Il Consorzio per il Canale Emiliano-Romagnolo ha presentato all'Europa i risultati ottenuti in ambito tecnologico in materia di risparmio idrico e di uso efficiente della risorsa acqua in occasione dell'incontro organizzato dall'EUWMA, European Union of Water Management Associations -

Parma, 16 settembre 2014 -

Il CER mostra all'Europa gli importanti risultati ottenuti dall'attività di ricerca e sperimentazione, svolta in questi anni, in materia di risparmio idrico e di uso efficiente della risorsa acqua.
Gli esiti del lavoro svolto dal Cer sono stati presentati dal direttore generale Paolo Mannini e dal Presidente dell'ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche ed Irrigazioni) Massimo Gargano, in occasione dell'incontro organizzato dall'EUWMA (European Union of Water Management Associations), organismo europeo, cui aderiscono le Associazioni Nazionali delle Bonifiche e Irrigazioni operanti in 9 Paesi. L'incontro mira ad incrementare la cooperazione, in materia di gestione idrica, attraverso lo scambio di conoscenze, esperienze e punti di vista tra i vari membri.

In particolare il CER, visti gli importanti risultati ottenuti, è stato chiamato a trattare il tema dell'innovazione tecnologica delle modalità irrigue italiane. Da sempre, infatti, l'attività del Consorzio è sviluppata intorno all'agricoltura, settore trainante dell'intera economia dell'Emilia-Romagna, produttrice di eccellenze agroalimentari di livello internazionale.
Il Canale Emiliano-Romagnolo grazie allo studio e all'impiego di tecniche irrigue, tra le più innovative a livello internazionale, fornisce un supporto fondamentale alle aziende agricole, contribuendo a mantenere alti gli standard delle produzioni.
Il CER, inoltre, progetta e mette a disposizione strumenti che mirano al raggiungimento di obiettivi, sia in termini di risparmio idrico che di ottimizzazione dell'uso dell'acqua, in particolare per l'irrigazione.
Quello che ha riscosso maggior successo a livello internazionale è sicuramente Irriframe, un portale web che aiuta gli agricoltori a scegliere il momento irriguo e il volume di portata di acqua, con il duplice obbiettivo di risparmiare acqua e denaro, migliorando la produttività delle colture.

(Fonte: ufficio stampa CER)

Il Consorzio per il Canale Emiliano-Romagnolo presenta i risultati di ricerche che tramite l'impiego del massimo della tecnologia ottimizzano le colture dei territori colpiti dal sisma e non solo -

Piacenza, 2 settembre 2014 -

Venerdì 5 settembre 2014, il Consorzio per il Canale Emiliano-Romagnolo presenterà i risultati di un'intensa attività di ricerca, incentrata sull'utilizzo combinato di modalità irrigue, ottimizzando l'impiego dei fattori produttivi, grazie all'utilizzo della più moderna tecnologia, con l'obiettivo primario di rilanciare le aziende agricole colpite dal sisma del 2012. Trasferire l'innovazione alle imprese agricole è necessario per migliorarne la competitività.

In particolare, l'attività di ricerca e sperimentazione svolta dal Consorzio, riguarda tecniche irrigue relative a diverse coltivazioni, tra cui il mais. Si tratta quindi di un progetto concreto per arrivare ad identificare un modello, che attraverso l'utilizzo di tecniche innovative possa aiutare a risolvere quei problemi, causati dal terremoto, che hanno compromesso l'effettiva produttività dei territori colpiti.
Due sono le visite nel corso delle quali si potrà osservare l'attività ideata dal CER su questo fronte, entrambe svolte all'interno dell'azienda sperimentale "Vittorio Tadini" a Gariga di Podenzana in provincia di Piacenza.
La prima, in programma per le ore 11 verterà sulle tecniche e i volumi di irrigazione, in particolare verrà effettuato un confronto tra manichetta e aspersione con diversi volumi di irrigazione su file singole e doppie di mais.
Il secondo intervento è previsto per le 14 e riguarda l'irrigazione su mais con manichetta a portata variabile.
La giornata si svolge nell'ambito della Legge Regionale 28/98: ricerca e innovazione a supporto delle produzioni agricole delle zone colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012.

(Fonte: Ufficio stampa CER)

La nota stampa di Aldo Caffagnini sull'inceneritore di Parma che in luglio ha funzionato per il 40%, meno della metà delle sue capacità. La fase di spegnimento e di accensione di questi impianti è la più pericolosa. -

Parma, 26 agosto 2014 -

L'inceneritore di Parma langue: è la solitudine del camino. Luglio è stato il mese di minor operatività con la linea 1 sempre spenta e la linea 2 con una attività limitata a 25 giorni. Agosto segue a ruota.

In luglio ha funzionato per il 40%, meno della metà delle sue capacità. E' la raccolta differenziata del capoluogo che sta facendo la differenza.
In poco tempo è schizzata al 70% e i rifiuti da bruciare sono calati di 15 mila tonnellate. Un pozzo di carburante che non c'è più e che mai più ci sarà, anzi. E' sfumata anche la possibilità di ottenere il via libera ai rifiuti regionali.
La caduta di Errani ha portato con sé anche la mancata approvazione del nuovo piano rifiuti regionale, che includeva un sistema di rifiuti legato al territorio di tutta la regione e non più a quello della singola provincia, nulla osta che avrebbe consentito a Iren di bruciare tutti i rifiuti emiliano romagnoli a disposizione.
Ora si gioca sui rifiuti speciali, di cui Iren ha 65 mila tonnellate autorizzate.
Come?
Semplice: si fanno arrivare i rifiuti al Cornocchio (che è autorizzato a ricevere rifiuti da fuori provincia), gli si da una mescolata, e voilà, il gioco è fatto: il carico è pronto e utile per l'avvio al forno di Ugozzolo.
Da gennaio Rossoparma racconta di oltre mille viaggi da Oltrenza: http://goo.gl/oUjfX0

Un camino a singhiozzo. Ma la fase di spegnimento e di accensione di questi impianti è la più pericolosa.
Il calo di temperatura mette a dura prova i sistemi di filtraggio delle tante pericolose molecole che si formano durante l'incenerimento dei materiali.
Questo continuo accendi spegni non fa certo bene all'ambiente.
L'inceneritore di Ugozzolo è partito lo scorso gennaio.
Ebbene è stato acceso e spento 15 volte, 6 volte la linea 1, 9 volte la linea 2.
Linea 1: accesa il 15 febbraio, spenta il 27 marzo, accesa il 30 marzo, spenta il 1° aprile, accesa il 3 aprile, spenta il 27 giugno.
Linea 2; accesa il 7 gennaio, spenta l'11 febbraio, accesa il 18 febbraio, spenta il 1° aprile, accesa il 3 aprile, spenta il 17 maggio, accesa il 16 giugno, spenta il 24 giugno, accesa il 7 luglio.
Che tipo di gestione è mai questa?
Non sarebbe il caso di ripensare il Paip e ragionare su una exit strategy?
Il clamoroso sovradimensionamento dell'impianto (i decisori politici di allora si guardano bene oggi da commentarlo) porta al semplice ragionamento sul "che farne" di questo impianto esagerato.
Ci si sieda ad un tavolo e si cominci a ragionare sullo spegnimento definitivo di una linea e dei possibili modi per parare il danno economico.
Che tanto già oggi il debito è tra noi, visto l'andamento a singhiozzo del camino.

(Fonte: ufficio stampa Gestione Corrette dei Rifiuti Parma)

Venerdì, 22 Agosto 2014 09:37

Chiazze oleose sul PO.


"La Polizia Municipale di Boretto sempre in prima linea anche sul grande Fiume"

Boretto, 22 agosto 2014 --
- Giunta in Comando una presunta segnalazione di una macchia oleosa tra il ponte che conduce nel Viadanese e il Lido di Boretto, il Comandante Dott. Davide Grazioli nonostante la scarsità di personale dovuto anche dal periodo di ferie, si è attivato immediatamente, unitamente alla Presidente delle GGEV prof. Luisa Borettini predisponendo un sopralluogo utilizzando un natante messo a disposizione dalle "Infrastrutture Fluviali".
Non è stato riscontrato fortunatamente nessun tipo di sversamento in acqua, anche se non è stato possibile entrare nell'Enza a causa della profondità insufficiente, la vista di una patina oleosa di colore verde, potrebbe essere riconducibile ad alghe.
E' stata coinvolta l'ARPA territorialmente competente per le campionature del caso, nonchè la Provincia di Reggio Emilia relativamente la pulizia e manutenzione dei piloni del ponte, dove erano presenti diversi ammassi di grossi tronchi d'albero.
Resta attivo il pattugliamento P.M./GGEV relativamente al controllo dei natanti ed al rispetto delle regole sulla pesca.

Domenica, 17 Agosto 2014 09:53

Fermata una frana a Marzabotto

Nonostante le piogge estive, fermata una frana a Marzabotto.

Marzabotto – Una primavera ed un'estate con bombe d'acqua a ripetizione hanno lasciato nel bacino del Reno un'eredità pesante: secondo i dati della Provincia i soli danni alla rete stradale appenninica superano i 4 milioni di euro.

Gli interventi a ripristino della sicurezza idrogeologica e a salvaguardia della viabilità comunale sono stati quindi la maggioranza tra i 25 conclusi dalla Bonifica Renana nell'area montana bolognese.
Francesca Dallabetta, ingegnere e direttore dell'area tecnica ha fatto il punto sugli ultimi cantieri chiusi dal Consorzio in collina e montagna: "Da gennaio ad oggi sono stati completati 25 interventi, per un investimento complessivo di 1.034.551 euro di cui il 30% finanziato direttamente dalla Renana".

Tra questi il ripristino della strada comunale di via Teggia, in località Mirandola a Marzabotto: strada che era stata più volte interrotta a causa di un movimento franoso proveniente dal pendio soprastante.
Il versante in dissesto è stato consolidato grazie ad un drenaggio in trincea, corredato da opere di regimazione delle acque superficiali. La scarpata a monte della via è stata invece protetta con un'opera in pietrame ciclopico della lunghezza di 15 metri.

(fonte Consorzio della Bonifica Renana)

Giovedì, 14 Agosto 2014 13:16

Parma, raccolta rifiuti a ferragosto


Di seguito i calendari per l'esposizione dei rifiuti nella giornata di venerdì 15 agosto.

Venerdì 15 Agosto (Ferragosto) verrà effettuata solo la raccolta del rifiuto residuo, se questo è previsto nei calendari settimanali di vuotatura.

Quindi intutte le zone del Comune di Parma che prevedono l'esposizione nella giornata di Venerdì, la raccolta verrà regolarmente effettuata.

Invece, per le altre frazioni (organico, carta, vetro, plastica, barattolame) la raccolta non verrà effettuata e quindi, come indicato nei calendari consegnati a tutte le utenze, nelle zone dove è prevista l'esposizione delle suddette frazioni nella giornata di venerdì, i contenitori non dovranno essere esposti.

Il turno saltato verrà recuperato nella giornata successiva prevista dal calendario di raccolta.

Farà eccezione solo la raccolta di vetro, plastica e barattolame per i residenti dellasola zona esterna alle tangenziali fino ai confini comunali (zona 3), che – nelle aree incui è previsto il Venerdì quale giorno di vuotatura – potranno regolarmente esporre talifrazioni differenziate.I centri di raccolta differenziata del Comune di Parma nella giornata del 15 Agostosaranno chiusi.

Il centro informativo di via Lazio resterà chiuso dall'11 al 17 agosto e riaprirà regolarmente lunedì 18 Agosto.

Punti di raccolta straordinaria per le festività: per agevolare i cittadini che intendonolasciare la città per le festività in corso d'anno, è possibile conferire i rifiuti in luoghi dedicati alla raccolta straordinaria. Tale servizio, in via sperimentale, mira a dare la possibilità perchi parte di conferire i rifiuti in giorni diversi da quelli di esposizione stabiliti dal calendario della zona dove risiede.

Il punto di raccolta individuato per la giornata di Ferragosto è in strada Baganzola 36/a, presso la sede operativa di Iren Ambiente, attivo tutto il giorno per le 24 ore.

