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Domenica, 22 Aprile 2018 07:30

Il futuro?: si chiama "talento emotivo"

Per Platone, lo scopo della vita umana è scoprire i propri talenti e riuscire a realizzarli, perché il talento è come l'anima, è invisibile agli occhi.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 21 aprile 2018 - L'anima sceglie una strada per raggiungere la sua meta ma alla nascita si dimentica della destinazione e ogni giorno prende forma grazie al contatto con nuove scoperte.
Il talento è una abilità innata dell'uomo che si differenzia da individuo a individuo e che trova la sua vera identità quando è in grado di esprimersi in tutta la sua pienezza.

Il contesto, la mancanza di un habitat naturale e favorevole, limita l'azione del talento ampliandone o riducendone la portata alla sola parte visibile rinunciando completamente a esporre la sua parte invisibile.

Spesso rimane sommerso sotto la linea di galleggiamento del mare senza dare segno e prova di sé. Servirebbe imprimere una spinta verticale dal basso verso l'alto maggiore (Archimede direbbe pari) del peso del liquido spostato, per farla emergere e renderla disponibile all'organizzazione.

Piramide_talento.jpgImpiegare l'immagine dell'iceberg per rappresentare il talento conduce la mente delle persone a valutare la dimensione dell'abilità che è tenuta nascosta e al riparo dalla luce del sole. La perdita economica associata al mancato impiego del talento pone l'azienda nella condizione di esporsi al mondo esterno alla ricerca di soluzioni alternative.

I costi aumentano a dismisura riducendo la disponibilità di risorse finanziarie utili da destinare a presenti e futuri investimenti.

La dote sommersa non riesce ad affiorare in superficie grazie alla sola spinta promossa dal welfare aziendale, riconosciuta da molti, come l'unico strumento per entrare in contatto e disporre del talento dei dipendenti.

Bisogna agire sul clima, sul modello organizzativo e ponendo la persona al centro.
La mancata adozione di questi semplici strumenti non permetterà in nessun modo di accedere al talento di ogni singolo individuo.

Quando alla parola talento viene associato l'aggettivo "emotivo" nasce una coppia di termini in grado di impreziosire l'attitudine a valorizzare l'agire dell'uomo. Lo spirito si arricchisce della dimensione emotiva grazie al flusso di energia messa in campo dalla motivazione che spinge l'uomo al fare facendolo uscire dalla zona di comfort, togliendo la possibilità di sconfinare nell'oltre.

Il talento emotivo è un valore fondamentale per l'uomo fin dalle sue origini.

Quale era il significato di talento nel passato?: Nel mondo greco indicava una bilancia destinata a pesare il denaro associato ad un bene comune oggetto di scambio: maggiore era il peso più alto era il valore associato al denaro fino ad associarlo al valore del talento. L'Inclinazione ottenuta dalla rilevazione del peso la possiamo rappresentare oggi come la propensione dell'individuo verso la propria abilità.

Dobbiamo fare emergere il talento emotivo ed evitare che l'abilità non rimanga sommersa, come il ghiaccio di un iceberg, fornendo solo la dimensione ritenuta sufficiente dall'uomo per mantenere in vita il sistema delle relazioni sociali aziendali.

"La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione." Seneca

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di Guido Zaccarelli Mirandola 15 aprile 2018 - Per un punto passano infinite rette, per due punti distinti passa una sola retta, una retta divide il piano in due semipiani. Euclide, di cui si conosce poco o nulla vissuto tra il IV – III sec. A. C. ha dato origine alla geometria euclidea diventando la scienza esclusiva che ancora oggi viene studiata nei testi classici contribuendo a promuovere ogni tipo di ragionamento partendo dagli enti fondamentali che sono il punto, la retta e il piano.

