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Lunedì, 23 Settembre 2019 14:28

Protesti: valore dimezzato nel primo semestre 2019

Frenano ancora i protesti cambiari in provincia di Reggio Emilia. Tra gennaio e giugno di quest’anno, assegni, cambiali e tratte dei reggiani - famiglie e imprese - sono infatti scesi dai 1.338 del primo semestre 2018 a 794, con una flessione superiore al 40%. 

Più che dimezzato, inoltre, è il valore dell'insoluto che, secondo l’analisi dell'ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia sulla base dei dati del Registro informatico dei protesti di Infocamere, ammonta a poco più di 872mila euro rispetto ai 1.847 mila del 2018 (-53%).

Le cambiali si confermano, numericamente, i titoli di credito più protestati, rappresentando il 95% degli insoluti, ma l’ammontare complessivo (poco più di 346 mila euro) non supera il 40% del valore totale.

La diminuzione registrata è da attribuire principalmente alla forte riduzione del numero di assegni scoperti, che passa dai 345 del primo semestre 2018 ai 40 dell'anno in corso (-88,4%), mentre la contrazione dell’importo complessivo si è attestata a -55,1%. Il più consistente calo del numero degli assegni rispetto alla riduzione dell’importo evidenzia, ovviamente, la salita del valore medio di ciascun titolo, passato da 3.390 a 13.142 euro.

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I dati, inoltre, mostrano una diminuzione degli effetti di importo minore, mentre crescono quelli più elevati. Oltre il 90% dell’importo complessivo, infatti, e quasi la metà degli assegni protestati – 18 dei 40 totali – si concentra nella fascia “da 5.000 a 100.000 euro” facendo salire il valore medio da 11.772 a oltre 26 mila 700 euro.

Relativamente ai “pagherò” scoperti, a fronte di una diminuzione numerica del 24,1% (da 993 a 754), si registra un decremento nel valore di oltre 331 mila euro (-48,9%), con il passaggio da quasi 678 mila euro del 2018 a poco più di 346 mila del primo semestre 2019. Il valore medio per effetto è sceso così da 682 a 459 euro.

Fonte: Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia

Nonostante il positivo andamento del comparto alimentare e della grande distribuzione, prosegue, anche se con minore intensità, la flessione delle vendite del commercio al dettaglio in provincia di Reggio Emilia. 

Reggio Emilia 29 agosto 2019 - Dopo un inizio d’anno in cui la diminuzione aveva raggiunto l’1,4%, nel secondo trimestre 2019, infatti, il calo registrato dalle vendite degli esercizi in sede fissa si è attestato allo 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, l’andamento è da attribuire ad una crescita di tre punti percentuali della quota di imprese che, rispetto al periodo aprile-giugno 2018, ha rilevato un andamento positivo delle vendite, mentre si è ridotta la percentuale di intervistati che ha registrato una diminuzione.


Positivi, come si è detto, gli andamenti delle vendite sia della grande distribuzione organizzata che del commercio al minuto alimentare. Quest’ultimo, con una crescita dell’1,3%, ritrova finalmente il segno “più” dopo diversi trimestri in flessione. Per ipermercati, supermercati e grandi magazzini, invece, l’andamento positivo ha già caratterizzato gli ultimi nove mesi, fino a segnare un +2,1% tra aprile e giugno di quest’anno.


In controtendenza appaiono invece i dati degli esercizi di commercio di prodotti non alimentari, che incidono sfavorevolmente sul trend delle vendite complessive al dettaglio.
Da diversi trimestri, nella nostra provincia, l’andamento del dettaglio specializzato non alimentare continua a posizionarsi in territorio negativo, anche se con valori più contenuti rispetto ai periodi precedenti: nel secondo trimestre di quest’anno, infatti, le vendite hanno registrato un -1,9%, dopo il -2,5% del periodo gennaio-marzo.


Complessivamente le attese dei commercianti per la seconda parte del 2019 si orientano, in due casi su tre, verso una stabilità nelle vendite, anche se il 21% ipotizza una diminuzione nei tre mesi successivi. La disaggregazione per tipologia di negozio mostra, però, previsioni diversificate: oltre il 60% degli intervistati di tutte le tipologie ritiene che, nel trimestre luglio-settembre, le vendite non subiranno sensibili variazioni, ma solo per la grande distribuzione organizzata è positivo il saldo fra chi prevede aumenti e chi contrazioni.


