Secondo una recente ricerca, il latte formulato a base di soia, assunto per un lungo periodo, potrebbe avere un effetto dannoso sul sistema riproduttivo dei più piccoli, in particolare delle femmine.
E' quanto pubblicato sulla rivista GREEN ME il 14 marzo scorso, riportando i risultati di una ricerca statunitense secondo la quale i neonati che vengono nutriti con formule a base di soia mostrano delle differenze in alcune cellule e tessuti del sistema riproduttivo, probabilmente dovute all'esposizione a composti simili agli estrogeni che sono presenti in questo tipo di latte.
"Lo studio, - come riporta Green Me - finanziato e guidato dal National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS), ha esaminato l'effetto di diverse tipologie di latte sullo sviluppo di tessuti sensibili agli estrogeni e sui livelli ormonali in neonati maschi e femmine.
La ricerca ha preso a campione 282 bambini, di cui 102 alimentati esclusivamente con formula di soia, 110 con latte vaccino e 70 con latte materno. I piccoli partecipanti sono stati monitorati per 28 settimane (nel caso dei maschi) o per 36 (nel caso delle femmine) per valutare l'indice di maturazione (MI) delle cellule epiteliali del tessuto urogenitale; il volume uterino, ovarico e testicolare nonché le mammelle e infine le concentrazioni ormonali.
I risultati hanno mostrato che le principali differenze riscontrate riguardavano le bambine: rispetto a quelle alimentate con latte vaccino, le piccole nutrite con la formula di soia mostravano cambiamenti evolutivi in risposta all'esposizione agli estrogeni. L'IM delle cellule vaginali era più alto e il volume uterino diminuiva più lentamente proprio nelle bambine nutrite con latte formulato di soia.
Questo sarebbe dovuto al fatto che, la proteina di soia, contiene elevate quantità di genisteina, un isoflavone simile all'estrogeno che può alterare il sistema endocrino del corpo e potenzialmente interferire con il normale sviluppo ormonale, sebbene si sappia poco sui suoi effetti relativamente ai bambini.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, non ha riscontrato differenze significative tra i bambini maschi alimentati con latte vaccino e quelli alimentati con la formula di soia.
I ricercatori hanno fatto notare che le differenze riscontrate nelle bambine erano comunque piccole e che, almeno al momento, non devono generare particolare allarme."
I fattori destabilizzanti i mercati sono sempre riconducibili al clima in Argentina, i dazi statunitensi e le possibili ripercussioni da parte cinese.
di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 16 marzo 2018. Il mercato è pressoché immobile sui fattori fondamentali, per rendersene conto basta confrontare le due chiusure del 13/03 e la successiva in rosso di ieri sera 15/03.
Fattori, specie l'ultimo citato, che rendono difficili le stime relativamente alle future semine anche se è logico attendersi un maggior investimento produttivo di soia.
Nel mercato interno da segnalare la continua tensione sulla farina di soya che viene messa a disposizione con il contagocce, sia per la proteica che per la normale. Questo fa sì che mantengono in forza tutti i proteici e loro sostitutivi. Cruscami ancora in aumento, ma con minor forza rispetto alle attese, fibrosi sempre ben tenuti, e questo sarà così certamente sino a maggio. Piano piano stanno prendendo forza i cereali sia sul mercato interno che estero, non tanto sul breve periodo, quanto sul medio lungo termine. Un sussulto potrebbe presto registrarlo l'orzo. mentre per il mais il periodo critico sarà il luglio agosto dove potrebbero esserci sorprese.
Alcuni prezzi di giovedi partenza porti: farina di soya 44 da 380€ ton, non caricabile ma solo nominale a 385-387€ fisicamente caricabile, mentre per la proteica i valori si attestavano sui 390 € tonnellata sia pronta che aprile, mentre in consegna aprile generico quindi 1-30/04 veniva offerta a 380€; il maggio-giugno a 364/378€ per normale e proteica e il luglio dicembre a 356/365€ sempre normale e proteica. Il 2019 331/341€. Il girasole proteico da 215 a 225 € ton in base alle qualità, colza 245€, far girasole normale da 145 a 155€ in base alle varie derivazioni.
Sussiste la possibilità di accaparrarsi del panello di lino di alta qualità di origine polacca, merce in sacconi a prezzi interessanti in confronto agli altri proteici e alla farina di soya ogm frre che ieri quotava 428 e partenza stabilimenti interni.
Si preannunciano ancora circa due mesi di sofferenza sui proteici, a meno che non subentrino ritorsioni ai dazi, sempre possano essere disponibili delle alternative.
Per le bioenergie nulla da segnalare, salvo la necessità di porre attenzione a eventuali rimbalzi di cereali e sottoprodotti derivati. Nel frattempo si è scatenata una è vera e propria caccia ai sottoprodotti sostitutivi dei cruscami. Molti operatori, per non attingere al mercato, stanno erodendo le loro scorte di trinciati e pastoni, contando sugli erbai primaverili.
Indicatori internazionali 16 marzo 2018
l'Indice dei noli è sceso sino a 1169 punti, il petrolio rimbalza a attorno 61$/bar. e l'indice di cambio €/$ segna 1,23213.
(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)
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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.
Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.
Officina Commerciale Commodities srl - Milano
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Vola l'export e ripartono con decisione i consumi delle famiglie. Per l'agricoltura si chiude un'annata difficile a causa del clima, ma tiene il tessuto imprenditoriale, con un aumento record delle aziende condotte dai giovani (+ 5,6%).
Bilancio positivo per l'agroalimentare italiano nel 2017, sebbene il settore si sia dovuto misurare con le difficili condizioni meteo. Lo rileva il rapporto AgrOsserva di Ismea relativo all'ultimo trimestre dell'anno.
A trainare l'agroalimentare è stato soprattutto il segmento industriale che, beneficiando in maniera diretta del buon andamento della domanda nazionale ed estera, ha segnato un incremento rispetto al 2016 del valore aggiunto (+1,8%), della produzione industriale (+3%) e degli occupati (+1%).
Molto bene per l'export di alimenti e bevande che chiude l'anno al livello record di 41 miliardi di euro, con una crescita molto più sostenuta di quella, già significativa, messa a segno nel 2016 (+6,8% nel 2017 a fronte del 4,2% dell'anno precedente).
Ma il 2017 sarà ricordato soprattutto per la netta ripresa dei consumi alimentari delle famiglie italiane, che dopo 5 anni di stallo, fanno finalmente registrare un segno più di un certo peso (+3,2%).
Il bilancio dell'annata agraria è stato invece fortemente condizionato dall'andamento meteorologico avverso che ha inciso sul potenziale produttivo con un impatto negativo in termini di valore aggiunto (-4,4% sul 2016).
Il numero di imprese agricole è rimasto pressoché invariato rispetto all'anno precedente (-0,3% nel Registro delle imprese a dicembre 2017 su base annua). Tra i dati positivi si evidenzia la crescita del numero di imprese agricole condotte da giovani con meno di 35 anni che arrivano a 55.331 con un aumento del 5,6%.
(Ismea - Roma 14 marzo 2018 - in allegato il Report completo in PDF)