Ecco arrivato un nuovo regime alimentare che raccoglie gli indecisi, ovvero chi vorrebbe ma non riesce a rinunciare a carne, pesce, uova e lattici, promuovendo la moderazione a tavola.
Di Chiara Marando –
Sabato 01 Luglio 2017 -
Alzi la mano chi sentiva il bisogno di un’altra corrente di pensiero che etichettasse le scelte alimentari. Ecco, anche se non l’avete chiesto, ora c’è. Dopo vegani, vegetariani, fruttariani e “mangio quello che voglio ecco i “Reducetariani”.
Di cosa si tratta?
Di un nuovo regime alimentare che raccoglie gli indecisi, ovvero chi vorrebbe ma non riesce a rinunciare a carne, pesce, uova e lattici. Perché una fetta di pane e burro, diciamolo, è una coccola che ci viene proposta fin da piccoli.
A promuoverlo è Brian Kateman, diventato una vera e propria guida spirituale dei Reducetariani, che porta avanti il concetto della moderazione, ovvero del non escludere i cibi ma semplicemente ridurli. Tutto apparentemente semplice - e in realtà lo è - ma, come sempre accade, serve qualcosa di ufficiale per convincere e fare diventare sempre più potente un messaggio. Un meeting internazionale a New York ha dato la giusta importanza e dignità a questa filosofia, dando motivo a molti di seguire questa linea meno restrittiva e più elastica nell’ambito della libera scelta personale.
Ed è proprio a coloro che non riescono a seguire una strada alimentare rigida che Kateman si rivolge, lui che da bambino si nutriva di hamburger, patatine e carne rossa. “Sono un tipo pragmatico –ha dichiarato in un’intervista al Guardian– mi interessano più i risultati. La gente mangia meno carne non per qualche idea astratta, ma perché questo ha un impatto significativo sulla salute del pianeta – e continua - vegani, vegetariani e chiunque si sia limitato nel consumo di carne fanno tutti parte della stessa famiglia, e il reducetarianesimo porta con sé l’idea della moderazione, l’ideale per noi onnivori”.
Poi c’è anche un libro, The Reducetarian Solution, che spiega ogni idea e valore del movimento. Ma anche una Fondazione Reducetariana estremamente attiva sui propri canali, dove vengono postati ricette e video utili per chiunque voglia seguire una condotta alimentare “contenuta”.
Ci si allontana quindi dai totalitarismi del “no carne e pesce” o del “nulla che sia di origine animale”, per avvicinarsi ad uno stato di tolleranza che porta a mangiare in modo autogestito e senza sensi di colpa.
Un concetto che, senza etichette o mode del momento, dovrebbe diventare lo stile di vita dominante. Ma si sa, sarebbe troppo facile e poco accattivante.
E’ una delle ricorrenze più sentite tra Parma e provincia: la serata di san Giovanni e gli immancabili tortelli di erbetta. A raccontarci la sua tradizione di famiglia è lo chef Fabio Romani del “Ristorante Romani”
Di Chiara Marando –
Venerdì 23 Giugno 2017 -
Le tradizioni sono storie di famiglia, usanze che si tramandano di generazione in generazione come preziosi lasciti di ricordi confortevoli. Ci si ripensa con il sorriso, sensazioni lontane che riaffiorano alla mente come un morbido abbraccio.
La cucina è fatta di questo, si fonda sui racconti di famiglia, sui movimenti sapienti delle nonne e delle mamme in preparazioni che rappresentano il patrimonio gastronomico di un territorio. Lo stesso patrimonio che è piacevole celebrare durante le feste che ogni anno ricorrono, accompagnate da quei rituali che ne rappresentano l’essenza.
Feste come quella di San Giovanni, che a Parma e in tutta la provincia va a braccetto con uno dei piatti simbolo della tradizione: I Tortelli di Erbetta.
Perché? Perché questa è proprio la stagione in cui le bietole vengono a maturazione, si raccolgono e si trasformano nel gustoso ripieno che tanto piace ai parmigiani e non solo.
A raccontare la sua storia di famiglia è uno che di parmigianità se ne intende, che ha fatto della ristorazione una vocazione: Fabio Romani, chef del “Ristorante Romani” a Vicomero, appena fuori Parma. Qui la tipicità locale fa da padrona con un menù che trasuda genuina bontà, quella corposa che parla il linguaggio di una volta.
