Mercoledì, 23 Dicembre 2015 11:04

I vantaggi offerti dal regime dei minimi in vigore dal 2012

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Il regime dei minimi in vigore, nonostanete le agevolazioni, presentava dei limiti. Uno di questi, deducibile già in modo automatico, era rappresentato dal paletto dei 10.000 euro, limite facilmente raggiungibile una volta che il volume di affari si innalza leggermente. Di seguito le novità previste per il 2016. -

Parma, 23 dicembre 2015

Oggi Simone redattore di inprestiti.com ci spiegherà il regime dei minimi e le novità previste per il 2016.

Il regime fiscale italiano è da sempre caratterizzato da un alto livello di imposizione che penalizza imprese, dipendenti e lavoratori autonomi. Tuttavia, per la piccola imprenditoria, soprattutto quella che scaturisce dalle idee di freschi laureati oppure da lavoratori dipendenti succubi del precariato, un'attività eccessivamente penalizzata fiscalmente avrebbe scoraggiato visibilmente l'intraprendenza in essere, portando alla lunga il proprio progetto verso il naufragio. Per evitare contesti di questo tipo, era stata ideata una nuova proposta per questa categoria di impresa: il regime dei nuovi minimi. Questo sistema fiscale ridotto ritrova la sua fonte normativa nel Dl n.98 del 2011, poi trasformato in Legge 111 (che nel tempo si è sviluppato e perfezionato di anno in anno), con lo scopo appunto di agevolare i giovani, e meno giovani, nell'apertura di impresa poiché la tassazione sul reddito fino a 10.000 euro veniva sottoposta solo al 5% sul totale, cifra irrisoria, se vogliamo, rispetto al tradizionale regime di imposta. Inoltre, chi accedeva a questo sistema veniva esentato dal pagamento della seconda forma di imposta, cioè quella sulle attività produttive (IRAP). Ma non solo, nessun obbligo di Partita Iva (e di ritenute d'acconto), studi di settore, spesometro e così via. Gli unici adempimenti venivano rappresentati dalla numerazione delle singole fatture che di volta in volta sono emesse ai propri clienti (nel caso di attività commerciale con l'apposizione di marca da bollo del valore di 2 euro), l'iscrizione al VIES nel caso la propria attività intrattenesse rapporti all'interno dell'Unione Europea con paesi diversi dall'Italia, con conseguente presentazione di modello intrastat e dichiarazione per lo stato italiano circa l'imposizione di attività svolta all'estero. Altro non veniva previsto. Un sistema quindi snello e alla portata di chi vuole gestire una piccola impresa senza troppi affanni o responsabilità crescenti. Questo quantomeno per quanto riguarda la riforma originaria.

Il regime dei minimi in programma per il 2016

Nonostante le agevolazioni sopraindicate, il regime dei minimi attualmente in vigore, presentava dei limiti. Uno di questi, deducibile già in modo automatico, era rappresentato dal paletto dei 10.000 euro, limite facilmente raggiungibile una volta che il volume di affari si innalza leggermente, rischiando di cadere nelle fasce reddituali più elevate e portando così l'imprenditoria a cadere nel lavoro non dichiarato per preservare tale regime. Oppure i contribuiti previdenziali, onerosi perché disciplinati separatamente ma necessari molto spesso per esercitare la propria attività. Per il 2016, quindi, è stato messo in programma di innalzare a 30.000 euro la soglia massima di reddito tra lavoro dipendente e lavoro autonomo per usufruire del regime dei minimi, di scalare il costo per i contributi sociali e di garantire, per le aziende in start up fino ad un massimo di 5 anni, il regime di 5% per poi spostarsi al 15%. Non è ancora diventata legge, ma il programma inserito nella legge stabilità, pare orientarsi verso una normativa più flessibile e più diretto verso un criterio basato sui ricavi ottenuti e sui costi effettuati e non verso quello della competenza economica, scoraggiante in fase di dichiarazione.