Il quinto capitolo segna il ritorno di Arnold Schwarzenegger nello storico personaggio ma dalle nuove vesti ironiche. -

Parma, 17 luglio 2015 - di F.P. -

Chiunque sia passato dalle parti di Cannes durante il festival del Cinema non può non aver notato il mastodontico monitor che occupava quasi tutta la facciata principale dell'hotel Ritz Carlton proiettando un susseguirsi di inseguimenti, scene d'azione e sequenze del nuovo Terminator Genesys firmato Alan Taylor (regista noto per aver diretto Thor the dark world e per la sua lunga esperienza in serie tv di grande successo come Lost, I Soprano, Mad Men).

La storia è sempre la stessa? Non proprio: dopo un quarto episodio che sembrava aver messo fine ai viaggi nel tempo (abbastanza osteggiato dal pubblico), si è tornati a scrivere il passato, il presente e il futuro attraverso un nuovo balzo temporale con regole nuove e personaggi altamente rivistati. Un cambio palese che parte Da Sarah Connor (Emilia Clarke) al T800 (Arnold Schwarzenegger) passando per John Connor (Jason Clarke) e Kyle Reese (Jai Courtney) in un mondo in cui Skynet (Genesys) non è solo un software della difesa in stile anni 80-90, bensì un'entità informatica evoluta e attualizzata capace di essere presente in ogni device di cui oggi non possiamo più fare a meno (cellulari, tablet, computer di bordo della macchina...).

Il ritorno di Arnold Schwarzenegger, nel ruolo del T800 buono (più simile a un premuroso padre anziano che a una macchina assassina), ha subito catturato il pubblico e i social che hanno approvato a suon di like e di tweet l'ironica umanizzazione che si riassume in un sorriso a denti stretti del terminator e nella sua ironica autodefinizione di «vecchio ma non obsoleto».
Allo stesso tempo Jason Clarke (attore molto in voga in questo momento) è l'altro fattore che giustifica il prezzo del biglietto: fidatevi un John così non l'avevate mai visto!

Una storia che riparte da zero ogni volta e ogni volta si ripropone di essere l'ultima, lasciando il chiaro messaggio che il futuro è ancora da scrivere. Non siamo ai livelli dei primi due film, ma per essere un quinto episodio sicuramente ci avviciniamo molto agli standard con i quali è iniziata questa fortunata saga.

Martedì, 19 Maggio 2015 11:45

Festival di Cannes: istruzioni per l'uso

Un festival dalle mille sfaccettature, tra giornalisti, addetti al settore, vip e turisti amanti del cinema. -

Parma, 19 maggio 2015 - di F.P. -

Il Festival del Cinema di Cannes, insieme a quello di Venezia è uno degli eventi più importanti per il cinema a livello mondiale.
Un momento di aggregazione che unisce attori, maestranze, finanziatori, addetti del settore e ammiratori in un posto solo, in un concentrato di 10 giorni di puro cinema.

I premi

Le palme d'oro sono premi molto ambiti che rappresentano sicuramente un riconoscimento di poco inferiore a quello conferito dagli Accademy Awards durante la famosa e interminabile notte degli oscar.

Il Festival in cifre

Cannes si trasforma pronta a fagocitare 180.000 persone passando così da una popolazione di 70.000 abitanti a 210.000 di cui 4.500 giornalisti internazionali. Con investimenti pari a 20 milioni di Euro, la manifestazione prevede 500 telecamere di sorveglianza e prezzi da capogiro per chiunque desideri entrare in uno dei luoghi VIP legati al festival: 39.000 euro il prezzo per una notte nella Penthouse suite all'hotel Majestic Barriere adiacente al palazzo del festival.

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Il Festival per i giornalisti

Se vedete personaggi agghindati con diverse gradazioni cromatiche di badge appesi al collo, quelli sono giornalisti: pronti a vedere film dal primo mattino fino a tarda notte; amanti del cinema pronti a interminabili code e liti per un posto in platea (ho visto di persona ndr). Pronti a scrivere, commentare e criticare in tempo reale tutte le pellicole in proiezione durante l'evento. Con i badge e gli inviti giusti si aprono tutte le porte del festival, feste mondane comprese.

Il Festival per gli addetti al settore

Il festival non è solo una rassegna di film da valutare e premiare, bensì un vero e proprio luogo d'incontro tra domanda e offerta, una piazza internazionale dove produttori e distributori possono liberamente negoziare i propri lavori: non è cosa rara vedere i cinepanettoni italiani della stagione precedente in proiezione per la distribuzione nei mercati esteri.

Il Festival dei VIP

Feste Benefiche, auto di lusso, red carpet e ogni genere e tipo di sfarzo sono i protagonisti delle notti dei Vip del cinema e degli influenti personaggi internazionali che finanziano tutto il sistema (in una sola sera, l'associazione Amfar, lotta HIV, ha raccolto 30 milioni di dollari).
Rotocalchi e pagine di gossip possono andare avanti mesi con il materiale raccolto nei pochi giorni del festival.

Festival dei turisti

Fatto salvo per i costi da capogiro (monolocali da 30 mq a 3.500 per 10 giorni in zona festival), i turisti si trovano a pochi metri dalle loro star. Si possono armare di sgabelli, sedie e –per i più audaci- scale (quelle da imbianchino, per intenderci) e seguire tutti i red carpet del festival. Capita spesso che le liti e risse per strapparsi il posto migliore.
Per chi vuole si può acquistare il pass e visitare sia il palazzo del festival che il villaggio allestito tutto intorno, compreso di proiezioni speciali.
I più audaci, vestiti in modo stravagante e con cartelli improbabili in bella vista, attendono anche ore davanti all'ingresso principale in attesa che qualcuno gli regali un invito ad una proiezione.

Un festival che offre tanto, una cornice meravigliosa, un evento internazionale di altissimo livello. Questo è il festival di Cannes.

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Grande successo per il documentario "Poltrone Rosse" di Francesco Barilli dedicato alla storia del cinema nella città di Parma, presentato all'ultimo Festival di Venezia. L'intervista a Pierpaolo Pessini, parmigiano, Direttore della Fotografia e co-produttore.-

Parma, 5 ottobre 2014 - di F.P. -

In un mondo in continuo mutamento come quello odierno, i documentari come Poltrone Rosse ci riportano alla mente un periodo floridissimo del cinema, in cui Parma, città Emiliana dalla forte vocazione artistica, era il ganglio di convergenza multidisciplinare delle maestranze cinematografiche; un luogo di provincia che dava grande spazio a registi e attori famosi.

Le fila del discorso tenute da Michele Guerra, docente di storia del cinema, riprendono interviste e stralci di interviste che coinvolgono alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia del cinema: Bertolucci, Franco Nero; Enrico Medioli e tanti altri che tutt'ora rappresentano un punto di riferimento sia a livello locale che nazionale.
Il documentario di 90' porta la firma del regista Francesco Barilli che in una sua dichiarazione afferma: "Ho dedicato questo lavoro ai cinquant'anni del primo film che mi ha visto protagonista: prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci. Ho voluto raccontare la storia stupenda che ha coinvolto me, tanti cari amici e la mia città, Parma. Quasi un lavoro di "archeologia cinematografica" alla ricerca di reperti rari e sconosciuti al grande pubblico. Una lunga e assidua ricerca durata anni che mi ha assorbito totalmente ma che mi ha ripagato facendomi rivivere emozioni dimenticate."

Il documentario ha riscosso grande successo alla 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ed è stato presentato ai parmigiani in grande stile all' auditorium Paganini in una serata patrocinata dal sindaco Federico Pizzarotti.

Pierpaolo Pessini, parmigiano, in questo documentario ha ricoperto il ruolo di Direttore della Fotografia e di co-produttore; abbiamo approfondito alcuni argomenti riguardo il pregevole lavoro svolto.

Pensate che questo format possa essere replicato per altre realtà cittadine dell'Emilia Romagna?

"Forse sì, ma Parma rappresenta una vera eccezione. L'unicità di Parma viene dall'aver avuto un piccolo gruppo di intellettuali, a partire da Attilio Bertolucci, padre di Bernardo, che ha dato vita ad un polo cinematografico degno di città ben più grandi. Una specie di effetto a catena."

Quali sono le insidie più grandi nella realizzazione di questo tipo di documentario?

"Il problema più grande è stato quello della ricerca del materiale storico e devo dire che un grande contributo lo hanno dato Michele Guerra che ha saputo "Cucire" il materiale e le interviste di cui disponevamo e Primo Giroldini che ci ha prestato moltissimo materiale inedito. La vecchia amicizia tra Francesco Barilli, Bernardo Bertolucci, Vittorio Storaro e Franco Nero, ci ha consentito di raccogliere testimonianze importanti e racconti molto intimi che hanno dato una svolta importante al documentario."

Il Festival Internazionale di Venezia vi ha dato una vetrina internazionale di primo livello: che impatto ha avuto il documentario sul mercato estero?

"Devo dire che i riscontri più sentiti e i commenti più accorati ci sono venuti proprio dagli stranieri e questo non ce lo aspettavamo. Tuttavia, forse per il carattere troppo provinciale di Parma, non abbiamo, al momento avuto riscontri commerciali.
Il documentario, comunque, ha avuto un grande successo di critica tanto da arrivare nella cinquina finalista ai Nastri d'Argento 2015."

Un'impresa unica, che sta avendo risonanza a livello mondiale. A Cesena in mille hanno suonato 'Learn to Fly', per richiamare l'attenzione dei Foo Fighters. Abbiamo incontrato Riccardo, che al Parco Ippodromo ha partecipato a questa impresa folle. -

Parma, 5 agosto 2015 - di Sara Bondani - guarda il video ufficiale -

250 cantanti, 350 chitarristi, 150 bassisti e 250 batteristi uniti da un unico obiettivo: suonare 'Learn to Fly', sotto la guida esperta del Direttore d' Orchesta Marco Sabiu, per portare i Foo Fighters in Romagna.

L'ultimo concerto del famoso gruppo rock in Romagna risaliva al 1997, così ha preso piede l'idea folle, quanto geniale e vincente, di Fabio Zaffagnini. Uno spettacolo unico al mondo, quello di domenica 26 luglio, al Parco Ippodromo di Cesena. Un'impresa mai provata prima, una performance senza uguali, che ha avuto talmente tanta risonanza a livello mondiale, da ricevere la risposta di Dave Grohl in persona. Sulla pagina Facebook ufficiale del gruppo, il cantante dei Foo Fighters ha confermato che la band sarà presto a Cesena.

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Fra i mille c'era anche Riccardo che è partito con la sua chitarra da Sant'Ilario (RE) alla volta di Cesena per partecipare a questa grandiosa impresa.

Com'è stata la partenza alla volta di Cesena?

"La sveglia è suonata molto presto quella domenica mattina e la voglia di rimanere a letto era tanta, anche perché le aspettative per la giornata non erano delle più allettanti: sole, caldo e un branco di musicisti allo sbaraglio." - ammette.
"Al mio arrivo c'era già un folto numero di batteristi che aveva cominciato a tamburellare sul proprio strumento. L'area per noi musicisti era davvero ben attrezzata e dopo poco il parco si era già affollato di musicisti intenti a sistemare le proprie strumentazioni."

Un'impresa rischiosa. Non vi era certezza sulla riuscita...

"Diciamo che l'ottimismo non faceva proprio da padrone e il timore più grande era rivolto verso i 250 batteristi che avrebbero dovuto tenere il tempo. Da lì a poco però i nostri dubbi sono stati cancellati e rimpiazzati da una scarica di adrenalina e fiducia, assistendo alla prima prova dei batteristi. È stato davvero impressionante vedere 500 bacchette muoversi simultaneamente e sentire un suono potente uscire da quella distesa di batterie. Al termine, è toccato ai bassisti, poi ai cantanti e alla fine a noi chitarristi. Man mano che si andava avanti con le prove, la fiducia cresceva sempre di più. Il Maestro Sabiu era molto soddisfatto, lo staff che osservava da fuori aveva trasformato sguardi un po tesi in grandi sorrisi. Dalla nostra postazione non ci si rendeva bene conto di quello che si sentisse da fuori. A parte le batterie che avevo a destra e le chitarre dietro la schiena, faticavo a sentire altro."

Cosa ti ha colpito di più?

"La serietà che ognuno di noi ha messo in quello che faceva. Avevo il timore che qualcuno volesse far vedere di essere meglio degli altri, invece ognuno era intento a suonare la propria parte con impegno e quando veniva chiesto di fermarsi, tra una prova e l'altra, nel parco calava il silenzio!"

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L'emozione della prima prova?

"Quando finalmente è arrivato il momento della prima prova tutti insieme, una richiesta del Maestro Sabiu ha generato stupore ed estasi al tempo stesso: 'Ragazzi, questa sarà per voi la prima e l'ultima volta che ve lo sentirete dire... Alzate al massimo i vostri amplificatori!' Un boato si è alzato dalla zona bassi e da quella delle chitarre. Non ci sembrava vero, un sogno diventato realtà, sentirsi dire di alzare il volume invece che abbassarlo! La prima prova è stata incredibile, siamo riusciti a finire tutto il brano al primo colpo."

Tutto organizzato nel dettaglio...

"Si, alle 14 inizio delle prove, alle 18:30 le registrazioni ufficiali. Verso le 16 abbiamo sospeso le prove per permettere allo staff di sistemare la postazione dei cantanti, poi hanno registrato le voci da sole così da avere una traccia pulita da poter utilizzare nel mixaggio finale. Nell' attesa, jam session iniziavano a crearsi qua e là, dando vita a splendidi momento di improvvisazione.
Abbiamo eseguito un' ulteriore prova con la nuova disposizione dei cantanti e poi abbiamo atteso che l'organizzazione preparasse tutta la strumentazione per iniziare a girare il video finale.
Puntuali come svizzeri, alle 18:30 ha avuto inizio il primo ciack del video ufficiale. Ne sono seguiti altri 5 o 6 dove in ognuno veniva modificata l'inquadratura e negli ultimi due è stato introdotto un finale alternativo."

