Visualizza articoli per tag: export

Giovedì, 31 Ottobre 2019 10:42

Cresce l'alimentare al Sud.

Cresce l'alimentare al Sud. Fatturato aumentato più nel Mezzogiorno che nel resto del Paese. Ora la scommessa è sull'export

Il rapporto di Ismea in collaborazione con Cibus e Federalimentare mostra una fotografia del food & beverage nel Mezzogiorno

Salerno, 30 ottobre 2019 – Il settore agroalimentare del Mezzogiorno ha le carte in regola per rafforzare il suo ruolo strategico e rappresentare un fattore di traino economico per quest’area, puntando a un alto posizionamento in termini di qualità e al forte legame col territorio. È quanto emerge dal Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’ISMEA, in collaborazione con Fiere di Parma e Federalimentare, presentato oggi presso l’Università degli Studi di Salerno.

Lo studio evidenzia come i recenti mutamenti dello scenario globale abbiano sostenuto una crescita senza precedenti delle esportazioni del Made in Italy alimentare, grazie a una ritrovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale, che ha spinto l’export agroalimentare del Sud a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018.
Nel Mezzogiorno, nonostante il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, il permanere di un tessuto imprenditoriale caratterizzato da imprese medio-piccole e, più in generale, la conferma di alcuni storici limiti allo sviluppo economico, il settore agroalimentare è cresciuto, nell’ultimo triennio, in termini di valore aggiunto - che supera i 19 miliardi di euro -, di numero di imprese - 344 mila imprese agricole e 34 mila imprese dell’industria alimentare - e di occupati, che si attestano a circa 668 mila unità, pari al 10% del totale occupati al Sud.
Anche il confronto con il Centro-Nord mette in evidenza come, nello stesso periodo, il fatturato dell’industria alimentare sia cresciuto più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%).
La specifica composizione settoriale, l’elevata incidenza delle medie imprese – che si sono rivelate quelle più dinamiche e in grado di adattarsi ai mutati scenari – oltre che il determinante contributo delle imprese di più recente costituzione, hanno consentito all’agroalimentare del Mezzogiorno di ottenere performance di tutto rispetto e, in taluni casi, superiori a quelle dei corrispondenti settori del Centro-Nord.
Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%); in generale, un rinnovamento generazionale e la presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato.
Tra gli elementi più critici, soprattutto pensando alla necessità di agganciare il treno dell’innovazione, preoccupano i bassi livelli di immobilizzazioni nelle imprese del Mezzogiorno e il fatto che esse siano sostanzialmente tecniche con poca attenzione a quelle immateriali.

“Lo studio di ISMEA descrive il sistema agroalimentare meridionale come una realtà in forte espansione - ha detto Elda Ghiretti, Cibus and Food Global Coordinator, Fiere di Parma - Un dato confermato anche dall’aumento della partecipazione delle aziende del Sud a Cibus, passata negli ultimi 5 anni dal 17% al 36%. Cibus è la fiera alimentare di riferimento all’estero e vede la partecipazione di migliaia di buyer internazionali. La cresciuta partecipazione delle imprese meridionali a Cibus ha contribuito – ha riferito Ghiretti – all’aumento dell’export dei prodotti agroalimentari del Meridione che nel 2018 aveva toccato la quota di 7 miliardi e 110 milioni di euro, con un aumento del 6,1% nel quadriennio 2015/2018. Un dinamismo sostenuto anche dalla creazione di nuove forme di aggregazione private, come consorzi e associazioni, che consentono anche ad imprese di medie dimensioni di interloquire con importatori e distributori esteri”.

“Un trend positivo quello del nostro settore nel Mezzogiorno sia in termini occupazionali che in termini di fatturato – ha aggiunto il direttore di Federalimentare, Nicola Calzolaro – con grandi margini di crescita su diversi fronti. Uno su tutti, l’export. L’agroalimentare del Sud, infatti, è ancora molto orientato al mercato italiano e poco alle esportazioni che rappresentano meno del 20% di quelle totali del Paese. Una porzione davvero troppo piccola se si pensa alla potenzialità del nostro sud e all’importanza strategica dell’export per l’Italia. È necessario, dunque, l’impegno di tutti per farlo crescere e questo può avvenire attraverso l’innovazione, ma soprattutto attraverso un potenziamento della rete infrastrutturale senza la quale non si potranno mai sfruttare appieno le grandi possibilità dell’alimentare nel Mezzogiorno.

“L'agroalimentare nel Mezzogiorno riveste un ruolo sempre più rilevante, con primati in molti settori e una buona tenuta economica, segnali positivi che vanno letti con attenzione – ha dichiarato Fabio Del Bravo; occorre rafforzare adeguatamente la fase agricola e la sua integrazione con la parte a valle della filiera, favorire gli investimenti – soprattutto in innovazione – e prendere atto dei limiti, per esempio strutturali, individuando percorsi che già nel breve possano portare benefici: una maglia produttiva di dimensioni piccole è certamente un problema su molti fronti, ma lo è molto di più per le produzioni standardizzate che fronteggiano concorrenza di prezzo, piuttosto che per i prodotti differenziati del made in Italy. Incentivare forme di aggregazione e l’orientamento a produzioni tipiche che in quest’area hanno ancora molte potenzialità inespresse, può rivelarsi una leva strategica importante e può avviare un percorso di successo realmente attuabile”.

Si è conclusa con successo la missione imprenditoriale ed istituzionale, che si è svolta dal 25 al 27 settembre 2019 a Tianjin, una delle quattro municipalità cinesi - insieme a Pechino, Shanghai e Chongqing - poste sotto il diretto controllo del governo centrale. Mulino Formaggi in prima fila nel comparto Food & Beverage.


di Redazione Parma 6 Ottobre 2019 - L’edizione del 2019 di ITALY-CHINA SME TRADE AND INVESTMENT FORUM, che si è tenuto nella città di Tianjin (15 milioni di abitanti) dal 25 al 27 settembre ha visto la partecipazione di Federico Donati, Sales Manager di Mulino Formaggi srl, uno degli attori più autorevoli nell’export del Parmigiano Reggiano e altre eccellenze casearie nazionali.


Al forum, patrocinato da Bank of China, CDP, ICE, CONFINDUSTRIA, e ABI, hanno preso parte circa 50 aziende italiane appartenenti a diversi settori, agroalimentare, meccatronica, biomedicale, automotive e helthcare.
Il Business Forum Italia Cina (BFIC), l’organismo fondato dai Governi Italiano e Cinese nel 2014 con l'obiettivo di promuovere le relazioni economiche tra i due Paesi, co-presieduto sul lato italiano dall’AD di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Fabrizio Palermo, e su quello cinese dal Chairman di Bank of China, Liu Liange.


