Dal 14 gennaio fino al 30 aprile venti ristoranti di alta cucina del territorio lombardo offriranno la possibilità di gustare menù completi - antipasto, primo, secondo, dolce e bevande - a 60 euro.
Di Chiara Marando -
L’alta cucina apre le sue porte a un pubblico più ampio di appassionati e curiosi gourmet, attraverso un progetto che si ripete forte del successo ottenuto: con l’inizio dell’anno è uscita anche la nuova edizione della Guida INGruppo 2020, edita da Mediavalue.
Ecco, quindi, prendere forma sulle pagine della Guida la sempre attuale alleanza tra alcuni dei migliori ristoranti situati nel territorio lombardo, con lo scopo di far conoscere e assaporare la loro personale proposta culinaria attraverso questa tanto apprezzata iniziativa: un menù completo a prezzo fisso.
Sono 20 i ristoranti coinvolti, per un totale di 14 stelle Michelin complessive: 16 tra Bergamo e provincia, 1 nel territorio di Monza e Brianza, 2 a Milano e 1 in provincia di Sondrio. Nella lista anche due nuovi ingressi, e precisamente Impronte di Bergamo e Il Cantinone di Madesimo.
In sintesi, l’idea cultural/commerciale (come definita dagli ideatori stessi), iniziata il 14 gennaio, prevede che fino al 30 aprile (a esclusione di San Valentino e giorno di Pasqua) sia possibile prenotare, a pranzo e a cena, il proprio posto per gustare un menu completo di antipasto, primo, secondo, dolce, caffè, acqua e vino al costo prefissato di 60€ a persona. Unica eccezione, Da Vittorio, Enrico Bartolini Ristorante (tre stelle Michelin) e Sadler.
Una formula, divenuta vincente, che combina l’eccellenza a tavola con un prezzo che si può definire accessibile, il tutto senza limitazioni di età.
Come prenotare? Semplicemente chiamando direttamente il ristorante e specificando la volontà di usufruire dell’iniziativa INGruppo.
Quella portata avanti dalla Guida INGruppo è una linea di azione che vuole mettere in luce l’importante ruolo culturale della cucina d’autore, avvicinando a essa una fascia di persone sempre più consistente. Per farlo ha scelto una duplice via: da una parte l’idea di questa azione concreta in accordo con i ristoranti interessati, dall’altra descrivendone le caratteristiche attraverso precise schede esplicative.
Questi i ristoranti coinvolti:
Al Vigneto, a Grumello del Monte BG
Antica Osteria dei Camelì *, ad Ambivere BG
Casual Ristorante *, a Bergamo Alta
Collina, Almenno San Bartolomeo BG
Cucina Cereda, a Ponte San Pietro BG
Da Vittorio ***, a Brusaoporto BG
Frosio *, ad Almè BG
Il Saraceno *, a Cavernago BG
Impronte, a Bergamo
La Caprese, a Mozzo BG
Lio Pellegrini, a Bergamo
LoRo *, a Trescore Balneario BG
Osteria Della Brughiera *, a Villa d’Almè BG
Posta, a Sant’Omobono Terme BG
Roof Garden Restaurant, a Bergamo
Tenuta Casa VIRGINIA (ex Villa Patrizia), a Petosino di Sorisole BG
Enrico Bartolini al Mudec ***, Milano
Sadler *, Milano
Pomiroeu, a Seregno MB
Il Cantinone *, a Madesimo SO
A partire dal periodo pre-natalizio, Fidenza Village accoglie i temporary store di due brand simbolo dell’eccellenza gastronomica italiana: Bellavista e Savini Tartufi.
È un Natale gourmet quello che si appresta a vivere Fidenza Village: per tutto il mese di dicembre e anche per l’inizio del 2020, infatti, l’unica realtà italiana de The Bicester Village Shopping Collection, un network di 11 esclusive shopping destination tra Europa e Cina, diventa la casa di due brand simbolo dell’eccellenza gastronomica italiana. Si tratta di Bellavista, una delle cantine più importanti della spumantistica internazionale, e di Savini Tartufi, sinonimo di passione per il tartufo. Sia Bellavista che Savini Tartufi hanno scelto Fidenza Village per aprire pop-up store che rappresentano un unicum e una novità nella loro storia.