Ed è da questo che Fabio prende ispirazione, dalla sua storia, dalla memoriai. E’ la nonna ad avergli insegnato i segreti per preparare dei perfetti tortelli di erbetta, gli stessi segreti che Fabio ricorda con quell'espressione di chi ha imparato e fatto sua ogni parola, ogni più piccolo passaggio.
“Erano i primi giorni di vacanza dopo la scuola e io mi trasferivo a Vicomero – racconta Fabio – quando cominciavano a fiorire le erbette, con pazienza mi mettevo a raccoglierle con mia nonna. Poi c’era la ricerca della ricotta, quella fresca che arrivava dal casaro. E’ a lei che devo la mia passione per la cucina…avevo 7 anni”
Fabio si perde nella narrazione, torna indietro con i ricordi, sorride ripercorrendo i momenti in cui si preparava il ripieno e osservava “tirare” la sfoglia. Era un rito, ma a San Giovanni tutto veniva amplificato.
“San Giovanni era una festa e mia nonna si raccomandava perché tutto venisse fatto a dovere. Ci si trovava in 15 intorno ad un grande tavolo e si preparavano i tortelli. Ognuno aveva il suo compito, chi il ripieno, chi la sfoglia. Io mi occupavo solo di sistemarli ordinatamente così che non si rovinassero, ero troppo piccolo per disturbare, ma ho imparato tutto. Poi si raccoglievano le noci per preparare il Nocino e si aspettava la rugiada”.
Sono passati quasi quarant’anni da allora, alcune cose sono cambiate ma l’anima di questa tradizione è rimasta. Fabio e i suoi ragazzi si stanno organizzando per la grande serata, non si contano più i tortelli serviti durante questo appuntamento tanto atteso che allieterà la cena. A fare la differenza non è solo la ricetta, ma anche e soprattutto gli ingredienti.
Per Fabio le bietole arrivano dal contadino, la ricotta, messa a scolare la sera prima per togliere il siero, deve essere grassa abbastanza per rendere il ripieno corposo e sostenuto, poi c’è un pizzico di noce moscata e l’aggiunta del Parmigiano Reggiano, un 30 mesi dal gusto intenso. Uova per legare ed ecco un cuore ricco di sapore. A completare il tutto è la sfoglia, che per lo chef rappresenta un vero e proprio ingrediente fondamentale del piatto: tirata spessa e lasciata “stagna”, come si dice da queste parti. E per condire, burro chiarificato e ancora Parmigiano Reggiano.
L’azienda parmigiana compie 140 anni, un traguardo importante fatto di sviluppo, sostenibilità e rispetto per l’ambiente e le persone. E dopo i ristoranti di New York, in arrivo anche quelli di Los Angeles.
Di Chiara Marando -
Sabato 10 Giugno 2017 -
Ben 140 candeline, un compleanno più che importante, un traguardo che attraversa la storia dell’industria italiana. Era il 1877 quando a Parma nasceva una bottega del pane e della pasta divenuta oggi leader mondiale nel settore: La Barilla. Una tradizione di famiglia portata avanti seguendo il motto, coniato da Pietro Barilla, «diamo da mangiare alle persone quello che daremmo ai vostri figli».
Nel tempo, quella piccola bottega si è trasformata in uno dei vanti del made in Italy, con una esportazione che tocca 130 paesi del mondo, grazie ad un costante impegno legato allo sviluppo sostenibile che rispetta l’ambiente e ad un legame ben saldo con il territorio e la tradizione.
In occasione di questa importante ricorrenza, l’azienda ha organizzato una visita nei campi di coltivazione di grano duro, proprio accanto allo stabilimento di Pedrignano, primo cuore pulsante aziendale. Guida del tour, il vicepresidente del Gruppo, Paolo Barilla: “Una storia lunga 140 anni rappresenta per noi una grande motivazione per affrontare il futuro - racconta Paolo Barilla - Le generazioni che hanno lavorato con dedizione per costruire la Barilla lo hanno fatto mantenendo fede ai valori che ancora oggi ci guidano, ovvero fare un prodotto di qualità, nel rispetto per la comunità di persone che ci vivono intorno”.
Un fare impresa ispirato al benessere delle persone basato sul “Good for you, Good for the Planet", supportato da politiche di produzione e comunicazione che mirano alla sostenibilità e alla genuinità.
