Lunedì, 09 Novembre 2020 18:46

CNA e LAPAM: il problema non è solo il colore della zona ma decreti scritti male ed iniqui In evidenza

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 “Un’eventuale zona arancione sarebbe un fatto grave, non solo per le conseguenze economiche, ma in primo luogo perché certificherebbe il peggioramento di una situazione sanitaria legata alla pandemia già di per sé difficile”.

Così Claudio Medici e Gilberto Luppi, presidenti rispettivamente di CNA e Lapam Confartigianato, commentano le voci di un possibile incremento delle limitazioni per la Regione Emilia-Romagna

Dal punto di vista pratico, rispetto alla zona gialla, quella arancione andrebbe a limitare gli spostamenti tra i comuni di uno stesso territorio, che diventerebbero possibili solo per impegni professionali, di studio, indifferibili necessità e per recarsi verso attività ammesse non presenti nel proprio comune. Inoltre, si andrebbe alla chiusura di attività di ristorazione e pubblici esercizi.

“Ma siamo allarmati ed arrabbiati - sottolineano i due presidenti - anche per della mancanza di chiarezza di un decreto scritto male, che anziché risolvere problemi interpretativi, li crea. E non è solo una questione di diritto, di quella che potremo definire come approssimazione istituzionale: è anche un problema di equità. Infatti, è difficile comprendere come nei fine settimana possano tenere aperto le medie-grandi strutture di vendita, mentre debba chiudere un salone di acconciatura o una lavanderia in un centro commerciale!

“Nei vari Dpcm è chiesto espressamente che le Associazioni contribuiscano a diffondere i contenuti dei provvedimenti, ma come possiamo farlo se per chiarirli si deve aspettare una nota ministeriale che, nel caso concreto, arriva quattro giorni dopo la pubblicazione del Decreto lasciando peraltro ancora margini discrezionali?”

“È una situazione inaccettabile: le imprese hanno bisogno di risposte certe e di equità che potremmo definire decisionali, due fattori che si stanno perdendo nel marasma di conflitti istituzionali dove nessuno ha il coraggio di prendere decisioni univoche. E di queste certezze, questa equità sono fattori basilari se si vuole arrivare ad una generale accettazione, se non ad una condivisione, delle limitazioni, in particolare quelle più pesanti”, chiosano Medici e Luppi.