A fine giugno di quest’anno erano 4.646 le imprese del settore del commercio al dettaglio registrate in provincia di Reggio Emilia, il 2,1% in meno rispetto all’analogo periodo del 2018.

Quasi la metà dei dettaglianti svolge attività di commercio non alimentare (2.242 imprese; -2,3%) e 525 sono esercizi non specializzati della grande distribuzione organizzata (-3,5%); i negozi di alimentari sono 709 (-0,1%), gli ambulanti sono 770 (-6,4%), mentre l’attività di commercio al dettaglio fuori da negozi, banchi e mercati (attraverso internet, o mediante l’intervento di un dimostratore oppure per mezzo di distributori automatici) è svolta da 270 imprese, le uniche a registrare un incremento sensibile (+10,2%) su base annua. Infine, sono 130 (-1,5%) le aziende di commercio al dettaglio di carburante.

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Pubblicato in Economia Reggio Emilia

I giovani reggiani cercano di creare opportunità di lavoro dando corpo alle loro idee e diventando imprenditori. Sembra questo lo scenario di questa estate 2019 in provincia di Reggio Emilia.

Tra aprile e giugno, infatti, le nuove imprese aperte da giovani con meno di 35 anni di età sono state 256, quasi 3 al giorno, pari ad un terzo di tutte le aperture di nuove imprese nel trimestre. Al netto delle chiusure rilevate nello stesso periodo (solo 88), come rileva l’Ufficio Studi della Camera di Commercio provinciale, le imprese giovanili nel secondo trimestre dell'anno hanno raggiunto le 4.402 unità, con un saldo positivo di 168 aziende.
Il contributo che i giovani hanno dato all’incremento della base imprenditoriale nel secondo trimestre dell’anno è stato così determinante: il tasso di crescita trimestrale dell'imprenditoria “under 35”, infatti, ha messo a segno un +3,7% a fronte del +0,32% del complesso delle imprese.


Quello delle costruzioni, con 1.206 imprese, è il settore nel quale i giovani sono presenti in misura maggiore (27,4% del totale delle aziende giovanili), ma rispetto ad un anno fa la quota è scesa di oltre due punti percentuali: nel giugno 2018 era il 29,5%.
Un’impresa “under 35” su dieci svolge attività nel commercio, un punto percentuale in più se confrontato con l’analogo periodo dell’anno passato, e la presenza nel settore raggiunge le 910 aziende, con un saldo positivo fra iscrizioni e cessazioni sia per quanto riguarda il commercio all’ingrosso che al dettaglio, comprese le attività degli autosaloni e la riparazione di autoveicoli e motocicli.
Le 433 imprese del manifatturiero rappresentano poco meno del 10% delle aziende condotte da giovani, la medesima quota di un anno fa: quasi un terzo svolge attività nella metalmeccanica (134 unità), mentre 120 imprese si occupano del comparto del tessile-abbigliamento.


Positivo il bilancio trimestrale delle aziende il cui imprenditore ha meno di 35 anni e che svolgono attività di alloggio e ristorazione (a fine giugno di quest’anno ammontano a 428 unità), e quelle dei servizi sia alle imprese (+15) che alle persone (+11).
Di segno “più” anche il saldo registrato nel trimestre aprile-giugno dalle attività del settore agricolo della provincia di Reggio Emilia, dove le imprese giovanili che hanno raggiunto le 235 unità.

