Incontro di calcio Modena – Reggio Audace del 26 maggio 2019: sette tifosi denunciati dalla Polizia di Stato per rissa e possesso ingiustificato di armi.
Modena -
Al termine di una approfondita attività di Polizia Giudiziaria, svolta anche attraverso uno studio meticoloso delle immagini delle telecamere della videosorveglianza cittadina, la locale D.I.G.O.S. ha deferito alla Autorità Giudiziaria, per i reati di rissa e possesso di oggetti atti ad offendere, sette tifosi, di età compresa tra i 24 e i 50 anni, appartenenti alle tifoserie della Reggiana e del Vicenza, a seguito degli scontri, avvenuti il 26 maggio scorso, in occasione dell’incontro di calcio Modena – Reggio Audace, svoltosi presso lo stadio Braglia.
Prima dell’inizio della partita, un centinaio di tifosi della Reggiana, nei pressi del cavalcavia Cialdini, avevano aggredito un gruppo di sostenitori della compagine modenese, che si stavano recando allo stadio. Aggressione sfociata in scontri e tafferugli. Solo l’intervento tempestivo delle Forze dell’Ordine ha permesso di riportare la situazione alla normalità.
L’identificazione dei responsabili è stata particolarmente difficile anche perché molti dei presenti erano travisati in volto e, a causa delle condizioni climatiche, avevano anche il capo coperto o gli ombrelli aperti per ripararsi dalla pioggia, situazioni che hanno complicato non poco l’attività investigativa.
Riceviamo e pubblichiamo la posizione di Lgambiente sul taglio di alberi messo in atto durante l’estate a Parma e provincia.
Parma -
Una certa discussione hanno sollevato gli abbattimenti di alberi a Parma (in viale della Villetta e in via S. Michele) e a Monticelli Terme.
Legambiente è stata silente pubblicamente perché ha cercato il dialogo con le Amministrazioni, con diplomazia per intervenire ove possibile per arginare la situazione. Se qualche risultato è stato ottenuto dal Comune di Montechiarugolo, con rinvio parziale dei tagli e disponibilità a rivedere il progetto, purtroppo quasi nulla è stato ottenuto dal Comune di Parma, se non promesse futuribili, comunque apprezzabili.
Legambiente ritiene opportuno, a beneficio collettivo, ribadire che è del tutto antiscientifico e scellerato il taglio degli alberi in piena estate, con l’unica eccezione del comprovato pericolo di crollo. In merito agli interventi effettuati nei giorni scorsi, questo pericolo poteva ritenersi attuale solo per alcuni dei numerosi pioppi bianchi di viale Villetta, a Parma. L’abbattimento completo dell’alberatura nell’intero viale è da considerarsi, oltre che uno sfregio, del tutto ingiustificato in questo periodo.
I tagli di alberi di quest’estate purtroppo confermano l’arretratezza culturale di taluni politici e funzionari, e anche di agronomi, che continuano a considerare la vegetazione una decorazione urbana quando invece essa è un elemento vitale caratterizzante il contesto della città, e non solo il paesaggio rurale e forestale.
Legambiente, sperando di fare cosa utile, sottolinea ancora una volta alcuni punti fondamentali per una buona gestione del verde.
Il punto di partenza è che gli alberi in città non sono un complemento d’arredo urbano al pari di una panchina o una fioriera. Sono un bene collettivo e un elemento di vita. Se pure la loro piantumazione in passato sia stata compiuta senza disegni progettuali precisi, oggi amministratori e progettisti devono sentirsi moralmente impegnati a tutelarli finché ciò sia possibile, e altresì l’esecuzione di lavori pubblici di risistemazione di strade deve essere fatta con particolare salvaguardia delle alberature (cosa che, al contrario, ha provocato seri danni a posteriori in viale S. Michele a Parma).
Gli alberi hanno inoltre un alto valore di biodiversità come insegnano nelle loro opere i visionari: dagli accademici quali il prof. Mancuso, ai coltivatori come la famiglia Spaggiari, acclamati in pubblico e ignorati nella prassi. Gli alberi sono elementi di vita e contenitori di vita: abbatterli equivale a desertificare l’ambiente circostante e condannare a morte altre forme biologiche. Nelle loro fronde danno ospitalità ad insetti e uccelli che costituiscono un arricchimento della biodiversità, cosa ancora più preziosa in ambito urbano.