La storia imprenditoriale di Bellavista inizia nel 1977, per iniziativa di Vittorio Moretti, sulla collina Bellavista che abbraccia, da un unico punto, il Lago d’Iseo e l’intera Pianura Padana fino alla catena delle Alpi. Da allora, Bellavista si è allargata, arrivando ad abbracciare gli attuali 198 ettari vitati, compresi nella zona di vocazione dei Franciacorta: un mosaico di 107 appezzamenti distribuiti su 10 Comuni, un vero e proprio patrimonio di biodiversità. Grazie al felice incontro con l’enologo Mattia Vezzola, entrato in azienda nel 1981, oggi i Franciacorta Bellavista sono sinonimo di eleganza e finezza: il valore principe per l’azienda è il rispetto della tradizione. La lavorazione completamente naturale e l’attenzione artigianale al particolare sono le chiavi per raggiungere l’eccellenza. A Fidenza Village, Bellavista ha inaugurato nei giorni scorsi un originale temporary pop-up di 90 mq, che ha una duplice natura. Da un lato, spazio conviviale, aperto ogni giorno dalle h 11:00 alle h 20:00, dove gli ospiti del Villaggio possono sperimentare lo stile Bellavista, degustando alcune etichette selezionate, come la Grande Cuvée Alma Brut e la Grande Cuvée Alma Non Dosato, in abbinamento con sofisticati finger food. Dall’altro, una boutique dove acquistare referenze targate non solo Bellavista: Bellavista, infatti, appartiene al Gruppo Terra Moretti, che raggruppa altre cinque cantine, come Contadi Castaldi in Franciacorta, Petra, Acquagiusta e Teruzzi in Toscana, Sella & Mosca in Sardegna.
Ha appena festeggiato i suoi primi cent’anni di attività Savini Tartufi: un’impresa a conduzione familiare, la cui storia, da ben quattro generazioni, a partire da Zelindo Savini, è strettamente intrecciata alla passione per il tartufo. A Fidenza Village, Savini Tartufi ha aperto il temporary space Tartufotto, dalla duplice anima. Un gourmet bistrot, ideale a pranzo, a cena e per il momento dell’happy hour, dove gustare tartufo, proposto in abbinamento a tagliolini, risotti, tortelli, tartare di manzo, ma anche a taglieri di salumi e crostini, paninetti e piadine. E una bottega, che richiama alla memoria quella del fondatore Zelindo Savini, dove acquistare i prodotti delle linee Collezione, eleganti e di pregio anche nel packaging, e TartufaiBio, interamente biologici.
da L'Equilibrista - Reggio Emilia , 26-11-2019 - Herbe nasce a Marzo del 2017 nel centro storico di Reggio Emilia da un’idea di Paolo Mastrotto, Edoardo Spallanzani ed Andrea Moretti, perché motivati dal desiderio di proporre un’esperienza culinaria differente che potesse portare avanti un credo ed una precisa idea imprenditoriale con stile. I tre soci sono accomunati dal desiderio di proporre una cucina prettamente vegetale che possa soddisfare il palato e la vista ma in chiave biologica, integrale e rispettosa della stagionalità.
Una visione quindi sostenibile della vita e che possa diventare possibile ma soprattutto estremamente piacevole.
Partecipare alla serata che si è tenuta settimana scorsa nel locale reggiano, mi ha portato ad interessanti riflessioni ma soprattutto mi ha fatto sperimentare ancora una volta di più, quanto gli italiani e gli emiliani nel caso specifico, siano fortemente legati alle tradizioni ed alle consuetudini.
Certamente però, davanti a piatti del nostro patrimonio culturale che sono riproposti in maniera intelligente e che ne ricalcano alcune linee maestre, riprendendone il gusto esclusivo giocando opportunamente e prendendosi gioco delle stesse credenze, allora tutto diventa chiaro.
L'uso di soli ingredienti vegetali per costruire questa filosofia risulta accattivante e va a rimodellare nella mente del consumatore l'idea delle alternative in cucina , perché niente di tutto questo significa creare piatti scontati o superati ma al contrario si persegue un approccio moderno e per alcuni abbinamenti perfino sofisticato.
Ecco che allora aprire una cena con un biscotto di pasta brisè integrale con semi e spezie non risulta per niente fuori luogo perché uniamo compattezza e friabilità alla proposta, duttilità e curiosità di abbinamento e quindi originalità e senso pratico. L'Amouse Bouche apre quindi ad un antipasto composto da un disco di zucca arrosto con besciamella, dadini di Finferli e Porcini, nocciole e pistacchi tostati e sfere di Aceto Balsamico che l'Azienda Venturini Baldini ha proposto per l'occasione. A seguire forse il piatto forte della serata, quello che mi ha dato modo di capire il perché fosse così necessario rompere certi schemi rimescolando le carte in tavola. Il piatto denominato TRA SACRO E PROFANO è un piatto di cappelletti fatti a mano con sfoglia di semola di grano antico Senatore Cappelli, su panna viola di anacardi, il tutto accompagnato da petali essiccati di fiordaliso. Se avessimo tutti chiuso gli occhi all'assaggio, avremmo compreso che un piatto così, grazie anche all'uso delicato della noce moscata, ha la capacità di evocare nelle nostre menti sapori di casa come mai nessun altra cosa, seppure non avendo in comune niente di quel piatto.