 

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(da CCIAA Reggio Emilia 23 agosto 2019)

 

 

 

Pubblicato in Economia Reggio Emilia

Produzione della meccanica a -4,4% nel secondo trimestre 2019. Bene alimentare (+1,2%) e prodotti elettrici-elettronici (+1,6%)

Anche se con un’intensità lievemente più contenuta rispetto all’inizio del 2019, la produzione manifatturiera reggiana continua a mostrare il segno “meno”.
Nel secondo trimestre dell’anno in corso, infatti, il volume della produzione delle imprese manifatturiere della provincia di Reggio Emilia ha registrato una flessione del 2,1% a fronte del -3,2% del periodo gennaio-marzo.
Pur in presenza di un incremento della quota di imprenditori che hanno realizzato un aumento nella produzione rispetto all’analogo periodo dell’anno passato, l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio evidenzia che un intervistato su tre ritiene che questa sia diminuita e anche le previsioni per il terzo trimestre del 2019 non mostrano segnali di miglioramento.


Il trend è condizionato dall’andamento di alcuni dei settori leader dell’economia reggiana, primo fra tutti la meccanica, comparto per il quale la flessione della produzione ha raggiunto il 4,4% (era -3,8% nel primo trimestre).
In calo, anche se più contenuto, il volume produttivo del sistema moda (-3,9%) e dell’industria delle materie plastiche -0,4%.
In ripresa, invece, le industrie di prodotti elettrici ed elettronici, che nel trimestre aprile-giugno di quest’anno hanno registrato un incremento della produzione dell’1,6% rispetto all’anno passato, e quelle della trasformazione alimentare (+1,2%), oltre al variegato comparto delle “altre industrie manifatturiere” (+1%). Stabile il settore ceramico.
Insieme alla produzione è in calo, per il secondo trimestre consecutivo, il valore delle vendite in provincia di Reggio Emilia, ridotto del 3,4%. La flessione ha coinvolto tutti i settori economici provinciali ad eccezione delle industrie alimentari, il cui fatturato si è incrementato dell’1,4%, e le “altre industrie” (+1,4%).


Relativamente alle vendite all’estero, le imprese esportatrici reggiane hanno registrato un calo del fatturato del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2018, con un andamento in controtendenza per le imprese alimentari, il cui fatturato è cresciuto, rispetto ad un anno prima, del 2,6%%, dell’industria delle materie plastiche (+1,1%) e delle “altre industrie manifatturiere” (+1,7%).
In territorio negativo anche il trend degli ordinativi complessivi del mercato nazionale ed estero che, nel periodo aprile-giugno dell’anno in corso sono calati del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Quanto alle previsioni espresse dagli imprenditori, queste non fanno ancora ipotizzare, per il terzo trimestre 2019, un rilancio dell’economia reggiana. Pur ipotizzando, più di quattro intervistati su dieci, una certa stabilità per tutti gli indicatori analizzati, la quota di coloro che ancora non vedono avvicinarsi la ripresa prevale su chi si schiera per la crescita.

 

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78,4 milioni in più da gennaio a marzo. La Germania, primo mercato, cresce del 6%. Primato indiscusso alla metalmeccanica. Tutto ok per il tessile (+9,3%), alimenti e bevande (+18,5%).
 
Reggio Emilia -
 

Mentre si vanno ricomponendo gli organi di governo sulla base dei nuovi equilibri politici sanciti dalle elezioni del 26 maggio scorso, la UE economica premia le esportazioni reggiane con un rialzo del 4,4% nel primo trimestre 2019.

Secondo l’analisi all’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, infatti, da gennaio a marzo le imprese del nostro territorio hanno esportato beni, negli altri 27 Paesi dell’Unione Europea, per un valore pari a 1,85 miliardi, mentre nell’analogo periodo del 2018 la cifra si era fermata a 1,77 miliardi. 

Oltre 78 milioni in più si sono dunque orientati verso un’area che ha assorbito 67,3% delle vendite di prodotti “made in Reggio Emilia” oltre frontiera. 

Germania, Francia, Regno Unito e Spagna si sono confermate ai vertici della graduatoria degli acquisti, assorbendo, con 1,14 miliardi, quasi i due terzi dell’intero export provinciale del trimestre.

Tra i dati più significativi – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – va segnalato l’incremento del 6% sul mercato tedesco, sul quale sono stati collocati beni per 407,7 milioni; indicatore esplicito dello storico apprezzamento della Germania nei confronti delle imprese reggiane, ma anche dell’efficacia delle iniziative di incoming che continuiamo ad alimentare proprio con gli operatori commerciali tedeschi, coinvolti anche in questi giorni in nuove iniziative per il comparto agroalimentare e il settore della meccanica-meccatronica”.