Pertanto anche le potature non si debbono effettuare in estate, poiché causano un eccesso di stress all’albero che d’improvviso si ritrova senza fogliame e rami nel momento di massimo sforzo proteso a irrobustirsi. Inutile dire che gli alberi impiegano anni ad avere quelle altezze e quelle chiome e, segandone l’impalcatura, ce ne accorgiamo quando manca l’ombra oppure quando le raffiche di vento li fanno cadere come birilli.
Ultimo aspetto, ma non meno importante, gli alberi contrastano le “isole di calore”, particolarmente pesanti in città piene di asfalto e lamiere. È ormai acclarato che la presenza di alberi abbatte la temperatura circostante dai 2 agli 8 °C. In base ad accertamenti empirici - quindi non validi scientificamente - effettuati da volontari nel viale della Villetta desertificato, nelle ore più calde della giornata la temperatura è stata fin di 12 °C superiore a prima.
L’emergenza climatica – votata dal consiglio comunale – comporta il contrasto al surriscaldamento globale e, nell’azione locale, significa non solo incrementare il patrimonio arboreo ma mantenere il più possibile in vita quello attuale, specialmente d’estate.
La considerazione finale è che gli alberi, qualora necessario, vanno tagliati solo in periodo autunno-invernale, tra novembre e febbraio. La logica che porta ad effettuare i lavori pubblici in estate per comodità è una logica utilitaristica che denota pochezza scientifica e culturale in chi non sa distinguere tra un’asfaltatura e un’alberatura.
La strada per diventare capitale verde è ancora lunga da percorrere.
I Carabinieri della Stazione di Pianoro (Bologna) hanno arrestato un 42enne albanese per evasione. È successo durante un controllo del territorio che i militari stavano effettuando in un parco del luogo. Alla vista del 42enne che stava passeggiando in compagnia di un connazionale, anche lui pregiudicato, i Carabinieri si sono avvicinati per accertare la posizione dell’uomo che si sarebbe dovuto trovare agli arresti domiciliari in un’abitazione situata in zona, a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare che aveva recentemente ricevuto per reati in materia di droga.
Il 42enne ha ammesso le proprie responsabilità, sostenendo di essere evaso per fare due passi al parco e riattivare la circolazione sanguigna, in quanto la casa è piccola e non gli consente di camminare abbastanza. In sede di rito direttissimo, celebratosi nelle aule giudiziarie del Tribunale di Bologna, l’arresto è stato convalidato e in attesa della sentenza, posticipata per la richiesta dei termini a difesa, il 42enne è stato nuovamente sottoposto agli arresti domiciliari.
Due arresti, rispettivamente per stalking e maltrattamenti, accomunati da una caratteristica: gli uomini accusati e colti in flagranza sono recidivi, già denunciati e destinatari di provvedimenti che avrebbero dovuto impedirne il contatto con le vittime. Nei giorni scorsi, la Polizia Locale di Piacenza è intervenuta per porre fine al comportamento molesto e abusivo di entrambi, attualmente detenuti ai domiciliari su disposizione del Gip Luca Milani. Le indagini sono state svolte dal nucleo di Polizia Giudiziaria, con il coordinamento del Pm Matteo Centini.
Il primo caso riguarda un 62enne piacentino, dipendente di un istituto di credito cittadino, che già nell’ottobre 2018 era stato arrestato mentre pedinava la 40enne di nazionalità rumena con cui aveva avuto una relazione, interrotta dalla donna. Dopo un primo periodo trascorso in carcere e successivamente ai domiciliari, dal marzo 2019 era nuovamente libero, ma il processo a suo carico è tuttora in corso e permaneva, per lui, il divieto di avvicinamento. Tuttavia, un mese dopo la scarcerazione la ex compagna si è accorta della sua presenza nei pressi di un bar da lei frequentato, nonostante – per precauzione e su consiglio degli agenti – avesse variato gli itinerari che percorreva abitualmente. Nei giorni successivi, la donna ha sporto più volte querela nei confronti del 62enne, affermando di vederlo quasi quotidianamente appostato in un parcheggio della Provinciale 654 Valnure, dove lei stessa doveva necessariamente transitare per recarsi al lavoro: al suo passaggio, l’uomo le indirizzava baci o, da coricato sul sedile dell’auto, si alzava per farsi notare.