Ed ecco allora come sia possibile vivere un' esperienza culinaria così distante dalla nostra consuetudine e poi capirne il senso semplicemente perché il gusto è il veicolo e ciò che conta è la destrezza nel saperli far convivere insieme. Semplicistico e banale concepire che chiunque desideri un piatto di cappelletti della tradizione non ha senso che lo degusti qui, perché HERBE deve sperimentare e affascinare attraverso una chiave di lettura differente, creando alternative al senso comune, quindi si propone di fare la cosa inaspettata.
Stessa filosofia per il BURGER AL CONTRARIO, ovvero un burger di barbabielola, tra due strati di mela croccante, cipolle caramellate e senape, con cracker di semi in abbinamento che ha riproposto il contrasto della salsa e della consistenza della carne in modo corretto e non distorto, mantenendo inalterate queste due visioni. Ovviamente è lì che lo staff di Herbe vuole portarci anche perché nessuno si sogna di riproporre la carne con i suoi succhi e le sue persistenze ma si cerca il concetto, la filosofia e l'appagamento gustativo.
A chiudere la TORTA SBRISOLONA con crema di anacardi aromatizzata al limone e perle di wasabi che anticipa un Tartufo di pan di spagna e nocciole ricoperto di cioccolato fondente. La soluzione dell'anacardo per conferire impatto al retro gustativo ed il limone che conferisce la proverbiale freschezza, hanno raccolto parere favorevole.
L'abbinamento cibo vino migliore fra quelli proposti per quanto mi riguarda, ha trovato la perfetta combinazione nel Marchese Manodori della tenuta Venturini Baldini con il cappelletto perché il Marchese si è destreggiato al meglio conferendo compattezza al gustativo, marcando un frutto succoso e pieno grazie alla sua composizione a più varietà di uve Lambrusco in piena tradizione reggiana, accompagnando sul finale un piatto che necessitava di scorrevolezza e chiusura morbida.
Rompendo la sequenza per mia volontà invece, ho trovato azzeccatissimo il burger con il più tradizionale e famoso Rubino del Cerro, vera perla di tradizione della Tenuta Venturini Baldini che da sempre grazie al suo vigneto storico è capace di sorprendere per eleganza e persistenza gustativa.
Belle proposte, se non altro non scontate in un panorama che vede la necessità di incontrare e soddisfare sempre più nicchie di mercato interessate a vivere esperienze di gusto, esercizi di eclettismo spesso fermati dal pregiudizio ma che sono necessari anche per ripensare dogmi e schemi legati alla sola tradizione. La nostra cucina è ormai da anni saldamente ai vertici della proposta internazionale ma non per questo si deve fermare ma ha senso si continui ad interrogare sul bisogno di trovare stimoli per proporsi a palati sempre diversi ed esigenti.
148 chef coinvolti in 39 Paesi del mondo per un totale di 700 ore ai fornelli: il 3 dicembre arriva la cena mondiale Grand Gelinaz Shuffle
Di Chiara Marando -
Una serata fatta di cucina, commistione, esperienze culinarie e mistero: si tratta del Grand Gelinaz Shuffle, che torna con un appuntamento unico, durante il quale saranno coinvolti 148 chef provenienti da 138 ristoranti in 39 Paesi differenti. A metà tra cooking show virtuale, incontro sociale e jam session ai fornelli, Gelinaz nasce da una idea di Andrea Petrini, definito il “God of Good” in ambito gastronomico, e si presenta al pubblico con una prima edizione nel 2005. All’epoca erano solo una decina gli chef internazionali chiamati a reinterpretare una ricetta di Fulvio Pierangelini, rendendo concreta una provocazione in piena regola. Fu un successo. Da quel momento Gelinaz ha viaggiato, è cresciuto e ha lasciato il suo segno indelebile, quel graffio saporito e culturalmente fervido che continua a pulsare.
Il 3 dicembre 2019, quindi, andrà in scena quella che si può definire la più grande e più lunga cena mai organizzata a livello mondiale, caratterizzata da un comune denominatore: l’imprevisto.
A essere significativa in questa edizione non sarà soltanto la portata sempre più importante a livello di protagonisti, ma anche l’aspetto eco-compatibile che assumerà l’evento, la quasi totale assenza di CO2, insieme a un particolare estremamente interessante e inaspettato.
Di cosa si tratta? Semplice, in occasione di Gelinaz 2019 non saranno gli chef a viaggiare, ma le loro ricette e gli ospiti conosceranno il nome dell’autore solo al termine della cena. Il tutto con l’interpretazione data dagli chef patron dei ristoranti coinvolti, anch’essi all’oscuro dell’identità del collega che si troveranno a raccontare con i piatti proposti. Una fusione quindi, la volontà di unire culture e cucine nel segno del gusto e della sperimentazione senza limiti. Una sorta di appuntamento al buio che, proprio per la sua natura criptica, diventa ancora più coinvolgente e affascinante.