Euclide.jpgI postulati sono delle proposizioni (principi) che definiscono le proprietà degli enti. Per Euclide i postulati (sono proposizioni che non vengono dimostrate perché sono la diretta conseguenza di un ragionamento logico delle proposizioni espresse in precedenza, essenziali, per impostare il ragionamento logico successivo, senza ambire a raggiungere nessun tipo di ulteriore dimostrazione perché in possesso di una verità indiscutibile che la delimita e la determina), sono un insieme di regole fondamentali che il matematico greco mise alla base della geometria per il grado di intuizione che erano, e sono tutt'ora, in grado di esprimere. I postulati sono 5 e si studiano tutti a memoria: postulato dell'esistenza, dell'appartenenza, dell'uguaglianza, dell'ordine e delle parallele. Il nostro interesse è orientato ad osservare il postulato dell'appartenenza.

Cosa afferma?: «Per un punto passano infinite rette, per due punti passa una sola retta, dato un piano, la retta divide il piano in due semipiani in modo tale che se prendiamo due punti nello stesso semipiano il segmento che li unisce non taglia la retta, mentre se prendiamo i due punti in semipiani opposti il segmento che li unisce taglia la retta.» Quale è la relazione intercorre tra il caos che le persone vivono in una azienda e il postulato dell'appartenenza? Proviamo insieme a dare una possibile risposta tra le tante che potrebbero essere formulate provenienti da proiezioni diverse e distanti tra loro.

Il punto è il lavoratore che ogni giorno entra in contatto con il mondo del lavoro a stretto contatto con un modello organizzativo nel quale è forte l'azione del ruolo che esercita il comando in un regime di subalternità. La retta è la linea di comando esercitata nei confronti del collaboratore che si trova a dover gestire il conflitto delle disposizioni impartite dai superiori senza intravedere unità d'intenti. Il lavoratore entra in una fase di stallo incapace di gestire gli stati situazionali limitando l'accesso all'azione organizzativa.

Il caos ambientale regna sovrano costringendolo ad adottare comportamenti neutri per evitare di essere il punto d'intersezione del conflitto tra le differenti linee d'azione. Il disordine occupa la posizione centrale della scena lavorativa limitando l'azione del lavoratore fino a bloccarne le attività perché si accorge che la mano destra non sa quello che fa la sinistra: una linea d'azione non conosce il contenuto dell'altra linea d'azione, perché dure rette parallele tra di loro non dialogano.

L'organizzazione sembra in movimento, che produca, in realtà ruota su se stessa, assumendo l'immagine di un bagnante estivo che entra in mare per nuotare, agita l'acqua senza muoversi dal punto in cui si trova. Una visione che inizialmente promuove stati d'animo positivi fino a trasformarsi ben presto in una illusione ottica. La realtà appare nitida ed evidente in ogni aspetto e l'azienda ricorre alla esternalizzazione per compensare la mancata adesione del lavoratore alle direttive impartite causato dallo stato di disordine nel quale si trova. La realtà potrebbe cambiare quanto per due punti passa una sola retta in quanto capace di esprime la chiarezza dell'azione di comando esercitata nella stessa direzione di marcia del lavoratore. L'appartenenza è il piano nel quale il lavoratore si trova.

Quando le persone non ricevono disposizioni precise in un piano euclideo dove il clima è positivo e la conoscenza è condivisa perché espressa in un modello organizzativo circolare, ogni disposizione è autoreferenziale a se stessa e incapace di condurre l'azienda verso il benessere organizzativo per generare fonti reddituali in grado di competere con i mercati globali. Occorre avviare all'interno delle aziende politiche organizzative immerse nella capacità di favorire il dialogo tra le persone e le differenti linee d'azione garantendo in questo modo la partecipazione collettiva di tutti i lavoratori la cui identità viene offuscata dal ruolo assunto a immagine e somiglianza dal potere.

L'inversione di tendenza si attua con la cultura e la visione d'insieme verso il bene comune in grado di offrire una nuova prospettiva sul futuro delle aziende e delle persone.