Grazie all’acquisizione dei filmati da impianti di videosorveglianza della zona, nonché a seguito del servizio di scorta avviato dalla Polizia Locale a tutela della signora rumena, il piacentino è stato filmato e fotografato mentre la pedinava. Ulteriori verifiche hanno permesso di accertare non solo che l’uomo, nel periodo considerato, risultava in malattia (con l’accortezza di rientrare sempre a casa entro le 17, per rispettare la fascia oraria di reperibilità sino alle 19) ma anche che, nel tentativo di non farsi riconoscere, aveva noleggiato diversi veicoli, del cui affitto sono state registrate le schede. Inoltre, lasciava consapevolmente a casa il proprio telefono cellulare, in modo da non poter essere localizzato. Di qui l’arresto e la detenzione ai domiciliari, nonché la richiesta di un aggravamento della misura cautelare in corso.
Il secondo caso riguarda invece un 42enne albanese, residente a Castelsangiovanni, già arrestato nell’aprile scorso per maltrattamenti nei confronti della moglie e delle figlie minorenni, la più grande delle quali era stata minacciata con un coltello alla gola. L’attitudine particolarmente violenta dell’uomo ne aveva determinato l’allontamento dall’abitazione di famiglia, con divieto di avvicinamento. Ciò nonostante, regolarmente si recava a casa della moglie e delle figlie, reiterando le minacce nei confronti della prima per motivi di gelosia. Grazie alla segnalazione dei Servizi Sociali di Castelsangiovanni, che hanno raccolto le confidenze di una delle figlie, il 42enne è stato nuovamente arrestato ed è ora ai domiciliari.
“Ancora una volta – sottolinea l’assessore alla Sicurezza Luca Zandonella – l’operato della Polizia Locale è stato determinante, già nella fase di ascolto delle segnalazioni e per la tempestività nell’intervento, come sempre mirato all’obiettivo prioritario di proteggere le vittime da ulteriori abusi. Chinque subisca minacce o sia oggetto di stalking, ha la possibilità di rivolgersi a un nucleo specializzato della Polizia Locale. Un punto di riferimento prezioso e fondamentale – aggiunge Zandonella – per garantire alle persone coinvolte la consapevolezza che denunciare è il primo, essenziale passo da compiere. Chi è vittima di queste gravi e inaccettabili pressioni, o chi dovesse venire a conoscenza di episodi che riguardano altri, non esiti a contattare i nostri agenti, sulla cui sensibilità e attenzione nel contrastare la violenza di genere si può sempre contare”.
Il ministero della Salute mette in guardia dal consumo del budino al cioccolato Bio Sobbeke in vasetto che potrebbe contenere schegge di vetro. L'azienda ha immediatamente ritirato il prodotto dalla vendita e ha avviato un richiamo. Consumando il prodotto ci si espone al rischio di ferimento. Nello specifico si tratta del lotto con scadenza 09-08-2019 del "Budino al cioccolato bio" in vasetto da 150 g, prodotto dall'azienda Molkerei Sobbeke con sede dello stabilimento in Germania all'indirizzo Amelandsbruckenweg 131 a Gronau -
Epe. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, raccomanda tutti i clienti di non consumare più il prodotto interessato poichè non è possibile escludere rischi per la salute.
Un 39 enne della Guinea con precedenti ha chiamato la Polizia denunciando di essere stato pestato da tre magrebini in seguito alla sua richiesta di riavere il cellulare, rubato la sera prima alla stazione di Modena, ma nel suo racconto emergono particolari poco chiari.
MODENA –
Ha chiamato la centrale di Polizia denunciando di essere stato vittima di un pestaggio in seguito a una rapina. Gli agenti, intervenuti presso il Parco Pertini, alle spalle del Teatro Storchi di Modena, luogo tristemente noto per essere la “base” di spacciatori e malviventi, hanno effettivamente trovato uno straniero dolorante, in seguito identificato come un 39 della Guinea, con precedenti e con un permesso di soggiorno oggetto di revisione da parte della Questura. L’uomo, infatti, avrebbe presentato ricorso dopo il diniego al rinnovo.