Cosa serve per accedere al punto di raccolta? E' sufficiente presentare al personale di sorveglianza la tessera per accedere ai Centri di Raccolta, distribuita a tutte le utenze, oppure copia della bolletta rifiuti.

Chi non fosse ancorain possesso della tessera per i Centri di Raccolta, può richiederla al Numero Verde 800212607 oppure via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Cosa si può conferire? Il rifiuto secco residuo (pattumiera o sacco da 50 litri o due borse della spesa), la plastica,il barattolame (sacco giallo), l'organico (nel sacco biodegradabile), la carta ed il cartone.

(Fonte Comune di Parma)

Martedì, 12 Agosto 2014 10:01

Un "alberello di Natale" a Ferragosto.

In clima di spending review anche un'aiuola fa la differenza. La strategia del Comune di Parma per il verde urbano.

di LGC
Parma 12 agosto 2014 --
Quando le risorse languono l'ingegno si aguzza. Questo deve avere pensato il Sindaco Federico Pizzarotti quando ha dato risalto, postando sul suo profilo facebook, la notizia del poderoso intervento di verde pubblico. L'aiuola che delimita la zona pedonale di via Garibaldi ha un nuovo ospite "intelligente" e "risparmioso".
"Avete visto? - scrive su Facebook il Sindaco lo scorso 6 agosto - Rimesse le fioriere in centro storico, ma con un accorgimento in più. Abbiamo richiesto piante che vivono anche durante le stagioni più rigide e in carenza d'acqua, senza la necessità di doverle curare ogni giorno. Piante che vivranno di più con meno rischio di rivederle morire e ingrigire la città."
Ed è subito valanga di complimenti, "mi piace" (751) e condivisioni (65).
Però anche qualche critica in tono simpatico e cordiale come quella di "Matteo S." che posta: "Dailà pisarot..inveci che pianter di elber in ti ves..mèta a post al busi in streda, a g'ho na machina bàsa da mandarè e gla chev mei a tirer al merci... Firmato UN TUO FAN"
Fortunatamente la questione del verde pubblico di Parma è affrontata anche in modo diverso dalla amministrazione comunale. A seguire il recente intervento dell'Assessore Alinovi riguardo il patrimonio arboreo del Comune di Parma e i recenti inconvenienti causati dal maltempo.
"Grazie all'impegno degli uffici comunali preposti e nonostante l'esiguità delle risorse – ha spiegato Alinovi - è stato possibile effettuare interventi puntuali sul tutto il territorio del Comune e porre rimedio, attraverso l'uso di squadre ad hoc, ai disagi che si sono verificati nei giorni scorsi".
A questo si aggiunge che il Comune, sempre per il 2014, ha stanziato 1.680.000 euro per la manutenzione ordinaria del verde, che comprende, per esempio, gli sfalci.
Il "patrimonio verde" della città è costituito da 3.200.000. metri quadrati di aree verdi fruibili dalla cittadinanza; 40 mila sono gli alberi presenti dotati di caratteristiche diverse in rapporto alla specie ed anche all'età: nel Parco Ducale esistono esemplari messi a dimora nel 1730, per esempio. Il piano di "Incremento del patrimonio arboreo cittadino" ha posto rimedio alle mancanze di alcuni alberi lungo i viali, nei parcheggi e nei Parchi urbani come al Parco Ferrari, al Parco del Dono, in viale Piacenza, via Buffolara e nei campi di Moletolo.

Tra novembre e marzo, sono stati anche potati 1.095 alberi con costi pari a poco più di 200 mila euro. Gli interventi di potatura hanno interessato alcune scuole dell'infanzia comunali, piazzale Salvo D'Acquisto, il Parco Ducale, il Parco della Cittadella, Parco Ferrari e alcune strade ed aree urbane.

 

 


Water4crops: Accademici indiani a lezione dal Cer per apprendere tecniche di risparmio idrico.

Bologna, 30 luglio 2014 --
Lunedì 28 luglio - Per due giorni il Cer è stato protagonista del progetto internazionale Water4Crops per l'innovazione tecnologica sul risparmio idrico. Progetto di cui il Consorzio per il canale emiliano romagnolo è parte attiva e che vede la collaborazione tra i paesi dell' Unione Europea e l'India per un uso oculato dell'acqua, risorsa preziosa ma sempre più scarsamente disponibile.
Con questo obiettivo due professori universitari indiani sono giunti in Italia per apprendere dal Cer gli studi, i risultati e le tecniche, che il Consorzio ha prodotto in questi anni, di grande interesse dal punto di vista dell'innovazione.
Il progetto, iniziato nel 2012 e con scadenza nel 2016, mira allo sviluppo di nuove tecnologie irrigue. In particolare si focalizza sul possibile riutilizzo delle acque reflue in agricoltura pur mantenendo alti i livelli qualitativi dei prodotti.
Lo studio e la ricerca vengono effettuati in due contesti così diversi, Europa e India, proprio per rintracciare modalità d'irrigazione, nuove tipologie di bio-trattamenti e innovazioni agricole che limitino l'impatto sull'acqua, attraverso un processo di coordinamento e cooperazione.
Il CER da sempre impegnato negli studi sul riutilizzo delle acque reflue e già protagonista dell'importante progetto SAFIR, è stato oggetto d'interesse internazionale grazie all'attività di ricerca che svolge ed ai risultati di rilievo che continua ad ottenere.
La giornata dei due professori universitari indiani è stata ricca di appuntamenti. Dapprima hanno potuto osservare, sul campo, l'impegno concreto del Cer all'interno di questo progetto.
Mentre attraverso la visita del campo mostra dell'azienda Marsili (località Budrio), i due delegati hanno potuto apprendere l'attività e i risultati ottenuti dal Consorzio in questi anni. Proprio a questo proposito sono stati illustrati gli esiti dei progetti sulla coltivazione del pomodoro, sulla fitodepurazione e sull'irrigazione ad energia solare in un'ottica di risparmio, uso efficiente della risorsa idrica e di salvaguardia ambientale.
Gli ospiti si sono detti soddisfatti e hanno dichiarato, interessanti ed importanti gli studi e i risultati ottenuti dal Cer in questi anni. "Il Cer lavora su un vasto numero di colture la maggior parte delle quali è coltivata anche in India per cui il lavoro svolto qui è, per noi, di enorme importanza ed interesse"-questo quanto affermato dal Ordinario di agronomia al dipartimento di Scienze Agrarie dell'università di Dharwad, karnataka, il professor Angadi.
Considerando, inoltre, la ricerca e l'impegno all'interno del progetto internazionale, di grande valenza e utilità ai fini del raggiungimento degli obiettivi per il quale è nato.
(Fonte Ufficio stampa CER)

Domenica, 27 Luglio 2014 10:13

Ambiente. Aumenta il verde in città

Cresce il verde in città, in dieci anni +6 mq per cittadino

di Virgilio, Parma 22 luglio 2014

I dati sulla "Qualità dell'Ambiente Urbano" nel 2013 diffusi dall'ISTAT confermano la costante crescita che negli ultimi 10 anni si registra nella disponibilità di verde per singolo abitante. Un incremento quasi dell'1% annuo che ha portato a 32 i metri quadrati disponibili per abitante.
Non solo meno auto e più biciclette, con l'effetto di un'aria più respirabile: in città conquista terreno anche il verde urbano. Nei capoluoghi di provincia la superficie occupata da parchi, prati e giardini cresce in media di quasi l'1 per cento l'anno, guadagnando negli ultimi dieci anni 6 mq per cittadino. Con il risultato che oggi ogni abitante ha a disposizione mediamente 32 metri quadri di verde. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito al rapporto Istat sulla "Qualità dell'ambiente urbano" nel 2013.
In realtà c'è ancora tanto da fare per migliorare la qualità ambientale delle città italiane, ma l'agricoltura dimostra di aver colto questa tendenza positiva, promuovendo una nuova sinergia con l'architettura -sottolinea la Cia- e lavorando a soluzioni urbanistiche innovative in un'ottica di riduzione delle emissioni, di sostegno al "city farming" e di tutela del paesaggio contro incuria e cementificazione selvaggia.
"Il verde -ha dichiarato il presidente della Cia, Dino Scanavino - aumenta la vivibilità dentro le mura cittadine, svolgendo una duplice funzione. Da una parte contiene gli effetti dello smog, responsabile dell'11 per cento dei casi di aggravamento di asma dei bambini e del 18 per cento dei problemi acuti negli anziani affetti da problemi respiratori; dall'altro il verde pubblico può essere adibito alle coltivazioni a uso domestico con gli orti urbani. In questo modo non solo si dà un sostegno alle famiglie, ma si salvaguarda il paesaggio sottraendo all'incuria e al degrado terreni spesso lasciati incolti e abbandonati. Sono già 57, infatti, le amministrazioni comunali che nel 2013 hanno attivato gli orti urbani da dare in gestione ai cittadini, quasi l'81 per cento nelle città del Nord".
Nascono così i giardini verticali, i muri vegetali, i "garden roof" e ovviamente gli orti urbani: tutte nuove forme del verde che non sono più solo limitate ad aree circoscritte della città, ma si insinuano all'interno delle architetture in modo nuovo, penetrando negli spazi e negli interstizi ricavati nella tessitura dei palazzi. E portando con sé molteplici vantaggi, che vanno dalla riduzione del delta termico e delle polveri sottili al forte rallentamento delle acque piovane, fondamentale in un Paese come il nostro dove il rischio idrogeologico coinvolge ben 6.633 comuni. Senza contare, poi, l'importanza dell'impatto estetico e sulla biodiversità.
(Fonte CIA 22 luglio 2014)

Lunedì 28 luglio alla libreria Feltrinelli la presentazione del libro di Rossano Ercolini "Non bruciamo il futuro", in uno scambio di opinioni con il Sindaco Federico Pizzarotti. L'incontro sarà condotto da Pietro Ferraguti, direttore di Teleducato -

Parma, 22 luglio 2014 -

Rossano Ercolini, maestro elementare in un piccolo comune della Toscana, è fondatore di Ambiente e Futuro, associazione nata con l'obiettivo di informare sui rischi ambientali dell'incenerimento e per proporre strategie alternative per la corretta gestione dei rifiuti.
Lunghi anni di battaglie lo hanno portato allo scontro aperto con gli apparati politici e i poteri economici locali e nazionali, ma alla fine ha vinto lui.
Nel 2007 il comune di Capannori è stato il primo in Italia ad adottare la strategia Rifiuti Zero, ideata dal chimico americano Paul Connett, ed è diventato in poco tempo il centro di un movimento che, da Napoli a Milano, coinvolge ora sempre più cittadini e tanti amministratori.

Nell'aprile 2013, per questo suo impegno ad affermare e diffondere una rivoluzionaria gestione dei rifiuti che salvaguardia l'ambiente e promuove l'economia, Ercolini, è stato invitato alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che gli ha consegnato il Goldman Environmental Prize.

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"Non bruciamo il futuro" è la testimonianza fiera e coinvolgente di questo percorso, la dimostrazione chiara e diretta delle enormi possibilità di un modo di fare politica nuovo e capace di organizzarsi dal basso. È anche uno straordinario manifesto educativo: in tutti questi anni l'autore non ha infatti mai smesso di insegnare.
Rossano Ercolini è oggi il simbolo di un ambientalismo capace di incidere in maniera efficace nello sviluppo di un territorio, andando oltre le ideologie e gli schieramenti.
Perché è solo con l'impegno di tutti a prendere parte al cambiamento che la democrazia respira e, con essa, prende vita la speranza di un futuro migliore.

Parma ha voluto seguire l'esempio di Capannori adottando nel 2013 la strategia Rifiuti Zero che oggi conta 205 Comuni italiani per un totale di 4,315 milioni di abitanti.
In queste settimana Parma ha anche aderito all'Associazione Comuni Virtuosi per indicare decisamente la strada che vuole imboccare per garantire futuro ai cittadini di domani. Oggi la differenziata è al 70%, il porta a porta è esteso a tutta la città, non ci sono più cassonetti per le strade, è calato di 15 mila tonnellate il rifiuto residuo da smaltire.