I RISTORANTI
Quello Barilla sta diventano un vero e proprio concept che attraversa le diverse attività sostenute e sviluppate dal Gruppo, in particolare all’interno dei diversi ristoranti sparsi nel mondo. Dopo i tre locali di Manhattan, ecco in arrivo quelli di Los Angeles.
Un “Mediterranean Lifestyle” portabandiera dell’italianità più pura, dell’eccellenza enogastronomica che caratterizza le diverse regione dello Stivale. Un trionfo di ricette a base di pasta, pane e verdure per piatti dal sapore casalingo così da riscoprire e assaporare il piacere della tavola, della famiglia e degli amici.
Menù da personalizzare, in base alle diverse esigenze di gusto, necessità e tendenze alimentari, nei quali – nemmeno a dirlo – la pasta fa da vera regina. Golosità semplici per far ritrovare il gusto di casa agli italiani che proprio non vogliono rinunciarvi nemmeno in viaggio, oppure per far vivere la vera esperienza taste of Italy a chi vuole viaggiare con la mente e provare il cibo più conosciuto al mondo.
Questa è la storia di Paolo Palumbo, ragazzi affetto dalla SLA; e della sua battaglia al fianco chi soffre per la stessa malattia o presenta problemi di deglutizione. Lui e lo chef Pomata insieme per il libro di cucina “Sapori a colori”
Di Chiara Marando -
Domenica 04 Giugno 2017 -
Questa è una storia bella, una di quelle che fanno sorridere di speranza. E’ la storia di Paolo Palumbo e della sua lotta contro una malattia che gli ha cambiato la vita, ma soprattutto del suo saper insegnare qualcosa a tutti noi: la forza di credere nelle proprie idee.
La sua è una forma aggressiva di sclerosi laterale amiotrofica, ma Paolo, dall’alto dei suoi soli 19 anni, ha dimostrato a tutti che con la passione e la forza di volontà si può arrivare oltre le aspettative. Lui lo ha fatto ed ha trovato il modo di aiutare gli altri. Anche il Presidente della Repubblica ha voluto partecipare alla sua iniziativa con una risposta di incoraggiamento.
"Carissimo Paolo- ha scritto l'Ufficio particolare del capo dello Stato - il presidente della Repubblica ha ricevuto la tua toccante lettera e mi incarica di ringraziarti per averlo reso partecipe della tua vita, purtroppo molto cambiata da quando devi combattere contro questa grave malattia - continua - Il progetto del libro Sapori a colori inoltre - immaginato da te per alleviare le sofferenze dei pazienti con problemi di deglutizione, disfagia o costretti ad una alimentazione artificiale - esprime già nel titolo le tue intenzioni ed il presidente Mattarella sarà felice di poterne ricevere una copia, non appena sarà ultimato".
Ad affiancarlo in questo percorso, uno chef d’eccezione come Luigi Pomata, coautore del libro di cucina “Sapori a colori”, che sta ormai diventando fenomeno virale sul web. Ma lo scopo di questo volume è ben diverso dall’essere una classica raccolta di ricette, si tratta di una idea molto più concreta e pratica: l’obiettivo è quello di aiutare la ricerca per combattere la SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, così da permettere un sostanziale miglioramento di vita per tutte le persone ammalate e costrette ad alimentarsi tramite sondino.
Perché una quotidianità più serena passa anche attraverso la possibilità di mangiare cibi saporiti godendo del piacere della cucina. E Paolo, che ha da poco ricevuto il tanto ambito attestato dalla prestigiosa Scuola di Cucina ALMA, ha ideato soluzioni gustose e ricche di deliziose alternative per ogni pasto. A Pomata il compito di elaborarle dando corpo ad un mondo a colori che diventa un dono per chi affronta questa patologia o presenta problemi di deglutizione.
“E’ un libro dedicato a malati di Sla ma anche a tutti coloro che hanno problemi di deglutizione – ha spiegato lo chef Pomata - con Paolo abbiamo creato un libro di ricette di piatti che si possono omogeneizzare e somministrare ai pazienti tramite sondino. Non pazienti, ma persone come tante, a cui le papille gustative funzionano, e che meritano di poter sentire i sapori”.
Il secondo, ma altrettanto importante passaggio, è quello di estrarre l’essenza dell’alimento tramite un tampone da posizionare sulla lingua così da poterne sentire il gusto.
