Mercoledì, 12 Febbraio 2025 09:35

Italia giovani: in 10 anni 750mila in meno. Quasi tutti al sud In evidenza

Scritto da Giuseppe Storti

Di Giuseppe Storti (Quotidianoweb.it)  Roma, 11 febbraio 2025 - L’inverno demografico non è più una previsione futura, ma una dura e triste realtà che rischia di avere effetti devastanti sulle sorti del Bel Paese italico.

L’ultimo allarme con dati davvero tragici arriva da un recente studio della GGIA di Mestre, l’Associazione Artigiani e Piccole imprese veneziana, che mette a nudo il quadro di un Paese che rischia di scomparire, se non si pone rimedio non a chiacchiere come spesso accade in Italia, ma con un piano coordinato di interventi idonei a favorire la natalità.

Intanto una curiosità statistica iniziale che già dà l’immagine plastica di una nazione: l’Italia in cui i giovani rappresentano ormai una categoria sociale in via di estinzione. Eccola: nel 1943, il numero delle nascite in Italia era più che doppio rispetto a quello attuale. Un anno tragico per le sorti dell’Italia che si trovava nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Ma evidentemente la guerra non era bastata a fermare la voglia di far figli degli italiani. Ambizione che nel contesto attuale è statistiche alla mano, sempre meno attrattiva soprattutto tra i giovani.

Dal focus dell’Ufficio Studi della GGIA di Mestre emerge che il numero dei giovani presenti in Italia è crollato. Negli ultimi dieci anni, la popolazione italiana nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni è diminuita di quasi 750mila unità, pari al -5,8 per cento. Nel 2014 avevamo poco più di 12,8 milioni di giovani; nel 2024 ci troviamo con meno di 12,1 milioni. Questa contrazione ha colpito il Centro (-4,9 per cento) e, in particolare, il Mezzogiorno, con una riduzione allarmante del -14,7 per cento, toccando punte negative del 25,4 nella provincia del Sud Sardegna, del 23,4 a Oristano e del 21,5 a Isernia. Al Nord, invece, il saldo di quasi tutte le regioni è preceduto dal segno più.

Le previsioni, tuttavia, non sono affatto rassicuranti: la denatalità continuerà a fare sentire i suoi effetti negativi in tutto il Paese. È altresì utile sottolineare che la crisi demografica interessa una buona parte dei paesi dell’Unione Europea; eppure, in Italia assume proporzioni molto più preoccupanti rispetto ai nostri principali concorrenti commerciali. Tra il 2014 e il 2023, infatti, mentre la Spagna ha visto un calo del 2,8 per cento, altri hanno registrato tendenze opposte: la Francia +0,1, la Germania +1,7 e i Paesi Bassi addirittura +10,4 . La media nell’Area Euro si attesta sul -1,9 per cento.

Il crollo del numero dei giovani in Italia è l’ultimo anello di una catena di fattori negativi che caratterizzano il variegato pianeta giovani del nostro Paese. Si parte dal tasso di occupazione negativo, dal livello di istruzione che è tra i più bassi del continente europeo, con una alta percentuale di abbandono scolastico: una problematica che investe maggiormente le regioni del meridione. Servirebbe investire di più nella scuola, nell’università e nella formazione professionale. Ma come si sa, l’Italia è bloccata nella espansione della spesa pubblica dalla tenaglia stretta del nuovo patto di stabilità europea con i suoi stringenti parametri da rispettare.

È evidente che il crollo del numero dei giovani in Italia, sta avendo ripercussioni molto gravi in particolare nel mondo delle imprese. Nel Centro-Nord le imprese iniziano ad avere difficoltà nel reperire sul mercato personale qualificato per le proprie imprese. Le difficoltà di allineare domanda e offerta rischia di compromettere la buona tenuta delle nostre imprese e la loro competitività sul mercato.

Il rimedio alla catastrofica carenza di giovani in Italia potrebbe essere quello degli immigrati regolari. Ma come sottolineato dal Cnel bisognerebbe che le persone che entrano in Italia abbiano almeno una formazione di base. Ovvero, corsia preferenziale all’ingresso nel nostro paese di quote di immigrati che, nel proprio paese d'origine, abbiano frequentato per almeno due anni un corso di lingua italiana e ottenuto una qualifica che attesti il possesso delle competenze professionali richieste dalle nostre imprese. A queste ultime, inoltre, spetterebbe il compito di garantire a questi extracomunitari un'occupazione stabile e un aiuto concreto nella ricerca di un alloggio a prezzo accessibile.

Tutto facile? Assolutamente no.

Occorrono politiche serie da parte dello Stato, accordi con paesi da cui far entrare nel nostro paese manodopera istruita e formata. In altri termini occorrerebbe una sorta di piano Marshall per le natalità adeguatamente programmato e ben studiato nei suoi punti essenziali. In caso contrario prepariamoci ad un declino dell’Italia che a giudicare dal report della GGIA è già in essere.

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