Presso la libreria Feltrinelli di via Farini, il 28 luglio alle ore 18, verrà presentato il libro di Ercolini, in un interessante scambio di opinioni tra l'attivista toscano e il sindaco 5 Stelle di Parma, Federico Pizzarotti. L'incontro sarà condotto da Pietro Ferraguti, direttore di Teleducato. La pagina facebook dell'evento: http://goo.gl/vF9XhX

(Fonte: Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR)

Obbiettivo primario, il ripristino della piena operatività del reticolo danneggiato dall'alluvione e controlli straordinari sulla fauna selvatica e sullo stato delle arginature -

Modena, 18 luglio 2014 -

Sono cinquantadue gli interventi idraulici urgenti nel territorio modenese previsti nel primo stralcio di lavori per il ripristino, in seguito all'alluvione che lo scorso gennaio ha interessato il territorio della provincia di Modena. Alcuni sono già in corso, come quello di Ponte Alto, altri prenderanno il via entro il 30 luglio e saranno realizzati nei prossimi mesi. Le risorse per gli interventi, che ammontano a oltre 15 milioni 652 mila euro, sono state stanziate dal Governo e già assegnate sulla base dell'ordinanza emanata a inizio giugno dell'ex Commissario Vasco Errani.

Obiettivo prioritario del piano di azioni è il ripristino della piena operatività del reticolo danneggiato dall'alluvione prima della prossima stagione autunnale, attraverso interventi strutturali su casse di laminazione e argini, oltre che attraverso controlli straordinari sulla fauna selvatica e sullo stato delle arginature. Attenzione viene posta anche alla riduzione della vulnerabilità ed esposizione, perseguita attraverso la pianificazione della gestione delle emergenze, che consente di gestire il rischio residuo, e l'utilizzo di strumenti urbanistici o di programmazione territoriale.

Gli interventi del primo stralcio interessano i fiumi Secchia e Panaro, il canale Naviglio e il reticolo dei canali di bonifica e degli altri tratti minori. Del primo stralcio fanno parte anche le azioni volte ad accelerare alcuni interventi già programmati ma rallentati in larga parte a causa delle procedure espropriative, come la realizzazione delle casse di espansione del Naviglio presso i prati di San Clemente, interventi sul diversivo Martiniana e sul torrente Grizzaga.

Il secondo stralcio di lavori approvato avrà l'obiettivo di avviare il miglioramento strutturale e funzionale del sistema arginale del fiume Secchia oltre che intervenire sulla cassa di espansione per dotarla di sistemi in grado di consentire il superamento di situazioni emergenziali. Anche per il fiume Panaro sono previsti lavori sulla cassa di espansione, per garantire una più efficace riduzione dei colmi di piena, ed è in programma il completamento della ripresa dei movimenti franosi sugli argini. Sono inoltre previsti ulteriori interventi sul reticolo di bonifica danneggiato dagli eventi alluvionali, con particolare riferimento a Dogaro e Vallicella. È inoltre in programma il miglioramento della conoscenza del grado di resistenza delle arginature con opportune campagne di indagini preliminari, verifiche sistematiche di stabilità e realizzazione di interventi necessari tratto per tratto.

(Fonte: Comune di Modena)

Con spalmaincentivi non verranno più pagati convenzioni, tributi e affitti

Milano, 30.06.14

AssoRinnovabili ha scritto all'ANCI (Associazione Nazionali Comuni Italiani), a Coldiretti, a Confagricoltura e a Federfondiaria per chiedere un supporto nelle azioni che avvierà per impedire la conversione in legge del decreto spalma incentivi.
Infatti, oltre a minare la salute della green economy made in Italy, il decreto spalma incentivi, che interessa ben 11 mila MW dei 18 mila MW di potenza fotovoltaica installata, rappresenta un grave pericolo anche per tutti i comuni che ospitano impianti fotovoltaici e per i proprietari dei terreni su cui sono installati.
"Aggiungendosi a una serie di provvedimenti di natura normativa, fiscale e regolatoria che nell'ultimo anno e mezzo hanno già eroso in modo considerevole i ricavi dei produttori di energia da fonte fotovoltaica – ricorda il presidente Re Rebaudengo -, la norma, qualora fosse convertita in legge, renderebbe molto probabile il rischio di numerosi default aziendali, con le imprese che si vedranno costrette a ridurre drasticamente i corrispettivi relativi alle obbligazioni assunte nei confronti dei Comuni (convenzioni e tributi comunali) e dei soggetti che hanno ceduto il diritto di superficie (canoni di affitto)."

(Fonte assorinnovabili)

A due anni dal sisma che ha colpito l'Emilia l'Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna sottolinea l'importanza di una politica preventiva in costante rapporto con il territorio. Riunitosi lo scorso 27 maggio ha presentato quanto emerso negli ultimi studi, fra cui il rapporto Ichese, lo studio per valutare possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto -

Modena, 3 giugno 2014 -

Sono trascorsi due anni dal violento terremoto che ha colpito l'Emilia. Il 29 maggio 2012 la seconda violenta scossa devastò un territorio già messo a dura prova dal primo terremoto del 20 maggio. A due anni da questo drammatico anniversario nell'aprile scorso è stato presentato all'Assemblea legislativa e al pubblico il rapporto Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Sismicity in the Emilia Region), redatto da una commissione di esperti incaricati di valutare possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto in Emilia-Romagna nel maggio 2012. Gli studi emersi su un'area di circa 4000 km2, interessata da tre concessioni di sfruttamento per idrocarburi, sono solo all'inizio.
A questo proposito l'Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna, riunitosi lo scorso 27 maggio, ha espresso apprezzamento per il percorso avviato con l'istituzione di questa commissione internazionale, ritenendo che ciò possa contribuire ad introdurre anche in Italia una modalità professionale, corretta e trasparente, nell'affrontare i rischi (non solo quello sismico) e gli impatti derivanti dalla realizzazione di opere ed attività che riguardano il sottosuolo ed il territorio. Un esempio positivo italiano già esistente è quello adottato dal sito di Collalto (Treviso), dove il monitoraggio sismico dell'area di stoccaggio gas è fruibile on-line. Si auspica che la stessa modalità "open-data" venga adottata anche per il sito del Cavone, dove sono in corso gli approfondimenti necessari per verificare o escludere la correlazione tra le attività antropiche qui svolte ed il sisma 2012, ed anche per tutti gli altri siti di estrazione fluidi presenti in aree sismicamente attive, a cominciare dall'impianto geotermico di Casaglia (Ferrara). Ma i geologi dell'Emilia-Romagna affermano chiaramente che l'eventuale conferma di un ruolo del campo petrolifero di Cavone nell'innesco del terremoto (ossia come effetto della goccia che fa traboccare il vaso) non sposterebbe minimamente il punto centrale del problema: la mancanza di una politica di prevenzione adeguata.
Per l'Ordine dei Geologi non si deve dimenticare che vittime e danni ingenti nei nostri territori sono stati causati principalmente da condizioni strutturali delle costruzioni non adeguate al grado di sismicità noto da tempo per quei territori. Pertanto, i geologi auspicano che i drammatici eventi sismici del 2012 portino ad un balzo in avanti in materia di prevenzione del rischio sismico, sia dal punto di vista normativo che su un piano applicativo e divulgativo.

(Fonte: ufficio stampa Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna)

 

La risposta arriva dal nuovo catasto dei ghiacciai italiani

L'Università degli Studi di Milano e Levissima, in collaborazione con Ev-K2-CNR e il contributo del Comitato Glaciologico Italiano, presentano i risultati del nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani

Milano, 29 maggio 2014 – Lo scorso 22 maggio, all'Università degli Studi di Milano, in occasione di uno degli appuntamenti "Aperitivo Expo 2015", sono stati resi noti i risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani: ambizioso progetto realizzato dall'Università degli Studi di Milano e da Levissima, l'acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, in collaborazione con Ev-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, è stato avviato nel 2012 con l'obiettivo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1981-1984.

Claudio Smiraglia, professore ed esperto glaciologo dell'Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e Daniela Murelli, Direttore CSR del Gruppo Sanpellegrino, hanno fatto gli onori di casa affiancati da personalità autorevoli come Paolo Angelini, Presidente del Comitato Permanente della Convenzione delle Alpi, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Luca Cetara, Coordinatore della Segreteria Scientifica Presidenza italiana della Convenzione delle Alpi, Agostino Da Polenza, Presidente di Ev-K2-CNR e Carlo Baroni, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano.
Durante la conferenza è stato fornito un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni, dagli anni '50 ad oggi, per capire lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.

Ghiacciai censimento 2014 gde

896 sono i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, per una superficie complessiva confrontabile a quella del Lago di Garda, ovvero 368 km2. Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 km2), ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un'area superiore ai 10 km2: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d'Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest'ultimo detiene il primato e rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 km2; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue. Curiosamente ha tolto il primato al Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, non perché l'Adamello-Mandrone si sia ingrandito in modo particolare, ma perché è stata creata una nuova suddivisione su basi glaciologiche. Mentre nel precedente catasto veniva suddiviso in numerosi ghiacciai, recenti rilievi di spessore hanno mostrato che si tratta di un grande corpo glaciale unitario.
I ghiacciai piccoli, inferiori a 0,1 km2, sono i più numerosi e coprono complessivamente una superficie molto ridotta (17 km2), pari al 4,6% di quella totale. I ghiacciai superiori a 10 km2 ricoprono il 10% (37 km2), mentre quelli fra i 2 e i 5 km2 occupano la superficie maggiore, rappresentando più di un quarto dell'intera area glaciale italiana (105 km2).

In Italia predominano oggi i ghiacciai di tipo "montano", che rappresentano il 62%, seguiti dai "glacionevati", 35%, e in misura molto ridotta, 3%, dai grandi ghiacciai "vallivi".
I ghiacciai italiani sono presenti in tutte le regioni alpine, ma con una distribuzione molto diversificata che dipende, almeno in parte, dalle quote dei massicci montuosi: si passa, infatti, dai 134 km2 della Valle d'Aosta, agli 88 km2 della Lombardia, agli 85 km2 dell'Alto Adige per arrivare ai 3,2 km2 del Veneto e agli 0,2 km2 del Friuli-Venezia Giulia. Va anche ricordato che i ghiacciai italiani sono tutti collocati sulle Alpi, con un'unica eccezione: il Calderone in Abruzzo (0,04 km2 di area), ultimo residuo della glaciazione appenninica, ormai frammentato in due parti.

"Nonostante sia tutt'ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l'incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l'incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla. La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell'inverno 2012-2013. E' chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985.", spiega il professor Smiraglia, a capo del progetto di ricerca.

E' dunque chiaro come i ghiacciai, che rappresentano da sempre un'importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, siano diventati in questi ultimi anni il simbolo più tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo. Questo spiega l'importanza di un Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani e l'impegno di Levissima nello studio dei loro cambiamenti. "Levissima, marchio di acqua minerale del Gruppo Sanpellegrino, ha nel suo DNA la natura incontaminata e la passione per l'alta montagna, da cui trae tutta la sua purezza. - afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino - Proprio per questo collaboriamo con l'Università degli Studi di Milano dal 2007, con l'obiettivo di conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il progetto che presentiamo oggi ha un valore non solo strettamente scientifico, ma anche applicativo e culturale; grazie alle informazioni tratte dal Nuovo Catasto abbiamo, infatti, realizzato una vera e propria mappa dei ghiacciai italiani, fruibile da tutti gli appassionati e già disponibile sul sito "levissima" La mappa interattiva riporta la distribuzione dei ghiacciai nelle varie regioni d'Italia e, per ciascuno di essi, specifica: il nome, la Regione di appartenenza, il settore montuoso, il bacino idrografico che va ad alimentare, la tipologia e la superficie attuale. Ai ghiacciai più significativi di ogni Regione, è dedicata inoltre una scheda di approfondimento e una galleria fotografica.