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Domenica, 11 Marzo 2018 08:15

La motivazione, volano di positività

La motivazione: volano di positività. Partecipando ai corsi di formazione la parola motivazione viene più volte impiegata per predisporre le persone al cambiamento, inteso come qualcosa che una volta appreso, rende il comportamento stabile e duraturo nel tempo.

di Guido Zaccarelli Mirandola (MO) 11 marzo 2018 - La motivazione è una energia che parte dalla dimensione interiore della persona, che l'uomo concentra in un determinato momento del suo quotidiano, per spingere se stesso all'azione.

Zaccarelli.jpgLa motivazione può agire su differenti livelli e avere diverse finalità. Se avvolta di buoni propositi, volti al benessere personale e sociale, si trasforma in un volano di positività che messa in campo orienta il cammino dell'uomo verso il bene comune. La motivazione spinge l'uomo al fare ordinato che diventa Arte per pennellare di colore giornate rese cupe dal grigiore del disagio.

Vivere l'esperienza comune della motivazione positiva insieme ad altre persone positive, rende l'aria pregna di energia e ogni molecola densa di significati emozionali che inalati raggiungono rapidamente l'anima. Un soffio di vento invisibile che si appoggia come una piuma sulla spalla per cercare di dare un senso compiuto all'uomo di vivere l'esistenza positiva dell'essere.

Nasce il coinvolgimento la cui radice latina ci porta a vivere insieme l'esperienza unica dell'abbraccio e, nella circostanza, vivere l'ascolto condiviso con gli altri in un luogo comune. Entrare nei bisogni dell'altro significa spalancare una porta aperta dove i sentimenti e le emozioni sono appoggiati sul davanzale della finestra affacciati di buon mattino a ricevere la luce e il calore del giorno.

Ecco che si arriva alla radice: i bisogni radicali che come afferma la filosofa ungherese Agnes Heller, secondo la sua opinione innovativa, riguardano l'amicizia, l'amore e l'introspezione. È straordinario vivere una esperienza comune, in un luogo comune, spinti da una motivazione comune dove persone si ritrovano insieme per raggiungere un obiettivo comune: la gioia del vivere che il tempo ha disposto a dimora comune. La persona si confronta con la propria identità, parla a se stessa, dice di sé, si rivolge agli altri.

Non pesa l'impegno e nemmeno lo sforzo. S'impegna alimentando il confronto, per dare il meglio di sé, evitando lo scontro che separa senza unire. In quel momento capisce che il suo agire può contribuire al bene della comunità essendo un membro attivo di un gruppo coeso. In quel preciso istante ritorna il passato e la storia ridisegna il valore della comunità dove l'uomo ha sempre vissuto la condivisione prima della dominazione rendendolo schiavo delle sua stessa ombra.

Il benessere che si crea nella sfera soggettiva si riflette in ogni aspetto della vita quotidiana. Secondo Baker «è il miglior modo per impostare un nuovo paradigma dell'etica rivolto a dare un nuovo volto all'umanità.»

Si apre agli altri. Ecco, la motivazione di cui si deve parlare ai corsi di formazione: trasmettere quelle emozioni che nella fase conclusiva fanno scendere una lacrima di gioia, non per quello che hai dato ma per quello che hai ricevuto e vissuto, in un momento del tempo fatto apposta per te, dove infondere energia positiva al coraggio del fare per raggiungere un infinito indistinto: il bene della tua comunità. Randolph Frederick Pausch, professore di informatica e di interazione uomo-computer statunitense scomparso in giovane età, nella sua ultima lezione disse: «non impegnare la tua vita per inseguire i tuoi sogni, vivi la tua vita adeguatamente e i sogni verranno da te... saranno i risultati che verranno da te.»

Bibliografia: Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro. Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore.

 

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Domenica, 25 Febbraio 2018 07:23

Economia 4.0: il ritorno delle galee?