Il supporto e l’aiuto al progetto di Paolo stanno veramente diventando un fenomeno mediatico tanto da trasformarsi in un vero e proprio contest sul web che vede coinvolti professionisti dell’alta cucina, personaggi dello spettacolo e della politica. Tutti insieme al fianco di Paolo nella lotta contro la SLA: #iostoconpaolo.
Ecco come aderire!
Si può partecipare anche diffondendo il messaggio e invitando altri a donare e acquistare il libro. E’ sufficiente pubblicare una vostra foto con l’hashtag #iostoconpaolo sui social e taggare altre tre persone invitandole ad acquistare “Sapori a Colori”.
Una importante iniziativa di sensibilizzazione volta a far conoscere la storia di Paolo e aiutarlo nella sua missione di supporto per chi soffre della stessa patologia.
Al Ristorante “La Campana” c’è la Roma vera. Qui sono passati artisti, attori e scrittori e la cucina è rimasta uguale a sé stessa, fedele al territorio
Di Chiara Marando –
Sabato 27 Maggio 2017 -
L’ingresso è stretto, si confonde con quello degli altri locali lungo la via. Sembra uno dei tanti ristoranti che affollano le strade di Roma. E invece no. E’ il ristorante, quello più antico della città. La storia de “La Campana” inizia nel lontanissimo 1518 e da sempre è stata punto di passaggio per viaggiatori e forestieri, un angolo di ristoro che ha attraversato il tempo per arrivare ad oggi, memoria storica di tradizioni radicate.
Si entra e ci si accomoda quasi per fortuna, facendosi spazio tra gli avventori che affollano le sale e l’ingresso. Due, o forse più, i turni di servizio del pranzo e della cena. Ma qui è normale, bisogna adattarsi perché, non si sa come, un posto salta sempre fuori. E i proprietari riescono a muoversi tra i tavoli – anche in questo caso non si sa come – con una rapidità che impressiona, facendo arrivare velocemente i piatti fumanti a destinazione. Insomma, tutto deve essere gustato al meglio nella sua semplicità. Gli ordini, poi, si prendono a memoria, banditi tablet e fogliettini volanti
Qui c’è la Roma vera, qui sono passati artisti, attori e scrittori e la cucina è rimasta uguale a sé stessa. Fedele al territorio.
Il menù parla dialetto stretto: l’abbacchio trionfa al forno o fritto con doppia panatura, il fritto all’italiana trasuda bontà con baccalà, fiori di zucca e carciofi alla giudia.
Cacio e pepe, Amatriciana,Tagliatelle con i funghi e Tagliolini con alici fresche e pecorino sono i signori dei primi, ma anche gli spaghetti con le vongole possono considerarsi una new entry godereccia al punto da attirare più volte l’attenzione.
Per molti, ma non per tutti, la coda alla vaccinara ed il pollo con i peperoni riempiono di gusto il palato e fanno dimenticare la ben lontana leggerezza di piatti poco conditi.
C’è chi viene anche solo per il dolce, l’ormai leggendaria torta di mele magari servita “Carda e cor gelato”, la cui ricetta rimane un enigma. Un segreto gelosamente custodito.
Poca formalità ma tanta gentilezza, il tutto nella romanità più pura è completa, si parla come tra amici e la capacità comunicativa dei camerieri è totale: sai che ti convinceranno a provare anche il piatto più impensabile, perché sono loro ad avere ragione e sapere che tanto ti piacerà.
E alla fine è proprio così.
Ristorante “La Campana”
Vicolo della Campana, 18 - 00186 Roma
Tel. 06 6875273 - 347 1098632
Con l’arrivo del caldo desideriamo piatti più leggeri e digeribili ma, al tempo stesso, semplici da preparare e soprattutto buoni: provate gli: Stortelli Pastificio Andalini con asparagi, tonno e pistacchi.
Testo e Foto di Chiara Marando -
Giovedì 25 Maggio 2017 -
L’arrivo del caldo porta con sé il desiderio di piatti più leggeri e digeribili, magari perfetti per pranzi veloci da consumare anche freddi. Regola d’ordine: semplicità di preparazione e bontà.
Ecco, io avevo proprio questo in mente quando ho aperto la dispensa ed osservato gli ingredienti che avevo a disposizione. Il risultato è stato un primo piatto gustoso e completo: Stortelli Pastificio Andalini con asparagi, tonno e pistacchi.