L'evoluzione dei ghiacciai italiani
-dalla fine degli anni '50 ad oggi-
Facendo un confronto con il precedente catasto nazionale dei ghiacciai, risalente alla fine degli anni '50, è emerso come il numero dei ghiacciai italiani sia oggi aumentato, passando da 824 a 896, con incrementi in quasi tutte le Regioni. Questo a causa della frammentazione delle unità glaciali preesistenti. Complessivamente la superficie glaciale ha registrato, però, una perdita del 29%, confrontabile all'area del Lago di Como (151 km2), passando da 519 km2 agli attuali 368 km2 (circa 3 km2 persi all'anno).

A livello regionale si sono registrate differenze sensibili nella riduzione areale: si passa, infatti, da superfici quasi dimezzate in Friuli e in Piemonte, a riduzioni di circa un terzo in Trentino e in Alto Adige. Riduzioni più circoscritte in Lombardia e Valle d'Aosta.
Del tutto peculiari, invece, il caso dell'Abruzzo, dove la riduzione di circa un terzo riguarda l'unico ghiacciaio presente nella Regione, e quello del Veneto. In quest'ultima Regione, l'elevata percentuale di riduzione areale (-40%) che emerge dal confronto dei dati, è dovuta al mutamento dei confini amministrativi, che hanno visto passare la porzione veneta della Marmolada al Trentino. Se si tiene, invece, conto dei vecchi confini amministrativi, e non si sposta la competenza territoriale di questo ghiacciaio, la riduzione dei ghiacciai veneti risulta molto più limitata (-23%).

-dalla metà degli anni '80 ad oggi-
Il confronto tra l'attuale catasto e quello internazionale realizzato a metà degli anni '80, mostra una intensa contrazione areale, passando da 609 km2 agli attuali 368 km2.
Risulta quindi evidente una fluttuazione glaciale dapprima positiva, dalla metà degli anni '60 del XX secolo - con un incremento areale del 18% - , e una negativa tuttora in corso, dalla metà degli anni '80 del XX secolo, che ha fatto registrare una riduzione di area di circa il 40%. E' un andamento già verificato in tutti gli altri settori della catena alpina.
Il Catasto degli anni '80 è stato realizzato proprio durante la piccola fase di espansione, causata da una lieve riduzione delle temperature e da un lieve incremento delle precipitazioni invernali. Questa breve fase fredda e umida ha favorito sia l'incremento areale dei ghiacciai preesistenti, sia la formazione di numerosi piccoli "glacionevati", che sono stati registrati nel Catasto degli anni '80.

-La metodologia-
Il lavoro di ricerca, che ha dato vita al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, si è protratto per circa due anni - 2012, 2013 - rifacendosi ad un complesso di dati raccolti in almeno un decennio. L'analisi è stata sviluppata elaborando foto aeree ad alta definizione rilevate nell'arco temporale 2005-2011, concesse in consultazione da enti e strutture regionali e provinciali, ma anche utilizzando immagini satellitari, carte topografiche, catasti settoriali precedenti e numerose campagne di terreno.
Per verificare l'evoluzione del glacialismo italiano nell'ultimo mezzo secolo si è proceduto, inoltre, al confronto dei nuovi dati con quelli raccolti nei due catasti precedenti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (quello nazionale 1959-1962 e quello internazionale nel 1981-1984). E' quindi da considerare che le metodologie di raccolta ed elaborazione dati sono state differenti. Il Nuovo Catasto ha infatti potuto contare su immagini ad alta risoluzione; in passato queste sorgenti di dati non erano disponibili e i dati raccolti erano quindi caratterizzati da maggiore incertezza.

I risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, presentati dall' Università degli Studi di Milano e Levissima, in collaborazione con Ev-K2-CNR e il contributo del Comitato Glaciologico Italiano. Uno studio sull'evoluzione dagli anni '50 ad oggi e la fotografia dei ghiacciai italiani esistenti - 

Parma, 24 maggio 2014 -

Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, fornisce un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni. Uno studio che esamina attraverso gli anni, lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto. I ghiacciai, che rappresentano da sempre un'importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, sono il simbolo tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo.

La fotografia dei ghiacciai italiani oggi:

  • sono 896
  • coprono una superficie di 368 km2, pari a quella del Lago di Garda
  • il primato di ghiacciaio italiano più grande passa dai forni al complesso adamello-mandrone, fra lombardia e trentino
  • dagli anni '50 sono cresciuti in numero, a causa di un'intensa frammentazione (da 824 a 896), e si è fusa una superficie glaciale di 151 km2, pari a quella del Lago di Como
  • dagli anni '80 la superficie glaciale si è contratta, passando da 609 km2 agli attuali 368 km2

All'Università degli Studi di Milano, in occasione di uno degli appuntamenti "Aperitivo Expo 2015", sono stati resi noti i risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani: ambizioso progetto realizzato dall'Università degli Studi di Milano e da Levissima, l'acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, in collaborazione con Ev-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, è stato avviato nel 2012 con l'obiettivo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1981-1984.

Claudio Smiraglia, professore ed esperto glaciologo dell'Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e Daniela Murelli, Direttore CSR del Gruppo Sanpellegrino, hanno fatto gli onori di casa affiancati da personalità autorevoli come Paolo Angelini, Presidente del Comitato Permanente della Convenzione delle Alpi, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Luca Cetara, Coordinatore della Segreteria Scientifica Presidenza italiana della Convenzione delle Alpi, Agostino Da Polenza, Presidente di Ev-K2-CNR e Carlo Baroni, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano.
Durante la conferenza è stato fornito un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni, dagli anni '50 ad oggi, per capire lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.

896 sono i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, per una superficie complessiva confrontabile a quella del Lago di Garda, ovvero 368 km2. Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 km2), ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un'area superiore ai 10 km2: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d'Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest'ultimo detiene il primato e rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 km2; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue. Curiosamente ha tolto il primato al Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, non perché l'Adamello-Mandrone si sia ingrandito in modo particolare, ma perché è stata creata una nuova suddivisione su basi glaciologiche. Mentre nel precedente catasto veniva suddiviso in numerosi ghiacciai, recenti rilievi di spessore hanno mostrato che si tratta di un grande corpo glaciale unitario.
I ghiacciai piccoli, inferiori a 0,1 km2, sono i più numerosi e coprono complessivamente una superficie molto ridotta (17 km2), pari al 4,6% di quella totale. I ghiacciai superiori a 10 km2 ricoprono il 10% (37 km2), mentre quelli fra i 2 e i 5 km2 occupano la superficie maggiore, rappresentando più di un quarto dell'intera area glaciale italiana (105 km2).

In Italia predominano oggi i ghiacciai di tipo "montano", che rappresentano il 62%, seguiti dai "glacionevati", 35%, e in misura molto ridotta, 3%, dai grandi ghiacciai "vallivi".
I ghiacciai italiani sono presenti in tutte le regioni alpine, ma con una distribuzione molto diversificata che dipende, almeno in parte, dalle quote dei massicci montuosi: si passa, infatti, dai 134 km2 della Valle d'Aosta, agli 88 km2 della Lombardia, agli 85 km2 dell'Alto Adige per arrivare ai 3,2 km2 del Veneto e agli 0,2 km2 del Friuli-Venezia Giulia. Va anche ricordato che i ghiacciai italiani sono tutti collocati sulle Alpi, con un'unica eccezione: il Calderone in Abruzzo (0,04 km2 di area), ultimo residuo della glaciazione appenninica, ormai frammentato in due parti.

"Nonostante sia tutt'ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l'incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l'incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla. La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell'inverno 2012-2013. E' chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985.", spiega il professor Smiraglia, a capo del progetto di ricerca.

E' dunque chiaro come i ghiacciai, che rappresentano da sempre un'importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, siano diventati in questi ultimi anni il simbolo più tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo. Questo spiega l'importanza di un Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani e l'impegno di Levissima nello studio dei loro cambiamenti. "Levissima, marchio di acqua minerale del Gruppo Sanpellegrino, ha nel suo DNA la natura incontaminata e la passione per l'alta montagna, da cui trae tutta la sua purezza. - afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino - Proprio per questo collaboriamo con l'Università degli Studi di Milano dal 2007, con l'obiettivo di conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il progetto che presentiamo oggi ha un valore non solo strettamente scientifico, ma anche applicativo e culturale; grazie alle informazioni tratte dal Nuovo Catasto abbiamo, infatti, realizzato una vera e propria mappa dei ghiacciai italiani, fruibile da tutti gli appassionati e già disponibile sul sito www.levissima.it". La mappa interattiva riporta la distribuzione dei ghiacciai nelle varie regioni d'Italia e, per ciascuno di essi, specifica: il nome, la Regione di appartenenza, il settore montuoso, il bacino idrografico che va ad alimentare, la tipologia e la superficie attuale. Ai ghiacciai più significativi di ogni Regione, è dedicata inoltre una scheda di approfondimento e una galleria fotografica.

L'evoluzione dei ghiacciai italiani

Dalla fine degli anni '50 ad oggi
Facendo un confronto con il precedente catasto nazionale dei ghiacciai, risalente alla fine degli anni '50, è emerso come il numero dei ghiacciai italiani sia oggi aumentato, passando da 824 a 896, con incrementi in quasi tutte le Regioni. Questo a causa della frammentazione delle unità glaciali preesistenti. Complessivamente la superficie glaciale ha registrato, però, una perdita del 29%, confrontabile all'area del Lago di Como (151 km2), passando da 519 km2 agli attuali 368 km2 (circa 3 km2 persi all'anno).

A livello regionale si sono registrate differenze sensibili nella riduzione areale: si passa, infatti, da superfici quasi dimezzate in Friuli e in Piemonte, a riduzioni di circa un terzo in Trentino e in Alto Adige. Riduzioni più circoscritte in Lombardia e Valle d'Aosta.
Del tutto peculiari, invece, il caso dell'Abruzzo, dove la riduzione di circa un terzo riguarda l'unico ghiacciaio presente nella Regione, e quello del Veneto. In quest'ultima Regione, l'elevata percentuale di riduzione areale (-40%) che emerge dal confronto dei dati, è dovuta al mutamento dei confini amministrativi, che hanno visto passare la porzione veneta della Marmolada al Trentino. Se si tiene, invece, conto dei vecchi confini amministrativi, e non si sposta la competenza territoriale di questo ghiacciaio, la riduzione dei ghiacciai veneti risulta molto più limitata (-23%).

Dalla metà degli anni '80 ad oggi
Il confronto tra l'attuale catasto e quello internazionale realizzato a metà degli anni '80, mostra una intensa contrazione areale, passando da 609 km2 agli attuali 368 km2.
Risulta quindi evidente una fluttuazione glaciale dapprima positiva, dalla metà degli anni '60 del XX secolo - con un incremento areale del 18% - , e una negativa tuttora in corso, dalla metà degli anni '80 del XX secolo, che ha fatto registrare una riduzione di area di circa il 40%. E' un andamento già verificato in tutti gli altri settori della catena alpina.
Il Catasto degli anni '80 è stato realizzato proprio durante la piccola fase di espansione, causata da una lieve riduzione delle temperature e da un lieve incremento delle precipitazioni invernali. Questa breve fase fredda e umida ha favorito sia l'incremento areale dei ghiacciai preesistenti, sia la formazione di numerosi piccoli "glacionevati", che sono stati registrati nel Catasto degli anni '80.

La metodologia
Il lavoro di ricerca, che ha dato vita al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, si è protratto per circa due anni - 2012, 2013 - rifacendosi ad un complesso di dati raccolti in almeno un decennio. L'analisi è stata sviluppata elaborando foto aeree ad alta definizione rilevate nell'arco temporale 2005-2011, concesse in consultazione da enti e strutture regionali e provinciali, ma anche utilizzando immagini satellitari, carte topografiche, catasti settoriali precedenti e numerose campagne di terreno.
Per verificare l'evoluzione del glacialismo italiano nell'ultimo mezzo secolo si è proceduto, inoltre, al confronto dei nuovi dati con quelli raccolti nei due catasti precedenti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (quello nazionale 1959-1962 e quello internazionale nel 1981-1984). E' quindi da considerare che le metodologie di raccolta ed elaborazione dati sono state differenti. Il Nuovo Catasto ha infatti potuto contare su immagini ad alta risoluzione; in passato queste sorgenti di dati non erano disponibili e i dati raccolti erano quindi caratterizzati da maggiore incertezza.

