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Mercoledì, 05 Febbraio 2020 15:55

Taro: incontro al Distretto del PO In evidenza

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Taro: incontro al Distretto del PO per pianificare le azioni di sicurezza idraulica delle comunità e delle aree produttive di valle. Sponde del Taro soggette a ripetute erosioni. L’ultima di novembre 2019 ha creato rischi seri alle aree produttive più vicine al fiume nell’area di Pianura. Summit all’Autorità di Bacino con Protezione Civile, AIPO, Difesa Suolo, Parchi del Ducato e tutti i Comuni di pianura insediati vicino al fiume.

Parma 5 febbraio 2020 – L’Autorità di Distretto del Po ha presentato ai comuni di pianura della valle del Taro (Parma, Fornovo, Medesano, Roccabianca, Sissa-Trecasali, San Secondo Parmense, Noceto, Collecchio) nonché alla Regione Emilia-Romagna, all’Agenzia Regionale Protezione Civile, al Servizio Difesa del Suolo, ad AIPO e all’Ente Parchi del Ducato - Emilia Occidentale - i risultati di uno studio che valuta i rischi dovuti all’erosione spondale che il fiume Taro ha manifestato di frequente negli ultimi decenni, ultimo dei quali proprio nel corso della piena del novembre scorso.

Erosione che han messo in seria criticità alcuni insediamenti produttivi e la stessa autostrada della CISA. Il Taro si trova, infatti, in una situazione di forte squilibrio a causa principalmente dalle estrazioni di inerti dal letto fluviale e dall’occupazione antropica degli spazi fluviali; tale processo, iniziato a metà del secolo scorso, ha subito un rallentamento dai primi anni 2000 in conseguenza delle norme che ne hanno regolamentato l’estrazione e l’uso delle aree perifluviali. Tuttavia, permangono intensi processi erosivi laterali nel tratto compreso tra Fornovo e Fontevivo mentre nel tratto arginato a valle prevalgono fenomeni di incisione del letto fluviale e di conseguente crollo delle sponde.

Lo studio, presentato dai tecnici del Distretto del Po Andrea Colombo e Tommaso Simonelli, ha l’obiettivo di definire il quadro delle criticità e conseguentemente di delineare in tempi utili le linee di intervento finalizzate a favorire il recupero delle aree di laminazione delle piene e proteggere localmente gli elementi esposti, considerando anche la possibilità di delocalizzazione e arretramento del sistema arginale.

 

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