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Un folto pubblico a fare da spettatore. Ora puoi dire di aver suonato davanti a 2000 persone...

"Sì, nel mentre aveva iniziato ad affluire il pubblico con più di 2000 persone che ha saputo dare ulteriore carica a tutti noi. Al termine dell'ultimo ciack, è iniziato il delirio! Eravamo tutti esaltati, abbiamo abbandonato la nostra posizione e ci siamo lanciati in mezzo ai batteristi e cantanti iniziando a congratularci a vicenda per quello che eravamo riusciti a fare. Si è intonato un "We will rock you" dei Queen e tutto il pubblico è stato invitato ad unirsi alla nostra follia. Dopo una decina di minuti di festa e danze il silenzio è tornato su tutto il parco. Era finalmente giunto il momento del tanto desiderato appello ai Foo Fighters. Così Fabio Zaffagnini - ideatore dell'evento - ha preso in mano il microfono e con grande emozione, ha iniziato a chiedere ai nostri idoli di venire a suonare a Cesena, finendo con un unico coro che gridava: 'Foo fighters, foo fighters!!!!'"

Un'esperienza che ha avuto risonanza a livello mondiale anche grazie ai social...

"Ringrazio di non essere rimasto a letto quella mattina, perché mi sarei perso uno dei momenti più emozionanti della vita da musicista e non avrei avuto la possibilità di condividere questa grande passione con altri 1000 ragazzi come me. Siamo diventati come una grande famiglia, soprattutto grazie ai social che ci stanno dando la possibilità di condividere le nostre esperienze.
A distanza di una settimana, l'emozione è ancora tanta e devo dire che è anche aumentata vedendo realizzato il sogno che ha dato origine a questo evento. Sono bastate poche ore sul web del video ufficiale per riceve la risposta direttamente da Dave Grohl - frontman del gruppo - che ha accettato la nostra richiesta di venire a suonare a Cesena. La nostra impresa ha fatto il giro del mondo finendo su tutte le maggiori televisioni e testate giornalistiche mondiali (BBC, CNN, Times...) e il video ha raggiunto 17 milioni di visualizzazioni su YouTube in soli quattro giorni! Devo dire che fa un certo effetto vivere tutto questo. Finalmente posso dire di aver avuto anche io i miei "15 minuti di celebrità"."

 

Nuova tappa del viaggio in Perù con Danila Pancotti di ProgettoMondo Mlal, nell'ambito di Kamlalaf, per Patrizia Chiappa ed Elena Carrà, partite il 16 luglio scorso e in procinto di rientrare mercoledì 5 agosto. -

Piacenza, 3 agosto 2015 -

Finalmente siamo arrivate sulle Ande, dove siamo state accolte da Vanni De Michele, un cooperante italiano che collabora con ProgettoMondo Mlal. Vanni si occupa del "Sumaq Llankay", parola quechua che significa economia solidale: il progetto contribuisce al rafforzamento delle organizzazioni locali, gestite per la maggior parte da donne, di quattro province andine, al fine di incentivare lo sviluppo economico del territorio.
Come prima tappa abbiamo visitato alcune associazioni di produttori locali e di artigianato tessile nel distretto di Pitumarca, dove siamo state accolte con un lauto pranzo a base di huatya (patate cotte nella terra), mais e riso. Abbiamo assistito anche all'inaugurazione di un negozio di un'associazione tessile. Un altro partner del progetto di economia solidale è Gies Canchis, un'associazione creata nel 2009 che raggruppa produttori che si dedicano ad attività di artigianato, prodotti biologici, medicina naturale, promuovendo un consumo etico. Nella sede di Gies Canchis siamo state accolte da Gloria, partner di progetto e da Pedro, promotore, i quali ci hanno illustrato come lavora un gruppo di artigiani andini. Abbiamo visitato un negozio solidale che vende prodotti tessili delle associazioni affiliate a Gies. In seguito alcune donne ci hanno spiegato come vengono prodotte e lavorate le erbe per la produzione di medicinali naturali. L'accoglienza che ci hanno riservato è stata speciale, in quanto hanno organizzato per noi una "challa", un rito ancestrale andino di buon auspicio per il viaggio. Nella stessa giornata abbiamo visitato una pelletteria affiliata a Gies, dove viene lavorata la pelle di alpaca e di ovino con il fine di produrre peluches di alpaca, tappeti, cappelli, pantofole. Abbiamo assistito alla preparazione di alcuni orsetti che verranno poi venduti in alcune città italiane, tra cui Piacenza, durante i mercatini di Natale.
Il giorno seguente da Sicuani ci siamo spostati verso Ayaviri, un'altra cittadina andina, dove abbiamo incontrato l'equipe tecnica del progetto "Sumaq Llankay" per quanto riguarda il distretto di Puno. Insieme a Victoria, Milagros, Grober, Simeon, Felicitas, Percy abbiamo visitato l'associazione Tikary Pampa nella comunità di Jatun Sayna, nel distretto di Macari, provincia di Melgar. La responsabile del progetto che riguarda la produzione di quinoa è una donna andina, molto intraprendente, di nome Yoni, la quale ci ha illustrato i vari processi mediante i quali viene coltivata e lavorata la quinoa. Yoni è stata molto disponibile e ci ha concesso una piccola intervista, nella quale ci ha spiegato quale ruolo riveste la donna sia all'interno della società che all'interno delle associazioni lavorative. Si è soffermata sulle difficoltà che deve affrontare una donna che ricopre un ruolo di responsabilità. La frase che più ci ha colpite è stato quando ha affermato che l'uomo e la donna differiscono solo per il sesso, ma possono lavorare e gestire la casa allo stesso modo. Per il pranzo siamo state accolte dalla comunità di Tikary Pampa che ci ha preparato un piatto tipico: la "pesq'ue", un piatto di quinoa cucinata con latte e formaggio.
Nel pomeriggio siamo state invitate in Comune dal sindaco di Macari che ci ha accolti come visitatori speciali. In questa occasione sono stati invitati tutti i rappresentanti delle varie associazioni di lavoratori andini, i quali hanno esposto le loro attività. Come omaggio ci hanno offerto i prodotti delle varie associazioni.
Questi giorni sulle Ande sono stati per noi intensi e pieni di energia positiva, sia grazie a Vanni che ci ha trasmesso la passione e l'amore con il quale svolge il suo lavoro, sia per le persone che collaborano in questi progetti, che nonostante le difficoltà, gestiscono con determinazione e volontà il loro lavoro. Grazie per la calorosa accoglienza che ci ha permesso di farci sentire parte, anche se per pochi giorni, della vostra comunità.
Arrivederci Ande!!!
Elena e Patrizia

(fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Dal 18 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 gli spazi espositivi del Foro Boario di Modena ospiteranno un nucleo di acquisizioni riferite all'Europa del Nord

Modena 01 Agosto 2015 -

Tutto il fascino dell’Europa del Nord nel nuovo nucleo di opere fotografiche, gestite dalla Fondazione Fotografia Modena, che verranno esposte nello spazio del Foro Boario di Modena.

Dal 18 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 oltre 70 opere di 19 artisti, da Wolfgang Tillmans ad Jonny Briggs, saranno in grado di suggerire la vivacità e l'eterogeneità di un'area geografica che abbraccia Germania, Gran Bretagna e Scandinavia.

Cuore dell'allestimento, incastonato nel percorso come una 'mostra nella mostra', sarà inoltre un omaggio al fotografo norvegese Tom Sandberg (1953 - 2014), le cui opere intendono dialogare con quelle degli altri artisti europei in un gioco di rimandi e affinità più o meno evidenti. L'intero progetto espositivo è a cura di Filippo Maggia, direttore di Fondazione Fotografia Modena.

Si chiama Fotografia contemporanea dall'Europa nord-occidentale. Capitolo I, e mantiene l'impostazione aperta che da sempre ha caratterizzato le collezioni di fotografia contemporanea della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena: oltre un migliaio di opere da tutto il mondo, che Fondazione Fotografia, in qualità di società strumentale della fondazione bancaria, ha il compito di valorizzare. La pluralità e la varietà degli artisti riuniti è uno dei principali punti di forza di questo nuovo capitolo di opere (cui seguirà un secondo capitolo a completare l'Europa sud-occidentale), che vanno dal paesaggio al ritratto, dalla stage photography all'istantanea, passando per il reportage e le installazioni. Molteplici sono anche i temi affrontati dagli artisti, che si confrontano con le più urgenti sollecitazioni che la realtà impone alla nostra attenzione e indagano questioni legate alla storia del medium e alla natura delle immagini contemporanee.
 
Le due mostre sono promosse da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena con il sostegno di UniCredit, da sempre impegnata in favore dell'arte e delle iniziative culturali dei territori in cui è presente. Sono inserite nel programma del festivalfilosofia 2015, che si svolgerà dal 18 al 20 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo e sarà dedicato al tema Ereditare

Il viaggio nella penisola balcanica, con Francesco Millione e Davide Marchettini della Caritas Diocesana, nell'ambito del progetto Kamlalaf, promosso dal Comune di Piacenza in collaborazione con il Centro di servizio per il volontariato Svep e diverse associazioni di volontariato del territorio. -

Piacenza, 1 agosto 2015 -

Valentina Porcu e Silvia Manini raccontano la tappa conclusiva del loro viaggio nella penisola balcanica, accompagnate da Francesco Millione e Davide Marchettini della Caritas Diocesana, nell'ambito del progetto Kamlalaf.

"Da Dubrovnik inizia il nostro viaggio di rientro verso casa. Siamo sulla costa croata, e ci pare di essere in un altro mondo. Abbiamo lasciato alti monti dalle rigogliose pareti di verdissima vegetazione, separate fra loro da innumerevoli tornanti fatti di canyon d'acqua limpida, per trovare monti altrettanto alti ma aridi e brulli, che circondano la cittadina a picco sul mare, tanto da renderla calda e afosa, quasi invivibile. Alterniamo quindi le visite alle meravigliose mura di cinta e al centro storico, con un breve tuffo nelle acque limpide della prima spiaggetta cittadina raggiungibile a piedi. E' una città che ben rappresenta il nostro percorso di servizio civile presso la Caritas di Piacenza. Abbiamo imparato come la realtà può essere osservata da svariati e differenti punti di vista: la si può guardare dall'alto, come fossimo sulla linea della funicolare che ci ha portato in cima ad una montagna per vedere la città; la si può guardare girandoci intorno osservandola dall'esterno, come abbiamo fatto percorrendo le mura; la si può guardare dall'interno, come abbiamo fatto vivendo la città tra la sua gente e nei suoi scorci più intimi. Abbiamo appena il tempo di assaporare l'aria salmastra di questa città Patrimonio dell'Umanità, che è già tempo di ripartire.

Ci spostiamo quindi leggermente verso l'interno, tornando in Bosnia-Erzegovina. La città che secondo le previsioni meteo doveva riservarci un caldo torrido in realtà ci accoglie con un rinfrescante acquazzone che dura giusto il tempo di permetterci di godere di uno spettacolo inaspettato: i tuffi dal Ponte Vecchio. Mostar e il suo ponte hanno un ruolo cruciale nella storia della Bosnia-Erzegovina: il 9 novembre 1993 venne distrutto durante il conflitto fra le forze croate e quelle bosniache, che poco prima avevano combattuto insieme per liberare la città dalle forze serbe. I tuffi che si dice siano iniziati con la creazione del Ponte stesso (1565), sono stati interrotti solo nelle circostanze peggiori quali la guerra appunto, e il segno della loro ripresa sono un po' il segno della ripresa dell'intera città. Il ponte venne infatti ricostruito nel 2004 e venne dichiarato, insieme alla città vecchia, Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.

Nel viaggio di rientro verso casa, ci fermiamo a Banja Luka, la seconda più grande città della Bosnia-Erzegovina e capitale de facto della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina; con gli accordi di pace di Dayton del 1995 infatti, il territorio è stato suddiviso in Repubblica Serba e Federazione della Bosnia ed Erzegovina, suddivisione che dovrebbe rispecchiare la distribuzione territoriale dei diversi gruppi etnici, ma che in realtà non si avvicina neppure lontanamente a qualcosa di omogeneo (basti pensare che la sola Federazione conta una ripartizione a sua volta in dieci cantoni suddivisi per etnie). Abbiamo giusto il tempo di visitare il Castello medioevale che affianca il fiume Vrbas, e più nient'altro: 800 km si strada ci aspettano e alle prime ore della giornata del 25 luglio si parte.

I viaggi di conoscenza sono occasioni uniche e irripetibili per potersi avvicinare a culture diverse dalla nostra e che scardinano l'idea che abbiamo di "noi", mondo occidentale, come centrali rispetto al resto del mondo. Perché decidere di farne uno? Si ha paura di ciò che non si conosce; grazie alle esperienze di conoscenza, come le opportunità offerte da Kamlalaf, si superano questi timori e viene favorita l'apertura verso l'altro, il diverso da sé. Il dialogo e il confronto permettono di arricchire se stessi e ciò che ci circonda; in particolare, l'esperienza balcanica ci insegna come una piccola scintilla possa innescare reazioni dolorose e inaspettate, che potrebbero realisticamente concretizzarsi ovunque e in qualsiasi momento nel mondo. E' importante quindi lavorare costantemente sulle relazioni fra le persone, come ci hanno insegnato con le loro testimonianze coloro che abbiamo incontrato.