300.000€ di investimento per un impianto capace di una portata di 1.500 litri/secondo a tutto vantaggio della sicurezza territoriale.

Soragna (PR), 18 Maggio 2014 –

È stato inaugurato ieri mattina a Cavetto di Soragna il nuovo impianto di sollevamento acque del Consorzio della Bonifica Parmense.

Al taglio del nastro, operato dal Presidente del Consorzio Luigi Spinazzi dopo la benedizione del parroco del paese, Don Mario Ghirardi, erano presenti anche il sindaco di Soragna Salvatore Iaconi Farina; Meuccio Berselli, Direttore Generale del Consorzio della Bonifica Parmense e l'ingegnere Mario Cocchi, Dirigente dell'Area Tecnica del Consorzio, oltre ad alcuni consiglieri dell'ente e ai rappresentanti delle istituzioni locali e regionali.

Dopo le esondazioni del canale demaniale Cavetto, molto frequenti ogni volta che il vicino torrente Rovacchia era in piena, determinando l'allagamento dei campi limitrofi e problemi al traffico sulla strada provinciale per Fontanellato, il Consorzio di Bonifica Parmense, a supporto della nuova immissione tecnica, ha innalzato gli argini del Cavetto di circa un metro dotandoli di una superficie carrabile di metri 3,5 ed eliminando così i precedenti disagi stradali e campestri in località Pongennaro. Inoltre nella chiavica di foce del Rovacchia, attraversante la strada provinciale, è stata posizionata la nuova pompa idrovora che ha sostituito la vecchia pompa idrovora, ormai inadeguata alle situazioni di criticità verificatesi negli ultimi tempi. La nuova pompa, più potente e progettata appositamente dal Consorzio di bonifica, offre un rendimento dell'80% ed è capace di pompare in Rovacchia ben 1500 litri di acqua al secondo; presenta caratteristiche tecnologicamente avanzate, poiché monta una paratoia automatizzata, manovrabile a distanza in caso di emergenza tramite un codice alfanumerico che può essere inviato dal personale reperibile ricevente l'allarme direttamente dal proprio telefono cellulare. L'intera opera, posta a carico della Bonifica, è un investimento complessivo di circa 300mila euro.

"Il Consorzio della Bonifica Parmense continua ad operare concretamente per la sicurezza del territorio, una migliore gestione delle risorse idriche e la salvaguardia dell'economia locale", ha commentato il Presidente Luigi Spinazzi.

Bonifica collettiva presenti GDE

UFFICIO STAMPA CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

Due giornate ecologiche perché «Il comune è la nostra casa… teniamolo pulito!» -

 

Parma, 7 maggio 2014 -

Un weekend di educazione ecologica ed ambientale a Salsomaggiore. Nell’occhio delle pulizie primaverili due zone “critiche” secondo i cittadini: il Parco Mazzini e il Parco Porcellini. Ed ora tutti coloro che vorranno contribuire significativamente al decoro urbano cittadino potranno farlo: sabato 10 maggio il ritrovo è alle 15 alla Bocciofila Salsese, mentre domenica 11 maggio alle 9.30 al Parco Porcellini di Tabiano.

L’idea nasce ancora una volta dal consigliere delegato al decoro urbano Enrica Porta, che ha presentato l’iniziativa: «Spero che a queste giornate aderiscano molti cittadini: aspettiamo tutti con scopa e guanti, perché anche attraverso queste iniziative dobbiamo cercare di far sì che degrado ed incuria siano parole che a Salso si pronuncino il meno possibile. Dobbiamo “rifiutare il rifiuto”. Non sempre Salso si presenta ai cittadini e ai turisti al meglio, nonostante l’impegno delle nostre maestranze. Questo, perché in alcuni manca la consapevolezza che strade, viali, parchi e arredi urbani sono un bene pubblico e, come tale creato e mantenuto con i soldi dei contribuenti, quindi di noi tutti. Il Comune cerca di essere il più possibile presente, ma non è facile. È giusto lamentarsene e fare segnalazioni, ma altrettanto giusto credo sia il rimboccarci tutti le maniche e sensibilizzare le persone ad adottare comportamenti corretti anche con pulizie “speciali” per le vie di tutta la città. È un modo per riappropriarci dei nostri spazi e mandare un segnale chiaro a chi non li rispetta».

 

 

 

 Investimenti delle imprese per migliorare l’efficienza energetica e per lo sviluppo delle rinnovabili. Nuova occasione di presentare domanda al fondo rotativo di finanza agevolata per la green economy della regione Emilia- Romagna. 

 

Emilia, 29 aprile 2014. 

Finanziamenti agevolati per interventi di efficientamento energetico nelle pmi, riduzione dei consumi, sviluppo delle rinnovabili.

Dal 14 aprile 2014 è riaperta la possibilità di presentare domanda al fondo rotativo di finanza agevolata per la green economy. Gestito dalla AtiFondo Energia, formata dai consorzi fidi regionali Confidi e Unifidi, il fondo dispone di un plafond complessivo di 24 milioni di euro, 9,5 dei quali a valere sull’Asse 3 del Programma Fesr.

Ad essere agevolabili sono gli investimenti delle imprese destinati a migliorare l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili attraverso la produzione o l’autoconsumo, nonché l'utilizzo di tecnologie che consentano la riduzione dei consumi energetici da fonti tradizionali. Scopo ulteriore del fondo è promuovere la nascita di nuove imprese operanti nel campo della green economy, incentivare gli investimenti immateriali volti all’efficienza energetica dei processi o a ridurre il costo energetico incorporato nei prodotti.

Riguardo all’entità e alla durata dei finanziamenti, si confermano le novità introdotte a novembre 2013, alla vigilia della terza call: limite minimo finanziabile ridotto a 20mila euro, con la finalità di sostenere anche piccoli progetti per le microimprese, e limite massimo esteso a 1 milione di euro per sostenere i progetti più strutturati. Mentre la durata massima del finanziamento è stata estesa a 7 anni, per agevolare le imprese nei tempi di rientro dall’investimento. Grazie agli ulteriori incentivi introdotti sulla provvista pubblica, poi, il tasso effettivo praticato alle imprese non supera il 3% agli attuali valori di Euribor.

Possono fare ricorso al fondo le piccole e medie imprese operanti – in base alla classificazione delle attività economiche Ateco 2007 – nei settori dell’industria, dell’artigianato e dei servizi alla persona aventi localizzazione produttiva in Emilia-Romagna. Diversi gli istituti di credito convenzionati con il fondo: tutte le Banche di Credito cooperativo dell’Emilia-Romagna, la Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, il Banco Popolare (che comprende l’ex Banco di San Geminiano e San Prospero e l’ex Banca Popolare di Lodi) e la Banca Popolare di Ravenna.

Nelle prime tre call del fondo, sono 123 le domande presentate dalle imprese, che attiveranno investimenti per 37 milioni di euro, di cui 15 milioni a carico del fondo. Riguardo alla tipologia di investimenti, la quota maggioritaria in valore riguarda la realizzazione di impianti o trattamento di biomassa (11,4 milioni), seguiti dagli impianti fotovoltaici (10,3 milioni di euro). In termini numerici, circa un quarto dei progetti insiste sul capitolo “efficientamento energetico dell’industria”, mentre poco più del 28% riguarda la realizzazione di impianti fotovoltaici, seguiti, con il 17%, da interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Nel loro complesso, i progetti già presentati consentiranno di risparmiare, ogni anno, 13.727 di Tep (Tonnellate Equivalenti di Petrolio), pari a 43.564 tonnellate in meno di anidride carbonica immesse in atmosfera.

Informazioni sul fondo e modalità di presentazione della domanda sul sito: www.fondoenergia.eu

 

Domenica, 20 Aprile 2014 10:30

Ambiente. S.O.S. Bonifica

 

 

 

Più manutenzione per evitare i rischi idrogeologici: ed il Consorzio di Bonifica Parmense c’è.

 

Salsomaggiore Terme, 16 aprile 2014 - 

Più manutenzione per evitare i rischi idrogeologici: ed il Consorzio di Bonifica parmense c’è. Con queste premesse, e con una profonda attenzione verso il territorio, quello stupendo che circonda le colline parmensi, si è presentato il progetto “S.O.S. Bonifica”, che mette a disposizione dei luoghi collinari e montani mezzi d’opera e manutenzione per il corretto deflusso idrico nelle strade comunali e vicinali ad uso pubblico. Ed il progetto è partito proprio da Salsomaggiore, città che dall’autunno scorso vede colpito il proprio territorio, proprio a causa del grande flusso di acqua e della poca manutenzione di questi anni, da frane di piccolo e media entità, anche sulle strade di entrata in città. Presenti all’inaugurazione di questo piano strategico di manutenzione mirata il Presidente del Consorzio di bonifica parmense Luigi Spinazzi, il sindaco di Salsomaggiore Filippo Fritelli e Meuccio Berselli, direttore generale del Consorzio.

«A causa delle fragili condizioni del nostro territorio le iniziative a salvaguardia della montagna dovrebbero essere molteplici e costanti, ma la realtà purtroppo è molto lontana dai bisogni reali della popolazione locale» ha spiegato Spinazzi. « Il Consorzio di Bonifica Parmense cerca di compensare, per quanto lo riguarda direttamente, questo handicap con i mezzi e le strutture a disposizione. Questo progetto sperimentale è dettato dalla convinzione di dover investire sempre più in prevenzione invece che sulla emergenza, in stretta collaborazione con gli enti locali, ottimizzando così le risorse disponibili. La sicurezza ambientale è condizione preliminare e fondamentale ad ogni tipologia di insediamento: residenziale, agricolo, civile. In particolare il territorio di montagna necessita di manutenzione continua ed efficiente per contrastare od almeno mitigare il dissesto idrogeologico: “S.O.S. Bonifica”, per quelle che sono le nostre competenze, è finalizzato a perseguire questo obiettivo in modo concreto ed immediate».

Sulla stessa linea il primo cittadino salsese: «La cura del territorio è una priorità per prevenire il dissesto idrogeologico del nostro suolo, non solo e non sempre causato dai fattori climatici che pur negli ultimi anni si manifestano con intensità. La riduzione del rischio passa anche attraverso un continuo processo di manutenzione da parte dei privati e degli enti preposti come il Consorzio di Bonifica Parmense, la cui attività e i rapporti di collaborazione con il Comune di Salsomaggiore hanno dato positivi risultati per la nostra città, con azioni importanti e risolutive. In questa direzione va l’avvio di un intervento di pulizia dei fossi, che nei prossimi giorni vedrà impegnato un mezzo scavatore».

«Grazie all’impegno del Consorzio di Bonifica, a breve inizieranno anche i lavori di sistemazione della frana di via Caduti di Cefalonia: una delle situazioni di precarietà idrogeologica segnalata dai nostri uffici. L’auspicio è che questo intervento possa essere anche un esempio e una spinta positiva per gli agricoltori verso una corretta custodia e conservazione del territorio, per la sua sicurezza e per valorizzarne bellezza e risorse». Ed è indubbio che la manutenzione, soprattutto nelle champagne, nelle strade vicinali, sia indispensabile per la tutela del territorio. Una prassi che, purtroppo, per incilità o ignoranza, non tutti i frontisti mettono in pratica, mettendo così in pericolo non solo l’altrui persona, ma, inconsapevolmente, se stessi. «Il progetto ‘S.O.S. Bonifica’ non vuole essere soltanto intervento di prevenzione nelle zone più sensibili e fragili, ma anche un vero e proprio strumento di comunicazione e conoscenza tra le valli che compongono il  nostro  territorio  con  competenza  condivisa  con  la  Bonifica»   ha aggiunto  Berselli . «Con  questo strumento di intervento mirato il Consorzio vuole creare un altro mezzo moderno nella strategia d’azione volta a tutelare il paesaggio e la gente che vi abita». 