«La Galea è il mezzo attinto a immagine che verrà impiegato per navigare all'interno delle organizzazioni aziendali e raggiungere gli ambiti più lontani e nascosti. Lo scopo è promuovere e diffondere la cultura etica di un nuovo modello di gestione aziendale dove le persone sentendosi responsabili, contribuiscono con la ragione, con il cuore e con lo spirito a migliorare le prestazioni dell'impresa.»*

Galee_e_libro.jpgdi Guido Zaccarelli Mirandola 24 febbraio 2018 - La catena del valore ideata dall'economista statunitense Michael Eugene Porter permette di descrivere la struttura di una organizzazione formata da 5 insiemi verticali posti alla base che sorreggono 4 insiemi orizzontali che li attraversano in modo longitudinale.

L'immagine della freccia indica la direzione di marcia dell'organizzazione proiettata sul margine economico. Un'azienda si sorregge con la dimensione verticale, hardware, che definisce la struttura fisica dell'azienda, e si completa con la dimensione orizzontale, software, al cui interno è presente anche la gestione delle risorse umane. Il capitale umano è la risorsa più importante delle aziende.

Il libro: Dalla Piramide al cerchio, la persona al centro dell'azienda, vuole verificare se esistono ancora oggi modelli organizzativi impiegati ai tempi delle galee. Come venivano impiegate le persone a bordo delle galee?

Le galee viaggiavano a bordo costa e per i loro spostamenti utilizzavano schiavi ai quali erano imposti ritmi di lavoro stressanti con ridotte pause, spesso all'imbrunire, dove veniva loro concesso il rancio per alimentare un corpo sottoposto a fatiche estenuanti.

Il tempo avanza. Dopo la rivoluzione industriale 1.0, 2.0 e 3.0 ora siamo nell'era della quarta rivoluzione industriale, chiamata 4.0. Il lavoro alla catena di montaggio di norma è estenuante. In certi casi può essere parificato a quello degli schiavi con le stesse modalità di pausa loro concesse per recuperare l'elevato livello di stress: lavora, lavora, lavora, pausa, lavora, lavora, lavora.

La catena di montaggio che doveva contribuire ad alleviare le fatiche dell'uomo donandogli una maggiore disponibilità di tempo da dedicare al benessere personale e familiare e ambire ad una società migliore, si trova costretto a rispettare i tempi di un aguzzino digitale (tac time) programmato per incrementare il numero delle unità di prodotto nel minor tempo.

Il livello di stress delle persone è molto alto a seguito della velocità di scorrimento della linea e della frammentazione del lavoro in unità sempre più piccole per velocizzare i tempi di apprendimento delle azioni da svolgere.

Situazioni in cui l'apprendimento è contenuto all'interno di una giornata di lavoro ottenuto con l'affiancamento di una / due persone in possesso della necessaria competenza tecnica e professionale.

Il tutto per massimizzare la redditività d'impresa. Il turn over è elevatissimo.

Il malessere personale elevato con forti ricadute sui costi sociali che devono farsi carico di recuperare il disagio prodotto dalle aziende che devono produrre in quantità sempre maggiori per competere, per incrementare i livelli di redditività e di riflesso alimentare nuove forme e fonti di guadagno.

È qui che bisogna intervenire per elevare il valore della persona riconsegnando la dignità al fattore umano che la catena di montaggio ha tolto e reso evidente nella sua durezza e crudeltà nel film Tempi Moderni magicamente interpretato da Charlin Chaplin.

Il mondo in cui viviamo si trova di fronte a grandi cambiamenti e la velocità con cui la realtà muta sotto i nostri occhi è incessante e spesso imprevedibile.

L'evoluzione della tecnologia sta conducendo le persone a vivere un futuro sconosciuto per la complessità degli eventi che possono succedere nell'immediatezza degli accadimenti.

Una cosa è certa: le galee sono ancora oggi la testimonianza reale di come in certi casi la storia sia rimasta ferma al XIV° secolo, incapace di allontanarsi dagli accadimenti per la forte motivazione soggettiva che spinge l'uomo a incrementare il livello di ricchezza personale e il valore economico assegnato alle proprie imprese che vivono l'economia 4.0.