Un grande ringraziamento dunque al Comune e agli sponsor, che hanno contribuito finanziariamente ad una parte delle spese di viaggio; un ringraziamento speciale a Gianluca Sebastiani, che ci ha seguito nel breve percorso formativo prima della partenza, fornendoci validi strumenti per affrontare al meglio il viaggio che ci attendeva, e ad Osvaldo Fusi Presidente dell'Associazione Piccolo Mondo, che ci ha gentilmente ospitato presso la sede dell'associazione stessa; un altrettanto speciale ringraziamento ai nostri accompagnatori, Francesco Millione e Davide Marchettini, operatori della Caritas Diocesana di Piacenza-Bobbio, che hanno messo a nostra disposizione il loro tempo e le loro conoscenze del territorio, nonché le preziose abilità da piloti che nei 2800 km di strada si sono rivelate indispensabili.
Per chi fosse interessato a saperne di più, dopo il periodo estivo si terrà un incontro di restituzione dell'esperienza di viaggio alla cittadinanza."

(fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Abbattendo ogni barriera tra palco e pubblico i Morphs nelle loro tutine sfavillanti invitano gli spettatori sul palco dando vita ad uno show dove l'unica regola è: "Mai Smettere Di Ballare". -

Parma, 29 luglio 2015 - di Pietro Razzini - tutte le foto in galleria in fondo al testo -

"In principio era l'uomo. Poi venne la ruota. Sulla ruota, qualcuno mise un disco. Quel giorno, nacque il ballo. Furono anni felici, pieni di gioia primitiva. Poi, inaspettatamente, l'uomo cominciò a pensare, lì nacque la timidezza."
A Milano dovevano proprio arrivare i Morphs, creature dalle tutine sfavillanti, a tagliare inutili freni inibitori e a regalare un po' del loro argento vivo agli spettatori, abbattendo ogni barriera tra palco e pubblico.

Nato da un'idea (vincente) di Gianmarco Pozzoli e di Alice Mangioni, Discoteque Machine é un'esplosione di allegria dove l'unica regola é "Mai Smettere Di Ballare".
Il primo indizio di novità che l'audience capta quando entra in sala é la totale mancanza delle poltroncine da teatro, sostituite con tavoli rotondi da 8 posti e comode sedute.
Poi la luce cala e la voce guida della serata comincia a farsi sentire: it's showtime! Ma questa volta lo show é un'infinita onda musicale che tutti gli spettatori sono invitati a cavalcare. La sala diventa una grande discoteca e in scena inizia la performance dei Morphs, ballerini eccezionali ed eclettici che, nelle loro morphsuits, si scatenano sulle note piú diverse, incitando il pubblico a unirsi a loro sul palco.

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La struttura dello spettacolo é molto semplice e ben organizzata: nei round musicali da 10 minuti ciascuno, 6 spettatori alla volta salgo spontaneamente sul palco, cogliendo l'opportunità di calcare la scena di uno degli stage storici della città milanese. Ognuno segue le movenze dei Morphs: si alternano momenti di ballo libero, senza limiti di interpretazione, scenette divertenti e piccole coreografie di gruppo. Tutto all'insegna dell'energia positiva che solo la musica e la danza sanno regalare.

Nessuno giudica, tutti si divertono. Questo é l'obiettivo di Discoteque Machine, in scena dal 27 al 29 luglio al Teatro Nuovo di Milano. Prossima tappa: il Fringe Festival di Edimburgo.

E prima di chiudere, il gran finale in cui l'intera sala si sposta sul palcoscenico del teatro per l'ultimo ballo della serata.
Never stop dancing!

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Premio Museo Cervi-Teatro per la Memoria. Primo Premio a Al Forestér di Matteo Bacchini, diretto ed interpretato da Savino Paparella. Secondo Premio a Francischiello. Un Amleto re di Napoli di e con Carmine Borrino. Menzione speciale a La Tana della Compagnia ZiBa. Premio del Pubblico a Figlie dell'epoca. Storie di (alcune) donne della grande guerra di e con Roberta Biagiarelli. -

Reggio Emilia, 27 luglio 2015 -

Si è conclusa la 14^ edizione del Festival Teatrale di Resistenza, rassegna di teatro civile contemporaneo, ideato e promosso dall'Istituto Alcide Cervi e da Cooperativa Boorea, quest'anno svoltosi dal 7 al 21 luglio al Museo Cervi di Gattatico (Reggio Emilia), sempre registrando una folta e calorosa presenza di pubblico.
Anche quest'anno di qualità eccelsa gli spettacoli che hanno partecipato al concorso, diversi per modalità espressive ma tutti ugualmente mossi da profonde motivazioni estetiche ed etiche. Molteplici le letture trasversali possibili per i temi affrontati, la qualità degli interpreti, la capacità di giocare su più stili.

La Giuria del festival – composta da Lorenzo Belardinelli, Alessandra Belledi, Gigi Dall'Aglio, Giuseppe Romanetti, Patrizia Tamassia e Paola Varesi - ha assegnato, nel corso della Serata della Storica Pastasciutta, il 25 luglio, il Primo Premio allo spettacolo "Al Forestér - Vita accidentale di un anarchico" di Matteo Bacchini, diretto e interpretato da Savino Paparella, direzione tecnica di Rocco Antonio Bucarello, produzione del Teatro del Tempo, con la seguente motivazione: "Savino Paparella dà corpo ed energia in modo mirabile e generoso alla migliore tradizione del teatro civile italiano. La sua presenza è sempre intensa, attiva ed instancabile sul palcoscenico; non "narra" ma incarna, con mezzi attoriali di grande spessore, uno spaccato del Novecento tragico e ricco di utopie. Nella solidissima scrittura di Matteo Bacchini, "Al Forestér" diviene storia privata ed insieme universale di uno "straniero in ogni luogo", che riesce ancora oggi a parlarci con la lingua franca della libertà".

Secondo premio allo spettacolo "Francischiello - Un Amleto re di Napoli" di e con Carmine Borrino, musiche di Lino Cannavacciuolo, produzione CRASC-teatrodiricerca in collaborazione con Artgarage Teatro, con la seguente motivazione: "Carmine Borrino, con una drammaturgia matura e solida ed innegabili qualità d'attore, costruisce un parallelo ricco di suggestioni fra il Principe di Danimarca e Francesco II Borbone, re tradito ed oltraggiato dalla storia. Il tema controverso dello spettacolo, grazie alle qualità della messa in scena, regala allo spettatore materiale vivo per la discussione, e per la riflessione sulle capacità del teatro di aiutare a "rifondare il presente".

Menzione speciale a "La Tana" della Compagnia ZiBa con la seguente motivazione: "Rappresentazione di notevolissima precisione, tanto nelle qualità fisiche ed attoriali dei protagonisti, quanto nell'uso di luci, spazi, suoni e silenzi. L'angoscia e lo squallore dei due "mostri", con riconoscibili rimandi alle avanguardie teatrali del Novecento, arriva a tratti a parlarci di noi, del nostro inumano isolamento; sordi ai suoni fuori dalla "tana", e dunque destinati ad uno spegnimento altrettanto solitario e vuoto di senso".

Premio del Pubblico allo spettacolo "Figlie dell'epoca. Storie di (alcune) donne della grande guerra" di e con Roberta Biagiarelli, drammaturgia Simona Gonella, advisor storico Gemma Bigi, produzione La Corte Ospitale Rubiera, Babelia&C.

Il Festival Teatrale di Resistenza è ideato e promosso dall'Istituto Alcide Cervi e da Cooperativa Boorea, con il patrocinio dell'Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, con il patrocinio del Comune di Reggio Emilia e Comune di Parma, della Provincia di Reggio Emilia e di Parma, dei Comuni di Gattatico, Campegine, Sant'Ilario d'Enza, Castelnovo di Sotto, Fontanellato, Poviglio, in collaborazione con Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Festival ErmoColle, Festival Teatro Civile della Val d'Enza, Quinta Parete, Teatro del Cerchio, Teatro MaMiMO, Arci Parma, Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa, Associazione Culturale Dai CampiRossi.

Il Progetto del Festival è a cura di Paola Varesi, Stefano Campani, Mariangela Dosi, Raffaella Ilari e con la collaborazione di William Bigi.

Informazioni e prenotazioni
Museo Cervi, via Fratelli Cervi 9 - Gattatico (Reggio Emilia)
Tel.0522.678356 – Fax 0522.477491
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  - www.istitutocervi.it 

La nota stampa della Gilda degli Insegnanti: "Una dittatura che umilia i docenti". -

Parma, 27 luglio 2015 -

A Langhirano vengono offerte tribune pubbliche a coloro che hanno appena approvato la legge dal truffaldino nome "Buona Scuola", che in realtà introduce nelle istituzioni scolastiche una dittatura che umilia i docenti. La Gilda degli Insegnanti si meraviglia come delle benemerite associazioni, anche a Langhirano, diano spazio a rappresentanze politiche che stanno calpestando la democrazia, introducendo il libero arbitrio e l'umiliazione dei docenti con criteri totalitari e prevaricatori. Infatti stanno conferendo ai dirigenti scolastici, che hanno come riferimento superiore funzionari di nomina politica, enormi poteri discrezionali che esporranno le scuole al clientelismo ed ai condizionamenti di tipo mafioso.
Salvatore Pizzo, coordinatore provinciale della Gilda degli Insegnanti di Parma, a tal proposito afferma: "I parlamentari del Pd di Parma, insieme ai loro alleati verdinian-cosentiniani hanno una grave responsabilità politica, la loro riforma li ha di fatto resi oppositori del corpo docente italiano. I docenti non abbasseranno i toni del dissenso nei confronti del PD, anche a livello locale, finchè la legge contro gli insegnanti non sarà abrogata o almeno modificata".

(Fonte: ufficio stampa Gilda Insegnanti Unams Parma)

 

Ottavio Cacace famoso pittore caprese dipinge le bellezze naturali di Capri sul sandalo caprese, icona di artigianato sempre attuale.

Capri, 25 luglio 2015 - L'estate è ormai iniziata e l'Isola di Capri, anche per quest'anno, figura tra le mete turistiche più ambite da stranieri e italiani.
Palcoscenico internazionale della moda, l'isola azzurra riesce a distinguersi anche nel settore dell'artigianato, lanciando sul mercato, per l'estate 2015, il sandalo dipinto.

Invenzione del pittore caprese Ottavio Cacace, il sandalo dipinto è una reinterpretazione del famoso sandalo caprese che, spopolando negli anni '50, è diventato un simbolo di Capri nel mondo.

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Abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere con Ottavio nella sua bottega di Anacapri:

Come nasce l'idea di dipingere i tuoi famosi quadri sul sandalo caprese?

R: L'idea nasce da un sogno che ho fatto circa due anni fa. Ho sognato di essere solo a Marina Piccola a fare il bagno. Salendo dal mare vedo vicino alla mia asciugamano un paio di sandali capresi abbandonati, mi guardo intorno per capire a chi possano appartenere, ma non vedo nessuno. Mi sdraio sulla spiaggia e, mentre sto per prendere sonno, sento una voce che che mi dice "Mi dipingeresti un quadro?", apro gli occhi e vedo, in parte coperta dal riflesso del sole, una ragazza bruna con un costume intero blu notte che salendo dal mare mi viene incontro. Quando mi raggiunge mi chiede nuovamente di farle un quadro, ma io non ho con me la tela, così le chiedo dove potrei dipingerglielo e lei mi risponde "Nei sandali!". Io rido, ma lei continua "Li ho messi lì per te per farti fare un quadro. Non importa il soggetto, basta che dipingi, perché per me è importante". A questo punto mi sono svegliato.

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Così quando ti sei svegliato hai subito deciso di provare?

R: No, all'inizio mi sembrava una cosa stupida. Però nel corso dei giorni successivi questo pensiero continuava a ronzarmi nella testa. La ragazza nel sogno mi aveva chiesto un quadro, così ho deciso di mantenere la promessa. La prima prova la feci con un sandalo regalatomi da Lina, una ragazza che ha un negozio poco sopra la mia bottega. La sera stessa iniziai a provare. Non sapevo come fare perché non conoscevo la tecnica per dipingere sul cuoio. Ad ogni modo dipinsi dei Faraglioni al tramonto riprendendo lo stesso colore delle pietre del sandalo. Quando li vidi rimasi sorpreso io stesso. L'indomani li portai a Lina per avere un parere, lei fu la prima a darmi una forte carica per continuare.
Ciononostante, inizialmente non li dipingevo mai in bottega perché mi sembrava un po' degradante dipingere nella suola. Poi piano piano mi convinsi. L'anno scorso decisi di espormi un po' di più, ed ebbi la prova che la cosa poteva andare; così quest'anno ho messo in piedi in maniera più organizzata la linea di sandali capresi dipinti. Prezioso è stato l'aiuto di Luigi Balduccielli, un signore di Sorrento che ha un grande calzaturificio di sandali artigianali e monta per me i cinturini. Io dopotutto sono un pittore e la mia arte è la pittura, lascio quella del ciabattino a chi sa farlo molto meglio di me.

(Da Capri Giada Andrea Rusciano)

 

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Seconda edizione dell'evento internazionale con la direzione artistica del maestro Giampaolo Bandini. Dal 26 luglio al 2 agosto. -

Parma, 23 luglio 2015 – in allegato la locandina -

Borguitar Festival 2015 dedicato alla chitarra dalla musica classica, al jazz, al rock. La rassegna è stata presentata questa mattina al Parma Point da Gianni Guido Bellini, Consigliere Provinciale con delega al supporto istituzionale, Omar Olivieri, assessore alla cultura di Borgo Val di Taro e Roberto Ughetti, Presidente "Arti e Suoni".

L'evento giunge alla seconda edizione, sempre con la direzione artistica del maestro Giampaolo Bandini, ed è organizzato dalla Fondazione Manara, dall'associazione culturale Arti e Suoni e dalla Cooperativa GAS con il patrocinio della Provincia di Parma, il contributo della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Borgo Val di Taro, del Comune di Tornolo e del Lions Club Borgotaro.
Il Festival è un connubio tra giovani talenti e grandi maestri che si confrontano con la chitarra: è infatti previsto uno stage residenziale con l'iscrizione di quaranta ragazzi provenienti da sei nazioni. La musica è protagonista a Borgo Val di taro, con spazio al pop rock, alla chitarra classica e romantica, al bandoneon.

