Giovedì, 18 Agosto 2022 10:24

Sardegna Elezioni: Flop Lega ad Olbia, lo specchio della realtà In evidenza

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Sembra lontanissima la campagna elettorale per le regionali del 2019 quando Salvini, riempiva le piazze per convincere i sardi a votare per Solinas come presidente della regione Sardegna.

Di Andrea Caldart Cagliari, 16 agosto 2022 (Quotidianoweb.it) - Il 12 agosto a Olbia era “attesissimo” il “Capitano Salvini” per un importantissimo comizio che doveva lanciare il programma politico delle elezioni di settembre, ma oltre ai pochi della sua ciurma c’erano solo qualche turista e qualche curioso, che tutti assieme non raggiungevano nemmeno una settantina di persone.

L’accoglienza sarda al leader della Lega rappresenta lo specchio della realtà amministrativa fatta dell’incompetenza totale a cui il popolo sardo assiste da oltre tre anni e mezzo, ma anche lasciata “libera” da un’opposizione che mai si è fatta sentire, tant’è che spesso i sardi si chiedono se esista.

Non a caso anche nella famosa “classifica” de “Ilsole24ore” il governatore sardo, risulta terzultimo a parimerito con quello del Lazio, Zingaretti.

Il vero problema è che a rimetterci è la Sardegna, diventata ormai una “malata in stato vegetativo” dove l’amministrazione attuale ha dato tutti i colpi di grazia che poteva.

Pensiamo alla sanità una vera spina nei fianchi dei sardi; non c’è un ospedale pubblico dove non vi siano problematiche impressionanti con gestioni davvero difficili da comprendere.

Malati che non sanno più come potersi far curare nel pubblico con liste d’attese per esami vitali rimandati a tempi lunghissimi e prestazioni ospedaliere che probabilmente qualcuno non riceverà.

Ma se hai soldi puoi andare dalla sanità privata, lì ti fanno tutto in un giorno e, molti, con grandi difficoltà e sacrifici, sono costretti a rivolgersi proprio alle strutture private.

Intanto la Regione non ha mai chiuso i rubinetti finanziari verso l’ospedale degli emiri qatarioti, il Mater Olbia, mentre intanto all’ospedale Brotzu di Cagliari i pazienti rimangono sui letti nelle corsie dei reparti; immagini che spesso siamo abituati a vedere in altre parti d’Italia.

Che dire poi dei trasporti aerei e dei collegamenti marittimi quando a capo ci metti un altro leghista come Giorgio Todde, un imprenditore edile di un piccolo paesino dell’Ogliastra, terra fantastica, selezionatore di calciatori dilettanti, candidato alle regionali, ma non votato, perché i voti li prese Massimiliano Piu che oggi lo coadiuva nell’assessorato appunto.

Un assessorato delicato, dove o hai competenze specifiche o almeno un curriculum con un minimo di conoscenza del settore, altrimenti succede che ci ritroviamo una regione senza una logica di connessione nei trasporti. E’ sotto gli occhi di tutti che la Sardegna è entrata nel caos più totale.

Ma in questo “Circo Magico”, come spesso lo definisce il giornalista cagliaritano Mario Guerrini, l’unico che quotidianamente informa delle verità di cui la stampa locale tace, c’è lui il “mitico” assessore al turismo Gianni Chessa che vorrebbe parlare inglese dal campidanse (uno dei dialetti sardi), ma forse prima sarebbe il caso che facesse un corso, così da evitare le gaffe con le perle nelle esternazioni che spesso regala e rese virali sui social.

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Forse ci saranno anche altre amministrazioni regionali in Italia che faranno discutere, ma viene da chiedersi se, nel ”programma politico” di sviluppo di questo improvvisato connubio sardo-leghista, la difesa dei sardi, della loro identità e della loro esistenzialita', sia mai entrata nel progetto politico del Solinas “leghista” per la Sardegna.

A vedere i risultati pare più un bel inchino con genuflessione a Roma ad iniziare dalla promessa elettorale dei 4 nella foto, alla fine della campagna elettorale del febbraio 2019, di attivare la Zona Franca se Solinas avesse vinto.

La storia recente invece ci parla di una politica sarda che ha “lottato” per farsi riconoscere il principio costituzionale di insularità che nulla a che fare con quello che è la Zona Franca e che avrebbe potuto realizzare nel far ripartire l’economia di questa regione, attirando nuovi investitori, anziché i soldi di “amici” dei banchieri, con i loro fondi speculativi, pronti ad arraffare aziende strategiche per la Sardegna ed impiantare parchi eolici offshore benedetti e prepotentemente voluti, dal “messia” Draghi.

Il Governatore della Sardegna, fin dall’inizio è stato centro di alcune inchieste giudiziarie che attualmente sono in corso e un bel “sedile a Roma” sarebbe un ottimo scudo per non affrontare in futuro le aule di tribunale; oggi invece si avvale spesso del legittimo impedimento.

Alla fine, i conti dell’assolutismo e “imperialismo” soliniano li pagheranno i sardi, ma speriamo che il 25 settembre, si ricordino di quanta mancanza di rispetto ci sia, verso questa terra, nel binomio Solinas – Salvini.

In mezzo a tutto questo “affare di potere” i sardi hanno ancora un’unica possibilità, anzi ce l’hanno dal febbraio del 1948, lo Statuto Autonomo, ma fin da allora, nessuna formazione politica governante l’ha mai usato mentre le promesse politiche, hanno solo devastato questo incanto di terra.

La politica sarda sa bene che il dissenso che “circola” in Sardegna è solo una frammentazione di pensieri che le ritorna utile, mantenendo la padronanza e, alimentandolo, magari regalando qualche “croccantino”, continuerà a mantenerne il controllo.

L’associazionismo corporativo di stampo clientelare-familiare, assicura il controllo del potere e della politica sarda, attraverso una gramigna sotterranea, spesso invisibile, blindata all’interno di un “negazionismo culturale”, forse spesso dettato dalla sopravvivenza.

La Sardegna e i sardi, hanno davanti a sé una grande sfida e, un’occasione unica per far invertire la rotta e, allo stesso tempo hanno tutti i numeri per superarla, questa volta però, bisogna volerlo.