Pochi minuti di cottura per la pasta – 4 minuti e via – il condimento perfetto e voilà, ecco una deliziosa ricetta ideale in questa stagione.
Ingredienti per 4 persone
260 gr. di Stortelli Pastificio Andalini
2 Scatolette di tonno al naturale
30 gr. Pistacchi
350 gr. Asparagi
Olio extravergine di oliva
Sale e pepe q.b.
Preparazione
Lavate e tagliate a pezzi gli asparagi, buttateli in acqua bollente e salata facendoli cuocere per qualche minuto (assaggiateli per sentirne la consistenza). Una volta cotti, scolateli e fateli saltare in una padella antiaderente con un filo di olio extravergine di oliva e pepe.
Quando si saranno insaporiti spegnete il fuoco ed aggiungetevi il tonno sgocciolato amalgamando il tutto con cura.
Tritate i pistacchi, lasciandone solo alcuni interi – saranno piacevoli da sentire in bocca – ed aggiungeteli al condimento.
Ora buttate la pasta in acqua bollente e salata, fate cuocere per il tempo indicato nella confezione. Quindi scolate e versate la pasta nella padella con gli asparagi, il tonno ed i pistacchi precedentemente amalgamati.
Fate saltare, aggiustate di sale e pepe se necessario, e servite.
Il consiglio in più?
Potete abbondare con le dosi, sarà ottima anche il giorno dopo e la troverete già pronta da mangiare, magari al ritorno dall’ufficio.
Lezioni di cucina e degustazione a cura delle blogger di iFood Meris Carpi e Claudia Casadio allo Scavolini Store Piacenza. Sabato 20 maggio Via Emilia Pavese, 103 Piacenza - dalle 17:00 alle 18:30. Ingresso libero e gratuito.
Piacenza, 16 maggio 2017
I gusti delicati dei frutti di mare incontrano il sapore dei legumi. Un connubio che verrà raccontato e spiegato attraverso ricette e curiosità in occasione dello show-cooking di sabato 20 maggio allo Scavolini Store di Piacenza. Meris Carpi e Claudia Casadio sono le blogger di iFood che condurranno le lezioni di cucina: dalle 17:00 alle 18:30 tutti gli ospiti saranno invitati ai fornelli per testare la semplicità di cucinare grandi piatti anche nella cucina di casa propria.
L'evento si svolge presso lo Scavolini Store Piacenza, uno spazio di 300 mq in via Emilia Pavese, 103 che raccoglie un'ampia selezione della gamma cucine, bagni e living Scavolini. Accompagnati dallo staff dello Store, che vanta un'esperienza pluriennale nel settore dell'arredamento, i visitatori potranno ammirare le proposte più recenti di Scavolini tra cui Foodshelf, Motus e Favilla, oltre ai best seller come Diesel Social Kitchen e LiberaMente. A completare l'offerta, i modelli Aquo e Rivo per l'arredo bagno.
Due ricette che prendono ispirazione dal mare e dai suoi frutti. Un viaggio gastronomico che porterà gli ospiti a scoprire i sapori della nostra terra ma con un tocco esotico.
Si comincia da una crema di ceci con cozze, dove si combinano i sapori mediorientali della salsa tahin e i profumi indiani del curry e della paprika dolce.
Per la seconda ricetta si fa un tuffo nelle acque atlantiche dove le capesante e le mazzancolle incontrano una salsa di ricotta e lupini. Il tocco finale è servire questo piatto fresco sulle conchiglie delle capesante per un impiattamento davvero originale.
Meris Carpi passa dalla cucina vera a quella virtuale del blog Vaniglia e Cannella per dare vita alla sua creatività. Le sue origini la portano spesso a cucinare piatti della tradizione e ad avere sempre le mani in pasta: primi piatti tipici e sperimentazioni culinarie che nobilitano materie prime semplici.
Claudia Casadio, architetto nella vita di tutti i giorni, ha una passione spiccata per la Francia, che è ispirazione di molte sue rivisitazioni culinarie. Nel suo blog La Cuisine Tres Jolie dispensa consigli su come utilizzare i prodotti locali per piatti freschi ed originali e dove gustare il migliore street food in Emilia Romagna.