Seguendo i diversi fusi orari dei Paesi interessati, la serata inizierà in Nuova Zelanda con Monique Fiso (Hiakai) e Peter Gordon (The Sugar Club), per terminare sulla costa occidentale degli Stati Uniti a Brandon Jew (Mister Jiu's) o Charles Chen (Maum). Un vero e proprio spettacolo di alta cucina durante il quale i cuochi creeranno ai fornelli con tempistiche distanti, ma uniti dal cappello Gellinaz, per un totale di circa 700 ore di cucina dal vivo.
Ecco chef e ristoranti italiani coinvolti in questa attesa edizione di The Great Gelinaz Shuffle 2019:
Karime Lopez (Gucci Osteria)
Isa Mazzocchi (La Palta)
Aurora Mazzucchelli (Marconi)
Fulvio Pierangelini (Mosaico)
Niko Romito (Reale)
Diego Rossi (Trippa)
Luigi Taglienti (Lume)
Stefano Terigi, Benedetto Rullo and Lorenzo Stefanini (Giglio)
Viviana Varese (Viva Ristorante by Viviana Varese)
Anthony Genovese (Il Pagliaccio)
Gianluca Gorini (Da Gorini)
Antonia Klugmann (L’Argine a Venco)
Giuliano Baldessari (Aqua Crua)
Massimo Bottura (Francescana at Maria Luigia)
Riccardo Camanini (Lido 84)
Carlo Cracco (Cracco)
Appuntamento a Merano, nella Gourmet Arena, dall’8 all’11 novembre, per degustazioni di prodotto. Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP saranno protagonisti anche dei wine pairing e del light dinner organizzati da Enoteca Regionale Emilia-Romagna.
Da venerdì 8 a lunedì 11 novembre, i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP parteciperanno alla XXVIII edizione del Merano WineFestival. Insieme ad altri 120 artigiani del gusto, provenienti da tutta Italia, i due Consorzi saranno protagonisti nella Gourmet Arena, la terrazza da 1.200 mq che percorre in lunghezza tutto il Kurhaus di Merano, aprendosi sulla Passeggiata Lungo Passirio di Sissi.
Negli spazi a loro disposizione, i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP organizzeranno degustazioni di prodotto per i visitatori del Merano WineFestival: oltre che per far apprezzare il gusto unico e distintivo di due simboli dell’arte salumiera italiana, questi momenti saranno anche l’occasione per fare cultura di prodotto, in particolare per sottolineare l’importanza del legame prodotto/territorio e l’attenzione dedicata alla selezione delle materie prime e per illustrare i metodi di produzione, con echi di artigianalità.
A Merano, inoltre, i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP saranno al fianco di Enoteca Regionale Emilia-Romagna: i due salumi IGP, infatti, saranno protagonisti dei wine pairing proposti sul palco The Circle, così come dell’esclusivo light dinner, sempre organizzato da Enoteca Regionale Emilia-Romagna, per 50 selezionatissimi ospiti, nella serata di sabato 9 novembre.
A spiegare il perché della partecipazione dei due Consorzi al Merano WineFestival è Fabrizio Aschieri, Presidente del Consorzio della Coppa di Parma IGP: «Si tratta di una novità assoluta: è la prima volta che ci presentiamo a Merano. Sulla nostra scelta ha sicuramente influito l’accoglienza positiva che i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP hanno ricevuto a Vinitaly: i produttori, gli opinion leader e i professionisti del settore che abbiamo incontrato a Verona hanno apprezzato la possibilità di poter assaggiare due specialità IGP della salumeria italiana in un contesto inusuale. Di qui l’idea di replicare l’iniziativa, scegliendo stavolta come teatro Merano. Perché Merano? Perché il WineFestival, primo in Italia a potersi fregiare di questa denominazione, è un marchio di qualità: il segreto della sua formula consiste nel mix tra una selezione di vini e cibi d’eccellenza e la scelta di una location elegante, esclusiva. Per i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e Salame Felino IGP essere stati selezionati dal Merano WineFestival è stata una grande soddisfazione: significa entrare a far parte del gotha dell’alta qualità enogastronomica in Italia».
A Merano, i Consorzi di Tutela di Coppa di Parma IGP e di Salame Felino IGP saranno presenti nella Gourmet Arena, negli spazi espositivi 5 e 6 della sezione Consortium.
Svelati i nomi dei nuovi ristoranti stellati italiani. Per la prima volta nel contesto del Teatro Comunale di Piacenza, si è tenuta la 65esima presentazione della Guida Michelin: le tre stelle salgono a 11, 35 le due stelle e 328 una stella.
Chi sono le nuove stelle entrate a far parte della Guida Michelin 2020? Ve lo svela l'articolo di Chiara Marando.