Gianni Guido Bellini, Consigliere Provinciale con delega al supporto istituzionale, ha confermato la volontà della Provincia di Parma nel proseguire sul tema della valorizzazione del territorio. "Questo Festival è molto importante. Lo è anche per la parte che riguarda la didattica: queste manifestazioni servono ad avvicinare i giovani al linguaggio universale della musica". Anche Omar Olivieri, assessore alla cultura di Borgo Val di Taro ha sottolineato l'importanza del Festival per Borgo Val di Taro. "E' una settimana magica, con le vie del paese che si riempiono di suoni. La musica in mezzo a splendide colline, con tanti concerti magnifici e un omaggio al maestro Aragosti, musicista e compositore borgotarese".
Tocca a Roberto Ughetti, Presidente "Arti e Suoni" raccontare il calendario Festival. "Il programma è molto ricco e i giovani chitarristi presenti si sfideranno in un concorso suddiviso in categoria solisti e musica da camera. Il livello è davvero molto elevato. Abbiamo puntato sulla didattica, soprattutto grazie alla collaborazione del Maestro Giampaolo Bandini. Il Master class è tenuto da cinque docenti di fama internazionale e partecipano quaranta ragazzi di diverse età, dalle primarie alle superiori. E poi inizia una magnifica concertistica per un Festival di indiscusso valore culturale".
Il programma, ricchissimo di eventi e con la presenza di prestigiosi artisti, vedrà il via domenica 26 luglio con il primo Concorso Internazionale dedicato ai giovani interpreti: alle 18.00 è prevista la conclusione con il concerto dei vincitori all'Auditorium Mosconi.
Lunedì 27 luglio iniziano le master class di chitarra tenute, durante la settimana, da importanti musicisti fra cui Giampaolo Bandini, Nicola Jappelli, Andrew Zohn, con la presenza di quaranta allievi.

Il programma dei concerti:
- lunedì 27, alle 21, Santuario della Madonna del Carmelo - concerto di Thomas Petrucci, Lucia Guerra, Alejandro Olson;
- martedì 28, alle 21, Chiesa di San Domenico - anteprima del Memorial Gaslini con Andrea Monarda, Giampaolo Bandini, Luca Allievi e Maurizio Bauduno (fra gli altri);
- mercoledì 29, alle 21, Sala dei Principi del Castello di Compiano - concerto di Andrew Zohn;
- giovedì 30, alle 21, chiesa di Belforte a Borgotaro - concerto del chitarrista Nicola Jappelli che si esibirà su una chitarra romantica;
- venerdì 31, alle 20.30, chiesa di San Domenico - concerto delle chitarriste russe Asya Selyutina e Olga Kamornik;
- venerdì 31, alle 21.45, Piazza La Quara - concerto dei Dire Straits Tribute Band, capitanate dal chitarrista Dario Vannini, dedicato al gruppo dei Dire Straits;
- sabato 1 agosto a partire dalle 16, allo scoccare di ogni ora fino alle 19, i migliori allievi frequentanti le master class faranno risuonare le loro chitarre nei borghi e angoli più suggestivi del centro storico di Borgo Val di Taro;
- sabato 1 agosto, alle 20.30, Chiesa di San Domenico - recital concerto di Giampaolo Bandini alla chitarra e Cesare Chiacchiaretta al Bandoneon;
- sabato 1 agosto, alle 21.45, Piazza La Quara - omaggio al musicista borgotarese Bruno Aragosti con la partecipazione del chitarrista Sandro Gibellini, accompagnato da Aldo Zunino al basso, Alfred Kramer alla batteria, Paolo Brioschi al piano e Adele Guglielmi alla voce.

Il Festival chiude domenica 2 agosto con la Mostra di Liuteria con la presenza dei più grandi liutai italiani all'Auditorium Mosconi: dalle 16 concerto finale degli allievi partecipanti alle master class.

(fonte: ufficio stampa Provincia di Parma)

Sabato, 25 Luglio 2015 10:04

Modena rende omaggio a Luciano Pavarotti

Un ricco programma celebrativo del Maestro. Un percorso dedicato, dal 4 settembre al Comunale intitolato al tenore, poi il 6 settembre spettacolo in Piazza Grande con ospite Massimo Ranieri e il 12 ottobre il concerto diretto da Riccardo Muti. -

Modena, 25 luglio 2015 -

La città celebra il grande tenore che ha portato nel mondo il suo nome. Quest'anno l'omaggio a Luciano Pavarotti vede un percorso espositivo e un concerto a teatro, che si aggiungono al tradizionale concerto in piazza Grande di domenica 6 settembre, nell'anniversario della morte, che quest'anno avrà come protagonista Massimo Ranieri. Lo spettacolo gratuito, dal titolo "Col sole in fronte. Modena per Pavarotti 2015" è ispirato alla grande solarità e al carattere ottimista e positivo del Maestro e verrà condotto da Simona Ventura.

Dal 4 settembre, sarà allestito un percorso espositivo nel Teatro Comunale a lui intitolato in corso Canalgrande, sorta di preludio in centro storico a una potenziale successiva visita alla Casa museo di stradello Nava. E il 12 ottobre, nell'anniversario della nascita, si svolgerà il concerto a teatro che sarà diretto da Riccardo Muti con l'Orchestra Cherubini, nell'ottantesimo della nascita di Pavarotti. I biglietti saranno in vendita da inizio settembre alla riapertura della biglietteria. Orari e modalità precise saranno comunicate a fine agosto. Il prezzo dei biglietti andrà da 22 euro a 75 euro con riduzioni per over 65 e under 27. L'incasso sarà devoluto in beneficenza alla sezione modenese di Ail (Associazione italiana contro le leucemie) intitolata a Luciano Pavarotti. Sotto la direzione del Maestro Muti si esibiranno anche giovani cantanti selezionati dalla Fondazione Pavarotti.

Le iniziative sono rese possibili grazie all'impegno congiunto di Comune e Fondazione Luciano Pavarotti, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e il contributo di Hera spa, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Modena, nell'ambito del programma di Modena per l'Expo, sostenuto dalla Regione Emilia – Romagna.

Arriva da Zenica, in Bosnia, la nuova pagina di diario di Valentina Porcu e Silvia Manini, in viaggio con Francesco Millione della Caritas diocesana nell'ambito del progetto Kamlalaf. Rientreranno venerdì 24 luglio, ma nel frattempo continuano a raccontare la loro esperienza. -

Piacenza, 21 luglio 2015 -

"A differenza dell'ingresso in Slovenia, in Bosnia Erzegovina il confine alle frontiere si percepisce: 30 minuti di coda per i controlli alle automobili hanno reso tangibile questa demarcazione. A Zenica alloggiamo presso l'orfanotrofio Dom Porodica, struttura che ospita un centinaio di bambini che vivono in gruppi di 12 componenti insieme ad un educatore. La cittadina è gemellata con Fiorenzuola, e l'associazione Fiorenzuola Oltre i Confini sostiene l'orfanotrofio.
Abbiamo incontrato Emir, presidente dell'associazione Sezam, organizzazione non governativa no profit che si impegna a migliorare la qualità della vita e le relazioni interpersonali delle comunità presenti: croati cattolici, serbi ortodossi, bosniaci musulmani (binomi che rappresentano la maggior parte delle formazioni etnico-religiose sul territorio). L'attività dell'associazione consiste in programmi di educazione alla pace e di gestione non violenta dei conflitti, allo scopo di promuovere la riconciliazione. Il tema della riconciliazione a vent'anni di distanza dalla fine della guerra nei Balcani può sembrare scontato, ma così non è; basti pensare al fatto che i matrimoni "misti" prima della guerra erano all'ordine del giorno, mentre ora si possono contare sul palmo di una mano.
Siamo capitate a Zenica proprio durante i festeggiamenti per la fine del Ramadan, che hanno portato per le strade centinaia di giovani belli ed eleganti, vestiti a festa. Il secondo giorno lo abbiamo trascorso una decina di bambini e ragazzi dell'orfanotrofio: è stato bello riuscire a condividere un momento di gioco con loro, nonostante non parlassimo la stessa lingua. La povertà, qui, si tocca con mano: cani randagi, spazzatura e tanti piccoli dettagli. Nonostante questo la gioventù è piena di voglia di vivere, e pare non sia neppure figlia di tanta crudeltà che nel passato ha insanguinato questa terra; loro del resto non sanno neppure cosa sia la guerra, ma l'ostilità e la diffidenza verso il prossimo lasciano traccia di un passato triste che poi così lontano ancora non è".

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Francesco Ingegnoli, titolare dello storico stabilimento vivaistico che riforniva Giuseppe Verdi, in visita alla mostra "Semi di carta". -

Piacenza, 21 luglio 2015 -

Francesco Ingegnoli, titolare dello storico stabilimento vivaistico Fratelli Ingegnoli di Milano, accompagnato dalla curatrice dell'esposizione Daniela Morsia ha visitato settimana scorsa la mostra "Semi di carta: cultura agraria a Piacenza tra Otto e Novecento", prendendo visione del materiale storico-documentario esposto, soffermandosi in particolare sui pannelli dedicati alle pubblicazioni e ai giornali agrari editi a Piacenza.

Alcuni pannelli della mostra presentano proprio le copertine dei cataloghi commerciali del vivaio Ingegnoli, presso il quale si rifornivano, in particolare nel periodo a cavallo del Novecento, molti agricoltori piacentini, tra cui Giuseppe Verdi. Francesco Ingegnoli ha rimarcato il valore dello sviluppo agrario nel nostro territorio, sottolineando l'importanza dei rapporti intercorsi tra l'area milanese e quella piacentina non solo in ambito commerciale e agricolo, ma anche in materia di scambi culturali. In particolare, ha ricordato la figura del piacentino Giuseppe Soresi, per tanti anni direttore della Cattedra ambulante di Milano.

Nell'occasione è stata donata all'imprenditore la riproduzione della copertina di un catalogo storico Ingegnoli del primo Novecento, "ricoperto" di semi. E' il risultato di un laboratorio, coordinato dalla professoressa Annarita Volpi della Società piacentina di Scienze Naturali, svoltosi nel mese di giugno nel cortile grande della Passerini Landi, con gli alunni di alcune classi delle scuole elementari Alberoni e Mazzini. A consegnare l'elaborato è stato Fausto Zermani, presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza che, in collaborazione con la Biblioteca, aveva organizzato l'iniziativa didattica, inserita nel calendario della settimana nazionale della bonifica e dell'irrigazione.

"Il capitolo del controllo delle acque – ha sottolineato Zermani – da sempre rappresenta un punto importante della storia agraria piacentina. Grazie al lungimirante interessamento di alcuni agronomi ed agricoltori piacentini, citati nella mostra, sono state finanziate e realizzate in Val Tidone ed in Val d'Arda le due dighe ad uso irriguo. La corretta gestione della risorsa idrica, unita a buone pratiche, a una piena conoscenza del terreno e alla mirata selezione delle varietà agricole, ha reso la nostra provincia un modello da seguire, addirittura a livello nazionale, per la produzione di quelle eccellenze che ancora oggi ci rappresentano. L'agricoltura piacentina, di antiche tradizioni, ha operato scelte importanti e all'avanguardia per quei tempi e questa mostra, che nè è la testimonianza, merita senz'altro il riconoscimento che sta riscuotendo".

Gli Ingegnoli: storia di una famiglia di vivaisti

Da Sesto Calende, sulle sponde del Ticino, la famiglia Ingegnoli, alla fine del Settecento, si trasferì a Milano per avviare una nuova attività industriale e commerciale legata al settore agricolo. Nell'area, ora occupata dalla stazione centrale, gli Ingegnoli iniziarono a coltivare piante da frutto altamente selezionate, ma anche sementi da orto e per praterie, specializzandosi nella selezione genetica. Botanici altamente qualificati iniziarono a collaborare alla scelta e alla selezione dei prodotti importati da tutto il mondo. Nel 1879 i giovanissimi fratelli Ingegnoli, Francesco, Vittorio e Paolo acquisirono lo storico stabilimento dei Burdin e nel 1884 i tre fratelli fondarono la società commerciale in nome collettivo Fratelli Ingegnoli, destinata a diventare nel giro di pochi anni uno dei più prestigiosi stabilimenti agro-botanici europei. Il vivaio, trasferito in corso Loreto 45, divenne meta di appassionati, coltivatori e giardinieri, professionisti e dilettanti. Gli Ingegnoli furono fornitori di diversi agricoltori piacentini, tra cui anche Giuseppe Verdi. I fratelli milanesi furono anche tra i primi a comprendere l'importanza dei cataloghi commerciali, ai quali riservarono un'attenzione particolare con copertine particolarmente suggestive.

Sono iniziati in questi giorni gli annunciati lavori di ristrutturazione ed ampliamento del plesso scolastico in viale della Rocca, che consentiranno, già dall'anno scolastico prossimo, l'aggiunta di una terza sezione della scuola dell'infanzia statale.

Scandiano 20 luglio 2015 - "Gli interventi – spiega l'Assessore alle opere e l'ambiente Marco Ferri – consistono nella realizzazione di nuovi locali all'interno del fabbricato esistente, nella razionalizzazione di spazi ora sottoutilizzati, la creazione di nuovi servizi e bagni per fare fronte all'incremento dei bambini ospitati e a modifiche delle finestre sull'esterno. Nel corso dei lavori si coglierà l'occasione, vista l'apertura del cantiere, per realizzare anche altri interventi finalizzati all'adeguamento allle normative di prevenzione incendi.
I lavori, per un investimento di oltre 100.000 euro, si protrarranno per tutta l'estate per consentire la piena fruibilità dei nuovi spazi con l'avvio, a settembre, dell'anno scolastico 2015-2016".