Molto buone anche le notizie provenienti dal Regno Unito, con un export reggiano salito a 211,6 milioni nel primo trimestre 2019 grazie ad un incremento del 13,9%. In crescita del 2,9%, poi, le esportazioni verso la Francia, con un saldo trimestrale a 365,3 milioni, mentre la Spagna, con 166,4 milioni, ha registrato dati stabili sui livelli 2018.

Dai dati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge anche l’ottimo posizionamento reggiano nei 13 Paesi di più recente adesione all’Unione Europea.

La graduatoria è guidata dalla Polonia (che si colloca anche al sesto posto assoluto) con 87,8 milioni, seguita dalla Romania con 50,3 milioni e un incremento del 13,7%. La Croazia, l’ultima nazione ad aver aderito all’Unione europea (2013), acquista prodotti reggiani per quasi 16 milioni (+2,4% rispetto allo stesso periodo del 2018) e si conferma al diciannovesimo posto. 

La graduatoria generale è chiusa da un Paese storicamente presente nella UE, cioè il Lussemburgo, che nel primo trimestre 2019 ha importato prodotti reggiani per poco più di 3 milioni di euro, ma un significativo incremento percentuale (+22,4%).

Quanto alle dinamiche dei settori, anche nel primo trimestre dell’anno i prodotti manifatturieri, con quasi 1,84 miliardi, hanno rappresentato la quasi totalità dell’export reggiano. 

In termini di valore, in testa (con un’incidenza superiore al 50%) si è confermata la metalmeccanica (938 milioni, con un incremento dell’1,7%), che occupa il primo posto in tutti i Paesi UE, eccezion fatta per Regno Unito, Cipro, Lettonia e Malta, verso i quali vanno prevalentemente merci del tessile-abbigliamento, e il Lussemburgo, al quale sono destinati prevalentemente prodotti ceramici.

Un quinto dell’export manifatturiero reggiano verso i Paesi della UE è rappresentato, infine, dai prodotti del tessile-abbigliamento che hanno raggiunto i 371 milioni (+9,3%); la ceramica, con 189 milioni, è apparsa in lieve flessione (-0,4%) rispetto al primo trimestre 2018, precedendo i prodotti dell'alimentare-bevande, apparsi in poderosa crescita, con un +18,5% e un valore pari a 115,7 milioni.

 

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“Fatturazione elettronica: servizi per le piccole e medie imprese in ambito nazionale ed europeo”: è su questo tema che si incentreranno i lavori del convegno promosso dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia e in programma giovedì 20 giugno alle 9,30 nella sala convegni dell’Ente camerale.

Nel corso dei lavori si parlerà di fatturazione elettronica in ambito europeo e della situazione nazionale a pochi mesi dall’adozione obbligatoria della fatturazione elettronica, analizzando anche l’imminente, seppur parziale, entrata in vigore dei cosiddetti “corrispettivi elettronici”.

I relatori (Luca Fornaciari, dottore commercialista e docente dell’Università di Parma, Mario Altavilla di Unioncamere, Francesco Alessandro di Infocamere e Matteo Ruozzi della Camera di Commercio di Reggio Emilia) presenteranno anche gli aggiornamenti al software delle Camere di Commercio per la gestione della fatturazione elettronica.

Per tutta la mattinata sarà inoltre attivo un desk per il rilascio gratuito dello SPID– Sistema Pubblico di Identità Digitale – per accedere con una unica user id e password ai servizi on line di tutte le Pubbliche Amministrazioni italiane, tra cui il servizio di fatturazione elettronica della Camera di Commercio e il Cassetto Digitale dell’Imprenditore, che permette di consultare velocemente tutti i documenti d’impresa anche in mobilità, da smartphone e tablet.

L’ingresso è gratuito ed aperto fino ad esaurimento dei posti disponibili; l’iscrizione va effettuata online line sul sito www.re.camcom.gov.it 

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Il nostro territorio, con il 4,2%, meglio della media europea (6,8%) e lontano dal dato nazionale (10,2%). Netto calo anche tra i giovani.