La missione si é composta sostanzialmente di due parti:
- la quinta edizione del Business Forum Italia-Cina che si terrà alla presenza dei vertici politici del Ministero dello Sviluppo economico (MISE) e dell’omologo cinese MOFCOM; 
una sessione di incontri bilaterali (Match) tra aziende italiane e cinesi, con l’obiettivo di supportare la nascita di possibili collaborazioni.


“Un Forum molto ben organizzato, ha precisato Federico Donati, e particolarmente qualificanti gli incontri con gli operatori cinesi, almeno quelli che a noi maggiormente interessano e connessi all’ampio settore del Food & Beverage”.


Al forum sono intervenute figure di spicco di entrambe le delegazioni e val la pena citare gli interventi di Ma Chalong (General Manager BANK OF CHINA), Liu Liange ( Chairman Bank of China) Jin Xiangjun ( Vice sindaco Tianjin), Stefano Buffagni (Viceministro MISE), Fabrizio Palermo (CEO Cassa Depositi e Prestiti), Qian Keming (Vice Ministro del commercio cinese), Giuseppe Fedele (Ambasciatore italiano in Cina), Carlo Ferro (Presidente ICE), Qian Hongshan (Vice ministro cinese affari internazionali) senza contare innumerevoli rappresentanti del partito comunista cinese locali e nazionali. 

ITALY-CHINA SME TRADE AND INVESTMENT FORUM - importatoreFOOD&Beverage- B2B MEETING IMG_3384 (1).jpg

(A destra Federico Donati Sales Manager Mulino Formaggi srl e a sinistra un importante importatore cinese di food & beverage)






Pubblicato in Agroalimentare Emilia

UniCredit e la Export-Import Bank of China (CEXIM) promuovono la collaborazione tra le imprese in Cina, Italia e nei Paesi della Cee

UniCredit ha annunciato la sigla di un Memorandum d'intesa (MoU) con la Export-Import Bank of China (CEXIM), con l'obiettivo di creare e sviluppare relazioni di lungo termine per promuovere la collaborazione tra imprese cinesi, italiane e dell'Europa centro-orientale (CEE).

L'accordo mira a incentivare lo sviluppo commerciale e di soluzioni per i clienti nelle aree del project finance (inclusi i finanziamenti garantiti dalle ECA - Export Credit Agencies), dei progetti nel settore energetico e delle infrastrutture, del global transaction banking (in particolare dei servizi di liquidazione e dei finanziamenti a breve termine), dei mercati dei capitali di debito, dei mercati finanziari globali, del sostegno finanziario nei mercati locali di Italia e CEE e della consulenza finanziaria (inclusi. M&A).

L'accordo si fonda sul rafforzamento della cooperazione economica e commerciale tra Cina ed Europa: secondo l'Eurostat, infatti, alla fine del 2018 la Cina era il partner numero due per le esportazioni e il partner principale per le importazioni di merci nell'Ue.

L'obiettivo principale del MoU consiste nel promuovere la partecipazione congiunta ai finanziamenti, inclusi il project financing e i finanziamenti garantiti dalle ECA e nell'agevolare la partecipazione ai progetti da parte di imprese italiane, cinesi e dell'Europa centro-orientale. In questo modo, l'accordo sosterrà il commercio tra la Cina e i principali mercati di UniCredit nei settori della meccanica e dell'elettronica, dell'high e new tech, dell'energia e delle materie prime.

Il Memorandum agevolerà inoltre la sinergia nell'ambito di progetti nel settore energetico e delle infrastrutture realizzati in Cina, in Italia e nella CEE, che saranno sostenuti e sviluppati da imprese cinesi e/o che operano nei principali mercati di UniCredit.

L'accordo è stato firmato il 10 luglio a Milano da Fabrizio Saccomanni, Presidente di UniCredit e Hu Xiaolian, Presidente di CEXIM.

Commentando il Memorandum, il Presidente di UniCredit Saccomanni ha dichiarato: "Questo Memorandum è un concreto passo avanti nel sostegno alla crescita economica delle imprese europee in Cina. Come banca paneuropea di successo, UniCredit vanta una posizione unica per promuovere la cooperazione tra imprese cinesi ed europee."

Il MoU sosterrà le aziende, gli sponsor di progetto e le istituzioni nelle rispettive attività internazionali, in particolare nelle operazioni condotte sui mercati principali di UniCredit, ovvero l'Europa centro-orientale e l'Italia. Grazie al Memorandum, UniCredit potrà rafforzare i legami con le imprese e le istituzioni finanziarie cinesi, diventando la via d'accesso dei clienti che stanno espandendo la loro attività nei mercati chiave della Banca.

Milano, 10 Luglio, 2019

 

CEXIM

La Export-Import Bank of China, come banca di Stato, ha il compito di sostenere il commercio estero, gli investimenti e la cooperazione economica internazionale della Cina. La Cexim ha un ruolo cruciale nella promozione della crescita costante e dell'adeguamento strutturale, nel sostegno del commercio estero, nell'implementazione della strategia di globalizzazione e nell'incentivazione dello sviluppo sano e sostenibile del Paese.

UniCredit

UniCredit è un solido Gruppo Pan-Europeo, con un modello di banca commerciale semplice e una piattaforma di Corporate & Investment Banking perfettamente integrata, che mette a disposizione dei suoi 26 milioni di clienti una rete unica in Europa Occidentale e Centro Orientale. UniCredit offre competenze locali nonché una rete internazionale unica, in grado di accompagnare e supportare la propria ampia base di clientela a livello globale attraverso banche leader in 14 Paesi e un network bancario europeo: Italia, Germania, Austria, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria e Turchia. Grazie a una rete internazionale di uffici di rappresentanza e filiali, UniCredit è presente in altri 18 Paesi di tutto il mondo.

78,4 milioni in più da gennaio a marzo. La Germania, primo mercato, cresce del 6%. Primato indiscusso alla metalmeccanica. Tutto ok per il tessile (+9,3%), alimenti e bevande (+18,5%)

Reggio Emilia 5 luglio 2019 - Mentre si vanno ricomponendo gli organi di governo sulla base dei nuovi equilibri politici sanciti dalle elezioni del 26 maggio scorso, la UE economica premia le esportazioni reggiane con un rialzo del 4,4% nel primo trimestre 2019.