Aggiunge l'Assessore ai Saperi Alberto Pighini: "Questi interventi permetteranno di ampliare l'offerta di servizi per la prima infanzia presenti sul nostro territorio, in particolare attivando la nuova sezione in più di scuola dell'infanzia statale che, secondo quelle che sono le regole di frequenza della stessa, darà la possibilità di scegliere fra il modello a tempo pieno e quello antimeridiano, aspetto non da poco se si considera quanto sia importante oggi poter progettare servizi flessibili per le famiglie".

Conclude Marco Ferri: "Gli interventi, ordinari e straordinari, sul patrimonio edilizio scolastico sono al centro dell'attenzione dell'amministrazione comunale e hanno, secondo gli indirizzi dati dalla Giunta, la priorità assoluta nel piano investimenti 2015. Lo sforzo è massimo, nel contesto delle note ristrettezze finanziarie e vincoli del patto di stabilità, per concentrare l'attenzione sulla scuola, sulla sicurezza e la modernità degli edifici in cui i nostri bambini vivono quotidianamente il loro percorso educativo e di crescita".

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Un detective che si finge giornalista, una scia di sangue, un misterioso serial killer. E, come sfondo, la Modena del 1860, tra la fine del Ducato Estense e l'ingresso nel Regno d'Italia. Esce per Edizioni Artestampa l'ultima fatica di Gabriele Sorrentino, una sapiente fusione tra thriller e romanzo storico. -

Modena, 18 luglio 2015 - di Manuela Fiorini – foto di Daniela Ori -

Siamo a Modena, nell'aprile del 1860. Tra dubbi, incertezze, interessi, odio, paura per il futuro e nostalgia per l'ancien régime, la città si prepara a ricevere la visita di Vittorio Emanuele II, prevista per il 4 maggio. Il re, per la prima volta, incontrerà i suoi nuovi sudditi, poiché i plebisciti hanno consegnato Modena al Regno d'Italia, ponendo fine al dominio degli Estensi e mandando in esilio l'ultimo duca. Nella notte tra il 22 e il 23 aprile, nella piazza antistante il Palazzo Ducale viene rinvenuto il cadavere di un patriota con in bocca un ritaglio di giornale e la postura a croce. Preoccupati per la prossima visita del Re, le autorità modenesi chiedono aiuto a Torino, che invia sul posto il detective Urbano Platini, che si fingerà giornalista per indagare che cosa si cela dietro la scia di morti che insanguina l'ex città estense. E' questa la trama de Il grido della verità (pag 253, 16 euro), l'ultimo libro dello scrittore e storico modenese Gabriele Sorrentino, pubblicato da Artestampa, un thriller che è anche un romanzo storico, dove le vicende dei protagonisti si intrecciano a quelli di personaggi reali del Risorgimento modenese. 

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Abbiamo incontrato l'autore.

Come nasce "Il Grido della Verità" e quali sono stati gli spunti, le idee e la scintilla che ha dato vita al romanzo?

"Il Grido della Verità nasce dal desiderio di raccontare un periodo, il 1860, che ha cambiato la storia di Modena e dell'Italia. Ho voluto mostrare la mia città in quell'anno cruciale, farne conoscere le paure, le speranze, la bellezza. I miei personaggi di fantasia interagiscono con uomini e donne realmente esistite e questo mi ha permesso di indagare la psicologia dei modenesi di quel periodo."

Tu hai scritto saggi storici, cito Quando a Modena c'erano i Romani, l'Affaire Giuseppe Ricci e Il Duca Passerino, ma anche la trilogia fantasy Finisterra, e hai partecipato come narratore a diverse antologie e opere collettive, esplorando e sperimentando diversi generi. Dove collocheresti la tua ultima fatica nel tuo percorso di scrittore?

"Sono sempre stato affascinato dalla storia della mia città e della mia terra. Amo studiarla per poterla divulgare meglio. Sono convinto che solo conoscendo ciò che eravamo possiamo porre fondamenta solide per quello che saremo. L'altro aspetto che mi affascina nelle storie è la dimensione epica, le grandi passioni, la lotta per gli ideali, il ritmo. Nel Grido della Verità ci sono entrambi questi aspetti: da una parte la storia di Modena e della sua gente, dall'altro passioni violente, inseguimenti, pericolo. In questo senso credo che sia un'ottima sintesi di ciò che mi piace scrivere".

Hai collocato la vicenda de Il Grido della Verità nella Modena del 1860. Come mai questa scelta?

"Il romanzo è ambientato nella settimana precedente il 4 maggio del 1860. Questa è una data storica per Modena, perché Vittorio Emanuele II giunse in città per la prima volta, accompagnato dal Conte Cavour e da Luigi Carlo Farini. Si tratta di una data simbolo, quindi, del passaggio di Modena al Regno di Sardegna e quindi all'Italia Unita, un momento storico spartiacque che era perfetto per raccontare il conflitto tra il vecchio e il nuovo".

Il protagonista, Urbano Platini, è un detective che si finge giornalista. Un personaggio che richiama molti altri fortunati protagonisti di romanzi e serie TV moderne. Come si inserisce in questo contesto storico? C'erano degli investigatori all'epoca degli Estensi?

"In epoca Estense, come racconto nell'Affaire Ricci, era la polizia ducale, sotto il diretto controllo del Ministro dell'Interno a indagare in collaborazione col giudice. Erano molti i tribunali speciali e la situazione di continua tensione aveva reso la normativa giudiziaria piuttosto farraginosa. Ho quindi scelto un giornalista perché mi lasciava una certa libertà di movimento. Il giornalismo stava muovendo i primi passi, l'Agenzia di stampa Stefani (futura ANSA, n.d.r.) è del 1853 e le gazzette ufficiali stavano lasciando il posto anche in Italia a quotidiani sulle cui pagine i cronisti raccontavano storie frutto di indagini sempre più accurate. Il Times di Londra era nato nel 1753, Le Figaro nel 1826. In Italia La Stampa sarebbe stata fondata nel 1867 e il Corriere della Sera nel 1876. Insomma, Urbano si finge cronista d'inchiesta e quindi interpreta una figura innovativa per i tempi: ero affascinato da ciò che avrebbe saputo e potuto fare, lasciandolo andare, per così dire, in una terra che non conosceva. Non sono rimasto deluso".

Hai definito il tuo libro un thriller, più che un romanzo storico, eppure ci sono entrambi gli ingredienti: il serial killer, il detective, personaggi di fantasia e realmente esistiti. E' il momento del cross over tra generi diversi?

"Hai ragione, si tratta di una storia thriller inserita nella struttura di un romanzo storico. Credo che la contaminazione di genere, se fatta con intelligenza, sia sempre positiva perché permette di sfiorare nel lettore sentimenti che magari non si aspetta da un genere. La scelta di un'indagine serrata mi è sembrata la più adatta a quello che volevo raccontare e la storia mi si è composta nella mente con facilità in poco tempo perché evidentemente ambientazione e trama hanno trovato subito la giusta alchimia".

Quali sono i tuoi punti di riferimento o fonti di ispirazione quando ti trovi a dover descrivere o delineare la personalità dei tuoi personaggi?

"Ho la fortuna di esercitare una professione che mi mette a contatto ogni giorno con tante persone diverse. Cerco di memorizzare un tratto somatico, un comportamento, un tic e poi rimescolo tutto con l'obiettivo di creare personaggi tridimensionali che sono i più efficaci, anche se non è sempre facile dare profondità a ogni personaggio di una storia complessa".

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L'autore

Gabriele Sorrentino (Modena 1976) vive e lavora a Modena dove è addetto stampa di un ente pubblico. Scrittore e storico, collabora con riviste quali Modena Storia, Il Ducato e Rassegna Frignanese. È membro dell'Associazione Terra e Identità e ha all'attivo fortunate monografie storiche: I Tempi del Duca Passerino (TEI 2007) e L'Affaire Giuseppe Ricci (TEI 2010), Quando a Modena c'erano i Romani (TEI 2013). È coautore del romanzo storico Francigena. Novellario AD 1107 (Fabrizio Filios 2007, ripubblicato in e-book nel 2014 con Go-Ware) e ha partecipato a numerose antologie tra cui, Toscana tra crimini e misteri (Felici 2009) Presenze di Spirito (Damster 2011), L'Enigma del Toro (Damster 2013). Membro dell'associazione di scrittori "I Semi Neri" fa parte del Laboratorio di Scrittura XOmegaP, con il quale ha all'attivo diversi progetti di scrittura collettiva. Ha pubblicato la trilogia fantasy Finisterra (Le sorgenti del Dumrak, Il Risveglio degli Obliati, L'Ultimo Eroe, Edizioni Domino) il cui secondo episodio ha vinto il Premio Cittadella 2013, mentre la trilogia completa ha meritato il Trofeo Cittadella 2015; dalla saga è stato tratto un Gioco di Narrazione recentemente presentato a Play, la fiera del gioco di Modena. Il suo sito è www.gabrielesorrentino.it

Premiati oggi in Comune gli esercenti vincitori del concorso: Trattoria Omer, Via Taglio 12 e Happy Yo. -

Modena 16 luglio 2015 –

Vengono premiati oggi dal Sindaco Gian Carlo Muzzarelli e dagli Assessori Tommaso Rotella e Ingrid Caporioni presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Modena, i tre esercenti più votati dal pubblico di Stuzzicagente: Omer Caiumi, titolare Trattoria Omer, Roberto Moncata, titolare Via Taglio 12 Eat & Drinks e Daniele Antonello, titolare Happy Yo. Sono loro i tre vincitori dei menu legati a Stuzzicagente 2015, la famosa maratona culinaria modenese tenutasi domenica 7 giugno.

Il primo ha conquistato le migliaia di partecipanti alla manifestazione con i gustosi Stricchetti all'ortolana, il secondo ha stregato tutti con il tradizionale Gnocco da Favola ed infine l'ultimo ha deliziato i partecipanti con una Fantasia di yogurt gelato. I tre sono stati i preferiti tra i trentatrè che hanno dato vita, domenica 7 giugno, alla tredicesima edizione della manifestazione organizzata da Modenamoremio, società di promozione del Centro Storico di Modena, insieme a bar, gastronomie, ristoranti e forni nelle vie del quartiere Pomposa, Taglio, Battisti e Borgo Sant'Eufemia e Novi Sad.

Una folla di modenesi e turisti si è riversata lungo tutto il centro storico per assaggiare piatti della tradizione e prelibatezze di alta cucina. Misura del successo, la vera e propria caccia al biglietto che si è scatenata già nelle settimane di prevendita e nel giorno della manifestazione. I commensali di questo ristorante itinerante avevano l'opportunità di votare il preferito tra tutti gli esercizi che hanno preso parte all'evento, esprimendo un giudizio per qualità e servizio.

I fortunati partecipanti del concorso "VOTA IL PIATTO PIU' GOLOSO" sono:
- Valentina Baisi
- Francesca Crugliano
- Alice Ghelfi
Questi tre affezionati vincono 2 biglietti a testa per partecipare all'edizione autunnale di Stuzzicagente, che si terrà Domenica 4 ottobre. Complimenti!

Ricordiamo che la manifestazione è stata organizzata da Modenamoremio, con il patrocinio del Comune di Modena, e l'importante sostegno della Banca Popolare dell'Emilia Romagna.
Un ringraziamento particolare va a Casa Modena, ai Consorzi Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e Parmigiano-Reggiano che hanno messo a disposizione i premi per i tre ristoratori.
Un ringraziamento speciale va anche a Water Time isole d'acqua, e Gruppo Sem naturalmente acqua, Cleto Chiarli e alle quattro Associazioni di Categoria del territorio Ascom-Confcommercio, Cna, Confesercenti e Lapam, Casa Modena

Per informazioni Modenamoremio:
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Tel. 059 212714

(Fonte: ufficio stampa Modenamoremio)

"Un mercoledì da food blogger - Cuciniamo sotto la Zolla". A Piazzetta Piacenza appuntamento con i sapori e i valori del territorio. Otto appuntamenti con le ricette della tradizione. Ad aprire gli incontri, la food blogger Giulia Golino, volto del canale tematico QVC e autrice del blog "Cook Eat Love". -

Piacenza, 16 luglio 2015 -

I food blogger e la cucina del territorio protagonisti a Piazzetta Piacenza, con le ricette della tradizione. La food blogger Giulia Golino, volto del canale tematico QVC e autrice del blog "Cook Eat Love", ha dato il via ieri, agli otto appuntamenti di "Un mercoledì da food blogger - Cuciniamo sotto la Zolla".

Cucina e sapori del territorio piacentino in mostra a Expo. In una postazione cucina allestita all'ombra della Zolla, simbolo di Piacenza a Expo, otto food blogger realizzeranno altrettante ricette. Ogni piatto dovrà interpretare il valore della settimana: materiale, profumo, gesto, musica, formula, immagine, parola, oggetto. L'iniziativa, ideata e realizzata dal Vivaio Giovani, è rivolta proprio ai più giovani per coinvolgerli nei temi del cibo e della cucina anche attraverso la condivisione dei contenuti e delle performances attraverso i social network. Ognuna delle food blogger che partecipano al format è infatti presente sui principali canali social come Facebook, Twitter, Instagram, Pinteres e Youtube.

Per il primo appuntamento, Giulia Golino con "Cook Eat Love" è stata protagonista di uno showcooking nel quale ha illustrato passo dopo passo la ricetta del "Latt in pè", dolce tipico della tradizione culinaria piacentina, presso la cucina Qbetto, messa a disposizione dall'azienda Steellart di Piacenza. Lo showcooking è seguito poi da una degustazione sensoriale con l'ingrediente principale della ricetta.

Oltre a Giulia si cimenteranno ai fornelli Daniela Sippi (Mani in pasta quanto basta), Paola Mazzocchi (Ipocucino con Paola), Katia Baldrighi (Pappa e Cicci), Sara Fortunati (Il circolo della cucina), Ivana Ripoli (Il giardino delle delizie), Elena Broglia (Zibaldone Culinario), Gloria Tonani (Glo Ricetta)

Ogni performance potrà essere seguita in streaming attraverso l'account Periscope di Branding Piacenza e le ricette, corredate da una gallery fotografica, saranno pubblicate su www.piacenzaterradivalori.com.