Reggio Emilia -

Solo quella di Bolzano, con il 2,9%, precede Reggio Emilia nella graduatoria delle province italiane con il più basso tasso di disoccupazione. Con il 4,2% registrato nel 2018, il nostro territorio, in un solo anno, ha guadagnato due posizioni, scavalcando le province di Bergamo e Venezia che nel 2017 occupavano il secondo e il terzo posto.
Un buon risultato – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – che ci allontana ulteriormente dal peggior dato registrato nel 2014, quando il tasso di disoccupazione si era portato al 6,6%”.
“Ora – prosegue Landi – occorre lavorare per consolidare questo progressivo miglioramento, e a questo fine saranno decisive anche le politiche economiche nazionali a favore delle imprese e quelle relazioni internazionali che vanno consolidate all’insegna della collaborazione tra Paesi, considerando la fortissima dipendenza della nostra economia dagli scambi con l’estero”.
L’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio su dati Istat evidenzia, come si è detto, una progressiva flessione del tasso di disoccupazione, che è apparsa particolarmente intensa per i maschi (il tasso è passato dal 6,4% del 2014 al 2,1% del 2018, cui fa riscontro un dato regionale pari al 4,7% e uno nazionale del 9,7%). Per le donne – che nel frattempo spiccano per autoimprenditorialità, con un aumento dello 0,7% delle imprese femminili contro un calo dell’1,3% di quelle maschili - la diminuzione del tasso di disoccupazione è stata minima, con il passaggio dal 6,9 al 6,8% (a livello regionale è al 7,3% e in Italia si attesta all’11,8%).
Tornando ai dati complessivi, la nostra provincia mostra un dato decisamente migliore rispetto a quello regionale (tasso di disoccupazione al 4,2% contro il 5,9% dell’Emilia-Romagna) e addirittura di sei punti e mezzo percentuali rispetto a quello nazionale, che nel 2018 si è attestato al 10,6%.
Il segnale positivo per il mercato del lavoro reggiano è dato anche dal contemporaneo calo del tasso di disoccupazione giovanile 15-24 anni che, per la provincia di Reggio Emilia, scende dal 24,7% del 2017 all’11,9% del 2018 (nel 2014 era addirittura al 33,5%). Anche in questo caso il dato provinciale è più contenuto rispetto a quello regionale (17,8%) e molto lontano da quello nazionale, pari al 32,2%.
Nel 2018 è risultato in crescita anche il tasso di occupazione che, con il 69,4%, permette al territorio reggiano di posizionarsi al settimo posto nella graduatoria nazionale. Il dato è in linea con quanto rilevato in Emilia-Romagna (69,6%) e mostra una situazione decisamente migliore rispetto a quello nazionale: in Italia, infatti, il tasso di occupazionale si è fermato al 58,5%.
Dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge poi che dei 241mila occupati in provincia di Reggio Emilia, sei su dieci svolgono attività nei servizi, circa un terzo nell’industria in senso stretto, il 6,4% nelle costruzioni e il rimanente 2,5% in agricoltura.
Interessante, infine, il confronto degli indicatori sia di disoccupazione che di occupazione con l’Europa. Nel 2018 nell’UE28 il tasso di disoccupazione è risultato pari al 6,8%, cioè oltre due punti e mezzo percentuali rispetto al 4,2% della provincia di Reggio Emilia, mentre quello di occupazione si è attestato al 68,6%, inferiore di quasi un punto percentuale se confrontato con il 69,4% reggiano.

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Pur rimanendo moderatamente positive, sono state riviste leggermente al ribasso le previsioni macroeconomiche per il 2019 della provincia di Reggio Emilia, ad eccezione dell’andamento dell’interscambio commerciale.

I dati previsionali per la nostra provincia aggiornati ad aprile, infatti, mostrano un rallentamento della crescita del Pil che, secondo l’elaborazione di gennaio, per l’anno in corso avrebbe dovuto attestarsi al +0,5%, mentre le ultime stime parlano di un +0,1%. L’andamento previsto per Reggio Emilia risulta in linea con il dato nazionale (+0,1%), ma lievemente al di sotto della crescita ipotizzata per l’Emilia-Romagna (+0,3%).