Secondo l'analisi all'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, infatti, da gennaio a marzo le imprese del nostro territorio hanno esportato beni, negli altri 27 Paesi dell'Unione Europea, per un valore pari a 1,85 miliardi, mentre nell'analogo periodo del 2018 la cifra si era fermata a 1,77 miliardi.

Oltre 78 milioni in più si sono dunque orientati verso un'area che ha assorbito 67,3% delle vendite di prodotti "made in Reggio Emilia" oltre frontiera.
Germania, Francia, Regno Unito e Spagna si sono confermate ai vertici della graduatoria degli acquisti, assorbendo, con 1,14 miliardi, quasi i due terzi dell'intero export provinciale del trimestre.

"Tra i dati più significativi – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – va segnalato l'incremento del 6% sul mercato tedesco, sul quale sono stati collocati beni per 407,7 milioni; indicatore esplicito dello storico apprezzamento della Germania nei confronti delle imprese reggiane, ma anche dell'efficacia delle iniziative di incoming che continuiamo ad alimentare proprio con gli operatori commerciali tedeschi, coinvolti anche in questi giorni in nuove iniziative per il comparto agroalimentare e il settore della meccanica-meccatronica".

Molto buone anche le notizie provenienti dal Regno Unito, con un export reggiano salito a 211,6 milioni nel primo trimestre 2019 grazie ad un incremento del 13,9%. In crescita del 2,9%, poi, le esportazioni verso la Francia, con un saldo trimestrale a 365,3 milioni, mentre la Spagna, con 166,4 milioni, ha registrato dati stabili sui livelli 2018.

Dai dati elaborati dall'Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge anche l'ottimo posizionamento reggiano nei 13 Paesi di più recente adesione all'Unione Europea.

La graduatoria è guidata dalla Polonia (che si colloca anche al sesto posto assoluto) con 87,8 milioni, seguita dalla Romania con 50,3 milioni e un incremento del 13,7%. La Croazia, l'ultima nazione ad aver aderito all'Unione europea (2013), acquista prodotti reggiani per quasi 16 milioni (+2,4% rispetto allo stesso periodo del 2018) e si conferma al diciannovesimo posto.
La graduatoria generale è chiusa da un Paese storicamente presente nella UE, cioè il Lussemburgo, che nel primo trimestre 2019 ha importato prodotti reggiani per poco più di 3 milioni di euro, ma un significativo incremento percentuale (+22,4%).

Quanto alle dinamiche dei settori, anche nel primo trimestre dell'anno i prodotti manifatturieri, con quasi 1,84 miliardi, hanno rappresentato la quasi totalità dell'export reggiano.

In termini di valore, in testa (con un'incidenza superiore al 50%) si è confermata la metalmeccanica (938 milioni, con un incremento dell'1,7%), che occupa il primo posto in tutti i Paesi UE, eccezion fatta per Regno Unito, Cipro, Lettonia e Malta, verso i quali vanno prevalentemente merci del tessile-abbigliamento, e il Lussemburgo, al quale sono destinati prevalentemente prodotti ceramici.

Un quinto dell'export manifatturiero reggiano verso i Paesi della UE è rappresentato, infine, dai prodotti del tessile-abbigliamento che hanno raggiunto i 371 milioni (+9,3%); la ceramica, con 189 milioni, è apparsa in lieve flessione (-0,4%) rispetto al primo trimestre 2018, precedendo i prodotti dell'alimentare-bevande, apparsi in poderosa crescita, con un +18,5% e un valore pari a 115,7 milioni.

 

Export_UE28.jpg

 

 

 

78,4 milioni in più da gennaio a marzo. La Germania, primo mercato, cresce del 6%. Primato indiscusso alla metalmeccanica. Tutto ok per il tessile (+9,3%), alimenti e bevande (+18,5%).
 
Reggio Emilia -
 

Mentre si vanno ricomponendo gli organi di governo sulla base dei nuovi equilibri politici sanciti dalle elezioni del 26 maggio scorso, la UE economica premia le esportazioni reggiane con un rialzo del 4,4% nel primo trimestre 2019.

Secondo l’analisi all’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, infatti, da gennaio a marzo le imprese del nostro territorio hanno esportato beni, negli altri 27 Paesi dell’Unione Europea, per un valore pari a 1,85 miliardi, mentre nell’analogo periodo del 2018 la cifra si era fermata a 1,77 miliardi. 

Oltre 78 milioni in più si sono dunque orientati verso un’area che ha assorbito 67,3% delle vendite di prodotti “made in Reggio Emilia” oltre frontiera. 

Germania, Francia, Regno Unito e Spagna si sono confermate ai vertici della graduatoria degli acquisti, assorbendo, con 1,14 miliardi, quasi i due terzi dell’intero export provinciale del trimestre.

Tra i dati più significativi – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – va segnalato l’incremento del 6% sul mercato tedesco, sul quale sono stati collocati beni per 407,7 milioni; indicatore esplicito dello storico apprezzamento della Germania nei confronti delle imprese reggiane, ma anche dell’efficacia delle iniziative di incoming che continuiamo ad alimentare proprio con gli operatori commerciali tedeschi, coinvolti anche in questi giorni in nuove iniziative per il comparto agroalimentare e il settore della meccanica-meccatronica”.

Molto buone anche le notizie provenienti dal Regno Unito, con un export reggiano salito a 211,6 milioni nel primo trimestre 2019 grazie ad un incremento del 13,9%. In crescita del 2,9%, poi, le esportazioni verso la Francia, con un saldo trimestrale a 365,3 milioni, mentre la Spagna, con 166,4 milioni, ha registrato dati stabili sui livelli 2018.

Dai dati elaborati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio emerge anche l’ottimo posizionamento reggiano nei 13 Paesi di più recente adesione all’Unione Europea.

La graduatoria è guidata dalla Polonia (che si colloca anche al sesto posto assoluto) con 87,8 milioni, seguita dalla Romania con 50,3 milioni e un incremento del 13,7%. La Croazia, l’ultima nazione ad aver aderito all’Unione europea (2013), acquista prodotti reggiani per quasi 16 milioni (+2,4% rispetto allo stesso periodo del 2018) e si conferma al diciannovesimo posto. 

La graduatoria generale è chiusa da un Paese storicamente presente nella UE, cioè il Lussemburgo, che nel primo trimestre 2019 ha importato prodotti reggiani per poco più di 3 milioni di euro, ma un significativo incremento percentuale (+22,4%).