«Le persone che oggigiorno lavorano in una catena di montaggio, a cui viene chiesto di produrre incessantemente per raggiungere elevati livelli di produzione e di redditività aziendale, vivono le stesse condizioni provate dai rematori ai tempi delle Galee, quando venivano incatenati ai remi delle loro imbarcazioni per raggiungere velocemente il porto, oppure qualcosa è cambiato?»*

* Dalla Piramide al Cerchio, pag. 35, 43, Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore.

 

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di Guido Zaccarelli - Modena 18 febbraio 2018 - Un uomo solo al comando: la sconfitta dell'imprenditore solitario è il titolo rivolto all'imprenditore che innanzi al mondo di oggi, che viaggia sempre più veloce, rimane incardinato nella gestione padronale della propria azienda.

La riflessione abilita il pensiero a muoversi in differenti direzioni consapevole dell'errore che viene compiuto mantenendo in atto una gestione che sa di passato e non di futuro. Ma non tutti in passato gestivano le aziende seguendo uno schema imprenditoriale concentrato sul "padrone".

Veronesi-zaccarelli-libro.jpgUn uomo, che ha fatto la storia del biomedicale a Mirandola, favorendo la crescita sociale ed economica, ha sempre adottato uno schema semplice, ma estremamente lungimirante: inserire le persone nella proprietà dell'impresa. Si tratta del Dr. Mario Veronesi, un pioniere della grande industria italiana nel mondo che ha contribuito alla presentazione del saggio dal titolo: La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale, Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore: «nella mia personale esperienza imprenditoriale, limitata a quattro aziende che non hanno mai superato le 500 unità ognuna, la responsabilità condivisa del personale è sempre stata una condizione acquisita in quanto:

• i capiservizio erano associati nella proprietà della società;
• ogni caposervizio aveva la facoltà di selezionare i propri collaboratori;
• le nostre aziende hanno sempre avuto la possibilità di gratificare il personale oltre quanto previsto dai contratti sindacali.

Avere la piena collaborazione di tutto il personale e la loro conoscenza condivisa, è la prima condizione per aumentare la sicurezza del prodotto, oltre i controlli previsti dal processo nel nostro caso determinante per la vita del paziente.»

Le aziende che operano sui distretti territoriali, molte di queste a conduzione familiare, godono al proprio interno di elevate specializzazioni che costituiscono la struttura portante dell'impresa e sostengono la crescita e lo sviluppo dell'impresa. La percezione del lavoratore che vede ridotta l'attenzione e il valore associato alla dimensione personale e professionale, determina a piccoli passi la formazione di una frattura che nel tempo conduce alla fuoriuscita del dipendente che migra in altre realtà più strutturate capaci di rispondere ai desideri non corrisposti. Le persone vanno premiate.

Il risultato è una perdita di valore dell'impresa associato al mantenimento degli impegni assunti arrecati e dalla impossibilità di accedere a profili equivalenti capaci di sopperire nell'immediato alla mancanza del lavoratore.

Il turn over di profili specializzati è elevato e la concorrenza si muove per entrare in possesso di figure che possono contribuire ad allargare il gap con la concorrenza. Inserire i collaboratori all'interno dell'azienda coinvolgendo il personale nella proprietà è una dimensione di garanzia che tutela l'imprenditore innanzi a improvvisi e imprevedibili sbalzi d'umore e motiva il personale ad aderire in forma partecipata all'andamento dell'azienda assumendo ruoli e posizioni di assoluto rilievo nel contesto organizzativo.

L'economia moderna impone scelte organizzative sempre più orientate alla condivisione dei singoli saperi che si muovono verso un obiettivo comune.

L'incontro con alcuni imprenditori evidenzia un paradosso: chiedono al lavoratore di condividere le informazioni e la conoscenza in forma circolare e mantengono inalterata la struttura piramidale della propria azienda: una possibile causa per rimanere soli al comando della propria azienda. La cosa che più sorprende osservandoli, è nella gestualità delle mani che si muovono sincrone nel disegnare il cerchio della conoscenza e quando il discorso si sposta sull'organizzazione iniziano rispondono che deve essere verticale.