Le cose dovrebbero andare meglio nel 2020 quando il Pil reggiano, secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia sugli "Scenari per le economie locali" elaborati da Prometeia, dovrebbe riprendersi e raggiungere il +0,9%.

Relativamente alle esportazioni, invece, le previsioni parlano di una crescita che dovrebbe essere superiore al dato ipotizzato a gennaio.

I primi segnali di rallentamento dell’economia provinciale erano già emersi dalle interviste con gli imprenditori che ipotizzavano, per il primo trimestre del 2019, una frenata sia della produzione manifatturiera che del fatturato, e una flessione degli ordinativi, in particolare quelli interni.

Il lieve rallentamento della crescita del Pil è da attribuire alle previsioni riviste al ribasso, anche se con intensità differenti, in tutti i settori economici. Ad influenzare maggiormente la performance più contenuta dell’economia della provincia di Reggio Emilia è l’industria, per la quale il valore aggiunto viene ipotizzato in flessione dello 0,1% rispetto alle previsioni di gennaio, quando si stimava un incremento dello 0,3%. Per il 2020 le previsioni parlano di una ripresa del settore con una crescita che dovrebbe raggiungere l’1,3%.

Ad incidere sul lieve rallentamento della crescita dell’economia reggiana prevista per il 2019 c’è anche l’andamento del settore dei servizi, per il quale è previsto un aumento dello 0,1% rispetto allo 0,5% delle stime precedenti.

Per quanto riguarda le costruzioni, l’aumento dovrebbe raggiungere l’1,5%% rispetto al +1,8% dell’elaborazione di gennaio. Le previsioni di crescita dell’agricoltura, poi, dovrebbero fermarsi al +0,4% rispetto al +1,2% stimato in precedenza.

Anche per l'occupazione si prevede un 2019 in leggero rallentamento, ma sempre in territorio positivo, con un incremento degli occupati pari allo 0,3% (era +0,7% nelle stime precedenti), mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe essere confermato al 4,2%.

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Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia 

Ci sono trecentomila euro a disposizione delle micro, piccole e medie imprese reggiane che nel 2019 intendono partecipare a fiere di carattere internazionale. Le risorse sono messe a disposizione dalla Camera di Commercio con il nuovo bando che si aprirà il 27 febbraio.

"Lo stanziamento – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – è parte integrante delle azioni che stiamo mettendo in campo per favorire l'ampliamento della platea di imprese orientate ai mercati internazionali, con una particolare attenzione riservata alle imprese di piccola e media dimensione, a quelle che non hanno ancora relazioni con l'estero o hanno rapporti ancora occasionali".

"Emblematico, in tal senso – ricorda Landi – è il fatto che proprio nello stesso giorno in cui si aprirà il nuovo bando presenteremo in Camera di Commercio anche quello regionale da 900.000 euro per il quale abbiamo attivato una serie di servizi gratuiti per certificare la possibilità delle aziende di accedere ai contributi senza ricorrere a consulenze obbligatorie e onerose."

"Le risorse camerali destinate a sostenere la partecipazione a fiere di carattere internazionale – osserva il presidente della Camera di Commercio – rappresentano, al tempo stesso, un sostegno e uno stimolo a sfruttare una delle più importanti modalità di presentazione sui mercati esteri, cui affianchiamo, anche quest'anno, una serie di incoming con operatori commerciali stranieri, puntando ad accrescere quei volumi di esportazione che nei primi nove mesi del 2018 ci hanno portato a scambi per oltre 8 miliardi di euro, con un incremento del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2017".

Il nuovo bando camerale da 300.000 euro prevede due differenziate misure che riguardano la partecipazione a manifestazioni fieristiche in Paesi extra UE (che nei primi nove mesi del 2018 hanno inciso sull'export reggiano per il 36,3%, con in vetta gli Stati Uniti con quasi 718 milioni) e a quelle organizzate in Paesi dell'Unione Europea.
La domanda può essere presentata dalle piccole e medie imprese e dai consorzi d'impresa con sede legale e/o unità operativa nella provincia di Reggio Emilia.

