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Scegliere esclusivamente vini naturali a chiara impronta sensoriale e soprattutto matrice autoctona è una scelta obbligata per chi ha deciso di distinguersi e di riportare le cose nell'ordine in cui la terra le ha concepite. Ed ecco allora che anche quest'anno il Pesaro Wine Festival da libero sfogo alla sua vena creativa a Borgo di Trebbiantico, proprio alle porte di Pesaro.

da L'Equilibrista - Pesaro Wine Festival 2019 apre le porte dal 29 al 31 marzo nella consueta cornice di Villa Cattani Stuart a Pesaro, maestosa e storica dimora che è pronta a caratterizzare questa manifestazione dedicata alla cultura del vino ormai nota a livello nazionale.

Gli organizzatori hanno in serbo, per gli amanti del vino di qualità, un'autentica trama di degustazioni davvero interessanti condotte da relatori di fama indiscussa come Armando Castagno e Francesco Falcone per citarne alcuni; questo perché la kermesse coinvolgerà le migliori cantine nazionali ed internazionali al fine di offrire al pubblico un'esperienza sensoriale e di qualità proiettata ai massimi livelli.

L'evento, ideato da Gianluca Galeazzi e coadiuvato dal responsabile dei seminari Luca Iorio ed i responsabili dell'organizzazione Lucia Scipioni e Gianluigi Garattoni, viene organizzato dall'Associazione culturale Pesaro Vino Cultura con il patrocinio del Comune di Pesaro perché oltre ad essere la città degli stessi organizzatori è anche nelle Marche, regione che nel settore enologico occupa un posto di pregevole rilievo grazie all'alta concentrazione di aziende vitivinicole e biodiversità territoriali.

La città di Pesaro poi riesce a catalizzare interesse grazie anche alla sua centralità geografica in una Italia fatta di genialità da scoprire e sempre non pienamente espresse per via di quel suo architrave esile e poco integrato che vuole la piccola e media impresa essere il fiore all'occhiello della produzione di qualità assoluta, ma sempre poco visibile al grande pubblico.
Per questo, dare spazio ad Aziende vinicole nazionali ed internazionali accuratamente selezionate secondo criteri di qualità, nei processi di produzione, il più possibile naturali, nella scelta delle materie prime rigorosamente coltivate nel territorio di produzione, veicolano conoscenza e senso critico costruttivo alla base della crescita comune.
Un Paese, la nostra Italia, che ha tutto da imparare sul tema della condivisione, della creazione dell'immagine di marca e sul come fare rete a vantaggio del sistema Italia, lasciando fuori dai giochi inutili campanilismi e mediocri invidie dell'una o dell'altra parte.

Le selezioni delle Aziende sono da sempre operate da una commissioni di esperti, degustatori professionisti, sommelier e winelovers che aprono a seminari, tavoli tecnici, concerti e momenti conviviali nei quali il Festival da il meglio di se offrendo anche la possibilità di acquistare i vini in degustazione, proprio come una fiera del vino.

Il Pesaro Wine Festival è un vettore dedicato al vino di qualità ed ai suoi attori quali: cantinieri, esperti, sommelier, appassionati, blogger e stampa di settore che hanno il compito di assistere e di sorreggere un tessuto storico e sociale che ha creato un patrimonio di inestimabile valore ed unico al Mondo, quello della filiera produttiva autoctona italiana del vino.

Quest'anno poi i temi fondanti saranno dedicati al Taurasi, al Greco di Tufo, al Fiano di Avellino e a chiudere con la Valpolicella a testimonianza che la tradizione e la divulgazione devono essere al servizio della produzione se l'obiettivo di fondo è la crescita di un territorio e delle persone che lavorano duro per la loro crescita.

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Per contatti e Info :
http://www.pesarowinefestival.it/ 

 

 

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

da L'Equilibrista - Pesaro 24 gennaio 2019 - Gianluca Galeazzi nasce nel 1971 a Pesaro e muove i suoi primi passi nel mondo del vino, è il caso di dirlo, in età infantile, perché già a sette anni partecipando alle tante vendemmia e alle pigiature manuali insieme ai nonni paterni, comprende come possa essere nobile il ruolo del vignaiolo e quanto l'umiltà e la dedizione siano tutto.

I nonni possedevano un piccolo vigneto vitato a Barbera e Montepulciano, di circa un ettaro, ad Osteria Nuova sui colli Pesaresi e di certo il ricordo di quelle vendemmie degli anni '70 e '80, di quel tipo di lavoro, di quella socialità perduta fatta di pacche sincere sulle spalle e merende a fine giornata, mi racconta Gianluca, manca molto oggi.