Il tempo sarà dalla parte della conoscenza condivisa e il modello piramidale verrà abbandonato per migrare verso quello circolare mettendo tutti d'accordo, anche quelli che, come i pinguini del Madagascar,hanno lasciato il gruppo per rimettersi in colonna e continuare il viaggio insieme agli altri.

 

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Giovedì, 09 Novembre 2017 08:09

Aziende 4.0: più tecnologia e meno persone?

L'era 4.0 segna un confine importante nella gestione dei flussi informativi con i quali vengono organizzati i dati all'interno dell'azienda. L'era 4.0 è una modalità che è stata definita a livello mondiale per segnare l'inizio di un cambiamento senza ritorno nel sistema delle relazioni sociali, economiche e politiche iniziato in Inghilterra con la rivoluzione industriale 1.0, a cui ha fatto seguito il modello organizzativo 2.0 ideato da Henry Ford fino ad arrivare alla rivoluzione digitale 3.0 che ha segnato il passaggio dal mondo analogico al mondo digitale, degli zero e uno.

Di Guido Zaccarelli 9 novembre 2017 - Il passaggio all'era 4.0, quarta rivoluzione industriale, vede protagonisti i dati (i digit) e un governo sistemico molto avanzato delle macchine che dialogano tra di loro e gestiscono cicli di produzione e funzioni di alto livello, riducendo al minimo la presenza di persone che vengono dirottate verso nuove attività oppure, se carenti di competenza, fuori dall'impresa. L'IOT, l'internet delle cose, è un neologismo creato a ragione per indicare che l'era 4.0 ha permesso di mettere in comunicazione (interconnettere) tra di loro le cose a livello globale e di farle dialogare scambiando dati e informazioni in tempo reale ad altissima velocità. Un passo in avanti fondamentale per mettere il mondo in grado di dialogare alla pari ( peer to peer communication).

Fino a che punto questo potrà risultare un vantaggio per la forza lavoro attuale, per il futuro di nuove economie e per il futuro delle nuove generazioni?.

Le macchine dialogano in maniera sempre più vorticosa tra di loro riducendo in forma crescente la presenza di persone che nel tempo non sono riuscite a costruirsi una solida base formativa – informativa a carattere tecnico – scientifico - esperienziale in grado di assorbire in breve tempo i mutamenti interni ed esterni all'azienda.

Gli scenari micro e macro economici disegnano un quadro promettente per le figure professionali in possesso di elevate specializzazioni in grado di accompagnare le richieste del mercato maggiormente esposte alla produzione di grandi quantità di prodotti fabbricati in minor tempo. L'elevata specializzazione delle persone potrebbe mostrare un limite importante nel grado e nella capacità di osservare il problema, mostrando la parte a vantaggio dell'insieme.

In questa fase storica, l'elevata specializzazione e l'innalzamento del livello tecnologico, porta con sé l'immagine reale di uno tsunami che anziché colpire le coste di una nazione, flagella le persone che devono uscire dal sistema produttivo per la presenza di un flusso tecnologico di vasta portata a cui sta fa seguito una esondazione senza controllo. Una dimensione del tempo complessa che avendo superato il punto di non ritorno deve incontrare nella sua lenta e inesorabile evoluzione un nuovo equilibrio dove poggiare la nascita di una nuova era.

Il problema non è il futuro. È il presente che chiama a sé la necessità urgente di dare una risposta immediata a tutte le persone che si ritrovano in un solo giorno senza un lavoro e che devono fronteggiare la mancanza del salario con azioni temporanee senza una precisa strategia, bensì fondata sulla quotidianità.