Quanto alle dinamiche dei settori, anche nel primo trimestre dell’anno i prodotti manifatturieri, con quasi 1,84 miliardi, hanno rappresentato la quasi totalità dell’export reggiano. 

In termini di valore, in testa (con un’incidenza superiore al 50%) si è confermata la metalmeccanica (938 milioni, con un incremento dell’1,7%), che occupa il primo posto in tutti i Paesi UE, eccezion fatta per Regno Unito, Cipro, Lettonia e Malta, verso i quali vanno prevalentemente merci del tessile-abbigliamento, e il Lussemburgo, al quale sono destinati prevalentemente prodotti ceramici.

Un quinto dell’export manifatturiero reggiano verso i Paesi della UE è rappresentato, infine, dai prodotti del tessile-abbigliamento che hanno raggiunto i 371 milioni (+9,3%); la ceramica, con 189 milioni, è apparsa in lieve flessione (-0,4%) rispetto al primo trimestre 2018, precedendo i prodotti dell'alimentare-bevande, apparsi in poderosa crescita, con un +18,5% e un valore pari a 115,7 milioni.

 

Export_UE-reggioemilia.png 
 

Le esportazioni regionali (+5,0 per cento), continuano a procedere più rapide del commercio estero nazionale (+2,0 per cento). Per valore delle esportazioni, l'Emilia-Romagna si conferma subito dietro la Lombardia, che rallenta come il Piemonte, quarto, e cresce più del Veneto, terzo.

L'andamento è determinato dai risultati sui mercati europei, in particolare dell'Unione, e da un forte sviluppo nell'area asiatica, che compensa quello minimo su quelli americani. Riguardo ai settori, notevole la crescita dei mezzi di trasporto e macchinari. Il segno rosso caratterizza l'industria del legno; ferme ceramica e vetro, elettricità ed elettronica.

Nel primo trimestre 2019 rallenta la crescita delle vendite all'estero dell'Emilia-Romagna (+5,0 per cento), risultate pari a 16.027 milioni di euro. Secondo i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna, l'export nazionale ha mostrato una tendenza positiva, ma molto meno dinamica (+2,0 per cento).
L'Emilia-Romagna si conferma come la seconda regione per quota dell'export nazionale (14,0 per cento), preceduta dalla Lombardia (26,9 per cento) e seguita dal Veneto (13,7 per cento) e dal Piemonte (10,0 per cento). Considerando queste regioni, nel primo trimestre dell'anno solo le esportazioni del Veneto sono aumentate (+1,4 per cento), mentre segnano un arretramento quelle della Lombardia (-1,6 per cento) e del Piemonte (-3,6 per cento).

I settori. Il risultato regionale è da attribuire principalmente all'importante industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 27,6 per cento delle esportazioni regionali, anche se con un aumento delle vendite contenuto al 4,1 per cento. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dall'industria dei mezzi di trasporto (+8,4 per cento) e dall'altra manifattura (+28,9 per cento), da attribuire a un export decuplicato di prodotti del tabacco. Seguono gli apporti della metallurgia e dei prodotti in metallo e della chimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche (+7,5 per cento per entrambe le industrie). Fermo l'export per le industrie della ceramica e vetro e dell'elettricità e elettronica. Segno rosso per l'industria del legno.

Le destinazioni. Nel primo trimestre l'andamento positivo si è fondato nuovamente sulla capacità di cogliere risultati positivi sui mercati europei (+4,2 per cento) e in particolare dell'Unione (+5,3 per cento), e di sfruttare una buona ripresa su quelli asiatici (+12,8 per cento) a fronte di una crescita minima su quelli americani (+1,5 per cento). Sui singoli Paesi si segnalano la forte crescita sul mercato del Regno Unito (+19,6 per cento), che ha assorbito il 7,5 per cento dell'export regionale, in anticipazione della Brexit, e l'ampia accelerazione delle vendite in Cina (+22,5 per cento). Al contrario continuano a crollare quelle verso la Turchia (-34,2 per cento).

Venerdì, 29 Marzo 2019 10:08

Le Arance rosse a Pechino

La Cina da il benvenuto alle arance rosse italiane - Le arance rosse italiane il 2 Aprile 2019 saranno protagoniste in Cina nell'Ambasciata d'Italia a Pechino in un evento di benvenuto che annuncerà l'ingresso della pioniera Oranfrizer in questo nuovo mercato, l'iniziativa "Vulcanica, Vitaminica, Naturale. Dall'Italia alla Cina l'arancia rossa unica al mondo" coinvolgerà importatori, distributori, operatori del settore horeca e della GDO, chef e giornalisti. A presentare le arance rosse a Pechino saranno Salvo Laudani e Sara Grasso di Oranfrizer, manager della prima e finora unica azienda italiana che dopo la firma dei recenti protocolli ha esportato i primi container di arance in Cina via nave.

Interverranno per l'occasione Ettore Francesco Sequi, l'Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Popolare Cinese, Amedeo Scarpa, Direttore dell'Ufficio ICE a Pechino, Mao Hong Ming l'importatore cinese di Ningbo Texstar Trading & Industry co Ltd.

"Essere i primi è una grande responsabilità – afferma Nello Alba, Ceo Oranfrizer - abbiamo fatto del nostro meglio per raggiungere questo obiettivo. Ma arrivare in Cina non è la fine di un'azione di export, è solo l'inizio. Incontreremo a Pechino importatori ed operatori del settore che in futuro potrebbero scommettere con noi sull'arancia rossa e sul made in Italy, la diffusione del prodotto nei mercati e suggerirne il consumo è un impegno che stiamo ancora svolgendo avvicinandoci alle richieste della comunità cinese. Oltre i confini d'Europa cerchiamo di stabilire dialoghi e relazioni economiche sicure e durevoli, le uniche che possono rivelarsi promettenti per migliorare il futuro della nostra agricoltura siciliana.
Valorizzare nel mondo il frutto più prezioso che coltiviamo in Sicilia è una mission continua per noi, esporteremo il nostro tesoro agroalimentare italiano ed europeo solo dove può trovare alto gradimento e il giusto valore".