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Soddisfare il palato e scoprire le peculiarità di Pils, Lager, Ale e Weiss sarà facile con gli accostamenti gourmet più accattivanti proposti ogni mese nella nuova rubrica Beer Club promossa da Bormioli Rocco.

Parma 15 Luglio 2015 -

Recenti indagini stimano che gli italiani amanti della birra sono in continuo aumento: circa 36 milioni* in totale. Una passione crescente testimoniata anche dalla nascita sul territorio di numerosi birrifici artigianali, nonché dalla maggior consapevolezza con la quale i consumatori si avvicinano al mondo dei luppoli e della fermentazione.

Ma non basta bere una buona birra, per assaporarla al meglio è necessario scegliere il bicchiere giusto, quello che sia in grado di esaltarne al massimo aromi e sapori. Ecco perché Bormioli Rocco ha creato Beer Club, una linea di bicchieri e calici studiati appositamente per completare ogni sorso di birra, renderlo un esperienza sensoriale coinvolgente.

Tre nuovi modelli che si vanno ad aggiungere alla vasta gamma di bicchieri già esistente, tre nuove forme disegnate per valorizzare le caratteristiche organolettiche delle diverse tipologie di birra.

Beer Club è anche l’iniziativa con cui Bormioli Rocco ha scelto di raccontare ai consumatori questi nuovi prodotti. Grazie alla collaborazione di un birrificio artigianale, La Taverna Espumosa di Parma, e di due chef d’eccezione, Luca Mecchieri e Federico Di Chiara, sul sito Bormioli Rocco My Business una serie di lezioni illustreranno come abbinare birra e bicchieri, ma anche birre e cibi, suggerendo accostamenti gourmet di respiro internazionale.

A partire dal 15 luglio ogni mese un appuntamento per carpire i segreti degli esperti e conoscere tutte le peculiarità che contraddistinguono il mondo di Pils, Lager, Ale e Weiss.

*Fonte: Assobirra

 

(Fonte: Ufficio Stampa Zenzero Comunicazione)

Ancora aperta per questo fine settimana la mostra tra arte e fashion alla Chiesa di San Carlo promossa da Modenamoremio per EXPO 2015. Tra i capolavori della moda e della pittura anche le creazioni delle allieve del "Venturi" di Modena. -

Modena, 15 luglio 2015 -

Si avvia alla conclusione la mostra "Il gusto della contaminazione" che ha superato fino ad ora le 8.500 presenze nella suggestiva chiesa barocca di San Carlo in centro a Modena. Gli ultimi giorni per visitarla saranno giovedi e venerdi dalle 16 alle 19.30 e sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.30 con ingresso gratuito. L' iniziativa promossa da Modenamoremio nell'ambito degli eventi modenesi per EXPO 2015 ha permesso al pubblico di ammirare dipinti provenienti da collezioni modenesi difficilmente visibili in altre occasioni, mettendoli in "connessione" con capi di moda altrettanto rari selezionati tra le griffes italiane, il tutto sul tema del cibo nelle interpretazioni più creative.

Tra le tante firme italiane note nel mondo hanno trovato spazio anche le stiliste emergenti del corso di grafica dell' Istituto d'Arte "A. Venturi" con il loro progetto di rivisitazione della moda attraverso il food coordinato dalla prof. Antonella Battilani. In mostra due dei modelli realizzati dalle giovani creative con pasta e piatti di plastica, che nulla hanno da invidiare allo stile degli altri abiti in esposizione. Di particolare accuratezza per immagini e grafica anche il catalogo della mostra edito da Corsiero Editore con le fotografie di Carlo Vannini e i testi di Valerio Massimo Manfredi, di Giancarlo Muzzarelli, dei curatori della mostra Sonia Veroni, Pietro Cantore, Elisabetta Barbolini Ferrari, e di Maria Carafoli per Modenamoremio. Il volume è reperibile nella sede della mostra e negli uffici di Modenamoremio in via Scudari.

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(Fonte: ufficio stampa Modenamoremio)

Martedì, 14 Luglio 2015 17:03

Cinema in Rocca a Novellara

18 film, documentari, concerti e performance visual per il cinema estivo nel cortile della Rocca dal 14 luglio al 27 agosto. Confermati anche quest'anno numerosi incontri con registi. -

Novellara, 14 luglio 2015 – in allegato tutto il programma -

Il cortile della Rocca dei Gonzaga anche quest'estate sarà la suggestiva location per il cinema estivo di Novellara, che prevede 18 proiezioni in programma dal 14 luglio al 27 agosto (inizio ore 21.30). Anche quest'anno è Arci Reggio Emilia a curare la rassegna che come sempre miscela accuratamente pellicole per famiglie e bambini, a film drammatici, comici e documentari.

Una rassegna classica e adatta ad un largo pubblico, che non vuole dimenticare temi su cui l'amministrazione comunale tiene particolarmente: la Memoria, la cultura musicale e l'integrazione. Per questo sono numerosi gli incontri con registi in programma: mercoledì 15 luglio saranno presenti Matthias Durchfeld di Istoreco e Nico Guidetti a raccontare il loro film "Sabotatori", per riflettere su cosa vuol dire essere Resistenti, Partigiani, Sabotatori oggi (ingresso gratuito). Il 22 luglio sarà la volta di Daniele Gaglianone che presenta il suo documentario "Qui" sul contestato progetto Tav Torino-Lione; mentre il 23 luglio presenzierà Cristiano Travaglioli, montatore di "Anime Nere" alla proiezione del film drammatico di Francesco Munzi. E se non basta, mercoledì 29 luglio (ad ingresso gratuito) sarà inserita una performance visual e concerto dal vivo di Mora & Bronsky in concerto Delta blues ovvero Fabio Mora e Fabio "Bronski" Ferraboschi - rispettivamente cantante e bassista dei RIO – un duo che passa tra le ombre della notte e le prime luci dell'alba strisciando attraverso le radici della musica del diavolo: blues stracciati e musica folk dimenticata tra coperchi, pentole e lattine arrugginite. Infine per "Smokings", il documentario sulla commercializzazioni di sigarette di Michele Fornasero di giovedì 6 agosto sarà presente il regista.

"Una rassegna cinematografica che ha l'obiettivo, non solo di fornire un servizio culturale ai nostri cittadini durante l'estate, ma soprattutto di accendere pensieri, toccare temi scottanti e permettere alle coscienze di alimentarsi di nuovi punti di vista". "Abbiamo deciso, - afferma l'assessore alla cultura Marco Battini - di costruire una offerta cinematografica improntata sullo svago impegnato, sul l'incontro culturale, sul disimpegno che aumenta i saperi. In una ottica di leggerezza e di impegno allo stesso tempo."

La programmazione mese per mese

Martedì 14 luglio la rassegna inizia con il film d'animazione della Disney "Big hero 6", per far seguire mercoledì 15 luglio "Sabotatori" un documentario per ricordare e far conoscere i luoghi, le case e le persone che hanno fatto la Resistenza in Italia. Giovedì 16 luglio è in programma "Birdman" miglior film premiato agli Oscar, il 21 luglio si ritorna all'animazione con "Asterix ed il regno degli Dei", mentre il 22 luglio è la volta del documentario di Daniele Gaglianone "Qui", per proseguire con il film drammatico "Anime Nere" il 23 luglio. Ingresso gratuito per il concerto dal vivo de Mora & Bronsky del 29 luglio e ultimo film del mese è la commedia "Pride" di Matthew Warchus.

Il 4 agosto la rassegna si avvia con "Torneranno i prati" film drammatico di Ermanno Olmi per commemorare il centenario della Prima Guerra Mondiale e prosegue il 5 agosto con "The Repairman" di Paolo Mitton, tragicomica avventura de protagonista Scanio Libertetti, un uomo fuori dal coro. Si prosegue con "Smokings" giovedì 6 agosto, il film d 'animazione "Ooops! Ho perso l'Arca" l' 11 agosto, "Latin lover" commedia italiana di Cristina Comencini il 12 agosto, "Big Eyes" di Tim Burton il 13 agosto, la storia della "Famiglia Belier" il 19 luglio, "Selma – la strada per la libertà" il 20 agosto racconto della marcia della comunità nera nella città di Selma per protestare contro gli abusi subiti dai cittadini afroamericani durante la presidenza di Johnson. La programmazione estiva si chiude con la commedia di Edoardo Falcone "Se Dio vuole" il 25 agosto e "Cenerentola" giovedì 27 agosto.

Tutti le proiezioni, in caso di maltempo si terranno all'interno del Tetro Franco Tagliavini.

Prezzi di ingresso: interi € 5,00 – ridotti € 4,00
(tessera Arci, Agis, militari e anziani oltre i 60 anni)
Ridotto YoungERcard*: € 2,50
Omaggio per i minori di anni 4

Per informazioni:
Arci: www.arcire.it  Tel: 0522 392137
Comune di Novellara: www.comunedinovellara.gov.it 
Tel. Biblioteca: 0522 655419 – URP: 0522 655454

(Fonte: ufficio stampa Comune di Novellara)

La Gilda degli Insegnanti, tramite il coordinatore provinciale Salvatore Pizzo, fa notare che non si tratta di assunzioni collegate alla recente riforma approvata dal Parlamento, ma del normale turnover. A Parma ancora numerose le cattedre vacanti. -

Parma, 13 luglio 2015 -

Dopo la condanna che la Corte Europea di Giustizia ha inflitto all'Italia per la continua reiterazione di contratti a tempo determinato ai docenti, anche a Parma come in tutta Italia il Ministero dell'Istruzione ha disposto di colmare un certo numero di posti vacanti lasciati liberi, nel corso degli anni, da coloro che sono andati in pensione.
Nella nostra provincia verranno stabilizzati 302 docenti. La Gilda degli Insegnanti, tramite il coordinatore provinciale Salvatore Pizzo, fa notare che non si tratta di assunzioni collegate alla recente riforma approvata dal Parlamento la quale non è stata ancora firmata dal Capo dello Stato, quindi non ancora operativa, ma è il felice esito di una battaglia giudiziaria che anche la Gilda ha portato all'attenzione della magistratura europea.
Non a caso a Parma saranno coperti con contratti a termine con il solito balletto di cattedre, altre decine di posti ancora vacanti, poi parlano di Buona Scuola.
Verranno stabilizzati 30 docenti di scuola dell'infanzia, di cui 6 per il sostegno ai bimbi in situazione di handicap; 103 docenti di scuola primaria di cui 42 di sostegno; 73 docenti di scuola medie di cui 29 di sostegno; 97 insegnanti della scuola superiore di cui 46 di sostegno.

(Fonte: ufficio stampa Gilda Insegnanti Unams)

Venerdì, 10 Luglio 2015 10:04

Matilde di Canossa, una vita da romanzo

Esce per Meridiano Zero l'ultimo libro di Elisa Guidelli, nota anche come Eliselle, che nel "Romanzo di Matilda" racconta la vita, i lutti, le lotte, la caduta e il riscatto di una delle figure femminili più affascinanti del Medioevo. -

Di Manuela Fiorini -

Modena, 10 luglio 2015 –

E' Matilde di Canossa (1046 – 1115), la Grancontessa che, nel Medioevo, regnò su un territorio che si estendeva dal Lago di Garda al Lazio, la protagonista del Romanzo di Matilda, l'ultima fatica della scrittrice Elisa Guidelli, che esce in questi giorni per Meridiano Zero. Nato dopo una lunga genesi, durata dieci anni, tra ricerca e stesura, il volume di 380 pagine si legge tutto d'un fiato, perché non ha nulla della didascalità di una biografia o di un saggio, ma, piuttosto, la piacevolezza del romanzo storico, con alcuni tratti fantastici e altri squisitamente erotici, che rendono la lettura ancora più appassionante. Il lettore viene trasportato in un viaggio indietro nel tempo, tra intrighi di corte, battaglie, amori, tradimenti, lutti e riscatti. Di alcuni personaggi ci si innamora, per altri sorge un'antipatia spontanea, segno evidente della maestria dell'autrice nel dipingerne i tratti e delinearne la personalità. Matilde, Enrico IV, papa Gregorio VII, ma anche Pier Damiani, Beatrice di Lorena, Goffredo il Gobbo e molti altri, escono dai libri di storia per conquistare la fantasia e l'immaginario del lettore che si appassiona alle loro vicende, trepidando, sognando, sperando insieme a loro. Abbiamo incontrato l'autrice, Elisa Guidelli, per parlare insieme del Romanzo di Matilda.

Matilde di Canossa, uno dei personaggi femminili più importanti e "anomali", nel suo essere donna, del Medioevo. Che cosa ti ha colpito di questa figura, al punto di scrivere un romanzo in cui è la protagonista?

"Il mio primo incontro con Matilde è stato nella primissima infanzia, quando mio padre mi portò in visita al castello di Canossa. Avrò avuto forse 5, 6 anni, e mi colpì moltissimo il racconto di quella donna medievale così potente ma anche così apparentemente sola. La passione per lei è cresciuta con me, si è formata sia in autonomia, con ricerche personali, sia attraverso gli studi universitari. Di lei mi ha sempre colpito il suo essere donna in un mondo di uomini, la sua grazia e la sua determinazione nell'accettare il suo destino e nel portare a termine il suo compito su questa terra, nel periodo drammatico che si è trovata a vivere. La sua potenza e il suo ricordo riecheggiano ancora oggi, a ragione, non solo in Italia ma in tutto il mondo, segno che il suo passaggio è stato determinante per la Storia"

Matilda può considerarsi un personaggio "moderno" per i suoi tempi, ma anche per quelli attuali, dove la condizione femminile e le sue conquiste non sempre sono date per acquisite. Secondo te, che cosa ha contribuito a fare di lei quello che è stata? Carattere, determinazione o circostanze storiche?