Come ogni anno, anche questa 65esima presentazione della Guida Michelin ha riservato sorprese: le tre stelle salgono a 11, 35 le due stelle e 328 una stella. Sono 374 in totale i ristoranti stellati italiani in questa edizione 2020
Di Chiara Marando -
La “Rossa” più famosa della gastronomia mondiale ha svelato le sue stelle questa mattina, per la prima volta nel contesto del Teatro Comunale di Piacenza. E come ogni anno, anche questa 65esima edizione ha portato numerose sorprese: la Guida Michelin 2020, tra conferme, nuovi ingressi e salite, registra numeri estremamente importanti, che mettono in evidenza il ruolo di primo piano ricoperto dall’alta cucina in Italia: 11 tre stelle, 35 due stelle e 328 una stella, per un totale di 374 ristoranti stellati italiani.
Dopo due anni consecutivi di ascesa di protagonisti all’empireo dei tristellati, anche in questo 2020 la lista si completa con una news entry: Enrico Bartolini, chef patron del MUDEC porta a quota 11 la selezione delle più prestigiose realtà ristorative nazionali che, come cita la Guida, “valgono il viaggio”.
La motivazione di questo successo è per la Michelin chiara: “Per la sua varietà, che armonizza tradizioni regionali e creatività, per la ricchezza dei suoi prodotti e l’eccellenza dei suoi chef, l’Italia brilla al centro del panorama gastronomico globale. 33 nuovi ristoranti stellati si affacciano sulla scena culinaria offrendo la propria, personale testimonianza delle infinite varianti della cucina del Bel Paese. Su tutti, brilla il nuovo ristorante tre stelle Enrico Bartolini al MUDEC, in cui la personalità dello chef spicca per ricerca e sperimentazione, armonizzandosi perfettamente con la dinamicità di Milano e regalando un tocco da artista al ricco patrimonio gastronomico italiano – ha specificato Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale Guide Michelin.
Nella Guida Michelin 2020, i ristoranti che propongono una cucina da tre stelle sono quindi: Piazza Duomo ad Alba (CN), Da Vittorio a Brusaporto (BG), St. Hubertus, a San Cassiano (BZ), Le Calandre a Rubano (PD), Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio (MN), Osteria Francescana a Modena, Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma, Reale a Castel di Sangro (AQ), Mauro Uliassi a Senigallia (AN) e Enrico Bartolini al MUDEC a Milano.
Ma dopo tanta attesa, e anni di silente e investigativo immobilismo, ecco che la presentazione ha svelato i movimenti anche nel ristretto gruppo dei bistellati, il cui accesso sembra essere sempre estremamente complicato.
Sono due le novità tra i 35 ristoranti che “meritano una deviazione”, e quindi le 2 stelle Michelin.
“La Madernassa”, a Guarene in provincia di Cuneo. Il giovane chef Michelangelo Mammoliti si esprime con una cucina divenuta tappa irrinunciabile nel circuito dei grandi ristoranti della regione. I piatti raccontano rigore, tecnica e precisione, ma l'anima viene dalla tradizione e dai prodotti piemontesi, a cui si sommano proposte di mare, ingredienti esotici, talvolta asiatici, e prodotti coltivati personalmente da Michelangelo nell’orto del ristorante.
La seconda novità per le due stelle è “GLAM” di Enrico Bartolini a Venezia. L’estro che lascia il segno è quello dello chef Donato Ascani che, con indubbia fantasia, porta in carta prodotti trovati nel mercato di Rialto, non solo per le specialità ittiche, a cui si aggiungono ricette del territorio personalmente reinterpretate. La sintesi è quella tra creatività, istinto, territorio, tocchi d’oriente e erbe aromatiche della laguna.
Che l’Italia sia contraddistinta dalla “cucina di grande qualità, che merita una tappa”, lo dimostra anche il numero di ristoranti che hanno conquistato una stella Michelin: 328 nel complesso, in cui si contano 30 nuovi ingressi che spaziano da nord a sud dello stivale. Anche se, a ben vedere, questo è stato l’anno di Lombardia e Campania, le regioni più ricche di novità, alle quali sono state assegnate più del 50% delle nuove stelle.
Chi sono le nuove stelle entrate a far parte della Guida Michelin 2020?