 

 

 

 


  

Il "Decalogo per una raccolta differenziata di qualità" è già stato distribuito in 800 classi di 80 scuole, utile risorsa in più per differenziare meglio -

 

Parma, 16 aprile 2014 -


Il Decalogo è stato realizzato dall'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma, con il patrocinio degli assessorati all'ambiente e ai servizi educativi e verrà distribuito nelle scuole. Un facile strumento per avvicinare sempre di più i ragazzi alla corretta gestione dei rifiuti promuovendo la raccolta differenziata, che in questi giorni ha raggiunto quota 62%, a livello urbano. Un dato positivo che può essere migliorato anche grazie a questo vademecum che i ragazzi potranno agevolmente consultare. 


Il manuale, stampato su carta riciclata è già stato distribuito in 800 classi di 80 scuole e fornisce indicazioni pratiche affinché sia possibile migliorare la qualità della raccolta oltre che la quantità, ed è finalizzato a portare anche nelle famiglie degli alunni le indicazioni utili al miglioramento della gestione dei rifiuti a livello cittadino. Semplice e facile da consultare, nei primi 5 punti si spiega come ottimizzare una raccolta differenziata di qualità e negli altri 5 si indica come raccogliere i materiali, con particolare riferimento ai rifiuti scolastici.
Una parte del decalogo è dedicata all'informazione su quei materiali che possono incrementare ulteriormente le raccolte, come ad esempio i tappi di plastica, di sughero, i cellulari, i carica batterie, gli ombrelli rotti.
Ridurre i rifiuti a smaltimento significa ridurre i costi per il Comune e quindi per i cittadini per cui è importante sapere come conferire, per esempio, le pile e le batterie esauste, i Raee (apparecchi elettrici ed elettronici), il toner, indumenti, calzature, borse e tessuti, mobili ed elettrodomestici.

Ecco le dieci regole d'oro: verificare sempre le indicazioni di conferimento sul singolo imballaggio; dividere gli imballaggi composti da più materiali; ridurre sempre il volume dell'imballaggio; controllare che il materiale in procinto di essere ritirato sia privo di elementi estranei; attivare un'attenta raccolta differenziata nella scuola; smaltire la carta nel bidone blu, mentre l'indifferenziato va sempre nel bidone nero. L'obiettivo finale (regola 10) resta sempre quello di ridurre al minimo il rifiuto indifferenziato.

 

(Fonte: Comune di Parma)

L'Assessore provinciale all'ambiente Mirko Tutino fa il punto sulla situazione rifiuti nel nostro territorio e in quello emiliano-romagnolo -

 

Reggio Emilia, 3 aprile 2014 - di Ivan Rocchi

 

Nei giorni scorsi il comunicato stampa dell'associazione Millecolori di Parma ha riaperto il dibattito sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Emilia. Messo sotto pressione dalle proteste, anche l'assessore comunale della città ducale Gabriele Folli ha dovuto esprimere i propri dubbi sull'opportunità di accogliere nell'impianto di Cornocchio 450.000 tonnellate di rifiuti provenienti da Reggio Emilia nei prossimi tre anni, anche se solo per il trattamento di separazione secco-umido. Un surplus che secondo Folli sarebbe il frutto della recente chiusura dell'inceneritore di Reggio e dei tempi lunghi per la costruzione dell'impianto di TMB (trattamento meccanico-biologico) nella frazione di Gavassa. Il sindaco vicario Ugo Ferrari e l'assessore provinciale all'ambiente Mirko Tutino hanno subito ribattuto alle accuse, sottolineando che la soluzione è temporanea e che negli ultimi 10 anni Reggio Emilia ha smaltito – non solo trattato – circa 1 milione di tonnellate di rifiuto indifferenziato proveniente da Parma. E proprio all'assessore Tutino abbiamo voluto chiedere di farci il punto sulla situazione rifiuti nel nostro territorio e in quello emiliano-romagnolo.


Buongiorno assessore Tutino. Partiamo dalla paventata emergenza rifiuti. Ha qualche dato su flussi e livello di saturazione delle discariche nel Reggiano?
Certo, sono tutti dati raccolti dall'Osservatorio provinciale rifiuti. Se parliamo di rifiuti urbani, le due discariche del nostro territorio hanno poco più di due anni di autonomia: c'è spazio per circa 360mila tonnellate di rifiuti. Infatti nel 2013 abbiamo inviato a smaltimento circa 150mila tonnellate di rifiuti urbani. La necessità di smaltimento dei rifiuti speciali è stata invece di circa 30mila tonnellate. L'inceneritore, fino al 2012, trattava meno di un terzo di questi quantitativi.


Quando sarà pronto l'impianto TMB di Gavassa?
Sarà autorizzato entro la primavera e poi sono previsti due anni tra gara e cantiere. L'attivazione avverrà quindi nel secondo semestre del 2016.

Costituirà davvero la soluzione per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti nella nostra provincia?
Il TMB non è un tradizionale impianto di smaltimento, per esempio come l'inceneritore, che "blocca" la raccolta differenziata perché ha bisogno di un flusso continuo di rifiuto indifferenziato per rimanere acceso. Invece è concepito come un trattamento da realizzare a valle di un alto livello di differenziata. Continuando a estendere il porta a porta come abbiamo fatto in questi anni (dal 2010 a oggi abbiamo triplicato i cittadini toccati da questo servizio ed entro fine anno saremo a circa 200mila utenti) e dopo l'avvio del TMB, ciò che rimane da smaltire sarà un materiale quasi inerte e di modesta quantità, circa il 10-15% del rifiuto iniziale. Si consideri che con un inceneritore un quarto del rifiuto viene trasformato in scorie e ceneri, che devono comunque essere inviate a smaltimento. Quindi nemmeno l'inceneritore chiude il ciclo dei rifiuti.


Quale potrebbe essere il futuro della raccolta e smaltimento rifiuti dopo la cancellazione delle province?
In questi ultimi tre anni abbiamo fatto salire la differenziata di 5 punti (dal 58 al 63%) su base provinciale, ridotto del 20% la quantità di rifiuti indifferenziati inviati a smaltimento. I comuni che superano il 65% di differenziata sono passati da 6 a 18 ed in alcuni di questi si è raggiunto e superato l'80%. Tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo deciso insieme ai Comuni. A Reggio i sindaci hanno dimostrato solidarietà territoriale e capacità di affrontare - anche tecnicamente - il tema. Non c'è più la fiducia in bianco data al gestore, e per questo credo che il lavoro avviato sarà portato avanti al di là del destino delle province.


Però cambieranno completamente gli equilibri decisionali. E gli attori in campo sono ancora tanti: Atersir (Agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti), Regione, Iren, Comuni e Unioni di Comuni. Quale ruolo avranno?
Già oggi la pianificazione è diventata regionale. Le filiere di raccolta, di trattamento, e di avvio a recupero/smaltimento non possono più fondarsi sui bacini amministrativi delle province. Ciò poteva valere quando i rifiuti andavano tutti a smaltimento. Bastava avere una raccolta funzionante e alcuni impianti per lo smaltimento, dividendo il territorio per bacini di dimensioni provinciali. Il piano rifiuti regionale invece cancella l'autosufficienza delle singole province, e quindi dal 2015 si dovrà considerare l'impiantistica regionale nel suo complesso. Per questa ragione, scaduto il Piano Provinciale di Gestione Rifiuti, non abbiamo potuto rinnovarlo. Tuttavia il buon andamento della differenziata ci ha fatto arrivare alla fine del periodo senza essere in emergenza.


E' vero che bisogna ancora verificare se l'impianto di Cornocchio possa tornare in attività o meno? Esiste un piano B?
La Regione ritiene che l'obbligo di trattare i rifiuti urbani in un impianto di selezione prima del conferimento in discarica si debba attivare da subito. Noi riteniamo che portare i rifiuti fuori provincia per poi smaltirli nelle discariche reggiane non sia una soluzione economicamente e ambientalmente utile ed abbiamo proposto di fare come in Toscana: un piano per lo sviluppo della differenziata e costruzione del TMB perché entro il 2016 Reggio sia in linea con quanto previsto dalla normativa. Il Ministero dell'Ambiente si dovrà esprimere su quale sia la scelta più razionale, nel frattempo abbiamo verificato comunque tutte le strade, compreso l'utilizzo dell'impianto di Cornocchio - a Parma - per fare la selezione e riprenderci poi i rifiuti. Ma non è l'unica soluzione.


Quattrocentocinquantamila tonnellate in tre anni, a partire da luglio 2014. E' questa la richiesta, giusto?
La cifra è stata stimata dai nostri tecnici per avere un'autorizzazione sicura, hanno semplicemente calcolato 150mila tonnellate per tre anni. Ma se si andasse in quella direzione ciò che realmente verrebbe trattato sarà solo il rifiuto residuo realmente prodotto e così come - con al differenziata - ne abbiamo sempre prodotto meno di quanto previsto, anche in questo caso la cifra finale sarebbe inferiore. Senza considerare che con il rispetto dei tempi che prima descrivevo nella realizzazione del TMB, la necessità finale sarebbe intorno alle 300 mila tonnellate.


Cosa ne pensa delle polemiche seguite alla richiesta?
Mi stupisco che la Provincia di Parma, che evidentemente ha il nervo scoperto per gli scontri con il Comune sul tema rifiuti, ne abbia fatto un caso politico. Mi è sembrata campagna elettorale gratuita, per un'elezione però già superata e persa. Sono d'accordo con quello che ha scritto il Sindaco Vicario di Reggio Ugo Ferrari: "Non abbiamo spento l'inceneritore di Cavazzoli per fare dispetto a Parma. Lo abbiamo spento perché era del 1971 e perché realizzarne uno nuovo, con la raccolta differenziata in crescita e con la stessa Regione che ora prevede di disattivarne due entro sei anni, sarebbe stato economicamente e ambientalmente assurdo". Davvero non si comprende perché Parma voglia affrontare il proprio dibattito politico interno attaccando Reggio.


Chi pagherà il trasporto dei rifiuti all'andata e al ritorno?
Noi con le tariffe, ed è per questo che riteniamo sbagliata un'applicazione della normativa concepita in questo modo. Si tutela di più l'ambiente dando una mano alla Provincia ed ai Comuni perché Iren rispetti i tempi di realizzazione del TMB e sviluppi la raccolta differenziata, oppure imponendoci di far fare al rifiuto residuo un viaggio di andata e ritorno in impianti esterni al nostro territorio? Noi pensiamo la prima. E lavoreremo perché la Regione comprenda le nostre ragioni.

 

Continua l’allerta meteo su gran parte del Paese. 

Emilia, 27 marzo 2014 --

La Protezione Civile ha diramato una allerta meteo che coinvolge, con intense precipitazioni, le regioni centrali e meridionali. Livello di criticità: Arancione

L’avviso meteo prevede dalle prime ore di oggi, giovedì 27 marzo, precipitazioni, anche a carattere di rovescio o temporale, su Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, locali grandinate, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Sono attesi inoltre venti forti nord-orientali, con rinforzi di burrasca, su Emilia Romagna e Marche, con mareggiate lungo le coste esposte.

Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it), insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione.

 

- Il Comunicato della protezione civile -

Maltempo: continua l'allerta su gran parte del Paese

26 marzo 2014

Un sistema depressionario di origine mediterranea determinerà anche nella giornata di domani, condizioni di maltempo sull’Italia, in particolar modo sulle regioni centro-meridionali.

Sulla base delle previsioni disponibili il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le Regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso, quindi, un avviso di condizioni meteorologiche avverse che integra ed estende quello diramato nella giornata di ieri. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate, in una sintesi nazionale, nel bollettino di criticità consultabile sul sito del Dipartimento (www.protezionecivile.gov.it).

L’avviso meteo prevede dalle prime ore di domani, giovedì 27 marzo, precipitazioni, anche a carattere di rovescio o temporale, su Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. I fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, locali grandinate, frequente attività elettrica e forti raffiche di vento. Sono attesi inoltre venti forti nord-orientali, con rinforzi di burrasca, su Emilia Romagna e Marche, con mareggiate lungo le coste esposte.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata dalle prime ore di domani una criticità arancione per rischio idrogeologico su Sardegna, Marche, Campania, Calabria tirrenica e gran parte di Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo, Basilicata e Sicilia. La criticità sarà invece gialla sulle altre Regioni interessate da condizioni meteorologiche avverse.

