Un “benino” che, invece di rassicurare, rivela una condizione di anestesia collettiva, dove la mancanza di scossoni si traduce in un immobilismo pericoloso. Gli italiani galleggiano, senza affondare né avanzare, mentre intorno a loro il mondo cambia con una rapidità a cui non sembrano più in grado di rispondere.
Un sintomo evidente di questa stasi è il disinteresse verso la politica. La partecipazione al voto continua a diminuire: per molti, recarsi alle urne è diventato un gesto vuoto, privo di significato.
Il rapporto del Censis evidenzia una sfiducia profonda nelle istituzioni democratiche, percepite come distanti e inefficaci. Il 40% degli italiani ritiene che il proprio voto non abbia alcun peso reale, e le manifestazioni di protesta, un tempo valvole di sfogo e simboli di partecipazione attiva, si sono trasformate in rituali privi di logica e direzione.
Questa assenza di coinvolgimento non è solo il risultato di una politica che non sa rispondere ai bisogni dei cittadini, ma anche il riflesso di una società ripiegata su sé stessa, incapace di immaginare un futuro collettivo.
A subire le conseguenze più gravi di questa situazione è il ceto medio, schiacciato da una lenta ma inesorabile perdita di valore economico e sociale. I redditi reali calano, i patrimoni si svalutano, ma la reazione degli italiani è tiepida, quasi rassegnata, va tutto “benino”. L’ambizione di fare impresa, un tempo motore del progresso e della mobilità sociale, sembra ormai relegata ai ricordi dei decenni passati.
Il ceto medio che, in un’epoca recente era la colonna portante dell’economia italiana, oggi invece si trova intrappolato in una "tenaglia silenziosa", tra l’erosione del potere d’acquisto e l’assenza di politiche che incentivino l’innovazione e il rischio imprenditoriale. La disillusione si riflette anche nella scelta, o meglio nella rinuncia, di progettare il futuro: metter su famiglia, acquistare una casa, investire in un’attività, sono obiettivi che sembrano sempre più lontani.
Tutto rimane appeso al grande limbo del “benino”.
L’apatia che caratterizza l’Italia si estende anche alla dimensione internazionale. Guerre, disastri ambientali, crisi umanitarie: tutto sembra scivolare via come un’eco lontana, senza che il Paese riesca a sentire il bisogno di agire o reagire. Assopiti in un limbo personale, gli italiani guardano al mondo con distacco, anestetizzati da un benessere che, pur fragile, riesce a garantire una certa sopravvivenza emotiva.
Ma questo “benino” è un’illusione pericolosa. Galleggiare può sembrare una soluzione momentanea, ma in un mondo che cambia rapidamente, il rischio di essere travolti dalle correnti è sempre più alto.
Il rapporto del Censis lancia un monito: l’Italia non può permettersi di restare ferma. Serve un risveglio collettivo, un ritorno al sogno e alla costruzione del futuro, sia a livello individuale che sociale.
Per invertire la rotta, sarà necessario un cambio di mentalità. Politiche più incisive, un rinnovato sostegno alla classe media e un sistema che premi l’innovazione e il coraggio imprenditoriale possono essere i primi passi verso una nuova direzione. Ma il vero cambiamento deve venire dagli italiani stessi, che devono ritrovare la volontà di partecipare, di indignarsi, di progettare.
L’alternativa è continuare a galleggiare in un italianismo del “benino”, perchè in un mare che sembra calmo, si nascondono insidie pronte a travolgerci.