Da Gorini, Gianluca Gorini, Bagno di Romagna
Iacobucci, Agostino Iacobucci, Castel Maggiore
Apostelstube, Bressanone
L’asinello, Senio Venturi, Casrtelnuovo Berardenga
Santa Elisabetta, Rocco De Santis, Firenze
Osteria Gucci, Anna Karime Lopez Kondo, Firenze
Virtuoso, Antonello Sarpi, Lucignano
Lunasia, Luca Landi, Viareggio
Petit Royal, Paolo Griffa, Courmayeur
Glicine, Giuseppe Scansione, Amalfi
Monzù, Luigi Lionetti, Capri
La Tuga, Adriano Dentoni Litta, Ischia
George Restaurant, Domenico Candela, Napoli
Il Flauto di Pan, Lorenzo Montoro, Ravello
Josè Restaurant, Domenico Iavarone, Torre del Greco
Idylio by Apreda, Francesco Apreda, Roma
Atelier, Giorgio Bartolucci, Domodossola
Fre, Bruno Melati, Monforte d’Alba
Condividere, Federico Zanasi, Torino
Otto Geleng, Roberto Toro, Taormina
Casamatta, Pietro Penna, Manduria
Memorie, Felix Lo Basso, Trani
Zash, Giuseppe Raciti, Riposto
Impronte, Cristian Fagone, Bergamo
L’Aria, Vincenzo Guarino, Blevio
Villa Naj, Alessandro Proietti Refrigeri, Stradella
L’Alchimia, Davide Puleio, Milano
IT Milano, Aldo Ritrovato, Milano
Storie d'Amore, Davide Filippetto, Borgoricco
Il Parco di Villa Grey, Nicola Gronchi, Forte dei Marmi
“Anno dopo anno, la Guida rileva che la straordinarietà della nostra cucina sta nell’eccellenza dei prodotti, nelle tradizioni radicate nel territorio e nella capacità di innovare – ha sottolineato Sergio Lovrinovich, Direttore Guida Michelin Italia - Forse è “tutto qui”, ma essere semplici e allo stesso tempo innovativi è un duro lavoro, che esige costanza, passione e collaborazione. Congratulazioni, quindi, a tutti gli chef e ai loro team che danno risalto alla scena gastronomica italiana, che può andar fiera dei suoi 374 ristoranti stellati.”
Stelle che salgono e stelle che scendono. L’edizione 2020 ha portato a dei cambiamenti anche in questo senso.
QUESTI I RISTORANTI CHE CONFERMANO SOLO UNA DELLE DUE STELLE:
Al Sorriso, Soriso (NO)
Locanda Don Serafino, Ragusa
Vissani, Baschi (TR)
Locanda Margon, Ravina (TN).
PERDONO, INVECE, LA STELLA:
I Due Buoi, Alessandria
San Marco, Canelli (AT)
Pomireau, Seregno (MI)
La Locanda del Notaio, Pellio Intelvi
Locanda Stella d’oro, Soragna (PR)
Poggio Rosso, Castelnuovo Berardenga (SI)
Winter Garden by Caino, Firenze
Relais blu, Massa Lubrense/Termini (NA)
Mosaico, Ischia (NA)
Vairo del Volturno, Vairano Patenora (CE)
Caffé les paillotes, Pescara
La Sponda, Positano (NA)
Alpes, Sarentino (BZ)
Menzione particolare anche ai 25 nuovi ingressi nella selezione dei Bib Gourmand, caratterizzata dal simbolo dell’omino Michelin che sorride. La loro proposta è quella di una cucina gustosa e da provare, con un menù completo entro i 35 euro.
Infine, durante questa intensa mattinata di presentazione della Guida Michelin Italia 2020, sono stati conferiti anche 4 premi speciali:
Mentor Chef Michelin 2020, by Eberhard assegnato a Gennaro Esposito, Ristorante Torre del Saracino, Vico Equense.
Giovane Chef Michelin2020, by Lavazza assegnato a Davide Puleio, Ristorante L'Alchimia, Milano.
Servizio di Sala Michelin2020, By Coppini assegnato a Sara Orlando Ristorante Locanda di Orta, Orta San Giulio.
Passion for Wine Michelin 2020, By Consorzio del Brunello di Montalcino, assegnato a Rino Billia, Ristorante Le Petit Restaurant, Cogne.
Cresce l'alimentare al Sud. Fatturato aumentato più nel Mezzogiorno che nel resto del Paese. Ora la scommessa è sull'export
Il rapporto di Ismea in collaborazione con Cibus e Federalimentare mostra una fotografia del food & beverage nel Mezzogiorno
Salerno, 30 ottobre 2019 – Il settore agroalimentare del Mezzogiorno ha le carte in regola per rafforzare il suo ruolo strategico e rappresentare un fattore di traino economico per quest’area, puntando a un alto posizionamento in termini di qualità e al forte legame col territorio. È quanto emerge dal Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’ISMEA, in collaborazione con Fiere di Parma e Federalimentare, presentato oggi presso l’Università degli Studi di Salerno.
Lo studio evidenzia come i recenti mutamenti dello scenario globale abbiano sostenuto una crescita senza precedenti delle esportazioni del Made in Italy alimentare, grazie a una ritrovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale, che ha spinto l’export agroalimentare del Sud a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018.
Nel Mezzogiorno, nonostante il consistente e duraturo impatto della crisi economica iniziata nel 2008, il permanere di un tessuto imprenditoriale caratterizzato da imprese medio-piccole e, più in generale, la conferma di alcuni storici limiti allo sviluppo economico, il settore agroalimentare è cresciuto, nell’ultimo triennio, in termini di valore aggiunto - che supera i 19 miliardi di euro -, di numero di imprese - 344 mila imprese agricole e 34 mila imprese dell’industria alimentare - e di occupati, che si attestano a circa 668 mila unità, pari al 10% del totale occupati al Sud.
Anche il confronto con il Centro-Nord mette in evidenza come, nello stesso periodo, il fatturato dell’industria alimentare sia cresciuto più al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%).