L'evento che si svolgerà a Pechino consentirà ai portatori di interesse di degustare il nuovo agrume entrato nel mercato cinese, sarà trasferita ogni informazione sull'arancia rossa che da adesso è possibile importare. Il primo importatore cinese Mao Hong Ming, l'unico che attualmente dispone di arance rosse made in Italy sarà coinvolto nell'iniziativa per raccontare la sua esperienza "Lavoriamo da anni con l'Italia e l'Europa sia in import sia in export – afferma l'importatore - conosciamo bene il food italiano e riconosciamo l'enorme valore e potenziale che i prodotti italiani possono avere nel mercato cinese e per questo motivo che abbiamo voluto fare da pionieri importando le arance rosse italiane, nonostante le distanze ed i tempi prolungati di transito perché siamo sicuri che aldilà delle difficoltà tecniche il consumatore cinese apprezzerà l'unicità delle arance rosse siciliane, il sapore particolare, la meravigliosa colorazione ma soprattutto gli effetti benefici di questi preziosissimi frutti. Siamo positivi guardano al futuro di questo business". L'esportazione via nave potrebbe continuare già in questa stagione agrumaria, in futuro potrà essere sperimentata anche la via aerea.

"Il consumatore cinese di oggi è sempre più sofisticato e disponibile verso nuove esperienze di cibi e sapori. - aggiunge Amedeo Scarpa, direttore di ICE Pechino e coordinatore degli Uffici ICE in Cina – è pronto a sperimentare nuove varietà, anche di frutta fresca. Ma è anche sempre molto più attento alla sicurezza ed affidabilità di ciò che mette a tavola. E' per questo che i prodotti Made in Italy, incluso le arance di Sicilia, oggi ancor piu' che nel passato sono in perfetta sintonia con le nuove attente esigenze del consumatore cinese, perchè assicurano con processi certificati gli standard di qualità e sicurezza richiesti. I margini di crescita verso questo mercato sono molto ampi e le modalità di fornitura e distribuzione potranno avvantaggiarsi anche delle piattaforme e-commerce tenuto conto che la Cina è per fatturato il più grande mercato B2C al mondo: nel 2018 800 miliardi di US$, ovvero la metà del commercio mondiale B2C realizzato tramite tali piattaforme elettroniche di commercio".

Salvo Laudani e Sara Grasso, Marketing Manager ed Export Manager di Oranfrizer, a Pechino descriveranno l'unicità del territorio d'origine dell'arancia rossa e tutte le peculiarità dell'agrume made in Italy: si parlerà di gusto, pigmentazione, varietà e cultivar innovativi, proprietà organolettiche e microclima. Il pubblico specializzato potrà visualizzare dei film sulla produzione made in Italy e sull'arancia rossa per cogliere ogni dettaglio sulla filiera tricolore che lavora seguendo dei principi di alta qualità. Verranno approfonditi i fattori microclimatici che caratterizzano la Piana di Catania alle pendici del vulcano Etna, dove maturano le arance rosse Tarocco, Moro e Sanguinello uniche al mondo. A completare l'evento sarà una degustazione tematica a base delle arance rosse esportate - Tarocco e Moro - a cura dello chef italiano Fabio Falanga che molti fa assaporare i sapori d'Italia a Pechino.

"Rimanendo rispettosi della tradizione culinaria italiana esalteremo il sapore delle arance che sono arrivate dalla Sicilia, faremo provare questo straordinario frutto in diverse forme e consistenze con abbinamenti più o meno usuali" anticipa lo chef Falanga. Gli agrumi verranno proposti in tutta la loro autenticità, saranno elaborate alcune preparazioni per veicolare la versatilità dei frutti anche in cucina, per la preparazione di ricette dolci e salate, bevande nutrienti e cocktails alcolici.

L'evento organizzato da Oranfrizer nasce in sinergia con il progetto di CSO Italy "The European Art of Taste", è dedicato alla Cina ed è finanziato dall'Unione Europea, presenta i valori dell'ortofrutta italiana, in particolare le arance rosse raccolte in Sicilia e altre eccellenti produzioni del made in Italy (kiwi, pere, mele, succhi di frutta e verdure trasformate).

In allegato:
- le foto dei soggetti che interverranno il 2 Aprile nell'Ambasciata d'Italia a Pechino.
- la foto dello sdoganamento delle arance rosse italiane arrivate in Cina via nave.
- la foto della Cerimonia inaugurale del 23 marzo organizzata a Ningbo subito dopo l'arrivo in Cina via nave delle arance rosse italiane.
- la foto dell'incontro business tenutosi proprio oggi 28 marzo a Shanghai che ha coinvolto operatori del settore interessati alle arance rosse italiane arrivate in Cina via nave.

Più info www.oranfrizer.it 

 

Arance_Rosse_Italiane_in_Cina.jpg

CHINA WELCOMES ITALIAN RED ORANGES

On April 2nd 2019 The Italian red oranges will be protagonists in China at the Embassy of Italy in Beijing in a welcome event that will announce the entry of the pioneer Oranfrizer into this new market, the "Volcanic, Vitaminic, Natural" initiative. From Italy to China the unique red orange in the world will involve importers, distributors, operators in the HORECA sector and large-scale retail trade, chefs and journalists. Salvo Laudani and Sara Grasso from Oranfrizer will present the red oranges in Beijing, manager of the first and so far the only Italian company that, after the signing of the recent protocols, exported the first containers of oranges to China by sea. Also Ettore Francesco Sequi, the Italian Ambassador in China, Amedeo Scarpa, Director of the ICE Office in Beijing, Mao Hong Ming, the Chinese importer of the company Ningbo Texstar Trading & Industry co Ltd will attend .

"Being the first is a great responsibility - says Nello Alba, CEO of Oranfrizer - we did our best to achieve this goal. But arriving in China is not the end of an export action, it is only the beginning. We will meet in Beijing importers and operators in the sector who in the future could invest with us in red orange and made in Italy, the spread of the product in the markets and suggest consumption is a commitment that we are still making, bringing us closer to the demands of the Chinese community. Beyond the borders of Europe we try to establish safe and long-lasting economic relationships, the only ones that can be promising to improve the future of our Sicilian agriculture. Our continuous mission is to promote the most precious fruit grown in Sicily around the world, we will export our Italian and European agri-food treasure only where it is appreciated and properly enhanced ".

The event will allow to taste the new citrus fruit entering the Chinese market, learn all information about the red orange now possible to import.
The first Chinese importer Mao Hong Ming, the only one who currently supplies the made-in-Italy red oranges will be involved to tell about his experience "We have been working for years with Italy and Europe both in import and in export - the importer affirms - we know well the Italian food and recognize the enormous value and potential that Italian products can have in the Chinese market and for this reason we wanted to be pioneers by importing Italian red oranges, despite the distances and long transit time because we are sure that beyond the technical difficulties the Chinese consumers will appreciate the uniqueness of Sicilian red oranges, the particular taste, the wonderful color but above all the beneficial effects of these precious fruits. We are positive, considering the future of this business". The export by see could continue in this current citrus season, and also the air shipment maybe in the next future.