È utile ricordare che le valutazioni di criticità idrogeologica (su tre livelli: rossa, arancione e gialla) possono includere una serie di danni sul territorio, riportati sul sito del Dipartimento.

Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it), insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione.

Mercoledì, 26 Marzo 2014 17:45

Inceneritore, inaugurazione senza Sindaco

 

Sindaco e Giunta non parteciperanno all’inaugurazione dell’inceneritore il prossimo aprile

Parma 26 marzo 2014 ----

Sindaco e Giunta non parteciperanno all’inaugurazione dell’inceneritore, o Polo Ambientale Integrato, che si terrà presso la struttura nei primi giorni di aprile. L’invito è stato inviato all’Amministrazione ma rispedito al mittente.
“Non possiamo pensare di partecipare ad un evento che, in realtà, è un danno per la politica ambientale della città – queste le parole del sindaco Pizzarotti, che continua -. Stiamo parlando di sette inceneritori in Emilia Romagna, e tra poco ecco l’ottavo: in fatto di politica ambientale la nostra Regione dimostra una gestione con la retromarcia ancora attiva. Quando in Europa si guardava alle energie rinnovabili e allo sviluppo della raccolta differenziata, in Emilia Romagna si costruivano i primi inceneritori, e da allora nulla è cambiato: in questo ci vediamo tutto il masochismo della classe politica italiana, evidentemente più interessata agli interessi delle multiutility che a quelli della collettività. Iren considera l’inaugurazione dell’inceneritore un giorno di festa? – denuncia Pizzarotti - Ma è un giorno di festa per i suoi interessi, non per quelli dei parmigiani”.
No ai rifiuti da fuori provincia
“Gli interessi dei parmigiani si chiamano raccolta differenziata al 60%; tariffazione puntuale, risparmio in bolletta e qualità dell’aria: tutte politiche nord europee che soltanto da quest’anno, con un ritardo di 10 anni, abbiamo introdotto a Parma. Una cosa è certa: mentre tutto il Pd compatto difende il Piano Regionale dei Rifiuti, che vedrebbe le multiutility ingigantire il loro fatturato con la gestione dei rifiuti da fuori provincia e addirittura regione, il Movimento 5 Stelle continua a pensare che sia una scelta suicida e miope. Prova di questo è che, ora assieme a Parma, altri sindaci emiliano-romagnoli sono dello stesso avviso: l’incenerimento dei rifiuti appartiene alla preistoria. È ora di dire basta ad una classe politica che fino ad oggi ha guardato più ai colletti bianchi che agli interessi dei cittadini – conclude infine Pizzarotti -. Come sindaci siamo stati eletti per cambiare le cose che fino ad oggi hanno rovinato questo Paese e il nostro ambiente, non per attuarne le stesse politiche con le stesse logiche”.

(Fonte Comune di Parma)

 

Attenzione al consumo dell’acqua attraverso gli alimenti. WWF: “L’agricoltura è il settore economico più assetato d’Italia”. Il Caso “Mutti” di Parma, un esempio di sostenibilità.

di Virgilio - Parma 22 marzo 2014 -

In occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua”  - 22 marzo - il WWF invita a porre attenzione allo spreco d’acqua che avviene attraverso i cibi assumendo maggiore consapevolezza quando si sceglie la “fettina di carne, la pasta o la frutta esotica”. Mediamente, stando al rapporto “L’impronta idrica dell’Italia”, realizzato  da Marta Antonelli e Francesca Greco del King’s College London, gli italiani consumano circa 6000 litri d’acqua pro capite al giorno comprendente anche l’acqua “importata” con i beni. 

“L’impronta idrica - rileva il WWF - della produzione in Italia ammonta a circa 70 miliardi di m3 di acqua l’anno. L’agricoltura è il settore economico più assetato d’Italia con l’85% dell’impronta idrica della produzione, comprendendo l’uso di acqua per la produzione di colture destinate all’alimentazione umana e al mangime per il bestiame (75%), e per pascolo e allevamento (10%). 

Il restante 15% dell’impronta idrica della produzione è suddiviso tra produzione industriale (8%) e uso domestico (7%).” Ma non tutto è negativo, quello che riporta il documento dell’organizzazione ambientalista ma esistono esempi virtuosi di sostenibilità.

E’ appunto il caso MUTTI portato come esempio di “sostenibilità  made in Italy”. 

“A partire dal 2010 Mutti, azienda leader di mercato nella produzione di  pomodoro , ha analizzato con il WWF Italia e il sostegno dell’Università della Tuscia i consumi idrici della propria produzione, utilizzando come indicatore di sostenibilità proprio l’impronta idrica, dalla coltivazione dei pomodori al confezionamento del prodotto finito.

I risultati mostrano come l’impronta idrica dell’approvvigionamento delle materie prime rappresenti il 98% del totale, con il ruolo predominante (84%) della coltivazione del pomodoro. Con l’impegno di ridurre sia l’impronta idrica (-3% entro il 2015) attraverso misure per migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’irrigazione  e l’uso di fertilizzanti, Mutti ha coinvolto tutta la filiera agricola in un percorso concreto a favore dell’ambiente (http://www.mutti-parma.com/wwf#), sperimentando un innovativo servizio di gestione dell’irrigazione con l’obiettivo di limitare l’uso di acqua ai soli volumi e periodi necessari. Le aziende agricole coinvolte sono riuscite così a risparmiare in media il 14% dell’acqua.

L’esperienza di Mutti dimostra come attraverso tecnologie e investimenti mirati sia possibile ridurre l’impatto ambientale di un settore strategico come quello agricolo. Rappresenta un esempio virtuoso poiché sta aumentando il livello di eccellenza delle proprie produzioni rendendole sempre più coerenti a obiettivi ambientali misurabili e tangibili, un’assunzione di responsabilità su questioni ambientali che sono di carattere globale ma che dipendono dalle scelte individuali e imprenditoriali.”

 

 

 

Domenica, 09 Marzo 2014 17:51

Verdi Passioni: Modena ha un cuore green

 

 

Presso il quartiere fieristico di Modena è in corso la mostra mercato dedicata a orto, giardino e campagna. Per chi ha il pollice verde, e non solo, piante, fiori, bulbi, prodotti tipici del territorio e laboratori creativi per adulti e ragazzi.

di Manuela Fiorini - 

Modena 09 marzo 2014 --

Nelle città dell’Emilia Romagna ci sono 200 mila metri quadri di terreno di proprietà comunale divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione ad uso familiare, all’impianto di orti e al giardinaggio creativo. Non solo: secondo l’Istat, Modena è il comune capoluogo di provincia con maggiore disponibilità di verde pro capite in regione. Ben 48,1 mq a testa. La precede Reggio Emilia, con 55,4 mq e la segue Ferrara, con 44,4. Valori ben sopra alla media nazionale, che si attesta sui 31,4 mq procapite. Più verde significa riduzione dell’inquinamento gassoso e delle polveri sottili, meno cemento e più spazi ricreativi, con una ricaduta positiva sulla qualità della vita dei cittadini. Oltre a ciò, pare aumentare il numero di persone che si riscopre con il “pollice verde”. Non solo perché piante e fiori abbelliscono balconi e giardini, ma anche perché, in un momento di crisi economica generale, si ricorre sempre più spesso agli orti privati. 

Per tutti gli appassionati, ma anche per i curiosi, si tiene, fino a domenica 9 marzo, a ModenaFiere la seconda edizione di Verdi Passioni , la mostra mercato dedicata a orto, giardino e campagna. Nei 10 mila metri quadrati della fiera si potranno trovare, in esposizione e in vendita, bulbi, sementi, piante, fiori e tutta l’attrezzatura per il giardinaggio e la cura del verde, ma anche tutto quello che è legato al “vivere green”. Come i prodotti tipici tradizionali: vini e formaggi del territorio, aceto balsamico, marmellate, conserve, miele e prodotti dell’apicoltura. Si potranno anche conoscere gli animali che abitano orti e giardini, come i gufi e coccinelle, farfalle, insetti, ma anche volpi e api. 

Tanti anche gli incontri, i laboratori creativi e i workshop, tutti a partecipazione gratuita e aperti anche ai principianti. Per esempio, si possono imparare i segreti delle coltivazione e manutenzione di fiori e piante ornamentali, delle rose e dei frutti antichi, ma anche ricevere consigli più pratici, su come organizzare uno spazio verde, come avere un prato perfetto, come e quando innaffiare o risparmiare acqua. 

Per i creativi, ci sono, poi, i laboratori di decorazione e i corsi di ikebana, l’arte giapponese sulla disposizione dei fiori. Con l’Orto nel cassetto, invece, si impara a riciclare mobili, cassetti ed elementi da giardino per trasformarli in contenitori per piante o elementi decorativi. 

L’Orto botanico del’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, invece, propone i laboratori didattici “Riciclaggio e giardinaggio”, riservato ai bambini, per imparare a costruire contenitori per le piante con materiali di recupero, e “Senti che profumo” rivolto agli adulti, per conoscere i segreti delle piante aromatiche. 

Spazio anche agli amici a quattro zampe con il Gruppo Cinofilo Modenese, che propone dimostrazioni di agility, dogdance e obedience. A tutti i bambini che si presentano con il proprio cane viene offerta la possibilità di imparare alcuni facili esercizi da fare insieme all’amico a quattro zampe. 

 

INFO

VERDI PASSIONI www.verdipassioni.it 

8 e 9 marzo 2014 – orario 9.30-19

Biglietti: Intero € 7. Ridotto € 5. Possessori di Carta Insieme Conad € 4. Ragazzi fino a 14 anni gratuito.

Modena, Quartiere Fieristico, viale Virgilio 70/90 

Una tre giorni dedicata a un settore innovativo e dinamico, che opera nel rispetto dell'ambiente e del benessere dell'uomo. Tra i protagonisti in Fiera, "Moodwood Houses": abitare il legno senza rinunciare a confort, design, innovazione e sicurezza -

Parma, 17 febbraio 2014 - di Sara Bondani

Si è conclusa domenica, l'edizione 2014 della fiera dedicata alla bioedilizia, Future Build Expò presso le Fiere di Parma. Una tre giorni dedicata a un settore innovativo e dinamico che opera nel rispetto dell'ambiente e del benessere dell'uomo, in grado di fornire soluzioni per qualsiasi esigenza di ristrutturazione o di costruzione ex novo. La mostra è stata capace di riunire innovazione e gusto estetico grazie alla partecipazione delle più importanti aziende italiane, puntando su efficienza energetica, comfort e benessere. Non solo risparmio energetico, tema dominante del primo decennio del nuovo secolo, ma anche innovazione costruttiva e urbanistica.

 

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Tra i protagonisti in Fiera, "Moodwood Houses" abitare il legno 

Una ricerca che mira al vivere bene, sano e senza privarsi dei confort di una casa moderna e tecnologica, creando soluzioni abitative che si ispirano a due aspetti: responsabilità e consapevolezza: questa la filosofia delle abitazioni dell'azienda "Moodwood houses". Una ricerca che parte dal rispetto per la natura, e dalla consapevolezza che l'uomo sia fruitore di una grande quantità di energia, destinata ad aumentare in maniera esponenziale, col passare degli anni. Una quantità tale, che purtroppo non possediamo e che produciamo per la maggior parte con idrocarburi.Istintiva l'attenzione di ognuno di noi quando si tratta di risparmio energetico e di consumi, come si può facilmente notare dall'attenzione prestata per acquisti di piccoli elettrodomestici o di autoveicoli, questo purtroppo ancora avviene poco a livello abitativo. Il risparmio energetico è uno dei punti cardine della filosofia Moodwood Houses, grazie ad abitazioni che forniscono isolamento termico e attenzione al risparmio energetico, limitando al minimo le spese di riscaldamento e condizionamento. Il legno, come anima strutturale, come scelta sostenibile, è un materiale che oltre ad essere naturale è resistente ed è in grado di fornire altissime prestazioni, capace di creare un ambiente che unisce innovazione e tradizione. Per poter fondere tutti gli aspetti aspetti di sicurezza e confort abitativo in un unico edificio, Moodwood Houses utilizza per le proprie strutture l'X-LAM, in grado di assicurare edifici durevoli, ecocompatibili, antisismici e resistenti al fuoco. Una filosofia 100% bio oriented per vivere bene in uno spazio sano e sicuro.Sembra impossibile pensare che esista una casa che soddisfi tutti i requisiti che ognuno di noi desidera, eppure la ricerca di Moodwood Houses, porta avanti uno stile innovativo, senza dover rinunciare all 'estetica di una casa moderna. Il materiale più antico di sempre sposa la tecnologia più moderna per offrire un ambiente con la "A" maiuscola.