Tra le spese ammissibili a contributo rientrano quelle relative al costo dell'area espositiva, alla progettazione e all'allestimento, al trasporto del materiale da allestimento ed espositivo e al servizio di interpretariato e hostess.

Il contributo, pur potendo coprire fino al 30% delle spese ammissibili, è differenziato per la partecipazione a fiere in Paesi UE o extra UE: nel primo caso, infatti, l'importo massimo è pari a 4.000 euro, mentre nel secondo sale fino a 5.000 euro. In entrambi i casi gli interventi agevolabili dovranno avere un costo minimo di 3.000 euro e, per i consorzi di imprese, i massimali di contributo e i costi minimi sono raddoppiati.

Una particolare premialità (250 euro) è prevista per le imprese che, al momento della concessione del contributo, saranno in possesso del rating di legalità. La percentuale di contributo, infine, si abbassa al 15% dell'investimento per le imprese che nel triennio 2016-2018 hanno beneficiato di due contributi per la partecipazione alla stessa fiera.

Le domande potranno essere presentate esclusivamente in modalità telematica all'interno del sistema Webtelemaco di InfoCamere dal 27/02/2019 al 22/03/2019.
Per ulteriori informazioni: www.re.camcom.gov.it

Sono 12 le nuove startup innovative che nei primi otto mesi del 2018 si sono iscritte nella sezione speciale del Registro Imprese della Camera di Commercio di Reggio Emilia.

Non sono bastate a compensare quelle che per legge, dopo 5 anni, non possono più definirsi tali, ma il numero complessivo resta alto: in totale, infatti, sono 84 rispetto alle 89 presenti alla fine di agosto 2017 e, in massima parte, operano nel terziario.

Secondo gli ultimi dati resi disponibili da Infocamere e analizzati dall'Ufficio Studi dell'ente camerale, infatti, 6 startup innovative su 10 – ovvero 51 imprese – svolgono attività nell'ambito dei servi rivolti sia alle imprese (48 aziende) che alle persone (3). Un terzo delle startup presenti sul territorio provinciale, poi, opera in campo manifatturiero, 4 nel commercio e solo una appartiene al settore primario.
Relativamente ai settori economici, prevalgono le startup impegnate nella produzione di software e nella consulenza informatica per le aziende, ambito nel quale sono presenti 23 imprese innovative reggiane; seguono poi quelle di supporto tecnico specializzato (10), di Ricerca e Sviluppo (9) e, infine, le attività dei servizi d'informazione (6).

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Delle 28 startup che operano nell'industria in senso stretto, la quota più rilevante – pari al 39,3% del manifatturiero in complesso – è rappresentata dalle aziende metalmeccaniche (11 imprese); una quota pari al 14,3% del totale è costituita da quelle attive nella fabbricazione di computer e prodotti elettronici ed ottici ed altrettante operano nella trasformazione alimentare, mentre il 7% svolge attività di fabbricazione di apparecchiature elettriche.

La forma giuridica prevalente è quella della società a responsabilità limitata. Oltre il 90% delle startup innovative reggiane, infatti, è costituito in questa forma; un ulteriore 7,1% ha scelto la forma giuridica della srl semplificata e il restante 2,4% la forma della società cooperativa.
Dall'analisi del valore della produzione emerge la dimensione ridotta delle startup reggiane. Nessuna delle imprese delle quali è disponibile il bilancio supera i 2 milioni di euro, due aziende su tre hanno un fatturato che non supera i 100.000 euro e per un ulteriore 23% il valore della produzione si colloca fra i 100mila e i 500mila euro.

Altro indicatore che sottolinea l'ancora limitata dimensione delle imprese in esame è il valore di capitale sociale: per 61 startup (61,4% del totale) non supera i 10.000 euro e il 30% ha un investimento iniziale compreso fra i 10 e i 50.000 euro. Solo 7 imprese hanno un capitate sociale compreso fra i 50mila e i 250 mila euro.
Delle 84 startup innovative della provincia di Reggio Emilia, inoltre, solo 9 sono ad alto valore tecnologico in ambito energetico, ovvero sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico.

Fonte: CCIAA RE

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