L’uomo ha dichiarato di essersi recato al parco per rintracciare un gruppo di nordafricani, sulle cui frequentazioni e abitudini era evidentemente bene informato, che la sera prima, nelle vicinanze della stazione dei treni, lo aveva derubato di un telefono cellulare. Alla sua richiesta di riavere quanto sottratto, tuttavia, sarebbe stato accerchiato da tre nordafricani che lo avrebbero colpito con calci e pugni, per poi lasciarlo dolorante a terra e dileguarsi.
Durante l’intervento delle Forze dell’Ordine, tuttavia, gli agenti hanno perquisito lo straniero e gli hanno trovato addosso un grosso coltello, con il quale, presumibilmente, aveva intenzione di difendersi in un eventuale alterco con i rapinatori o presunti tali. Il porto abusivo d’armi ha fatto tuttavia scattare la denuncia nei suoi confronti.
Per quanto riguarda le sue dichiarazioni, invece, esse sono al vaglio degli investigatori che dovranno ricostruire i fatti e identificare i tre magrebini responsabili del pestaggio, unico dato di fatto in una vicenda che presenta diversi punti oscuri.
L’episodio si è verificato nella notte tra sabato e domenica al parco Le Querce. Una 49 enne con precedenti si è scagliata contro una ventenne ferendola alle braccia. Sul posto Carabinieri e 118.
SASSUOLO (MO) -
È stata arrestata e sarà sottoposta a processo per direttissima una 49 enne con precedenti che nella notte tra sabato e domenica ha aggredito e preso a coltellate una ventenne, che ha riportato ferite, per fortuna non gravi, alle braccia e alle mani.
Era circa mezzanotte quando i Carabinieri e il personale del 118 è intervenuto presso il parco Le Querce, in via del Tricolore, a Sassuolo, dove una giovane donna ha denunciato di essere stata aggredita da un’altra donna che, armata di un coltellino multiuso, si è avventata su di lei. Alla luce dell’aggressione ci sarebbero motivi sentimentali.
Per la 49 enne sono quindi scattate le manette con l’accusa di lesioni personali aggravate.
Vittima una 99 enne, trovata dalla figlia dolorante dopo aver ricevuto le percosse dalla donna di nazionalità ucraina. Per fortuna non ha riportato lesioni gravi.
MODENA –
Ormai sono sempre di più le famiglie che devono ricorrere a una “badante” per assistere familiari anziani e non autosufficienti. Così è anche per una famiglia di Modena, che per “sostituire” la persona che si occupava di un’anziana 99 enne per il periodo delle ferie della collaboratrice si è fidata del “passaparola”.
Ad assistere l’anziana è arrivata quindi una “conoscenza” della badante che abitualmente si occupava di lei, una 49 enne di nazionalità ucraina. Mai scelta si è rivelata più sbagliata. Un paio di sere fa, rientrando in casa a tarda ora, la figlia dell’anziana ha trovato la madre dolorante sul letto e la badante completamente ubriaca.
Attorno alle 22, la figlia dell’anziana ha quindi richiesto l’intervento della Polizia che, intervenuta presso l’abitazione, ha appurato che la badante aveva in effetti bevuto fino a perdere il controllo di sé. Non solo. Nel corso delle verifiche, è emerso che la 49 enne ucraina risulta essere clandestina ed entrata irregolarmente nel nostro paese, oltre a essere completamente sconosciuta all’Ufficio Immigrazione. La donna, pertanto, è stata denunciata a piede libero.
Per l’anziana, invece, che ha riferito di avere ricevuto alcuni schiaffi in viso e un colpo alla schiena, non è stato necessario l’intervento dei sanitari. Resta comunque la “ferita” psicologica di fronte all’accanimento di chi avrebbe dovuto prendersi cura di lei. La famiglia, tuttavia, non ha sporto querela nei confronti della badante.