Il passaggio obbligatorio è la formazione e il recupero di una sfumata identità personale e professionale sostenuta dalle istituzioni e dalle comunità che si devono fare carico di dare una risposta al problema. Non solo. Anche le aziende dovrebbero agire in prima persona con progetti pilotati di valorizzazione delle competenze che andrebbero perdute e, una volta recuperate, essere di sostegno alla formazione sul campo per i giovani che necessariamente devono essere accompagnati a completare l'eccellenza scolastica.

Gli sgravi fiscali e gli iperammortamenti dovrebbero essere orientati non solo alla tecnologia per massimizzare i profitti e ottenere economie di scala per competere con i mercati globali, ma anche alle persone, in quanto essere il valore crescente più importante di una azienda.

La sola tecnologia da sola non è in grado di reggere le sorti del futuro: occorre vedere l'evoluzione dei tempi mettendo la persona al centro dell'ecosistema organizzativo per il valore associato alla condivisione della conoscenza ( IOP – persone che dialogano tra di loro ) fondata sulla reciprocità.

Occorre riflettere. Spetta a tutti Noi dare una risposta a questo problema che oggi si presenta senza confini. Solo in questo modo il mondo globale può osservare e controllare dall'esterno lo sviluppo e l'evoluzione delle moderne organizzazioni e all'interno affiancare il cambiamento con azioni e comportamenti senza offuscare la vita delle persone per renderle protagoniste attive del loro futuro.

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Martedì, 07 Novembre 2017 09:52

Una organizzazione aziendale realizzata ad arte

La piramide è la forma geometrica normalmente impiegata per rappresentare il modello gerarchico di una azienda.

Di Guido Zaccarelli -7 novembre 2017 - La base e il vertice esprimono i punti opposti nel quali la dirigenza posta in cima pianifica le attività che devono essere eseguite nei livelli intermedi fino a raggiungere a valle la parte più estrema della piramide.

L'etimologia della parola piramide ci porta indietro nel tempo fino a raggiungere la radice pyr che conduce le persone a vedere in questo termine l'immagine del fuoco, che da una base larga prende forma per raggiungere la sommità della figura geometrica completandosi in pyramis. Percorrendo la strada nel tempo addietro la parola piramide incontra un'altra radice in pyros che significa grano da cui pyramis che significa torta.

Tutto questo appartiene al mondo visibile.

Dentro tutto cambia. Vista dal basso la piramide attira verso l'alto lo sguardo dell'uomo proteso a immaginare l'oltre, ciò che non si vede ma che un giorno potrebbe toccare con mano. Conoscere la radice etimologica di una parola e poterla inserire nel corretto contesto di riferimento, offre alle persone l'opportunità di accedere a diverse aree della conoscenza e facilitare il dialogo e la riflessione tra dimensione interiore e dimensione esteriore e cercare di unire la bellezza percepita della natura con la bellezza invisibile della propria anima. Il grado di relazione che la persona è in grado di instaurare con questi mondi, colloca l'uomo nella disponibilità di avviare un cammino di ricerca sulle origini e sulla bellezza di tutto ciò che lo circonda fino a quando non s'imbatte nella parola cosmo la cui origine greca Kosmos consente all'individuo di cogliere nelle radici della sua etimologia il senso profondo del fare ordinato della vita e della sua stessa esistenza: fatto ad arte in ogni suo aspetto, corpo, sostanza, materia e potenza, capace di esprimere l'insieme circolare e coordinato di ogni forma di energia che si dispone per raggiungere il bene comune.

L'uomo è immerso in un ambiente realizzato ad arte come la sua anima.

L'anima e l'arte in stretta simbiosi, dove con l'anima entriamo nell'arte ma con l'arte possiamo parlare all'anima, e anche dell'anima, e quando ci avviciniamo di fronte alla piramide troviamo altrettante difficoltà di definizione, di linguaggi e di confini. Le aziende che hanno costruito i loro successi ispirandosi alla piramide, dovrebbero trarre giovamento da tutto questo e adeguare le proprie strutture organizzative al cosmo in grado di rappresentare un luogo creato ad arte dove le persone stanno bene con loro stesse e insieme alle altre. Una organizzazione realizzata ad arte esprime l'armonia dei gesti e delle forme.

