La libreria indipendente Piccoli Labirinti, un faro di cultura gestito con passione da Francesca Ciani ed Ernesto Tirri, ha ospitato nei giorni scorsi un evento speciale: la presentazione dei tre romanzi di Anna Balzarro, docente, storica contemporanea e direttrice dell'IRSIFAR (Istituto Romano per la Storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza), editi da Dei Merangoli, casa editrice romana che si distingue, oltre che per la scelta delle pubblicazioni, per la cura delle copertine. La presentazione dei libri è stata moderata dalla stessa Francesca Ciani, che, insieme al marito, non solo anima la libreria, ma coordina anche un gruppo di lettura particolarmente attento e partecipe, che ha seguito con interesse la presentazione e posto domande stimolanti all'autrice. A conclusione dell'incontro, Anna Balzarro si è fermata per il firmacopie, incontrando il pubblico e condividendo ulteriori riflessioni sui suoi libri.
Durante la presentazione, si è ripercorsa la genesi dei tre romanzi, opere che si distinguono per la loro capacità di intrecciare fatti storici realmente accaduti con intricate dinamiche familiari, sia vere, sia frutto dell'immaginazione. L'arco temporale coperto dai romanzi è un decennio spesso trascurato e poco conosciuto, che l'autrice ha sapientemente riportato alla luce, offrendo una prospettiva originale e coinvolgente.
Per comprendere meglio il lavoro di Anna Balzarro, a margine della presentazione abbiamo intervistato l'autrice:
- Professoressa Balzarro, i romanzi "Un anno a giugno", "Il cammino dell'alta via" e "Insostanziale azzurro" coprono un decennio cruciale per la storia italiana, dal 1943 al 1953. Qual è stato il suo intento principale nel rappresentare questo periodo attraverso la lente della narrativa? Cosa le ha permesso di esplorare la finzione che la saggistica, per sua natura, non consentirebbe?
“Ho iniziato a scrivere senza un intento ma con un desiderio: intrecciare i fatti storici, a cui avevo dedicato anni di ricerca, con i racconti familiari che da adolescente avevano acceso in me il desiderio di studiare la storia contemporanea, in particolare quella degli anni di guerra. Il tutto con la libertà della narrativa che consente di costruire personaggi, indagare nel loro animo, unire storie vere e episodi verosimili. La saggistica richiede un rigore scientifico maggiore. La narrativa a sfondo storico deve farsi contagiare da questa serietà mantenendo la fantasia dentro i paletti dell' attendibilità, ma consente di dare spazio alla creatività di chi scrive.”
- I tre romanzi sembrano delineare un percorso storico e sociale ben preciso. Quali sono, a suo avviso, le principali trasformazioni che hanno segnato la società italiana in quel decennio e come sono riflesse nelle vicende dei suoi personaggi?
“Nel decennio 1943/1953 avvengono trasformazioni profonde: si passa dalla tragedia della guerra alla sconfitta di fascismo e nazismo e alla costruzione della pace.
Una pace che vedrà presto delinearsi nuovi equilibri e spaccature tra forze politiche prima alleate, in un mondo diviso dalla Guerra fredda.
I miei personaggi sono adolescenti nella Roma in guerra di "Un anno a giugno", diciottenni nel secondo romanzo "Il cammino dell'Alta via", ambientato nel 1947 e giovani adulti in "Insostanziale azzurro", il terzo della trilogia. In quest' ultimo libro, ambientato nel 1953, si muovono in una Roma agitata dalla campagna elettorale caratterizzata dalla cosiddetta legge "truffa" e dal contrasto aspro tra la Dc e il PCI, e negli Stati Uniti dove in quella stessa estate i coniugi Ethel e Julius Rosenberg saranno condannati alla sedia elettrica, accusati di spionaggio per l' Unione Sovietica.
Ma negli anni 50 ci saranno anche dei primi sintomi delle trasformazioni sociali che influenzeranno il decennio successivo, con l' affacciarsi delle donne più giovani, seppure di alcune "avanguardie ", al di fuori di una sfera esclusivamente domestica.”
- Considerando la sua esperienza come direttrice dell'IRSIFAR, quali fonti storiche e quali ricerche specifiche l'hanno maggiormente ispirata nella costruzione delle trame e dei personaggi dei suoi romanzi?
“La conoscenza approfondita della Resistenza romana è stata fondamentale per la scrittura del primo romanzo, "Un anno a giugno".
Inoltre per "Insostanziale azzurro" una fonte importante sono state le lettere scritte in carcere da Ethel e Julius Rosenberg, che ho potuto consultare all' Istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza di cui sono direttrice.”
- I romanzi sembrano esplorare diverse sfaccettature dell'esperienza femminile durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quali sono le figure femminili che l'hanno particolarmente colpita nel suo lavoro di ricerca storica e come ha cercato di restituire la loro complessità e il loro ruolo attivo nella società italiana del tempo?
“Sicuramente le figure di partigiane, ad esempio Marisa Musu e Carla Capponi, ma anche le tante donne che hanno dovuto far fronte alle difficoltà della guerra. Nei racconti di Giovannina, la tata della mia mamma, ricorreva la figura di Elettra, una donna che lavorava presso il Console di San Marino e viveva nel palazzo di Viale dei Monti Parioli dove la famiglia di mia madre trovò un appartamento in affitto dopo che la loro casa di piazzale delle Province venne bombardata. Elettra, quando preparava da mangiare per il Console, metteva da parte una porzione anche per le ragazze del piano di sotto, mia madre e le mie zie, in un "contrabbando" di pietanze tra Elettra e Giovannina che avveniva all' insaputa del Console e dei miei nonni.
E poi la stessa tata Giovannina, mia madre Mariu', che a 15 anni divenne capo reparto delle scout nazionali e a 22 anni andò negli Stati Uniti come Commissario internazionale delle scout, sostenuta con orgoglio dai suoi genitori, nati nell' 800, e del giovane fidanzato, mio padre.
Mia suocera Luciana che nel 1943, a 11 anni attraversava Roma sotto le bombe insieme alla mamma e ai due fratelli per cercare da mangiare e si è spesso occupata del fratellino nato a giugno del 1943 perché la madre, dopo quell' esperienza, era rimasta sotto shock.
Tutte loro sono entrate nei miei libri anche se le ho trasformate in personaggi letterari facendo compiere azioni e mettendo loro in bocca frasi e in testa pensieri frutto della mia immaginazione.”
- Quali sono, a suo avviso, le principali sfide che si incontrano nel tentativo di coniugare rigore storico e libertà creativa nella scrittura di romanzi ambientati in periodi storici ben definiti? Come ha cercato di bilanciare questi due aspetti nel suo lavoro?
“Il rigore storico deve dare dei paletti, costituire i limiti non valicabili. Non si può inventare un contesto inesistente o, peggio, falsare i fatti.
All' interno di quei confini però la letteratura, come spiegavo prima, è libera, può lavorare per rendere un sentimento e anche per fargli aderire il linguaggio in modo potente.”
La presentazione ai Piccoli Labirinti di Parma ha confermato l'interesse del pubblico per le opere di Anna Balzarro, un'autrice capace di far rivivere un passato dimenticato con uno sguardo attento e sensibile alle dinamiche umane. In attesa del prossimo romanzo, già in lavorazione, che chiuderà la quadrilogia storica della scrittrice romana, la libreria di Francesca Ciani ed Ernesto Tirri, con il loro impegno nel promuovere la lettura e la cultura, si conferma un luogo prezioso per incontri e scoperte letterarie.