La specifica composizione settoriale, l’elevata incidenza delle medie imprese – che si sono rivelate quelle più dinamiche e in grado di adattarsi ai mutati scenari – oltre che il determinante contributo delle imprese di più recente costituzione, hanno consentito all’agroalimentare del Mezzogiorno di ottenere performance di tutto rispetto e, in taluni casi, superiori a quelle dei corrispondenti settori del Centro-Nord.
Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%); in generale, un rinnovamento generazionale e la presenza di imprese più giovani hanno determinato maggiore dinamicità e capacità di rispondere alle esigenze del mercato.
Tra gli elementi più critici, soprattutto pensando alla necessità di agganciare il treno dell’innovazione, preoccupano i bassi livelli di immobilizzazioni nelle imprese del Mezzogiorno e il fatto che esse siano sostanzialmente tecniche con poca attenzione a quelle immateriali.
“Lo studio di ISMEA descrive il sistema agroalimentare meridionale come una realtà in forte espansione - ha detto Elda Ghiretti, Cibus and Food Global Coordinator, Fiere di Parma - Un dato confermato anche dall’aumento della partecipazione delle aziende del Sud a Cibus, passata negli ultimi 5 anni dal 17% al 36%. Cibus è la fiera alimentare di riferimento all’estero e vede la partecipazione di migliaia di buyer internazionali. La cresciuta partecipazione delle imprese meridionali a Cibus ha contribuito – ha riferito Ghiretti – all’aumento dell’export dei prodotti agroalimentari del Meridione che nel 2018 aveva toccato la quota di 7 miliardi e 110 milioni di euro, con un aumento del 6,1% nel quadriennio 2015/2018. Un dinamismo sostenuto anche dalla creazione di nuove forme di aggregazione private, come consorzi e associazioni, che consentono anche ad imprese di medie dimensioni di interloquire con importatori e distributori esteri”.
“Un trend positivo quello del nostro settore nel Mezzogiorno sia in termini occupazionali che in termini di fatturato – ha aggiunto il direttore di Federalimentare, Nicola Calzolaro – con grandi margini di crescita su diversi fronti. Uno su tutti, l’export. L’agroalimentare del Sud, infatti, è ancora molto orientato al mercato italiano e poco alle esportazioni che rappresentano meno del 20% di quelle totali del Paese. Una porzione davvero troppo piccola se si pensa alla potenzialità del nostro sud e all’importanza strategica dell’export per l’Italia. È necessario, dunque, l’impegno di tutti per farlo crescere e questo può avvenire attraverso l’innovazione, ma soprattutto attraverso un potenziamento della rete infrastrutturale senza la quale non si potranno mai sfruttare appieno le grandi possibilità dell’alimentare nel Mezzogiorno.
“L'agroalimentare nel Mezzogiorno riveste un ruolo sempre più rilevante, con primati in molti settori e una buona tenuta economica, segnali positivi che vanno letti con attenzione – ha dichiarato Fabio Del Bravo; occorre rafforzare adeguatamente la fase agricola e la sua integrazione con la parte a valle della filiera, favorire gli investimenti – soprattutto in innovazione – e prendere atto dei limiti, per esempio strutturali, individuando percorsi che già nel breve possano portare benefici: una maglia produttiva di dimensioni piccole è certamente un problema su molti fronti, ma lo è molto di più per le produzioni standardizzate che fronteggiano concorrenza di prezzo, piuttosto che per i prodotti differenziati del made in Italy. Incentivare forme di aggregazione e l’orientamento a produzioni tipiche che in quest’area hanno ancora molte potenzialità inespresse, può rivelarsi una leva strategica importante e può avviare un percorso di successo realmente attuabile”.
Questa mattina presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Modena sono stati premiati i vincitori della dodicesima edizione di Stuzzicagente Autunno, la manifestazione enogastronomica organizzata da Modenamoremio e tenutasi lo scorso 6 ottobre. Erano presenti l’Assessore alle Politiche Economiche Ludovica Carla Ferrari, l’Assessore al centro storico Andrea Bosi e il Direttore di Modenamoremio Maria Carafoli.
I tre locali più votati dal pubblico e premiati dalle autorità sono stati: Famiglia Bertani, con il suo tradizionale mascarpone con torta cioccolatino; Pugliami per la gola, con la salsiccia a punta di coltello al sugo con pane di Altamura; e Over 18 beerhouse, con la loro personale degustazione di birra a scelta. Sono loro rispettivamente i vincitori decretati dalla GIURIA POPOLARE del menu Tradizionale, Viaggio nel Mondo e Street Food.