Quell'atmosfera un po' mistica, fatta di racconti e di detti popolari servono a mantenere unita una comunità contadina che oggi è votata per lo più all'apparenza ed alla semplificazione ed è per questo che il suo impegno nel mondo del vino è autentico e genuino.
Sempre giovanissimo inizia un percorso didattico sull'enologia in modo autonomo, soprattutto sulla storia e sulla geografia del vino, studiando in maniera autodidattica per diversi anni, attingendo dai testi di maestri indiscussi come Veronelli, Sicheri e Soldati.
Comprende subito che se vuole capirne l'essenza, deve viaggiare e quindi inizia la sua scoperta dall'Italia, poi andrà in Francia, passando per l'austera Germania, Spagna, Slovenia , Svizzera e Stati Uniti, suo ultimo e recente approfondimento.
Ma mi confessa che il primo vero riconoscimento lo deve certamente a Danilo Marcucci che gli ha insegnato a disegnare le nuove frontiere del vino e fatto comprendere cosa significhi davvero "fare vino" oggi.
Si ritaglia poi la fase più importante e formante, come ricalca a più riprese Gianluca, andando a ricercare una figura per lui centrale, ovvero quel Sandro Sangiorgi, per lui il Maestro, la persona che lo ha proiettato verso la conoscenza introspettiva e sensoriale nel vino, colui che gli ha trasmesso informazioni preziose, quelle informazioni che non si trovano sui libri, mi confessa!

L'incontro con Sandro sicuramente lo ha fortificato in maniera filosofica, tanto da guidarlo alla scelta del vino naturale, il più vero possibile e della sua primaria e certa qualità. Enotecario e degustatore seriale, ha organizzato diversi seminari didattici, curati da Sandro Sangiorgi, Armando Castagno, Francesco Falcone per citarne alcuni e condotto numerose degustazioni.

Nel 2017 inizia anche un percorso per lui alternativo e nuovo nella veste di organizzatore didattico tanto che curerà personalmente a Pesaro, per conto del Consorzio di Franciacorta, un evento macro-regionale con oltre 1500 presenze e che gli darà stimoli nuovi e soprattutto la consapevolezza di potersi spendere su fronti alternativi e nuovi.
Nello stesso periodo nasce, con il sommelier Andrea Dente, il progetto Vinerieclandestine, con cui ci si vuole rifare ad un testo di Soldati in cui lo scrittore diceva che il vino davvero buono è quello che beve con gli amici e quindi "clandestino" appunto perché di poca quantità prodotta e atto a sostenerne l'equazione precisa fra quantità e qualità.

Vinerieclandestine è in primis una piccola distribuzione che opera sulle regioni Marche, Emilia Romagna e da poco Abruzzo in modo esclusivo. Una distribuzione che continuamente ricerca aziende che producano un vino "vivo", diverso in ogni annata e territorio ma è anche un locale ed enoteca con gastronomia, dove si possono degustare i vini alla carta e nel quale assistere a serate di degustazione o seminari didattici. Progetto che come il vino è in tumulto, un continuo movimento, un fermento progettuale, intento a migliorarsi sempre di più tanto che nel 2019 verrà lanciato un marchio proprio chiamato #clandestino e che avrà due vini a rappresentarlo. Nello specifico, una cuvèe ed una DOC dell'area di Farra di Soligo, tanto per rimarcare e demonizzare il concetto sprezzante e per certi versi giusto, sull'area Prosecco.
Il vino deve potersi esprimere, parlare alle persone e per farlo ha bisogno di essere fatto conoscere, è questa dal 2014 l'idea di fondo dell'Associazione Pesaro Vino Cultura, che ha come progetto fondante quello dell'organizzazione di una Festival del vino "artigianale", sia italiano che estero.

Ecco che da qui, nasce nel 2016 la prima edizione del PesaroWineFestival, che mantenendo la sua anima didattica ha saputo dare spazio anche ad alcune gite eno-culturali in varie
città d'Italia nel corso della sua evoluzione.

Eclettismo e duttilità, sono le chiavi per lavorare bene e con passione nel mondo del vino moderno che ha bisogno di persone che vengono da lontano, con cultura ed amore per il vino, spazzando la rotta da improvvisati ma soprattutto da chi non ha a cuore la sorte del vino di qualità e per le piccole realtà, vero patrimonio di una Italia fatta di eccellenze e unicità.

 

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(Vittorio Sgarbi e serata con Caravaggio)

 

 

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