"Nei classici libri di storia di Matilde si accenna appena, nel capitolo della lotta per le investiture, dove sembra quasi una semplice castellana che si trova a preparare il banchetto per gli ospiti di rilievo al suo castello, Gregorio VII ed Enrico IV, nell'umiliazione di Canossa. E invece se uno va a cercare bene, si trova davanti una figura che nel corso dei secoli ha goduto e subito qualunque genere di strumentalizzazione, ma che nonostante le diverse interpretazioni date al suo ruolo e alla sua esistenza è stata e continua ad essere molto amata. Di fatto, credo, perché la memoria e l'eredità che ha lasciato storicamente ma anche umanamente è stata grandiosa, lasciandone traccia sul territorio che ha amministrato da diplomatica e guerriera, implacabile ma generosa".

Per scrivere questo romanzo hai impiegato dieci anni tra ricerca e stesura. Come ti sei documentata e quali sono state le difficoltà che hai incontrato lungo questo cammino?

"Le difficoltà sono state tante. Quando affronti un tema del genere, non ti senti mai pronta per iniziare a scrivere, c'è sempre un nuovo libro da leggere, un nuovo saggio da studiare, perché le sfaccettature del personaggio sono innumerevoli e tu vuoi tutte le informazioni del mondo. Poi ti rendi conto che devi fare un primo passo, e allora il problema è cosa lasciare, cosa non scrivere, perché le informazioni che hai sono troppe. E devi selezionare. Ho visitato mostre, cercato e letto libri e saggi introvabili, poi alla fine mi sono detta che era il momento di partire per il mio personale viaggio alla ricerca della "mia" Matilda. E così è stato".

Nel romanzo hai inserito anche l'elemento fantastico. Per esempio, la strega che Matilda incontra prima da bambina e poi da adulta che le predice il suo destino, oppure la "punizione divina" che colpisce gli avversari del Papa. Come mai questa scelta e come si integra con la parte storica?

"La strega è una mia invenzione, ma è coerente con una certa letteratura e con la storia del Medioevo, una sorta di topos che mi era congeniale al racconto e che ho voluto inserire per rendere più appassionante la vicenda. La punizione divina e altre citazioni su sogni e visioni che ho messo nel romanzo, invece, fanno parte delle informazioni che ho raccolto sul conflitto tra papa e imperatore: venivano utilizzate nelle cronache, di una parte e dell'altra, per avvalorare le proprie posizioni e screditare gli avversari. Rendeva il mio romanzo un po' più "gotico", e questo mi piaceva"

Come dice il titolo "Il romanzo di Matilda" non vuole essere una biografia, ma, appunto, un'opera di narrativa. Senza svelare troppo, quali sono gli elementi di fantasia che hai inserito e che non trovano invece un riscontro storico?

"Le storie d'amore che ho inserito sono un parto della mia fantasia, anche se non per questo meno plausibili. Siamo un po' troppo bacchettoni, e spesso sostengo che i nostri "antenati" sapessero godersi la vita molto meglio di noi, nonostante le raccomandazioni sulla continenza e sulla castità di certi predicatori. Altri elementi riguardano il rapporto tra Matilda ed Enrico, abbastanza difficile da inquadrare: io li ho resi nemici, ma potrebbe essere che per un periodo di tempo i loro rapporti fossero più distesi".

C'è stata una parte della storia che ti è piaciuta di più scrivere e magari un'altra che ti ha creato più difficoltà o il caratteristico "blocco dello scrittore"?

"Il blocco dello scrittore è un'invenzione, credo. Certo è che per alcuni snodi del romanzo la preparazione è stata più pesante e la scrittura più insidiosa. Le battaglie cruciali, ad esempio, Sorbara, Monteveglio, e naturalmente il racconto dell'umiliazione di Enrico IV a Canossa hanno richiesto risorse mentali e di pazienza certosina parecchio esose. Poi il bello è che quando rileggi dici: "ma davvero ho scritto io 'sta roba?". Quando scrivi e ti lasci assorbire totalmente dalla materia, sei come in trance".

Tu oltre che scrivere libri tuoi, vendi anche quelli degli altri, essendo libraia. Dalla tua esperienza, c'è un ritorno del romanzo storico?

"In realtà non c'è mai stato un vero e proprio abbandono. Romanzi storici continuano a uscire, alcuni vanno meglio di altri, si riciclano sotto diverse forme come i thriller storici, ma la produzione non diminuisce e ne vengono sfornati parecchi dedicati a ogni epoca, soprattutto da parte degli autori stranieri. E mi auguro che questa tendenza continui: io sono una fruitrice di storici da sempre, e che modo migliore c'è di imparare la storia divertendosi attraverso le emozioni?".

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                           Elisa Guidelli foto di Patrizia Cogliati

Elisa Guidelli, è laureata in Storia Medievale e lavora come libraia. Già autrice del romanzo storico FrancigenaNovellario a.D. 1107, ha al suo attivo, con lo pseudonimo di Eliselle, numerosi romanzi, tra cui Nel paese delle ragazze suicide, Ecstasy Love, Fidanzato in affitto, Le avventure di una Kitty Addicted, il noir La Fame e la commedia Amori a tempo determinato (Sperling & Kupfer). E' uscita inoltre con la guida Centouno modi per diventare bella, milionaria e stronza (Newton Compton).

 

Aperte le iscrizioni al servizio di refezione scolastica per l'anno 2015-2016. Termine ultimo il 30 settembre. -

Piacenza, 9 luglio 2015

Sono aperte – con termine ultimo il 30 settembre – le iscrizioni al servizio di refezione scolastica per l'anno 2015-2016. La relativa domanda è scaricabile dalla sezione "modulistica/infanzia" del sito www.comune.piacenza.it, nonché disponibile in cartaceo presso gli sportelli Quic e l'Ufficio Mense di viale Beverora. Attivando le credenziali del sistema regionale Federa, è possibile compilare il modulo direttamente on line, accedendo in rete alla prenotazione del servizio e trasmettendo il tutto via web.

La richiesta di ammissione può inoltre essere spedita ai numeri di fax 0523-492800/2515, tramite posta elettronica all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  o per posta, a Comune di Piacenza, Servizio di refezione scolastica, viale Beverora 59, 29121 Piacenza. Chi lo desidera può riconsegnarla a mano, agli sportelli polifunzionali Quic, il lunedì, martedì e giovedì dalle 8.15 alle 17, il mercoledì e venerdì dalle 8.15 alle 13.30, il sabato dalle 8.15 alle 12.15.

Per gli alunni che proseguono il ciclo scolastico – infanzia, primaria, secondaria di primo grado – dell'anno precedente, riconfermando l'iscrizione nella fascia tariffaria intera, senza richieste di agevolazioni, non è necessario ripresentare la domanda.
Le tariffe in vigore per i nuclei familiari residenti a Piacenza variano dall'importo massimo di 5.56 euro euro per Isee superiore ai 9 mila euro, ai 3.35 euro per gli Isee da 4.300,01 a 9 mila euro, sino alla tariffa minima di 1.75 euro a pasto per Isee inferiori. Per i residenti in altri Comuni, è in vigore la tariffa unica di 5.75 euro a pasto.

Sono inoltre previste agevolazioni per le famiglie numerose, in cui più figli usufruiscano delle mense: la tariffa massima, ad esempio, scende a 5 euro se i bambini sono 2, 4.45 in caso di tre, 3.89 per quattro e 2.78 euro per 5 figli e oltre. I possessori di Family Card possono richiedere lo sconto in relazione al numero di minori complessivamente presenti nel nucleo, anziché sulla base degli utenti del servizio di refezione. Per i minori in affido, viene applicata l'esenzione a fronte di documentata richiesta da parte della famiglia, mentre per gli alunni disabili è prevista la tariffa immediatamente inferiore a quella dovuta per l'Isee familiare. In particolari situazioni di disagio, certificate dai Servizi Sociali, possono essere previste riduzioni di costo o esenzioni anche laddove vengano superati i valori Isee di riferimento.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Sabato, 11 Luglio 2015 10:10

Annalisa, reporter in prima linea

Incontro con la scrittrice e reporter sassolese Annalisa Vandelli, che ha fatto del suo essere giornalista una missione, per documentare e fare conoscere situazioni di guerra, povertà, disagio nelle zone più calde e povere del mondo. -

Di Manuela Fiorini – foto di Annalisa Vandelli in fondo alla pagina -

Sassuolo (Modena), 11 luglio 2015 -

Annalisa è una di quelle persone che incontri per caso o per destino. Colpisce per il suo sorriso solare e per l'ottimismo che riesce a trasmettere. Quando comincia a parlare, capisci subito che lei non fa solo la giornalista, ma giornalista lo è nel profondo. Ha tutte quelle caratteristiche, la curiosità, la determinazione, il talento, il coraggio, che servono per trasformare in lavoro quell'impulso irresistibile che fa parte del proprio modo di essere.
Annalisa Vandelli, sassolese, classe 1972, è riuscita a realizzare quello che, per molti che fanno il suo stesso mestiere, rimane un sogno o un ideale. Come reporter freelance ha documentato, per conto del Ministero degli Affari Esteri, realtà lontane e difficili, come i campi profughi in Libia, il Nicaragua flagellato dai disastri naturali, la povertà in Guatemala e, poi, ancora la condizione delle donne in Pakistan. Ha poi visitato la Tunisia, l'Egitto, i Territori Palestinesi e l'Albania, producendo reportage per la rivista "Cooperazione Italiana Informa". Nel 2007, ha trascorso un anno in Etiopia, collaborando con Uliano Lucas. Da quell'esperienza, è nato il libro "Scritto sull'acqua", poi diventato un' opera teatrale con Ivana Monti, Anna Palumbo e Teri Weikel. Oltre a vari saggi e romanzi, pubblicati anche in spagnolo e inglese, dirige le riviste Afro, con sede in Abruzzo, e Il Barrito del Mammut, con sede a Napoli, nel difficile quartiere di Scampia. Tanti anche i riconoscimenti, come il Premio Nazionale Mediterraneo 2014, il Premio Nazionale Profilo Donna 2012 e il Premio di giornalismo Hombres.

Annalisa, quale è stata la "molla" che ti ha fatto decidere che volevi essere una reporter?

"Credo sia una questione genetica, di essere nata già con quella tensione, con caratteristiche personali che vanno dalla curiosità, alla voglia di esplorare, allo slancio ideale e poi alla condizione. Nel corso degli anni, ho cercato di crearmi gli strumenti narrativi a sostegno di questi aspetti molto marcati del mio modo di essere. Ho cercato di coniugare l'esperienza allo studio. La molla vera e propria è stata la morte di una persona a me molto cara, Padre Giuseppe Richetti, un missionario che si potrebbe definire profetico. A vent'anni, la sua biografia è stata il mio primo racconto e il mio primo viaggio importante in un paese africano, il Kenya.

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato nella realizzazione di questo tuo progetto di vita?

"Tante, ma ritengo che valga per ciascuno di noi trovare molte difficoltà per realizzare un sogno. Gli impedimenti aumentano senz'altro il gusto del traguardo raggiunto. Comunque tra i principali metterei la "crisi" della figura stessa del reporter e dello scrittore. Un inviato è molto costoso per i giornali in tempi di ristrettezze economiche e ci si rivolge sempre più alle agenzie".

Sei stata inviata speciale per il Ministero degli Affari Esteri in zone di emergenza. Quale è stata l'esperienza, o le esperienze, che ti hanno colpito di più?

"Ho raccontato da un punto di vista privilegiato l'aspetto della speranza nella catastrofe, per esempio il tentativo di soccorrere le afflizioni delle popolazioni che soffrono guerre, terremoti, disastri naturali, fame, ecc. messo in atto dalla Cooperazione Italiana e dalle organizzazioni non governative. Ho sempre cercato di mettere a fuoco quel messaggio di resurrezione che è racchiuso quasi in ogni situazione. Paradossalmente, spesso sono state le persone afflitte a darmi coraggio. L'essere umano è tremendo e meraviglioso, un viaggio nel viaggio. Mi sono sentita quasi sempre accolta, ma soprattutto nella continua possibilità di comprendere e imparare qualcosa in più, di allargare la mia mente ristretta. Tante esperienze mi hanno colpita e direi segnata. Ne cito una per tutte: il racconto allucinante della fuga durata anni di una ragazza eritrea dal proprio paese e dalla Libia attraverso il deserto. In Libia, durante la rivoluzione, riesce a ricongiungersi con il proprio ragazzo che non vede da tre anni e rimane incinta. Lui è stato recluso a lungo nelle prigioni lager di Gheddafi, riservate ai profughi. Lei deve entrare in ospedale per delle complicazioni, ne esce senza il bambino e senza un rene. In queste condizioni, i due innamorati riescono a scappare e ad attraversare il confine giungendo in Tunisia. Li ho conosciuti nel campo profughi di Choucha. Ora vivono in Canada. Considero questa gente come eroi del nostro tempo. Siamo abituati a cercare nella storia i nostri eroi e siamo così ciechi da non accorgerci di quelli che ci vivono accanto. Anche solo l'attaccamento alla vita per me è un grande insegnamento".

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Tu sei reporter free lance. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Ti sei mai sentita in pericolo?

"Il primo vantaggio che mi viene in mente è la libertà, lo svantaggio è la precarietà costante. Mi sono spesso sentita protetta. La felicità che comporta il mio lavoro mi fa essere piuttosto spensierata sul pericolo in sé, anche se lo valuto sempre. La paura è importante solo se diventa una nostra alleata. L'idea del pericolo tende a bloccarci, ma spesso è solo un'idea, non la realtà. Comunque sì, mi sono sentita in pericolo, ma sono più a disagio quando il pericolo è poco evidente. In una situazione di pericolo esplicito navigo con maggior sicurezza. Per esempio ho fatto una breve esperienza di campagna elettorale e lì ho vissuto un pericolo carsico, quello di perdere i miei ideali proprio mentre cercavo di affermarli. I politici corrono questo grande rischio, non rendendosi conto forse che in gioco c'è la vita. Ricordo con grande partecipazione sempre una frase di un giovane domenicano suicida che lasciò scritta sulla propria bibbia: "meglio morire che perdere la vita". Ecco per me il pericolo più grande è perdere la vita".

