia, deve presentarsi unita».

All'apertura di wine2wine hanno partecipato anche Stevie Kim e Ian D'agata, di Vinitaly International.


Ufficio Stampa Veronafiere


Non esiste una ricetta unica per conquistare la Cina e non esiste un unico profilo di consumatore. Servono scelte mirate per convincere i cinesi ad acquistare e a bere vino italiano, ancora poco presente nelle filiere dell'horeca e soprattutto nel segmento del lusso.

Verona, 3 dicembre 2014 – 

È quanto emerso dal focus sul mercato cinese nella prima giornata di wine2wine (Veronafiere, 3-4 dicembre), il business forum per gli operatori del settore firmato Vinitaly, dove sono state tracciate le 'istruzioni per l'uso' con cui accedere al Celeste Impero dove il vino italiano ha ancora molto da esprimere.
Per Yang Lu, sommelier e wine director del gruppo Shangri-La Hotels e Resorts: «La Cina è una piazza in continua evoluzione dove la parola d'ordine è targetizzare.

Il brand Italia deve puntare a posizionare le proprie etichette nelle carte dei ristoranti e degli hotel ritenute garanzia di qualità e ad oggi monopolizzate dalla Francia, che si posiziona sulla fascia medio alta della popolazione». Non a caso la Francia detiene il 46% delle importazioni cinesi in valore, mentre l'Italia (5° Paese importatore) si ferma solo al 7% a pari merito con la Spagna, superata anche da Australia (15%) e Cile (11%).
Tra le aree di criticità del vino italiano in Cina, individuate da Yang Lu, anche quella degli «importatori, che devono essere in grado di portare in Cina non solo i grandi produttori vitivinicoli ma anche le altre eccellenze enologiche per tentare di appassionare un mercato potenziale da 3 miliardi di euro in totale».
Negli ultimi anni la Cina ha fatto un balzo in avanti sul fronte produttivo. Infatti, secondo quanto riportato a wine2wine da Judy Chan, presidente di Grace Vineyard, la prima cantina a conduzione familiare in Cina fondata nel 1997 e oggi considerata come uno dei migliori produttori di vino cinese «attualmente si contano 10 regioni a vocazione vinicola con circa mille vigne contro le 21 censite alla fine degli anni '90. Il maggiore produttore cinese realizza circa 150 milioni di bottiglie, ma il mercato è talmente vasto e complesso, anche dal punto di vista produttivo, che prospetta margini di crescita anche per i produttori locali».
(Fonte Ismea su dati Gta 2013).
Ufficio Stampa Veronafiere

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