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Sabato, 15 Febbraio 2014 17:20

Future Build, non solo efficienza energetica

 

 

Chiuderà domani l’edizione 2014 della fiera dedicata alla bioedilizia, Future Build Expò. Imperniata su ricerca e innovazione senza tralasciare il benessere e il comfort.

di Virgilio

Parma 15 febbraio 2014 ----

Una seconda edizione che dimostra l’interesse del pubblico professionale  e privato al comparto della bioedilizia. Un settore che, nonostante la crisi, sta dimostrando di attrarre interesse.  Lo dimostra anche l’incremento degli espositori saliti a 170 (+20%) e  il folto pubblico che ha assistito ai numerosi convegni organizzati nel periodo della manifestazione.

Molte le soluzioni abitative proposte dai più importanti operatori del settore. Non solo “cubi”  e moduli omologati, anzi una ampia varietà di proposte estetiche e personalizzabili per soddisfare tutti i gusti.   

Soluzioni abitative che riescono a coniugare perfettamente estetica, efficienza e comfort. 

Se qualcuno pensa di trovare delle semplici “casette in legno” rimarrà molto sorpreso dei progressi ottenuti dal settore.

Belle, anzi bellissime, case esteticamente accattivanti per soddisfare ogni esigenza e gusto.

Molte anche le proposte per ristrutturazioni, dagli infissi alle coperture aerate. Considerato che il 60% del parco immobiliare italiano è stato costruito prima della entrata in vigore della legge 10/91 è facile immaginare che molti potrebbero essere interessati a indagare sulle opzioni che il mercato specializzato propone e espone a Parma.

Future Build PR18

Future Build PR10

 

Future Build PR13

 

 

 

Si riaccende il dibattito sull’impianto di cogenerazione  di Citterio al Poggio Sant’Ilario Baganza. Da sempre contestato dal Comitato, no cogeneratore, dell’impianto alimentato a olio animale  se ne è discusso ancora ieri sera al Teatro Comunale di Felino di fronte a un folto e attento pubblico.

Felino, 14 febbraio 2014 -

L’incontro si apre con l’intervento di Simona Bocchi, presidente del comitato, che riassume ile motivazioni che hanno indotto alla chiamata d’aggiornamento: “ vogliamo spiegare ai firmatari della delibera di iniziativa popolare, così l’abbiamo definita, discussa in consiglio comunale il 19 dicembre scorso, quali sono stati gli esiti della nostra iniziativa, e cosa vogliamo fare in seguito”. La delibera proponeva  infatti “di approfondire se esistevano possibilità di negoziazione con la ditta Citterio per non attivare l’impianto, capire meglio il problema e allargarlo all’unione pedemontana, di conoscere l’opinione dei consorzi del prosciutto di Parma e del Parmigiano” , come dichiarato da Maurizio Tanzi, ex sindaco di Felino, che ha collaborato alla redazione della stessa.

L’ex sindaco tiene a sottolineare che “sarebbe stato meglio discutere prima dell’iter procedurale che ha autorizzato la costruzione”. Tutti i partecipanti si sono trovati d’accordo nel criticare la lettera che il sindaco ha recapitato ai firmatari del comitato, dove si spiega come l’impianto, essendo privato, non poteva essere bloccato dal comune il quale aveva solo la competenza urbanistica. Sono l’Arpa, l’Usl e la Provincia che controlleranno le emissioni, “ e se l’impianto produrrà inquinamento verrà immediatamente fermato” evidenzia Luigi Ferrari, segretario PD di Sala Baganza, anche lui intervenuto nel dibattito.  

L’allarme sanitario è stato sviscerato dal dott. Gabriele Rastori, che avverte: “siamo tutti già inquinati, abbiamo largamente superato la capacità depurativa del sistema natura. Ora si parla dell’età biologica, che sono venti o trent’anni più di quella anagrafica, per tutto l’inquinamento subito”.

L’allarme non è solo sanitario, ma anche economico: “se l’opinione pubblica e gli enti esteri che ci permettono di esportare verranno a sapere che c’è un impianto che brucia gli scarti qui nella food valley, noi non vendiamo più” – lamenta Margherita Folzani, imprenditrice che gestisce il prosciuttificio di famiglia, attivo da 50 anni. L’analisi è semplice: “Citterio può spostarsi da questo territorio, noi il nostro investimento lo abbiamo qui” .

L’incontro, durato più di due ore e mezzo, ha visto l’intervento degli amministratori della minoranza, Angelo Lusardi (Pdl-Lega) e Luigi Ferioli (Lista Spazio alle idee) che hanno entrambi espresso il loro appoggio alla delibera e alle richieste promosse dal comitato, ma anche Fabrizio Savani, consigliere M5s di Parma, attivo nelle politiche ambientali.

Mentre l’ex manager Roberto Ricci ha ricordato che “lo scopo di un’azienda è fare business, quella dell’amministrazione e di garantire pari dignità a tutti i cittadini”, e la dott.ssa Sandra Mari, pediatra, dal suo privilegiato punto di osservazione ha focalizzato l’attenzione sui più piccoli, informando come “già da novembre, quando a Parma si è registrato un livello di micro polveri costantemente sopra la soglia, nel mio ambulatorio ho ricevuto dai 2 ai 4 casi settimanali di polmonite”. Altri interessanti contributi sono stati portati dal mondo dell’attivismo.

Sono intervenuti infatti anche Massimo Bacchi, del comitato ambiente Sala Baganza, e Giuliano Serioli, di Rete ambiente e Lesignano Futura, che ha riportato due elementi importanti: “ho avuto informazioni che l’impianto Citterio è fermo, in quanto gli scarti avrebbero un’acidità tale da rovinare il motore del cogeneratore, e la ditta sta cercando una soluzione. Vorrei poi ricordare che la cilindrata di questo motore è di 98 500 cc, pari a 50 camion con rimorchio accesi 24 ore al giorno”. 

La conclusione, avvenuta quasi a mezzanotte, è stata gestita da Umberto Varoli, del comitato, che ricordando la stessa battaglia che avviene nella zona di Castelvetro (MO) contro l’impianto a biomasse Inalca, ha elencato le prossime mosse: “per le prossime elezioni amministrative scenderemo in campo, a favore di chi appoggia le nostre richieste e i nostri valori. Stiamo poi raccogliendo le firme di cittadini che vogliano diffidare individualmente gli amministratori del comune, mentre abbiamo anche redatto una lettera da inviare a tutte le autorità, dalla Regione alla Presidenza della repubblica, dall’Efsa al tribunale di Parma”. 

La tensione sembra alta e tra i prossimi obiettivi del comitato rientra anche il monitoraggio dell’aria “per poter dimostrare eventuali peggioramenti, anche se per ora abbiamo difficoltà a trovare aziende disposte a fare questo tipo di rilievi” si lamenta Margherita Folzani.

(MM)

 

 

L'impianto per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti dovrebbe sorgere nel 2017, sono ancora tanti però a non vedere l'apertura del Tmb come una vittoria...

 

di Ivan Rocchi - Reggio Emilia, 5 febbraio 2014 -

In questi giorni si è tornato a parlare dell'impianto per il Tmb (trattamento meccanico biologico) dei rifiuti che dovrebbe sorgere nel 2017 a Gavassa, una frazione di Reggio che dista poco più di 2 chilometri dal centro città, ma immersa nella campagna. Una volta costruito l'impianto, infatti, sarà possibile chiudere la discarica di Poiatica di Carpineti, nell'appennino reggiano, in funzione dal 1996. Recentemente la discarica è stata oggetto di un duro attacco anche da parte di due parroci di Toano – comune che dista circa 5 chilometri da Carpineti – per i cattivi odori che emana e il sospetto di un aumento nella mortalità infantile nella zona. Ma a Poiatica potrebbero comunque arrivare altre 100.000 tonnellate di rifiuti all'anno fino al 2020. La decisione sarà presa a breve in Regione.
Sono ancora tanti però a non vedere l'apertura del Tmb come una vittoria. Tra questi c'è Gianluca Vinci, segretario provinciale della Lega Nord e candidato sindaco a Reggio nelle prossime amministrative, che accusa le forze politiche di tacere sul tema. "Trattandosi di una area agricola poco abitata – dice Vinci - non vi è interesse elettorale ad agitare gli animi. Ma si ignora il fatto che si tratta di una enorme struttura, che cambierà per sempre la faccia della nostra città e l'ingresso dai vicini comuni di Correggio e San Martino, trovandosi all'intreccio della vecchia statale e della nuova tangenziale".
Il segretario del Carroccio attacca soprattutto il Comune, che "dopo tante rassicurazioni circa uno stop alla cementificazione del territorio agricolo, creerà un enorme centro deposito rifiuti proprio alle porte di Reggio e di fianco a campi che continueranno ad essere coltivati". Vinci rivendica fino in fondo le scelte della Lega, "l'unica forza politica in Comune a votare contro la realizzazione di tale costruzione". E definisce invece "incredibile" l'assenso dato al progetto da parte dei partiti di minoranza, tra i quali anche il Movimento 5 Stelle.
Insomma, il progetto ormai non ha ostacoli. Eppure le alternative ci sarebbero, secondo Vinci. Per esempio reperire aree industriali dismesse, lontane dalle vie principali di accesso alla città e che permetterebbero di risparmiare il territorio agricolo. "Speriamo che la prossima amministrazione comunale blocchi e ripensi complessivamente l'intera opera; troppo spesso le forze politiche si scoprono ambientaliste solo in presenza di nutriti comitati di residenti", conclude in tono caustico Gianluca Vinci.

Anche la Regione si è opposta al ricorso presentato dall' azienda Eolica Parmense per l' impianto eolico di Borgotaro, pertanto se l'Eolica Parmense vorrà insistere nel ricorso dovrà precedere alla costituzione davanti al Tar dell'Emilia-Romagna -

Parma, 29 gennioa 2014 -

La Provincia di Parma ha bocciato un progetto di realizzazione di un parco eolico da realizzare sull'Appennino Parmense, un'opera che è stata proposta da una controllata della RenInvest Sa, azienda del settore energetico con sede a Pedrinate, che sta agendo in Emilia Romagna attraverso la controllata "Eolica Parmense srl", il cui rappresentante legale è Claudio Zanini anch'egli ticinese. Dopo la decisione dell'ente locale, la società promotrice si è rivolta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presentando un ricorso straordinario con la richiesta di annullare l'atto che boccia il progetto. Esso prevedeva l'installazione di pale eoliche nel territorio del Comune di Borgo Val di Taro, nella frazione di Porcigatone nei pressi del passo Santa Donna. Il parco eolico è stato molto avversato da alcuni comitati di cittadini che lamentavano uno danno per il paesaggio. Una prima versione del progetto era stata presentata nell'estate del 2011 e contava tre pale alte 154 metri. L'anno scorso il progetto è stato cambiato e le pale sono diventate nove, sempre della stessa dimensione, per una potenza totale di 30,33 MW. Secondo la Provincia di Parma per essere autorizzate le pale eoliche dovrebbero funzionare almeno 1.800 ore all'anno, per 75 giorni, un parametro imposto dalla legge, ma sul Monte Santa Donna non ci sarebbe vento a sufficienza.

 

Salvatore Pizzo

 

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