A fine giugno un marocchino di 49 anni, residente a Fabbrico, aveva afferrato al collo il fratello di una vicina di casa, con la quale aveva un cattivo rapporto da tempo. Quando l’uomo, un 34enne abitante nello stesso paese, si era recato al condominio per controllare la posta della sorella, fuori paese in vacanza, il marocchino 49enne lo avrebbe aggredito, colpendolo prima con dei pugni. Poi, una volta divisi da un passante, il magrebino era salito in casa per poi scendere con un coltello con lama da tredici centimetri, che aveva raggiunto una guancia e un dito, provocando tagli per fortuna lievi al 34enne. Non era andata peggio solo grazie alla reazione della vittima, che era riuscito a divincolarsi e a fuggire. Le indagini svolte in queste settimane dai carabinieri hanno portato a considerare l’intenzione di uccidere da parte del nordafricano, il quale è stato arrestato su ordine del giudice. I carabinieri, che da subito avevano recuperato il coltello sul lavabo della cucina del nordafricano, hanno ritenuto che l’azione dell’aggressore fosse mirata a provocare la morte del fratello della vicina di casa. E per questo è scattato il provvedimento d’arresto.
La partenza per le due “capitali” del divertimento estivo era già stata programmata prima del blitz che ha portato in carcere cinque giovani residenti nel modenese. Intanto dalle indagini emergono nuovi particolari sul loro modus operandi e altre persone che potrebbero essere coinvolte.
MODENA –
Emergono nuovi particolari dall’inchiesta che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di sei giovani di età compresa tra i 19 e i 22 anni, tutti residenti nel modenese, accusati di essere i responsabili della strage di Corinaldo, in cui persero la vita cinque giovanissimi e una mamma di 39 anni che alla discoteca Lanterna Azzurra stavano aspettando di assistere al concerto del trapper Sfera Ebbasta.
Si tratta, ricordiamolo, di Ugo Di Puorto, 19 anni, figlio del boss Sigismondo, referente del clan dei Casalesi nella zona di Modena, tutt’ora in carcere, Raffaele Mormone, 19 anni, residente a San Cesario sul Panaro, Andrea Cavallari, 20 anni, residente a Bomporto, Moez Akari, 22 anni, residente a Castelnuovo Rangone, Badr Amouiyah, 19 anni, di San Prospero come Di Puorto, Sohuibab Haddada, 21 anni, anche lui di Bomporto. Un settimo ragazzo Eros Amoruso, anch’egli facente parte della “banda dello spray peperoncino”, è deceduto lo scorso aprile in un incidente stradale. Tra gli arrestati anche il 65 enne Andrea Balugani, titolare di un “compro oro” a Castelfranco Emilia e accusato di ricettazione. A lui si rivolgeva infatti la banda per vendere i proventi dei furti, per introiti che arrivavano anche a 15 mila euro al mese e che consentivano ai giovani di permettersi una vita agiata, tra auto e vacanze di lusso e abiti firmati.
Secondo le intercettazioni del Gip di Ancona, che ha coordinato le indagini e disposto le misure cautelari, dopo Corinaldo, la banda non aveva affatto sospeso la propria attività criminale, anzi, proprio in questi giorni era loro intenzione partire prima per Ibiza, dove la gang aveva intenzione di partecipare “attivamente” al festival musicale Elrow per rapinare con il metodo ormai collaudato dello spray al peperoncino i giovani partecipante ai concerti. Attorno a Ferragosto, invece, la banda si sarebbe spostata in Sardegna, altra meta del turismo di lusso, con lo stesso intento di fare “man bassa” di preziosi. Programmi criminali fortunatamente sventati dall’arresto dei membri della banda.
Dalle indagini, tuttavia, emerge anche come i giovanissimi criminali si siano resi responsabili di un altro colpo, lo scorso 25 luglio, sempre nelle Marche, a Porto San Giorgio, sempre in occasione di un concerto di musica trap. Per l’occasione alcuni membri della banda hanno coinvolto altri due giovani, tra cui una ragazza, nella trasferta criminale.
In quell’occasione i colpi erano andati a segno, anziché con lo spray al peperoncino, con una “taser”; la pistola elettrica in dotazione alle Forze dell’Ordine. Quella sera stessa, tuttavia, la banca era incappata in un banale controllo stradale a Monte San Pietrangeli, nell’ambito del quale erano stati rinvenuti sia il taser, nell’auto della ragazza coinvolta, sia un bottino di due collane d’oro.
Si potrebbe ora aprire un fascicolo parallelo all’inchiesta principale, con almeno altre cinque persone coinvolte, anche se in maniera sporadica, che entrerebbero nel processo.
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