Ma non è finita qui. Come per la scorsa edizione, nel format della manifestazione abbiamo inserito anche un graditissimo premio consegnato direttamente dai prestigiosi componenti della GIURIA DI QUALITA’. Danilo Battilani, titolare dello storico Ristorante Da Danilo, ha premiato La Chersenta con il suo tradizionale tigellone con pesto e Parmigiano Reggiano. Daniele Bordone, titolare de La Vetusta Gastronomia su due ruote, ha decretato vincitore Over 18 beerhouse, già premiato anche dalla giuria popolare; infine Emilio Barbieri, titolare e chef Ristorante Strada Facendo e Ristorante Anna, ha consegnato il suo premio a Prime Restaurant grazie alla loro apprezzatissima “Arepa”, focaccina di mais gluten free farcita con carne o formaggio.
Inoltre le tre schede di valutazione estratte tra le centinaia raccolte durante la manifestazione sono risultate quelle di: Veronica Gaviano, Giovanni Carta e Roberto Pasquale. Questi tre affezionati partecipanti vincono 2 biglietti a testa per partecipare all’edizione di Stuzzicagente 2020. Complimenti!
Ricordiamo che l’evento ha avuto il patrocinio del Comune di Modena e l’importante sostegno di BPER Banca, Gruppo Cremonini e del Marchio Tradizione e Sapori di Modena.
Un ringraziamento speciale va a Piacere Modena, al Consorzio del Parmigiano Reggiano e al Consorzio tutela aceto balsamico tradizionale di Modena per aver omaggiato ai vincitori e ai giurati prodotti tipici e specialità enogastronomiche.
Si ringraziano infine Water Time, Radio Stella e le 4 Associazioni di Categoria del Territorio.
La presentazione della 65°edizione della Guida Michelin Italia si sta avvicinando: in anteprima la Michelin svela i nomi dei ristoranti Bib Gourmand.
Di Chiara Marando -
A pochi giorni dalla presentazione della Guida 2020, la Michelin svela i nomi dei nuovi Bib Gourmand, ovvero la faccia sorridente dell’Omino Michelin, il pittogramma che indica un ristorante nel quale poter vivere una piacevole esperienza gastronomica, con un menù completo a meno di 35€.
Nella nuova edizione 2020 sono 25 i nuovi Bib Gourmand, per un totale di 266 ristoranti.
Una selezione che parte dall’attento lavoro degli ispettori, impegnati a identificare le attività in tutta Italia che si distinguono nel campo della ristorazione secondo determinate caratteristiche. Una ricerca che va dalle grandi città fino ai piccoli centri raggiungibili per strade sterrate. A fare la differenza è il rapporto qualità/prezzo, ma anche la passione per la tavola la giusta atmosfera unita a gustose ricette, spesso ispirate alla tradizione.
“Tra le novità, ci sono 3 ristoranti che propongono cucina asiatica. Il Kanton Restaurant, a Capriate San Gervasio, stupisce per il felice mix tra la tradizione cinese e le cotture all’avanguardia, a Le nove Scodelle, a Milano, si gustano piatti dell’entroterra cinese della regione del Sichuan, e Green T, a Roma, armonizza menu dai profumi d'Oriente e cucina imperiale, ovvero quella che da Mao in poi è diventata la "cucina dei banchetti ufficiali – spiega Sergio Lovrinovich, Direttore della Guida Michelin Italia - Tra i Bib Gourmand legati al nostro patrimonio gastronomico regionale incuriosisce l’Osteria Ophis di Offida, un suggestivo borgo medievale tra le colline del Piceno, ristorante fedele alle tradizioni locali, dove, però, allo chef piace sempre "inventare qualcosa di nuovo".
Ma chi sono i 25 nuovi ristoranti Bib Gourmand?
Ecco la lista completa:
L’Osteria del San Giorgio (Genoa)
Osteria La Torre (Cherasco)
Impero (Sizzano)
Italia (Quarona)
Kanton Restaurant (Capriate San Gervasio)
Le nove scodelle (Milano)
Elisa e Fausto-Locanda Setteca’ (Valdastico)
Kurbishof (Anterivo)
Alpenrose (Bressanone)
La Grotta da 1918 (Sasso Marconi/Mongardino)
La Campanara (Galeata)
Trattoria Antichi Sapori (Parma/Gaione)
Podere 39 (Firenze)
Tipico & La Locanda del Capitano (Montone)
Il Tiempio del Gusto (Spoleto)
Da Gregorio (Orvieto/Morrano Nuovo)
Osteria Ophis (Offida)
l’Oste della Bon’Ora (Grottaferrata)
Da Armando al Pantheon (Roma)
Green T. (Roma)
Trattoria Pennestri (Roma)
Estro (Pescara)
Spoon (Teramo)
Le Antiche Sere (Lesina)
Veneziano (Randazzo).
Queste le regioni con il maggior numero di Bib Gourmand:
Emilia Romagna 33
Piemonte 32
Lombardia 28
Toscana 27
Veneto 22
Ora non rimane che aspettare il 6 novembre per conoscere le nuove stelle Michelin 2020, che verranno svelate a Piacenza. Sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming sul sito live.michelin.it
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