L'evento è parte del progetto Scavolini "iFood inStore", un blog tour in 100 tappe, organizzato in collaborazione con iFood, che coinvolgerà gli Scavolini Store d'Italia che, per l'occasione, offriranno ai cittadini un'esperienza gourmet, tra buon cibo e design, tutta da gustare.
SHOW-COOKING
DOVE Scavolini Store Piacenza – Via Emilia Pavese, 103 Piacenza
QUANDO Sabato 20 maggio – dalle 17:00 alle 18:30
Aperto al pubblico, ingresso libero
Al termine del live, sarà possibile degustare e assaggiare le ricette.
Ravenna è cibo per lo spirito e per il corpo: ecco qualche consiglio per scegliere le tappe gastronomiche giuste tra un monumento e l’altro.
Di Chiara Marando -
Sabato 13 Maggio 2017 -
Il centro storico di Ravenna è un brulicante fermento di voci e profumi che si nutrono dei sentori trascinati dall’aria di mare, ma anche di quella storia maestosa raccolta in meravigliose opere d’arte testimoni di generazioni ecclesiastiche e signorili. Difficile non trovarle, sono loro a venire da te tenute per mano dalle file di turisti che a flussi alterni si accalcano agli ingressi o percorrono le vie lastricate erose dal tempo.
Insomma, Ravenna è cibo per lo spirito e per il corpo. Due giorni bastano per staccare la spina, per assorbirne l’energia del patrimonio artistico, ma anche per assaporare quello che la cucina ha da offrire.
Quindi, ecco qualche consiglio per scegliere le tappe gastronomiche giuste tra un monumento e l’altro. Lo so, tutti dicono che non si può andare a Ravenna e non mangiare la tradizionale piadina. Lungi da me convincervi del contrario, piuttosto preferisco segnalarvi una sosta obbligata per chi vuole gustare una piadina degna di questo nome.
Situato in un palazzo antico nel pieno cuore storico cittadino, “Cà de Vèn” è l’enoteca d’altri tempi, quella con gli scaffali e le mensole in legno – in questo caso ottocentesche – con le bottiglie prestigiose, con il brusio della clientela che sorride tra un bicchiere e l’altro, ma anche tra un moroso e l’altro. Qui non pensate di trovare la raffinatezza, qui trovate la tipicità. La piadina è un must, fatta in casa e farcita con ingredienti golosi. Poi ci sono i piatti romagnoli, che raccontano il territorio, che fanno sentire a casa e conoscere la parte più genuina della città.
Visita dopo visita arriva l'ora di uno spuntino e con lui quella di un aperitivo che non ti aspetti, in una stretta via laterale, una di quelle meno calcolate dal passaggio turistico: tavolini e sedie in legno e metallo ed un interno allegro che ricorda i locali spagnoli. Si chiama "Fresco", ed è una sorta di lounge bar dove la selezione dei prodotti guarda con attenzione al biologico, alla nicchia che fa la differenza. L'idea è quella di offrire qualcosa di diverso dal solito spezzafame, di accompagnare un buon bicchiere di vino o una birra artigianale con stuzzicanti tapas, piccole porzioni di piatti curati e particolari da mixare a piacimento per provare sapori nuovi uno dopo l'altro.
Infine, è arrivato il momento della cena. Qui possiamo concederci qualcosa di più, la piacevolezza di sedersi tranquilli a tavola, di sorseggiare un buon calice godendo di portate anche ricercate che non dimenticano la cultura gastronomica del territorio.
“L'Osteria del Tempo perso”, a pochi passi dalla splendida Basilica di San Vitale, è un angolo di tranquillità: libri, vini e dischi arredano ogni parete del piccolo spazio che ospita solo pochi tavoli, un ambiente intimo da sapore retrò a tratti casalingo. Si respira la passione per la cultura, si percepisce la volontà di ricreare un ambiente accogliente nel quale fermarsi a parlare e vivere la convivialità. Il menù trionfa di mare ma propone anche qualche piatto di terra. Le preparazioni sono presentate con eleganza: gamberoni in pasta kataifi su riso venere e crema di zucca; Penne saltate con moscardini e canocchie con pesto al basilico e pomini; i classici cappelletti della tradizione; il carrè di maialino croccante al mirto.
E per digerire? Due passi nella Ravenna notturna, avvolti dal rumore ovattato di una città che non vuole andare a dormire ma cullarsi per qualche ora ancora.