Come programmi un tuo viaggio? Decidi tu dove andare o valuti le possibilità che ti vengono offerte?

"Entrambe le cose, fermo restando che un viaggio può essere anche intorno a casa. So che è un paradosso, ma riuscire a raccontare la consuetudine con occhi nuovi è il reportage che mi affascina maggiormente. In genere, programmo i primi due o tre giorni a livello logistico e di incontri; poi il resto in base a quello che trovo strada facendo e che già ho in mente. La sfida più bella è quando le idee e i pregiudizi di partenza vengono smentiti dalla realtà".

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

"Non vivo in una situazione di certezza mai. Credo di ripartire presto perché è anche una necessità per me di igiene mentale. Confido di tornare in Centro America e di riprendere anche l'insegnamento all'università. A tale proposito ritengo importantissimo l'insegnamento e il mentorato, come trasmissione tra generazioni, come legame comunitario. Viviamo in un epoca dove la profondità del nostro sguardo si limita a pochi centimetri che pretendono di allungare la nostra vista al mondo intero. Mi riferisco agli schermi vari che delimitano il nostro quotidiano. Lo sforzo di un insegnante e di un reporter deve essere oggi quello di andare più in là, usare le gambe e l'ingegno per cercare nella realtà e uscire un po' dal quadrante fisso dei megapixel. Mi rendo conto che sia paradossale, visto che il mio lavoro riempie anche quegli schermi, ma è essenziale la ricerca di una misura per le nuove generazioni, altrimenti il virtuale viene scambiato per reale e ci si allontana dal senso in modo irrimediabile. La siepe di Leopardi prolungava il suo immaginario, la nostra siepe ne risolve immediatamente le domande. Con quali conseguenze?

Che cosa consigli a chi desidera intraprendere il tuo stesso percorso? E' più facile in Italia o all'estero?

"Consiglio di trovare continue ispirazioni e persone con cui condividere il percorso, di avere disciplina e metodo, di studiare e di fare pratica, di allenarsi sul punto di vista, di entrare sempre in comunicazione con gli altri, di essere pertinaci e di sapersi mettere in secondo piano, a servizio. E' più facile dove ci si sente a proprio agio".

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Mercoledì, 08 Luglio 2015 16:01

A Modena la mostra Strange Worlds

Presso il Foro Boario di Modena una nuova mostra tratta dalle collezioni permanenti della Fondazione Cassa di risparmio di Modena. Dal 9 luglio - 6 settembre 2015. -

Modena, 8 luglio 2015 -

Fondazione Fotografia è lieta di annunciare l'apertura al pubblico del Foro Boario di Modena per tutta la stagione estiva: dal 9 luglio al 6 settembre 2015 gli spazi espositivi ospiteranno infatti Strange Worlds, una nuova mostra tratta dalle collezioni permanenti della Fondazione Cassa di risparmio di Modena e organizzata in collaborazione con il Comune di Modena nell'ambito del programma di iniziative estive collegate ad Expo 2015, in partnership con UniCredit.

Il percorso, a cura del direttore di Fondazione Fotografia Filippo Maggia, comprende circa 70 opere, tra fotografie, video e installazioni, di 26 artisti provenienti da ogni parte del mondo: Claudia Andujar (Svizzera/Brasile), Philip Kwame Apagya (Ghana), Marika Asatiani (Georgia), Yto Barrada (Francia), Jodi Bieber (Sudafrica), Nikhil Chopra (India), Cao Fei (Cina), Yang Fudong (Cina), Laura Glusman (Argentina), David Goldblatt (Sudafrica), Pieter Hugo (Sudafrica), Amar Kanwar (India), Anastasia Khoroshilova (Russia), Goddy Leye (Camerun), Ma Liuming (Cina), Daniel Naudè (Sudafrica), George Osodi (Nigeria), Marco Pando (Perù), Rosangela Renno (Brasile), Mauro Restiffe (Brasile), Ketaki Sheth (India), Ahlam Shibli (Palestina), Raghubir Singh (India), Sebastian Szyd (Argentina), Guy Tillim (Sudafrica), David Zynk Yi (Perù).

Tema declinato dalla mostra è il racconto di altri mondi, vicini e lontani, dove le dinamiche sociali, culturali, religiose in atto si intrecciano dando vita a storie inedite: "un susseguirsi emozionante di volti e costumi", "un mosaico interattivo", come spiega il curatore Maggia, in grado di comporre una "fotografia reale e tangibile della nostra contemporaneità".

La mostra invita il pubblico a soffermarsi su immagini, talvolta scioccanti, che spesso scorrono veloci davanti ai nostri occhi nei telegiornali senza percepirne a fondo il dramma: i soldati di origine palestinese di Ahlam Shibli, che prestano servizio nell'esercito israeliano; i ritratti delle madonne sudamericane di Sebastian Szyd, vedove tristi e rassegnate di minatori boliviani; i cani di Daniel Naudé, un tempo guardiani fidati delle fattorie degli afrikaner e oggi randagi, dopo che queste sono state abbandonate e i proprietari sono tornati in Europa.
E ancora: le campagne sudafricane di David Goldblatt, vere e proprie pagine di storia dell'apartheid, e la Soweto di oggi di Jodie Bieber, dove bianchi e neri convivono nella povertà e nell'incertezza; il piccolo villaggio georgiano di confine, un tempo baluardo dell'impero sovietico, oggi soggetto ai venti di cambiamento che spirano dalla Turchia, nei ritratti femminili di Marika Asatiani; l'installazione onirica di Nikil Chopra, che combina ricordi e icone del post colonialismo inglese in India.

In altri casi, i mondi descritti dalle immagini hanno a che fare con sogni, o illusioni, come nel caso delle ambientazioni organizzate da Philip Kwame Apagya; sono momenti di liberazione e di gratificazione di sé, come per i ballerini improvvisati di Cao Fei o per Goddy Leye che, sdraiato a terra, canta ironicamente "We Are The World" e s'ingozza di frutti tropicali o, ancora, Ma Liuming, che cammina nudo sulla Grande Muraglia, sfidando l'avversione culturale cinese nei confronti della diversità di genere.

Alludono ad icone e metafore di tradizioni millenarie le figure posizionate su diversi piani prospettici di Raghubir Singh, le sapienti dita che scorrono l'arpa incantatrice in un pueblo andino riprese da David Zink Yi, la terra battuta che sembra uscire da un racconto di Paul Bowles e l'aria che sa di spezie nei tondi marocchini di Yto Barrada; il cantante resuscitato nel film di Marco Pando, idolo degli indios andini.

La natura non è mai solo sfondo, ambientazione, ma parte integrante della vita quotidiana, con la quale è necessario confrontarsi, come fa Laura Glusman, nuotando e lottando contro la corrente impetuosa del rio color terra, o Mauro Restiffe, che inserisce come in un quadro i componenti di un gruppo di famiglia, protetti dalla foresta brasiliana. Si muovono sicuri nella natura anche i due soggetti a cavallo di Anastasia Khoroshilova, dai tratti così differenti, eppure entrambi sovietici, quasi a ricordarci quanto sia sconfinata la sua terra. Appaiono invece incerti e insicuri, sulla cima di un altopiano della Cina, gli attori di Yang Fudong. È una natura sfigurata e violentata dall'uomo, infine, quella delle fotografie di George Osodi, in una delle quali un ragazzino guarda preoccupato il cielo grigio e fumoso domandandosi se un pozzo petrolifero valga tanta devastazione.

Emblema della stranezza, infine, sono i mondi evocati dai gemelli di Ketaki Sheth, che disegnano l'India e le sue gerarchie sociali; i ritratti ritoccati manualmente - secondo la tradizione sudamericana - dei campesinos di Rosangela Renno; l'uomo con la iena al guinzaglio di Pieter Hugo, emblema di un'Africa dura e feroce.

Avviata nel 2007, la collezione di fotografia contemporanea della Fondazione Cassa di risparmio di Modena si è progressivamente arricchita nel corso degli anni attraverso una serie di campagne di acquisizioni riferite a diverse aree geografiche: dall'Africa all'Estremo Oriente, dagli Stati Uniti al Sud America, all'India e all'Europa dell'Est. Attualmente comprende oltre milleduecento opere di quasi duecento artisti: un patrimonio culturale che Fondazione Fotografia, in qualità di società strumentale, ha il compito di esporre e valorizzare attraverso un'accurata opera di catalogazione, conservazione e divulgazione.

La mostra Strange Worlds è promossa da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con il Comune di Modena e in partnership con UniCredit, da sempre impegnata in favore dell'arte e delle iniziative culturali dei territori in cui è presente.

"Siamo convinti - sottolinea Giuseppe Zanardi, Area Manager Modena di UniCredit - che cultura e sviluppo vadano di pari passo. Il sostegno all'arte è un impegno che ci assumiamo nei confronti del patrimonio artistico e, più in generale, del territorio in cui operiamo, consapevoli che questo supporto deve passare anche attraverso la promozione di iniziative culturali capaci di alimentare una crescita sociale ed economica sostenibile e duratura nel tempo".

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

La nota della Gilda degli Insegnanti di Parma: "Gli esponenti del PD dentro la "Zani", un esempio della perdita di indipendenza dalla politica della scuola statale italiana" -

Parma, 2 luglio 2015 -

Dalla stampa locale abbiamo appreso che ancora una volta in una scuola statale della nostra provincia si è tenuto un incontro pubblico, nel caso specifico una conferenza stampa, i cui protagonisti sono stati esponenti del PD a quanto pare affiancati senza alcuna remora da dipendenti del Ministero dell'istruzione.
Il fatto, stando ai resoconti giornalistici, sarebbe avvenuto alla "Zani" di Fidenza: la Gilda degli Insegnanti di Parma denuncia pubblicamente il perpetrarsi di quest'andazzo nel Parmense, purtroppo in linea con quanto si sta perpetrato a livello nazionale con la recente riforma della mala scuola, contro i docenti, voluta dal Pd.
Una legge che tra l'altro istituisce di fatto anche la perdita di indipendenza della scuola statale dalla politica, il caso di Fidenza è sintomatico.
Salvatore Pizzo, Coordinatore Provinciale della Gilda degli insegnanti, precisa: "Gli esponenti del Pd sappiano che noi non molliamo nonostante la legge liberticida che stanno portando avanti, ci stiamo preparando alla battaglia referendaria e continueremo ancor più di prima a difendere la scuola dal Pd e dai suoi supporter" – conclude – "Il Pd di Parma per rispetto agli insegnanti chieda al suo segretario nazionale di fermarsi, tengano a mente l'esito delle recenti elezioni a Fontevivo, Varano e Soragna".

(fonte: ufficio stampa Gilda Insegnanti)

Salvatore Pizzo Coordinatore Provinciale della Gilda degli Insegnanti risponde alle dichiarazioni del Senatore Pagliari sulla Riforma della scuola. -

Parma, 29 giugno 2015 -

"Il voto di fiducia espresso dal Senato in merito all'insana idea del Pd di dare il potere ai presidi di scegliere con criteri discrezionali i docenti da assumere è stato un atto di grande violenza istituzionale che ha impedito il dibattito, prima in Commissione e poi in Aula, e ha consentito il passaggio di un disegno di legge che altrimenti non avrebbe ottenuto l´approvazione. Se gli esponenti del Pd pensano di aver vinto la guerra, si sbagliano di grosso, perché il mondo della scuola si batterà con tutti gli strumenti consentiti dalla legge affinché questa riforma incostituzionale venga cancellata". Lo afferma Salvatore Pizzo Coordinatore Provinciale della Gilda degli Insegnanti.

"Il governo e il Pd - aggiunge Pizzo- hanno oggi consumato uno strappo insanabile con gli insegnanti, una frattura che sicuramente avrà conseguenze sul piano elettorale, evidentemente l'esito del voto a Fontevivo, Varano e Soragna non è bastato ai parlamentari locali del Pd di Parma, che potevano votare in difformità da quanto imposto dai loro capi. Il 7 luglio, data fissata per l´ultimo passaggio parlamentare, noi insegnanti gelosi della scuola statale saremmo tutti uniti a gridare a gran voce il nostro no alla riforma".

(Fonte: ufficio stampa Gilda Insegnanti Parma)

Alla Chiesa di San Carlo il noto critico d'arte ha deliziato il pubblico con un pirotecnico viaggio intorno al cibo. Presentato anche il catalogo della mostra "Il gusto della contaminazione". -

Modena, 25 giugno 2015 -

Chiesa di San Carlo gremita mercoledi 24 per l'incontro con Philippe Daverio, ospite a Modena nel calendario di iniziative di Modenamoremio per EXPO 2015. In una brillante conversazione con la giornalista Federica Galli il noto esperto d'arte ha declinato il tema del cibo in un excursus a 360 gradi su storia, costume, cultura, attualità, con condimento di gustosi aneddoti personali. La serata, che ha visto il contributo del marchio Trenkwalder, ha chiuso il ciclo di conferenze con gli esperti d'arte intorno alla mostra "Il gusto della contaminazione" che continua ad attirare visitatori (superate le 6500 presenze) nella suggestiva sede della Chiesa di San Carlo in centro storico. L'incontro con Daverio è stata anche l'occasione per presentare il catalogo della mostra edito da Corsiero Editore con le fotografie di Carlo Vannini e i testi di Valerio Massimo Manfredi, del sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli, dei curatori della mostra Sonia Veroni, Pietro Cantore. Elisabetta Barbolini Ferrari, e di Maria Carafoli per Modenamoremio.

Il volume è in vendita nella sede della mostra negli orari di apertura: giovedi/venerdi dalle 16 alle 19.30, sabato domenica e festivi 10/13 e 16/19.30.

philipe daverio rid

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