"Today's Chinese consumer is increasingly sophisticated and optimistic towards new experiences of food and flavors - adds Amedeo Scarpa, director of ICE Beijing and coordinator of the ICE offices in China – ready to experiment with new varieties, including fresh fruit, focusing more and more on the safety and integrity of food. This is why Made in Italy products, including Sicilian oranges, today even more than in the past are in perfect harmony with the new attentive needs of the Chinese consumer, because they ensure the required quality and safety standards with certified processes. The margins of growth towards this market are very wide and the methods of supply and distribution will also be able to take advantage of the e-commerce platforms, considering that China is the largest B2C market in the world in terms of turnover: in 2018 800 billion US $, half of the world B2C trade via these electronic commerce".

Salvo Laudani and Sara Grasso, Marketing Manager and Export Manager of Oranfrizer, in Beijing will describe the uniqueness of the red orange territory of origin of and all the peculiarities of the made in Italy
citrus: we will talk about taste, pigmentation, varieties and innovative cultivar, organoleptic properties and microclimate. The specialized public will be able to see films on made in Italy and on red orange to capture every detail about the Italian production chain that works according to high quality features. The microclimatic factors in Catania Plain at the slopes of the Etna volcano will be studied in depth, where the unique Tarocco, Moro and Sanguinello red oranges ripen. Completing the event will be a thematic tasting based on exported red oranges - Tarocco and Moro - by the Italian chef Fabio Falanga who many will enjoy the flavors of Italy in Beijing.

"Respecting the Italian culinary tradition we will enhance the taste of Sicilian oranges, trying extraordinary fruit in different shapes and textures with common and unusual combinations" discloses chef Falanga.
Citrus fruits will be offered in all their authenticity, some preparations will be prepared to convey the versatility of the fruits also in the kitchen, for the preparation of sweet and savory recipes, nutritious drinks and alcoholic cocktails.

The event organized by Oranfrizer is born in synergy with the CSO Italy project "The European Art of Taste", dedicated to China and financed by the European Union, presenting the values of Italian fruit and vegetables, in particular the red oranges harvested in Sicily and other excellent productions of Made in Italy (kiwi, pears, apples, fruit juices and processed vegs).

More info - https://oranfrizer.it/oranfrizer/en-GB 

 

Direttore_ICE_Amedeo_Scarpa.jpg

Ettore_Sequi_Ambasciatore_italiano_Pechino.jpg

NelloAlba_AgrumetiSicilia_Oranfrizer_11.jpg

 

 

中国欢迎意大利血橙

来自意大利的血橙,将成为2019年4月2日意大利驻华使馆欢迎活动中的主角。届时,意大利的先锋公司Oranfrizer将借助 "火山,维生素,自
然。世界上唯一的血橙从意大利来到中国" 的活动,宣布进入这个新兴市场。众多的进口商、分销商、餐饮从业人员、大型连锁经销商、厨师和媒体人员将参加活
动。Oranfrizer公司的经理人员Salvo Laudani和Sara Grasso将作介绍。这是第一家也是迄今为止唯一一家意大利公司,在最近签署的
协议后,通过海运向中国出口了第一个集装箱的橙子。意大利驻中华人民共和国大使谢国谊, 意大利对外贸易员会北京办事处首席代表暨中国区总协调官司凯培,以及中国
进口商宁波德士达贸易工业股份有限公司毛洪明将作发言。

"充当第一,意即责任重大" Oranfrizer公司首席执行官Nello Alba说道,"我们尽最大努力来实现这一目标。 但到达中国并不是出口行为
的终结,而是开始。我们在北京认识的业内进口商和运营商,将来可以与我们投身于意大利血橙和意大利制造产品。在市场上推广产品引导消费,是我们一直在践行的承
诺,以使我们更接近中国人的需求。我们要建立超越欧洲的安全和持久的对话机制和经济关系,这是有望改善西西里农业前景的唯一方式。在世界上提升我们西西里岛种植的
珍贵水果的价值,于我们是一项持续的使命。我们出口意大利的也是欧洲的珍宝级农副产品,就是为了让它能获得更高的赞赏和正确的价值"。

在北京举办的活动中,相关人员将品尝进入中国市场的新柑橘类水果,接受到现在开始可以进口中国的血橙的第一手信息。第一位也是目前唯一一位意大利血橙中国进
口商毛洪明,也将参与活动并讲述他的经验。"我们多年来一直从事与意大利和欧洲的进出口工作"他说,"我们非常了解意大利食品,我们认识到意大利产品在中国市场可
以拥有的巨大价值和潜力,因此我们希望成为进口意大利血橙的先锋。尽管距离远,运输时间长,但是我们确信,抛开这些技术难度,中国消费者一定会欣赏西西里血橙的独
特性,其特殊的味道,美妙的色彩,尤其是这些珍贵水果的有益效果。我们看好这项业务的未来。" 在这个柑橘季节,海运还会继续,未来可以尝试空运。

"今天的中国消费者越来越讲究,勇于体验新的食品新的口味",意大利对外贸易委员会北京办事处首席代表暨中国区总协调官司凯培补充道,"他们准备尝试新品
种,包括新鲜水果。但同是也总是越来越关注餐桌上的安全性和可靠性。这就是为什么包括西西里橙在内的意大利制造产品,在今天比过去更能符合中国消费者的新需求,因
为它们的安全性是经质量标准认证的生产工艺保证的,符合安全要求的。这个市场的增长空间十分巨大,供应和经销渠道还可以利用电子商务平台。中国在营业额方面是世界
上最大的B2C市场:2018年达到8000亿美元,即世界B2C贸易的一半是通过这些电子商务平台进行的。"

Oranfrizer公司的市场经理Salvo Laudani和出口经理Sara Grasso将讲述血橙原产地的独特性以及意大利产柑橘的特点:将讨论
味道,色素沉着,创新品种和栽培品种,口感特性和小气候等。专业公众将观看有关意大利制造和血橙的影片,以了解高质量原则下的意大利生产链的每一个细节。他们还将
对位于埃特纳火山坡的卡塔尼亚平原微气候因素进行深入研究,那里出产这些独特的Tarocco,Moro和Sanguinello品种的血橙。活动后,意大利主
厨Fabio Falanga将用出口过来的Tarocco和Moro血橙,设计主题品尝,让大家可以在北京享受到意大利风味。