Secondo giorno del Campionato Mondiale della Pizza che sta animando il Palacassa di Parma. Ecco gli scatti di questo appuntamento che si concluderà il 10 maggio con le competizioni finali.
Parma, 9 Maggio 2017
C’è profumo di Pizza al Palacassa, nel quartiere fieristico di Parma. Quel profumo che avvolge e fa venire l’acquolina in bocca. Ma ancora più coinvolgente è l’osservare i migliori pizzaioli italiani e dal mondo impastare e far roteare dischi con evoluzioni da veri showman. Il Campionato Mondiale della Pizza è anche questo, è spettacolo culinario, scoperta di prodotti studiati appositamente per impasti impeccabili e curiosità sulle diverse tecniche e sperimentazioni. E soprattutto è confronto: ogni pizzaiolo porta il meglio, le novità provate e riprovate perché il risultato sia la pizza perfetta.
Tre giorni tra mozzarella filante, sentori fragranti, gare e premiazioni. Domani, mercoledì 10 maggio, si svolgerà la giornata finale con la competizione più attesa e spettacoli di freestyle e si potranno tirare le somme di questa 26esima edizione.
A giudicare dall’affluenza e dall’entusiasmo non deluderanno.
Sfoglia tutte le foto nella galleria qui sotto, ph. Francesca Bocchia
A Modena c’è un luogo che in soli otto mesi è riuscito ad imporsi per la particolarità, il gusto avvolgente e la lavorazione delle sue proposte: si chiama TasteIt e porta in tavola una originale pizza gourmet
Di Chiara Marando -
Uno dei piatti simbolo della cucina italiana, quella più verace e genuina, si evolve e diventa gourmet. Sto parlando della tanto amata pizza e del suo goloso richiamo, una specialità che si presta a svariate interpretazioni culinarie e tentativi di impasti più o meno riusciti.
Ecco, a Modena c’è un luogo che in soli otto mesi è riuscito ad imporsi per la particolarità, il gusto avvolgente e la lavorazione delle sue proposte: si chiama TasteIt e nasce dall’idea di quattro amici desiderosi di esaltare le eccellenze gastronomiche del territorio modenese aprendosi ad alcune prelibate meraviglie mangerecce italiane. Ad essere premiate e messe in luce sono le piccole realtà artigianali, i loro prodotti realizzati con materie prime di alta qualità rispettate durante tutto il processo di produzione.
Domenico, Gennaro, Nicodemo e Pier Paolo hanno seguito una ispirazione trasformandola in qualcosa di concreto, un luogo dove a fare da padrona è la pizza vista con occhi non convenzionali. E questa ispirazione ha portato TasteIt a raggiungere nomi di punta come Sirani a Bagnolo Mello, la Fucina di Roma e i Tigli di Padoan, che della pizza gourmet hanno fatto la loro fortuna.
A fare la differenza è prima di tutto l’impasto, risultato di tanta pazienza per arrivare ad ottenere una base che fosse leggera e digeribile ma, al tempo stesso, estremamente gustosa. Due sono le tipologie su cui si sviluppano le diverse ricette: integrale ed il più particolare integrale al nero di seppia. Non poteva mancare una cura particolare nella scelta delle farine utilizzate, rigorosamente macinate a pietra, impastate con lievito madre e lasciate lievitare per ben 72 ore.
Tre le degustazioni presenti in menù, ognuna composta da 6 diversi gusti a scelta, con prodotti di mare e terra selezionati. Quello offerto è un percorso gustativo che accompagna il palato tra sapori più delicati, contrasti e sapidità accentuate, un viaggio alla scoperta di abbinamenti tanto insoliti quanto equilibrati.
Provate, ad esempio, “La Capasanta” dove a prevalere è la dolcezza del pesce che ricopre interamente la superficie della fetta; oppure “La Scampiamola”, con impasto al nero di seppia, burrata, scampo crudo, salsa guacamole e basilico.
E dato che parliamo di piatti gourmet, ecco che la carta dei vini propone buone etichette che spaziano tra i più noti vitigni italiani.
Il tocco in più è dato dalla location: nel centro di Modena con richiami alla tradizione ed un omaggio molto particolare alla città…il pavimento è la riproduzione esatta del Teatro Comunale Luciano Pavarotti.
TasteiT
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03-10-2023 Salute e Benessere
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04-05-2023 Salute e Benessere
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26-04-2023 Marketing Aziendale
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