Gli angoli sono smussati e gli spigoli arrotondati. Le rette che diventano curve capaci di esprimere una differente concezione del vivere e dello stare insieme per condurre l'individuo alla ricerca di senso per invitare l'uomo ogni giorno a non fermarsi innanzi alla sola interpretazione dei fatti e delle circostanze in questione, ma spingerlo ad andare oltre alla ricerca di nuove forme di pensiero per dare un significato ulteriore a tutto ciò che lo separa dall'Assoluto.

La piramide lascia dietro di sé l'immagine della fiamma per assumere quello di una torta a forma di cerchio, per facilitare ad Arte la relazione circolare delle persone e fare vivere con gioia ogni momento della vita nel lento fluire del tempo.

L'energia prende una nuova forma e grazie all'arte scolpisce l'organizzazione per togliere tutto ciò che è in eccesso e come disse Michelangelo Buonarroti davanti alla statua di David: ho tolto il marmo in eccesso facendola diventare una delle opere più importanti dell'Arte rinascimentale italiana.

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La clessidra è uno strumento impiegato per misurare il tempo, nel suo lento divenire. La prima clessidra fu realizzata facendo scorrere l'acqua al suo interno. Successivamente l'acqua fu sostituita con la sabbia.

di Guido Zaccarelli 29 ottobre 2017 - La sua etimologia ci porta ad entrare in contatto con due parole che viste nel loro insieme significano: rubare l'acqua.

La clessidra si comporta allo stesso modo di un bicchiere quando viene riempito di granelli di sabbia: nel primo caso i granelli scendono verso il basso sfruttando la legge di gravità, mentre nel secondo caso escono verso l'alto sfruttando, ad esempio, la mano dell'uomo.

Cosa lega la clessidra e il bicchiere oltre alla sabbia: il tempo con il quale misurare l'andamento di un fenomeno. Nella clessidra, il diametro del foro che unisce i due coni determina la quantità e la velocità con la quale i granelli di sabbia scorrono verso il basso. Nel bicchiere, la quantità e la velocità sono determinati dalla mano dell'uomo con la quale preleva uno o più granelli di sabbia in rapida successione.

Cosa lega il bicchiere, i granelli di sabbia, la mano dell'uomo all'azienda? I servizi o le attività che vengono chiuse.

Come mai? Le aziende vengono prevalentemente gestite da un management attento a raggiungere nel breve termine gli obiettivi di carriera.

La forbice inizia ad aprirsi con la contrazione del personale, spesso legata a motivi di uscita volontaria dal contesto lavorativo. Il personale non viene sostituito.

I granelli di sabbia vengono prelevati dal bicchiere ma non vengono re-immessi. Le attività vengono frammentate sul personale rimanente e in parte ridistribuite in altri settori dell'azienda. Intanto la mano continua a prelevare granelli di sabbia di fronte all'indifferenza di tutto ciò che ruota intorno. Una mattina il risveglio diventa amaro, il bicchiere è vuoto: la mano invisibile ha prelevato l'ultimo granello di sabbia.

Solo in quel momento le persone si accorgono che qualcosa è cambiato perché agisce sulla quotidianità influenzando comportamenti e stili di vita non sempre associati al benessere sociale. Il servizio o l'attività vengono chiuse e trasferite all'esterno oppure trasformate nella formato digitale senza ritorno.

È come vedere innanzi a sé la clessidra e osservare la sabbia che scorre verso il basso, persone, cose, attività, momenti della vita che se ne vanno a volte senza un perché, che si adagiano sul fondo in attesa del nuovo che avanza per accedere ad un cambiamento. Un po' come rubare l'acqua che scorre verso il basso dentro la clessidra messa nelle mani del tempo che osserva da lontano l'uomo agire contro se stesso.

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