"在尊重意大利烹饪传统的同进,我们将提升来自西西里岛的橙子的味道。我们将通过组合,设计不同的形状,让大家尝试这种非凡的水果,"厨
师Falanga说。所用的柑橘类水果将全部真实呈现。会在厨房加工些多样式的橙子备料,以配甜味和咸味食谱,以及营养饮料和鸡尾酒等。

这次由Oranfrizer公司主办的活动,是意大利果蔬服务中心"欧洲品味艺术"项目的配套活动,由欧盟资助,面向中国,旨在彰显意大利果蔬品的价值,特
别是产自西西里的血橙以及其它珍贵意大利物产,比如猕猴桃,梨,苹果,果汁和加工蔬菜等。

信息 - https://oranfrizer.it/oranfrizer/zh-CN 

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

La storia dell’export reggiano degli ultimi dieci anni, le sofferenze vissute anche negli scambi con l’estero, ma anche la straordinaria capacità di reazione del nostro sistema imprenditoriale sono racchiuse in poche ed emblematiche cifre: nel 2018 abbiamo raggiunto, con un nuovo record a 10,7 miliardi, un valore superiore del 27,1% a quello ante-crisi e addirittura più alto del 66,4% rispetto a quello del 2009, anno in cui toccammo il punto più basso con 6,4 miliardi di esportazioni e un calo del 23,6% sul 2008”. Così il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi, commenta l’analisi dell’Ufficio Studi dell’Ente camerale sulle dinamiche delle esportazioni reggiane nell’ultimo decennio.

L’economia e la società reggiane – sottolinea Landi – hanno pagato anch’esse un prezzo molto alto alla crisi finanziaria ed economica mondiale partita dal crac della Leman Brothers, con una crescita della disoccupazione (salita fino al 6,6%) e una drastica riduzione della produzione legata al crollo degli ordini interni e a quelli internazionali: i dati sono tornati ad essere più confortanti su tutti questi fronti e, in particolare, proprio a proposito di scambi con l’estero, che sono quelli che hanno maggiormente inciso sulla ripresa e che, da soli, valgono più del 60% del valore aggiunto provinciale”.

Dall’analisi dell’Ufficio studi della Camera di Commercio emerge, innanzitutto, l’immediato e pesante effetto, sul 2009, della crisi avviatasi a fine 2008, quando le esportazioni di “made in Reggio” valevano 8,4 miliardi e il nostro territorio si collocava all’undicesimo posto della graduatoria nazionale delle province esportatrici.

Nel 2009, infatti, l’export reggiano diminuì di quasi due miliardi, scendendo a poco più di 6,4 e facendo registrare una flessione del 23,6%; anche la collocazione di Reggio Emilia fra le province esportatrici subì un primo contraccolpo, con la perdita di una posizione in classifica.

Nonostante un aumento di quasi 885 milioni (+13,7%), che portò le esportazioni della provincia a oltre 7,3 miliardi, nel 2010 Reggio Emilia registrò un’ulteriore discesa in graduatoria, scendendo al tredicesimo posto.

Negli anni successivi – come attesta la ricostruzione camerale, le esportazioni reggiane hanno continuato a crescere superando, nel 2012, gli 8,4 miliardi; si trattava, in sostanza, dello valore ante crisi; ma diverse altre province italiane stavano crescendo molto più rapidamente, tanto che Reggio Emilia continuava a perdere posizioni: in quell’anno, la nostra provincia era scesa ancora di tre posizioni, collocandosi al sedicesimo gradino.

Dall’anno successivo la provincia reggiana ha imboccato la strada per una ripresa più spinta; nel 2013 e nel 2014, infatti, Reggio ha salito a due a due i gradini della graduatoria delle province esportatrici. Nel 2013 il valore dell’export provinciale, con un incremento del 2%, ha superato gli 8,6 miliardi e garantendo alla nostra provincia la quattordicesima posizione su scala nazionale; l’anno successivo le vendite reggiane oltre frontiera hanno quasi raggiunto i 9 miliardi con un incremento del 4,3% e la nostra provincia ha guadagnato la dodicesima posizione della graduatoria, mantenuta per i due anni successivi.

I flussi di merci verso l’estero hanno continuato poi a crescere altrettanto bene e nel 2015 hanno superato i 9,2 miliardi (+3%), mentre nel 2016, con un incremento del 2,5%, hanno sfiorato i 9,5 miliardi.

Poiché i prodotti leader dell’economia provinciale sono riconosciuti certamente come delle eccellenze a livello internazionale, nel 2017 il valore del “made in Reggio Emilia” ha superato i 10,3 miliardi (+8,7%) e la nostra provincia ha salito un’ulteriore posizione nella graduatoria nazionale, collocandosi all’undicesimo gradino.

Tale posizione è stata mantenuta anche nell’anno appena trascorso; con un ulteriore incremento del 3,9% nel 2018 le esportazioni reggiane hanno raggiunto un nuovo record, superando i 10,7 miliardi.

export-ultimi-10anni-reggioemlia-economia.jpg

Fonte: Camera di Commercio Reggio Emilia

Forum delle Economie: UniCredit per l'Agroalimentare strategie e sinergie per coltivare il futuro delle imprese.

A Bologna un focus nazionale organizzato dal Gruppo bancario per riflettere su caratteristiche, punti di forza e aree di miglioramento del comparto.
Presenti imprenditori ed esperti. In programma anche B2B con buyer stranieri

Tra le attività realizzate dalla banca a supporto del settore anche il programma "Coltivare il futuro" che nel triennio 2016-2018 ha permesso l'erogazione di oltre 1,1miliardo di euro in Emilia Romagna, di cui circa 303milioni per l'area di Bologna; e il progetto filiere che in un anno ha registrato 38 accordi siglati sul perimetro nazionale, uno dei quali sull'area felsinea.

BOLOGNA, 19 marzo 2019 - Primo settore per creazione di valore aggiunto in Italia (62 miliardi di euro nel 2018), capace di apportare al Pil nazionale un contributo del 3,9%, anticiclico e virtuoso in resilienza, l'agroalimentare è il più rilevante tra i comparti d'eccellenza del Made in Italy. Qualità, export, innovazione e crescita dimensionale, unita allo sviluppo dei processi di integrazione della filiera, sono le leve capaci di tradurne le forti potenzialità in business sostenibile e di successo.

UniCredit ha scelto FICO Eataly World, come location simbolo dell'agrifood italiano conosciuto nel mondo, per stimolare il confronto e individuare strategie di sviluppo percorribili coinvolgendo esperti, rappresentanti di istituzioni, consorzi e, soprattutto, aziende del comparto: circa 80 gli imprenditori presenti, provenienti principalmente da Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche.

