Martedì, 22 Aprile 2025 06:04

Bersagli di guerra: quando raccontare diventa resistere

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart (Quotidianoweb.it) Cagliari 21 aprile 2025 - Ci sono libri che informano. E poi ci sono libri che bruciano. Bersagli di guerra appartiene alla seconda categoria.

Non è solo un volume da leggere: è una ferita aperta, una denuncia accorata, un grido collettivo lanciato da chi ha scelto, con coraggio e a caro prezzo, di raccontare l’orrore, la verità, la realtà che troppo spesso si vuole tenere nascosta.

In un mondo sempre più dominato da narrazioni costruite a tavolino, dove la propaganda è diventata più letale delle armi convenzionali, chi prova a raccontare i conflitti viene preso di mira, diventando essi stessi metaforicamente bersagli. Bersagli di guerra, pubblicato con il supporto dell’Associazione Liberamente Umani, dà voce a giornalisti, analisti, testimoni diretti del fronte dell’informazione, tra cui Eliseo Bertolasi, Fausto Biloslavo, Linda Corrias, Luca Foschi, Niccolò Salvioni, Francesco Scifo, Maria Laura Scifo e Hanieh Tarkian.

Il titolo stesso è un pugno nello stomaco: chi racconta la guerra, oggi, diventa un bersaglio. Un ostacolo. Un problema. Perché la verità, nel caos del conflitto, fa paura. Non ai civili, che la cercano con disperazione, ma ai poteri militari, politici, economici che, nella manipolazione dell’informazione trovano la loro arma più affilata.

In queste pagine si respira tensione, ma anche una straordinaria dignità. Si racconta di droni che sorvegliano il terreno, ma anche di occhi umani che scrutano l’anima degli eventi. Si parla di censura, intimidazione, propaganda, ma anche della scelta – radicale, quasi folle – di continuare a esserci, a vedere, a scrivere. Con taccuino, telecamera o semplice presenza.

Colpire un giornalista, oggi, non è più un effetto collaterale della guerra. È un obiettivo preciso. È un segnale violento e calcolato. È il modo con cui si dice al mondo: “Non dovete sapere. Non dovete capire.”

Perché chi racconta la guerra con onestà è pericoloso. Può aprire gli occhi, scardinare le versioni ufficiali, mettere in crisi il castello di menzogne costruito con cura da chi manovra potere e paura. Il giornalista diventa una minaccia da neutralizzare, non con il dibattito, ma con il fuoco. Si mira alla schiena, al taccuino, alla telecamera. Ma soprattutto si mira alla voce. Zittire. Spegnere. Cancellare.

E intanto la verità, quella scomoda, quella cruda, quella che fa male ai piani alti, viene insabbiata sotto un rumore di fondo fatto di propaganda, omissioni, manipolazioni. Si vuole un'informazione addomesticata, sterile, obbediente. Non quella di chi osa mostrare l'inferno vero, senza filtro.

Ma Bersagli di guerra è qui per dire che non tutti si piegano. Che ci sono ancora voci che resistono, che non si uniformano alla narrazione unica. E finché anche solo una penna, una videocamera, un testimone continuerà a raccontare ciò che accade davvero, la verità non sarà mai del tutto sepolta. Non sarà mai definitivamente uccisa.

Questo libro è un atto d’amore verso il giornalismo autentico. Quello che non cerca lo scoop, ma la giustizia. Quello che non vende notizie, ma testimonia. È anche un monito per noi lettori: la libertà d’informazione non è garantita, va difesa. E ogni giornalista che decide di andare là dove i colpi fischiano e le menzogne si moltiplicano lo fa anche per noi, per darci il diritto – sacro – di sapere.

Bersagli di guerra non è un semplice libro. È una trincea di carta, una dichiarazione di resistenza. E ogni pagina è un proiettile contro il silenzio imposto.

Questa è una guerra nella guerra. E riguarda tutti noi.

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