Nel corso dell'incontro sono stati illustrati i temi cardine inerenti scenario e prospettive del settore rilevati dall'Industry Book, analisi condotta dal Corporate Marketing UniCredit sulla base di dati macroeconomici e analisi di bilancio delle imprese. Secondo lo studio, nell'ultimo decennio il settore ha messo in atto profonde trasformazioni, innovando il modello di business e registrando una dinamica migliore di quella dell'industria manifatturiera nel suo complesso. A fronte di una debole domanda interna, l'export ha giocato un ruolo trainante per la crescita: le vendite all'estero del Food&Beverage italiano (prodotti trasformati), sono aumentate più dell'80% negli ultimi 11 anni, e nel 2018 (dati Istat, febbraio 2019) il giro d'affari è stato di oltre 35miliardi di euro; 5,6 miliardi per l'Emilia Romagna che conta oltre 4.800 imprese attive nel settore.

Eppure, la propensione all'export del settore per l'Italia rimane inferiore a quella dei principali concorrenti europei (23% nel F&B e 12% in agricoltura - dati Eurostat), ciò anche a causa delle ridotte dimensioni medie delle aziende, della difficoltà di accesso alle catene di distribuzione internazionale e della concentrazione dei mercati di sbocco: i primi quattro (Germania, Francia, Regno Unito e USA) assorbono infatti il 51% dell'export totale (dati Istat, febbraio 2019). Esiste quindi ancora un elevato potenziale da valorizzare in tema di business oltre confine, implementazione di organizzazione e capacità commerciale delle imprese (anche attraverso la crescita dimensionale e la promozione dei processi di integrazione della filiera) e sviluppo di prodotti ad elevato valore aggiunto capaci di imporsi su nicchie di mercato ad alto rendimento.

Giovanni Ronca, Co Head Italy UniCredit, ha sottolineato che oltre al portafoglio di strumenti finanziari pensati per accompagnare l'operatività ordinaria delle imprese, occorre una finanza più aperta al mercato "capace – ha detto Ronca - di ridurre il rischio di accesso a fonti di finanziamento di debito e di agevolare l'accesso al mercato dei capitali".
"Il settore agroalimentare sta vivendo un trend di sviluppo - ha rimarcato Andrea Casini, Co Head Italy UniCredit -. Partendo dal dialogo costante tra le parti, nato per comprendere meglio le esigenze e trovare insieme le soluzioni più idonee, UniCredit si propone come partner di riferimento per sostenere gli imprenditori del settore".

Ciò si aggiunge ad una serie di attività realizzate dal Gruppo a supporto delle imprese del comparto:
• Il programma "Coltivare il futuro", nato dall'accordo stretto da UniCredit con il MiPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) a supporto delle aziende dell'agroalimentare che nel triennio 2016-2018 ha permesso l'erogazione di 5miliardi e 400milioni di euro in Italia; di cui oltre 1miliardo e 100milioni in Emilia Romagna e, più in dettaglio, circa 303milioni per l'area di Bologna.
• la creazione di un'Area Marketing Centrale UniCredit, in grado di proporre soluzioni e opportunità commerciali idonee alle specifiche esigenze delle imprese e una rete locale ad hoc composta da specialisti,
• il progetto UniCredit volto a rafforzare il valore delle filiere offrendo sostegno finanziario al ciclo produttivo e un più agevole accesso al credito: 38 gli accordi siglati in Italia in un anno, uno dei quali sull'area bolognese (Conserve Italia).

UniCredit, inoltre, grazie alla sua radicata presenza internazionale, con banche leader in 14 mercati principali e un network di uffici e International Center in 18 Paesi del mondo, si impegna a sostenere la crescita delle imprese locali aiutandole a mettere in atto strategie di internazionalizzazione di successo. Tra le azioni intraprese su questo fronte, anche l'organizzazione di B2B, incontri diretti tra aziende italiane e buyer stranieri qualificati, come quello realizzato in occasione del Forum organizzato a Bologna che ha visto partecipare imprenditori provenienti anche da Vietnam, Russia, Germania e Kazakistan.

Quella di Bologna è la prima tappa di un percorso dedicato da UniCredit al settore dell'agroalimentare. Il prossimo appuntamento è previsto a Catania il 21 marzo.

Lo spirito dell'accordo tra il Consorzio e JRE non è di "sponsorship" ma di concreta volontà di costruire un percorso a partire dalla condivisione dei valori. L'accordo ha durata triennale e prevede numerose iniziative in tutta Europa.

Reggio Emilia, 15 marzo 2019 – A partire dal 2019 e per i prossimo triennio, il Consorzio del Parmigiano Reggiano sarà partner dell'associazione Jeune Restaurateur d'Europe: il network europeo che riunisce i migliori e i più giovani rappresentanti dell'alta gastronomia.

Nata in Francia alla metà degli anni Settanta, Jre - Jeunes Restaurateurs d'Europe oggi conta più di 350 ristoranti affiliati distribuiti in 15 Paesi, rappresentanti di altrettante interpretazioni culinarie.

L'associazione è presente in Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Regno Unito.

La compagine italiana è composta da 83 cuochi ed è guidata da Luca Marchini, titolare del Ristorante L'Erba del Re di Modena.

Prima tappa del nuovo percorso sarà il XXVI Congresso Nazionale di JRE Italia che si terrà domenica 17 e lunedì 18 marzo alla Comunità di San Patrignano.
Lo spirito dell'accordo tra il Consorzio e JRE non è di "sponsorship", ma di concreta volontà di costruire un percorso a partire dalla condivisione dei valori. Proprio per questo motivo il Consorzio ha come obbiettivo quello di coinvolgere i membri JRE in momenti di formazione e divulgazione volti ad approfondire le caratteristiche che rendono il Parmigiano Reggiano unico e differente dagli altri formaggi e così versatile in cucina.

Nel corso dell'anno, in concomitanza con le assemblee nazionali JRE dei diversi paesi, il Consorzio organizzerà dei seminari per sottolineare le specificità del Parmigiano Reggiano DOP: dalla biodiversità che lo caratterizza alle diverse stagionature passando per il food cost, il taglio, la conservazione e la valorizzazione sul menù. Oltre a questo, nel quadro della collaborazione, il Consorzio ha in programma di organizzare incontri e contest per valorizzare il Parmigiano Reggiano e creare cultura di prodotto.

 

 

Pagina 4 di 21